"Avevo già detto che arrivavo in ritardo."

"E certo, tu fai sempre come ti pare e che ti frega. Non hai neanche avvisato... Tanto no... Siamo tutti ai tuoi comodi, vero? Questo è un albergo."

Non ci credo. Non ci posso credere, sempre la stessa storia, addirittura le stesse frasi. "Mamma è vero che ti avevo avvisato?"

R. J. guarda mamma. E lei sorride. E abbassa lo sguardo. "Sì", lo dice a bassa voce levando un piatto dalla tavola, fìngendo qualcosa da fare. Mamma non è capace di mentire.

"E certo! Tu lo copri sempre. Figurati! Ma io mi sono rotto! Capito? Rotto!"

"Papà potresti urlare più piano?" Mia sorella Alessandra. È sempre lei. Come si può urlare più piano? O si urla o non si urla, o no?

"Questa è casa mia e io urlo quanto mi pare, è chiaro? Chiaro?" Rusty James si alza da tavola. "Non ho più fame." "E invece ora resti." Papà si alza da tavola e prova a prenderlo per il maglione, ma R. J. è più veloce, se lo sfila e fugge via, quasi scivola sul tappeto del salotto, ma poi si riprende in curva, dribbla una sedia e in un attimo si chiude la porta alle spalle. Alessandra comincia a mangiare in silenzio, papà se la prende con mamma.

"Brava, brava... sei contenta? Complimenti... Viene su bene."

Mamma per cercare di calmarlo gli mette qualcosa nel piatto. E papà inizia a mangiare borbottando ancora qualcosa ma non si capisce più niente, le parole si perdono tra i bocconi, si sentono solo pezzetti di frasi.

"E certo, e ti pareva... E certo, perché sono io il deficiente..."

Secondo me si capisce solo quello che lui veramente vuoi far sentire. Sposto la sedia e mi siedo anch'io. Non ho il coraggio di dirlo. Mamma mi sorride. E inizia a mettermi qualcosa nel piatto. Uhm. Buono, sento il profumo. Ha fatto delle tagliatelle al pomodoro e il profumo è così dolce. Poi faccio un respiro lungo e prendo coraggio.

"Ho perso il cellulare."

Tutti smettono di mangiare nello stesso momento e mi guardano. Papà lascia cadere la forchetta nel piatto, allarga le braccia.

"E certo, certo... che gliene frega anche a lei. Chissà dove lo ha Iasciato!"

Mamma mi prende la mano. "Tesoro ma era quello che ti avevamo regalato per il compleanno?"

Alessandra non riesce mai a stare zitta. "Sì, mamma quello. Lo Slide Nokia 6500, e costa 370 euro." Lo dice facendole un falso orriso. "Sì, quello più piccolo del tuo."

Alessandra alza le spalle.

"E certo," papà riprende a mangiare, "tanto pago io. Come se i soldi li trovassi sugli alberi."

A parte che nella nostra zona purtroppo non ci sono tanti alberi, ma comunque questa immagine non mi sembra proprio giusta. Mamma mi stringe la mano.

"Magari se pensi dove sei stata, i giri che hai fatto..."

E in un attimo ripercorro tutto il pomeriggio e mi accorgo che l'ultima volta che ho preso in mano il telefonino è stato con Massimiliano quando... quando ho segnato il suo numero! E" vero! Ce l'avevo solo lì. E ora? Come faccio ora? Non ho più il suo numero. Non lo posso chiamare. E vedo come al rallenty quella scena. Lui che sorride... "Non lo voglio il tuo... ti cercherei sempre... Chiamami tu quando vorrai ridere di nuovo come oggi." E chiudo gli occhi. Non riderò più. Non posso ridere. E soprattutto... non posso chiamarlo! E un attimo dopo rivedo la scena. Io che mi metto il cellulare nella tasca dei jeans come sempre e salgo sull'autobus e poi è come un dettaglio: la mano... Una mano che si infila nella mia tasca. E loro che mi spingono per scendere dall'autobus. Mi spingevano apposta! E poi i due ragazzi, i due stranieri, la porta dell'autobus che si chiude, il loro sguardo, le pacche sulla schiena di uno all'altro e quello che si gira e mi guarda e sorride.

"Cazzo! Ce l'ha lui il mio telefonino!"

"Carolina!"

Mamma rimane a bocca aperta.

Papà riposa la forchetta.

"Brava, brava, hai visto? Che ti avevo detto? Continua così e vedrai come verranno su i tuoi figli. E poi ti sorprendi, quando al Tg danno quelle notizie dei figli che uccidono i genitori. Di cosa ti sorprendi eh? Di cosa?"

Non aspetto altro. Non ne posso più. Mi alzo e vado verso camera mia.

"Dove vai tu? Eh? Dove vai?"

"Hai ragione papà." Torno e mi siedo. "Posso andare in camera mia?"

"Dopo che avrai mangiato."

Inizio a mangiare un boccone dopo l'altro.

"E mangia piano. Piano, devi mangiare piano."

E Alessandra naturalmente si intromette. "Prima digestio fit in

ore."

La guardo male. Ma invece lei sorride. Spiritosa. Mi hanno dato una nemica, non una sorella. Ma perché è così stronza? Che poi sondo me non sa neanche che cosa vuoi dire quella frase. Che la digestione ci mette un'ora!

Finalmente mangio l'ultimo boccone. Mi pulisco educatamente la bocca con il tovagliolo... "Mi posso alzare?"

Mio padre non parla neanche, mi fa un gesto con la mano come a dire "vai vai". io scappo via e mi chiudo in camera mia. Mi metto sul letto.

Lo so che non dovrei dirlo ma a volte quando litigo a casa come oggi penso che Alis è fortunata. No, non perché è straricca e sta in un mega villone. Perché i suoi genitori sono separati. Sì, lo so. È bruttissimo avere i genitori separati, ma uffa almeno ne vedi uno alla volta e non insieme. Per esempio, è possibile che mia sorella può fare quel cavolo che le pare e nessuno le dice mai nulla? Stanotte è tornata alle 3. E non aveva avvertito. Alle 3 di martedì! E stamani aveva scuola. Ovviamente aveva sonno e non si è alzata. Ha detto alla mamma che le faceva male la testa per via del raffreddore. Poverina! Mentre mi preparavo sentivo che parlottavano in camera. Mamma le diceva che però così non è giusto, che non poteva non andare a scuola solo perché aveva fatto tardi. E lei, ma mamma scusa, sai, mica lo sapevo che Ilenia si sarebbe sentita mal e dovevamo portarla al pronto soccorso. Ecco! Il colpo di scena! Quando non ce la fa con le scuse normali, ci mette il carico da venti. Inventa sempre una marea di scuse e così fa come le pare. E mamma le crede pure! Perché è troppo buona. Questa cosa mi fa troppo rabbia. Per mamma... si sbatte dalla mattina alla sera al lavoro, sempre disponibile con tutti, sempre pronta a dire una parola buona, a capire gli altri e anche a casa fa tante cose e mia sorella che fa? La prende in giro.

Comunque, a parte mia sorella, qui il problema è più serio. Non ci POSSO credere, avevo tutto in quel cellulare ! Musica, avevo i Green Day, Mika, i Linkin Park, Elisa, Vasco, The Fray e quel fìchissimo di Paolo Nutini... E poi un filmato di Clod, Alis e io alla gita dell'altro anno e i tuffi dell'estate e poi tutti i messaggi che mi conservavo. Perfino quello di Lore di questa estate... e soprattutto c'era il numero di Massimiliano. Appena registrato. Cioè, non ho fatto in tempo a metterlo sul mio cellulare che me l'hanno fregato! Provo un attimo a ricordare il numero. Il prefìsso iniziava per 335, no 338, anzi 334, no era un 339, no un 328, anzi no, un 347, no, no, era un 380, no, ecco! Era un 393... Ma perché avete fatto tutte queste aziende! Non era meglio una sola! No, eh?! Ogni volta che c'è qualcosa dove si può guadagnare ci si buttano sopra subito tutti... Eh capirai! Che te lo dico a fà? E poi il numero com'era? C'erano dei 2, più 2 e poi anche degli 8... Forse un 7...

E così prendo un foglio e comincio a scrivere dei numeri e compongo le soluzioni più diverse. Sembro Russell Crowe in quel film, come si chiamava? Ah sì, A Beautiful Mind, dove attaccava fogli dappertutto e vedeva delle persone che stavano sempre con lui ma che in realtà non esistevano! Aiuto, era un pazzo, un folle matematico no... sto facendo questa fine? Mi sembra anche quel gioco che mi fa fare sempre Gibbo!

Gibbo è un mio carissimo amico, adora la matematica anche perché è la sola materia nella quale va bene... E ama da morire giocare a Strike and Ball! Dove devi indovinare quattro numeri a caso e io devo dire se tra i quattro che ho scelto io e quei quattro che mi dice lui c'è uno strike, cioè uno degli stessi numeri che però non è capitato al posto giusto o un ball cioè che ha azzeccato non solo il numero ma anche la posizione. Insomma.. un mal di testa! E" chiaro

che poi si diventa pazzi e vedi delle altre persone vicino a te, perché sono come tu non sei ma vorresti essere!

In credo che la matematica serva a vedere se spendi troppo, se puoi ancora spendere e soprattutto... se ti puoi comprare o no quel telefonino! E nel mio caso adesso hai voglia a fare calcoli... Anzi,non è proprio il caso di farli. Devo bloccare la scheda. Lo so perché era già capitato a mamma e papà ne ha fatto un caso internazionale, nel senso che con la sua scheda, che è con il contratto, potevano chiamare anche all'estero. Nel mio caso non vanno oltre Firenze... Mi erano rimasti 5 euro! Cioè... Avevo appena registrato il suo numero sul telefonino e mi hanno fregato il cellulare! Ora ho capito cosa devo pensare di Massi: che porta sfìga! Oppure, peggio, che avrei sofferto! Oppure che con lui sarei stata troppo felice e quindi è qualcuno che mi porta jella e non vuole la mia felicità. Su questo ho almeno due nomi, ma questa è un'altra storia.

Mi siedo al tavolino e apro subito il mio Mac e vado su MSN.

Non avevo dubbi! Lo sapevo che c'era. Scrivo veloce e Alis dopo un attimo mi risponde.

"Tutto ok? Che hai fatto?"

"Dramma e felicità!" rispondo. "Da una parte ho conosciuto l'uomo della mia vita. Dall'altra mi sono persa lui e il telefonino! "

"Ma dai, t'ha dato un bacio e nel frattempo ti ha fregato il telefonino?"

"Non mi ha dato un bacio."

"Ah, s'è fregato solo il telefonino?"

"Non è stato lui..."

"Ma questo chi è?"

"Mi ha messo della musica..."

Insomma continuiamo a scriverci così per un bei po', fino a quando non entra mia madre senza bussare.

"Carolina! Ma sei ancora sveglia? Domani c'è scuola!"

Chiudo al volo il computer.

"Ho mandato dei compiti a Clod, la relazione sul film che c'hanno fatto vedere stamani in saletta proiezioni La grande guerra di Monicelli, quello con Sordi e Gassman, lei non aveva voglia di farla... a me invece è piaciuto un sacco!"

Salto sul letto e in un tuffo unico mi infilo quasi sotto le coperte. Mamma si avvicina e me le rimbocca.

"Ho capito, ma così non impara nulla e poi perché dobbiamo pagare tutta questa elettricità per la sua ignoranza... proprio non lo capisco!"

Sono sicura che questo è un pensiero di mio padre, tradotto in maniera più dolce e gentile da mia madre. Che poi infatti mi sorride. Lo ha detto tanto per dirlo, non è suo, non c'è niente da fare, si vede. Allora mi fa una carezza con quella dolcezza che può essere solo sua, che non mi da fastidio, che mi fa sentire amata e sicura.

"Dormi bene amore..." E con un sorriso mi addormento.

Ora non so bene cosa abbia sognato, ma so solo che la mattina quando mi sveglio in un attimo mi è tutto chiaro. Arrivo a scuola e la prima ora vola via come se niente fosse, anche perché non devo essere interrogata e neanche Clod. Quindi non devo stare lì a cercare di suggerirle. Alis non ho capito perché ma non è venuta, non c'è. Ma lo poteva pure dire! E che roba... abbiamo parlato di tutto la sera e non mi dici che non vieni? Boh, valla a capire. Ma non faccio in tempo a finire il mio pensiero che squilla la campanella, finisce la prima ora... Ed eccola lì. Alis entra in classe sorridendo, ha una camicia di lino con dei colori mélange e qualche disegno trasparente e una gonna lunga su degli stivali scuri, mosci, di quelli che calano giù sulla caviglia. Mi guarda e mi sorride. Sembra una modella alla sua sfilata tra i banchi, più che la mia amica del cuore. "Ehi, ma come ti sei vestita?" Mi passa vicino al banco. "Volevo farmi un regalo oggi, ne avevo proprio bisogno..." e mi sorride. Un po'"triste, un po'"malinconica, con quello sguardo che è sempre velato da un po'"d'amore mancato. Forse è colpa dei suoi che sono separati da sempre, del fratello che non ha, di una sorella più grande che però le manca. Me lo dice ogni giorno. "Tu sì che sei fortunata, tu hai una casa piena d'amore..."

E io le sorrido e non riesco a dire un bel niente, al massimo "eh già". Mica le posso dire che mio padre è sempre arrabbiato con tutti, che mia madre a volte è troppo stanca per scherzare, che mia sorella invece mi rema contro e che l'unico che amo veramente è R. J. che però non c'è mai!

Ci abbracciamo e la sento trafficare alle mie spalle... Allora mi scosto sorpresa.

"Ehi, che fai?"

"Io niente." Arrossisce un po', ma poi sorride e torna allegra come è spesso. "Mi si stava slacciando l'orologio! " E corre veloce verso il suo banco in fondo alla classe, proprio mentre entra il prof Leone.