Ricky se lo mette.
"Come ci sto?"
"Benissimo" sorrido e rimaniamo così sulla porta a guardarci. Poi Ricky prende un cioccolatino.
"Ti piace fondente?"
"Sì, molto." E me lo passa. Lui lo prende al gianduia. Li scartiamo insieme, guardandoci, sorridendo, appallottolando le carte stagnole dorate. Poi lui mi prende la mia dalle mani e la mette intorno alla sua, facendo così una palla dorata più grande, la lascia cadere nel vuoto e la colpisce al volo con un calcio, gli fa fare un arco e la fa volare fuori da una finestra aperta sulle scale.
"Ehh... goal." Fa lo spiritoso e alza tutte e due le mani al cielo. E io batto le mani divertita. "Bravo! Forte!" Ma poi tutto rientra nel silenzio delle scale. In quel pomeriggio invernale, a un passo da quella pioggia sottile che cade un po'"più in là, dov'è finito quel piccolo pallone da calcio improvvisato. E così rimaniamo in silenzio a guardarci. Ricky si leva il cappellino. Ci gioca tra le mani, ora leggermente imbarazzato. Guarda giù, guarda le sue mani, poi di nuovo i miei occhi. Così faccio io. Poi improvvisamente Ricky si avvicina, la sua testa ondeggia verso di me... Come se... Come se... Sì, mi vuole baciare. E io verso di lui. Proprio oggi, il primo bacio, San Valentino, la festa...
"Che carini! I due innamorati che si stanno per baciare! "
Mia sorella, che idiota!
"Ci stavamo solo salutando!"
"Sì, sì... salutatevi presto allora perché di là ha detto mamma che è pronto."
Poi per fortuna se ne va.
Ci guardiamo solo un attimo, imbarazzati. Poi Ricky cerca di risolvere la situazione. "Vieni stasera?"
"Dove?"
"A casa di Bretta, fa la festa."
"Ah sì, è vero! Me ne ero completamente dimenticata! " E rimaniamo così sulla porta. Guardandoci in silenzio. "A tavola!" Ripassa mia sorella. E ride. Giuro che la odio. "Bè, ciao. Ci vediamo stasera" e chiudo la porta. Ricky corre su di corsa felice, si infila il cappellin. E sorride. Stasera la rivedo. Ma non parlava di me! Parlava di Rossana. E sapete chi è? La mamma di Bretta. Già perché questo l'ho scoperto solo la sera della festa. E mi ha fatto crollare il mondo. Una delusione incredibile. Poi ho capito che il mondo dei maschi non può crollare. E" fatto così.
Ora vi racconterò cosa è successo, cosa andava avanti da settimane a mia insaputa. Ho raccolto indizi, dettagli e qualche cosa me l'ha raccontata perfino Bretta. Ma mai e poi mai avrei creduto che Riccardo, quel ragazzo romantico e carino che mi aveva regalato la panchina con i due cuori innamorati, potesse arrivare a tanto.
Riccardo abita in un attico, all'ultimo piano del nostro palazzo e proprio di fronte a lui c'è il palazzo di Bretta. Che poi il suo vero nome è Gianfranco. Da cosa e come è uscito fuori Bretta non l'ho mai capito. Ma questa è un'altra storia. E sinceramente troppo diffìcile per me. Comunque un giorno Riccardo stava studiando in camera sua. Uno di quei noiosi pomeriggi dove non si riesce a far entrare in testa niente. Era lì e ormai stava tramontando, e studiava sul tavolo di fronte alla finestra ancora ben illuminato e non aveva ancora acceso la luce del tavolo, quando improvvisamente nel palazzo di fronte al suo, nell'appartamento di Gianfranco, ehm Bretta se no uno si confonde, si accende una luce. E" un attimo. Come se stesse per accadere qualcosa. Quella stanza vuota, quella luce accesa, nessuno che entra, quell'attesa che crea una lenta suspense. Ed ecco che nella stanza entra Rossana. E" nuda, completamente nuda, senza niente addosso. Ha appena fatto la doccia. Si asciuga i capelli frizionandoseli con un asciugamano. Riccardo non crede ai suoi occhi. Si alza dal tavolo e chiude la porta della sua stanza, anche se non c'è nessuno in casa, così, solo per stare più sicuro. E continua a guardarla.
Lei, Rossana, la madre del suo amico, non particolarmente bella, ma che seno grosso che ha. E poi non so, il fatto di... sì, insomma, di spiarla in qualche modo. Bè, questa cosa lo eccita ancora di più. Rossana butta l'asciugamano sul letto e sparisce di là, uscendo dalla stanza.
Riccardo rimane un pochino al tavolo aspettando. Ma i secondi passano, i minuti anche, mentre la sua voglia resta. E così dopo un po'"non facendocela più, gli viene un'idea. Va in camera di sua madre, ancora non aveva il telefonino ma sapeva che a casa di Bretta non avevano il "chi è" sul telefono fisso e compone il numero di casa di Bretta. Poi corre di nuovo al tavolo in camera sua e si siede trafelato e ancora più eccitato. Dopo poco vede entrare di nuovo in camera da letto Rossana. E" ancora nuda. Ma i capelli un po'"più asciutti e va veloce verso il telefono, alza la cornetta ma naturalmente dall'altra parte non c'è nessuno.
"Pronto? Pronto?"
Riccardo sorride, poi chiude il telefono guardandola mentre nuda scuote la testa. Si friziona i capelli, apre l'armadio indecisa su cosa mettersi. Rimane lì con il suo corpo che spunta ogni tanto nudo e rosato da quell'anta mezza aperta. Si vede la sua schiena che sa da lontano di bagnoschiuma e crema. E quell'asciugamano ormai umido buttato sul letto e quella sensualità che esce dalla finestra semiaperta. Rossana va di là. Riccardo compone di nuovo il numero. E lei torna nuda come prima. E si avvicina al telefono. E Riccardo è già di nuovo lì di fronte, al suo tavolo. E la vede rispondere, nuda come prima.
"Pronto? Pronto?" Rossana aspetta un secondo guardando la cornetta muta. "Ma chi parla?"
Poi si gira proprio verso di lui, con il suo seno nudo, grande, ancora più grande nella luce di quella stanza. Riccardo sorride nella penombra, nel silenzio della sua stanza si sente solo il rumore di una zip che scende, quella dei suoi pantaloni. Poi un sospiro eccitato che si perde tra i suoi movimenti e quelli della donna lì di fronte. Lei si piega, si infila lentamente un paio di mutandine prese da un cassetto dell'armadio troppo in basso per non essere ancora più eccitante. E questa storia, quando Riccardo è a casa da solo, continua per settimane.
Rossana è una donna che alla fine di ogni giornata ama farsi una doccia e non ha problemi a girare nuda per casa. E spesso sola ed è costretta troppo spesso a rispondere a quel telefono muto. Mentre Riccardo è sempre lì, nella penombra della sua stanza la guarda. Sorride. Immagina di essere lì. Vicino a lei, nella camera accanto. Seduto su quel letto. Se per caso lei si allontana, Riccardo vede accendersi la luce del salotto o del bagno, e allora ricompone il suo numero di telefono per farla tornare in camera da letto, per guardarla di nuovo, per poterla ammirare in tutta la sua nudità. Lei, così tanta, così piena, con quel seno così grosso. E tutto sembra procedere quasi in maniera perfetta al limite del noioso.
Fino a quella sera.
14 febbraio, San Valentino, la festa degli innamorati. E anche il compleanno di Bretta.
"Ciao! Ciao! Come stai?"
Si baciano uno dopo l'altro, quella masnada di ragazzi e ragazze che entrano a casa di Bretta. C'è Anto, Simo, Lucia e tutte le ragazze e ragazzi dei due palazzi. Bretta ha invitato tutti, giustamente. E arrivato anche Riccardo che saluta educatamente la mamma di Bretta, Rossana.
"Buonasera signora..."
"Ciao Riccardo, come stai?"
"Bene grazie, e lei?" E si sorridono, così educati nel loro ruolo. Riccardo la guarda allontanarsi con quell'abito lungo, osserva il suo incedere lento tra gli invitati. La mamma di Bretta saluta gli altri e anche se quel castano è scuro, Riccardo vede comunque quelle curve che conosce fin troppo bene.
Chissà se ha messo quel reggiseno tutto di pizzi bordeaux o quell'altro nero trasparente... Ma viene improvvisamente rapito o meglio richiamato alla realtà.
"Ricky, ci sediamo vicini?"
Lo guardo e gli sorrido pensando ancora alla panchina con i due cuori che mi ha regalato, al cioccolatino mangiato insieme, a quel silenzio imbarazzante ma così romantico... E poi anche a mia sorella che invece è proprio una stronza!
"Certo! Dai, sediamoci subito vicini, prima che gli altri ci prendano i posti."
E così un attimo dopo siamo già a tavola. E subito dopo arrivano tutti come se avessimo dato noi due il via alla cena.
"Dai, io mi metto qui."
"Io sto a capotavola."
"No, qui c'è Maria."
"Qui c'è Lucia."
E alla fine, dopo qualche piccola discussione, siamo tutti seduti. Conto. Siamo diciotto. E io sono di un felice. Riccardo è alla ia destra e a un certo punto sposta la tovaglia "Guarda...". Mi indica la sua tasca sinistra.
Nooo... troppo carino! Ha il cappello blu che gli ho regalato io. Con le mie cifre. Ehm, cioè di mamma, ma lui non lo sa, che gli esce dalla tasca. Mi sorride, gli stringo la mano sotto la tovaglia e proprio in quel momento arriva la mamma di Bretta.
"Ecco qua le prime cose da mangiare. Allora, ho fatto dei frittini buonissimi, mozzarella, supplì, fiori di zucca, cominciamo con le olive ascolane. Li metto io però nei piatti, eh..."
E così passa dietro di noi e posa nel piatto di ognuno il primo fritto.
"Eccola qua, un'oliva per te, una per te, un'altra a Lucia..." Che è poco prima di Riccardo ma arrivato a lui stranamente lo salta. "Ecco, questa è per te Carolina. Questa è per te... e questa è per te, Adele." E finisce il giro. E tutti ci mangiamo la nostra oliva... Io do solo mezzo morso.
"Ne vuoi un pezzo?" La avvicino alla bocca di Riccardo che però scuote la testa.
"No no, grazie, non mi va."
E così me la finisco io in un boccone. Ecco, si vede che glielo ha detto che non gli piaceva! Proprio in quel momento arriva di nuovo Rossana con un altro grande piatto.
"Ed ecco i supplì! " E comincia il giro. "Uno per te, uno anche per te..." Sono caldi, li prende con un tovagliolino dal piatto per non bruciarsi e li poggia nei piatti che abbiamo davanti. "Questo è per te, e questo è per te Lucia..." E salta di nuovo Riccardo. "E questo è per te Carolina! "
Riccardo a questo punto si gira verso di lei sorridendole.
"Scusi Rossana, ma è la seconda volta... non mi ha messo nulla nel piatto."
Rossana si ferma, si gira verso di lui e gli sorride. "Bè che c'entra... per te faccio gli spogliarelli, no?"
Riccardo diventa tutto rosso di botto, gli altri rimangono in silenzio e si guardano non capendo bene cosa voglia dire quella frase. Bretta e Stone invece ridono tra loro e guardano Riccardo che vorrebbe sparire sotto il tavolo. Invece la cena continua, lui rimane in silenzio, non parla con nessuno e chiaramente non mangia nulla. Tutto il resto della serata lo passa in un angolo del salotto con uno strano sorriso, guardando noi che giochiamo al tavolo a un gioco con le domande. Ogni tanto mi giro, lo guardo e gli faccio un sorriso tanto per tenerlo un po'"su, ma non so neanche bene cosa dirgli, se invitarlo a giocare con noi. Allora anche lui fa un sorriso ma sembra tristissimo e noi invece ci divertiamo un sacco mentre lui non aspetta altro che la serata finisca. Dal giorno dopo Riccardo nella camera dove studiava ha sempre tenuto la tapparella abbassata. A casa di Bretta non sono più arrivate quelle strane telefonate mute e chiaramente la nostra love story è iniziata e finita quel 14 febbraio.
E così torno al presente. A vederli giocare ancora in cortile. Come se il tempo non fosse mai passato! Anzi riescono a fare un goal a Stone e Ricky abbraccia retta! Ma roba da pazzi. Se uno spiasse mia madre in quel modo gli spaccherei la faccia, non lo abbraccerei mai più. Chissà come lo hanno scoperto. Questa è una di quelle cose che non saprò mai. E così abbandono gli amici del cortile. Forse per sempre. E un po'"mi mancheranno. Com'era divertente giocare il pomeriggio dopo quei pochi compiti che ti affibbiava la scuola. I giochi preferiti erano un due tre stella, campana e l'elastico. All'elastico ero fortissima, a campana me la cavavo, a un due trè stella mi annoiavo. Quello che mi divertiva più di tutti era nascondino. Una volta sono riuscita a fare tana libera tutti passando dal giardino dei nostri vicini. E" pieno di piante, di ortiche, di rovi dall'altra parte. Ma io li ho attraversati tutti, neanche fossi l'ultimo Rambo! E alla fine... tana libera tutti! Sono stata l'idolo del pomeriggio. Forse perché erano stati tutti scoperti e io ero l'ultima che poteva salvarli e così è stato. E sapete chi era sotto? Riccardo. Ancora non sapevo niente di quella storia. E pensare che scrivevo il suo nome ogni sera sul mio diario. Non avevo ancora il cellulare dove nascondere tutto. Eh... A volte la vita ti da modo di vendicarti senza che tu lo sappia.
Suono il campanello. Ancora non mi hanno dato le chiavi. Non faccio in tempo a entrare a casa che mamma mi assale.
"Amore 14" отзывы
Отзывы читателей о книге "Amore 14". Читайте комментарии и мнения людей о произведении.
Понравилась книга? Поделитесь впечатлениями - оставьте Ваш отзыв и расскажите о книге "Amore 14" друзьям в соцсетях.