"Si può sapere dove sei stata?"
"A scuola. Avevo da fare una ricerca con le amiche."
"E perché non mi avvisi? Mi lasci un biglietto. Qualcosa! Possibile che devo stare sempre in pensiero per te?"
La vedo rossa in viso. Affaticata, stanca. Stava stirando dopo una giornata di lavoro. Mamma, ero andata a cercare tracce di Massi! Ma questo forse non è proprio il caso di dirglielo.
"Mamma, guarda..." Tiro fuori dalla tasca il telefonino nuovo he mi ha regalato Alis. "L'ho ritrovato!"
"Bene... Sono felice." E fa un sospiro. E" ancora arrabbiata. Poi alla fine mi abbraccia. Si abbassa e mi stringe forte. Poi si allontana e mi guarda negli occhi. "Non mi devi far preoccupare. Non sapere dove sei, mi fa impazzire. Già mi preoccupano tanto i tuoi fratelli..." Mi scompiglia i capelli. "Non ti ci mettere pure tu."
E proprio in quel momento arriva Ale. Le sorrido mentre si avvicina.
"Ho ritrovato il mio vecchio telefonino. Tieni. " Mi metto la mano nell'altra tasca e prendo quello nuovo che mi ha regalato mamma, "questo è per te..."
E le do il telefonino. Ale lo prende e lo guarda. Poi mi fìssa con una smorfia.
"Ah certo... Perché io secondo te mi prendo gli scarti! " E si gira e se ne va. Alzando le spalle, sbuffando, scocciata. Però intanto il telefonino nuovo, lo scarto, come dice lei, se l'è tenuto.
Seguito del pomeriggio molto tranquillo. Studio serena in cucina con mamma mentre lei cuce. Ripeto ogni tanto ad alta voce e vedo che lei quando lo faccio, sorride. Ha spento la tivù che guardava quasi senza sonoro. "Se no poi ti distrai..."
Quando all'improvviso sento vibrare il telefonino. Lo tiro fuori dalla tasca senza farmi vedere. Apro la cartellina ricevuti e vedo il messaggio. E" Alis. Do un'occhiata a mamma. Non si è accorta di niente. Lo apro. Nooo! Troppo forte!
"Ciao. Sono riuscita a farvi invitare a tutte due dalla Celibassi, Clod viene per conto suo. Io ti passo a prendere alle otto e mezzo, ok?"
E senza pensarci mando il messaggio di risposta. Perfetto! Con tanto di smile. Ma ora chi glielo dice a mamma. Lei vuole essere avvisata almeno tre giorni prima. E come se improvvisamente si fosse accorta di qualcosa, mamma si gira verso di me.
"Senti, ti va di mangiare la pasta al tonno stasera? Piace pure ad Alessandra.. Tanto Giovanni non c'è. Che ne dici?"
"Ecco... mamma. A proposito di questo ti volevo dire una cosa... Cioè lo so che te lo avrei dovuto dire prima, ma non lo sapevo, cioè non è che non lo sapevo, è che lo speravo, lo speravo perché non ero invitata." Insomma, gliela impapocchio in un modo, ma in un modo che alla fine è quasi costretta a dirmi di sì, anzi è come un sollievo per lei. Le ho detto che ci andavano tutte, che venivano perfino i professori, che ne sarebbe andato del mio anno di scuola, che lì si deciderà anche che liceo poi avremmo preso, che c'erano tutte le mie amiche e poi le dicevo sempre "Ma se vuoi non vado, eh..." che è la cosa migliore per farla crollare e che comunque era una festa elegante.
Tanto che alla fine mi ha detto "Ti prego vacci, vacci, guarda. Sono felice se vai! ".
E non me lo faccio ripetere due volte. Da che ero fintamente depressa e leggermente indecisa, mi prendo del tutto la mia piccola vittoria.
"Grazie mamma! " e le salto addosso e l'abbraccio, la bacio. La stringo forte al collo e le stampo lì un bacio d'amore, ma sopratutto una frase che non mi viene affatto diffìcile: "Ti voglio bene mamma, ciauuu!" e scappo via nella mia cameretta. E inizio a tirare giù roba dall'armadio. Il top nero. I jeans scuri, ma magari ci sono i Topi. Devo far colpo su Matteo a questo giro, Matt come vuole essere chiamato lui. E Massi? Non ci pensi a Massi? Già è vero. Metto su il cd e lo ascolto e ballo mentre mi preparo. E scelgo qualcosa e me lo metto addosso, tanto non può entrare nessuno nella mia cameretta. Zona libera! Ma vietata per voi! Vietato l'accesso! Ci sono anche tre cartelli sulla porta. Eppure Ale non si fa mai problemi. Entra senza bussare.
"Scusa puoi abbassare che sto studiando!"
Lei è così. E non dice altro, se ne va, antipatica più che mai. Alla fine scelgo queste tre cose: pantalone tranquillo Miss Sixty da far vedere a mamma. Poi vedo che Ale anche se ho abbassato il cd è data in salotto e così mi fiondo in camera sua, trovo subito quello che cercavo. La cosa assurda tra me e mia sorella è che sotto abbliamo la stessa misura... Per fortuna, così le posso fregare tutto qello che voglio, proprio come ho fatto ora. Per quanto riguarda il sopra... bè, ci vorrà un po'"di tempo. Ma non sono preoccupata, tutto sta andando per il verso giusto. Torno in camera mia, prendo altre due cose che secondo me mi stanno veramente a pennello e poi i trucchi, anche se per adesso uso solo un filo di rimmel. Infilo tutto in una piccola busta e poi senza farmi sentire esco piano piano sul pianerottolo e chiamo l'ascensore. Ecco. E" arrivato.
Entro dentro in punta di piedi e metto la busta sopra, in quel piccolo scomparto sotto le lampadine. Poi più tranquilla rientro in casa. Chiudo la porta piano piano e torno in punta di piedi in camera mia. Rimetto la canzone di Massi. È troppo bella. Ballo per un attimo a occhi chiusi e sogno... Poi di colpo li riapro. Forse non lo incontrerò mai più e questa cosa mi distrugge. Mi butto sul letto e sfoglio veloce il libro che sto leggendo, Scusate se ho quindici anni rileggo la frase che mi aveva tanto colpito ieri. "Ti conosci meglio di quanto riuscirà a conoscersi certa gente. Loro finiscono incasellati e interrompono il flusso del sangue nei loro cuori e sorridono come se fosse la cosa più naturale del mondo." Ma ora che ci ripenso non ne sono più tanto convinta. Una che invece mi ha colpito è questa: "E sto perdendo me stessa, perdendomi in qualcosa
che nemmeno riesco a trovare. Magari è questo il problema. Non riesco a trovarlo. Non riesco a raggiungerlo. Non riesco proprio ad arrivarci". E mi metto a guardare fuori. La sera che avanza. Prime stelle che scorgo brillare. Come sono poetica... E" che ho voglia di innamorarmi. E proprio in quel momento ricomincia la canzone del cd di Massi, è il destino! E come se non bastasse vibra pure il telefonino sul tavolo. E" Alis.
"Scendi?" Rispondo al volo.
"Five minutes."
Sono un po'"english oggi.
"Mamma, vado bene così?"
Appaio in tutta la mia tranquilla bellezza in cucina. Mamma poggia l'ago, il filo e la calza che stava rammendando sul tavolo. Poi mi guarda, mi squadra un po'"dall'alto verso il basso, mi gira intorno con i suoi occhi e sorride. "Sì."
Tutto sembra andare per il meglio.
"Sono già qui sotto?"
"Sì."
"Ok, vai e non fare tardi. Tieni il telefonino acceso e vicino a te, e alle undici a casa."
Le do un bacio al volo sulla guancia ed esco di corsa prima che arrivi papà. Lì sarebbe un po'"più dura. Esco sul pianerottolo e proprio in quel momento esce il nostro dirimpettaio. O no, questa non ci voleva proprio. E ora come faccio? E un tipo simpatico. Si chiama Marco, lavora in tivù e deve avere quarant'anni. Devo rischiare. Apro la porta dell'ascensore, poi lo guardo sorridente.
"Che fa, scende a piedi e si tiene in forma o prende l'ascensore?"
Marco mi guarda improvvisamente perplesso, alza il sopracciglio.
"Perché? Dici che sono ingrassato?"
Qualche chilo secondo me l'ha messo su. Ma se glielo dico e poi si offende? E dura in questi casi. Bisogna essere diplomatici e io purtroppo a volte non lo sono. Oppure spiritosi. E in questo riesco meglio.
"Cosa preferisce... Una bugia o una drammatica verità?"
"Ho capito." Mi sorride ma un po'"sembra essersela presa. "Scendo a piedi! "
"Ma no... Scherzavo!" Ma non gli do il tempo di ripensarci. Entro nell'ascensore, chiudo le porte e spingo il pulsante T. Appena partito l'ascensore fa solo un piano e spingo alt. Ho pochi minuti per cambiarmi. Ecco, via, veloce. Prendo il sacchetto da sopra, levo la roba che c'è dentro e mi spoglio velocemente. Via le scarpe, i pantaloni, la camicetta e su il top, la gonna corta e gli stivali. Raccolgo tutte le cose per terra e le infilo dentro la busta, poi prendo i trucchi. E comincio a passarmi un po'"di rimmel e ancora un po'"di fard e poi un po'"di eyeliner, ecco, così, sono a posto. E in quel momento sento qualcuno che bussa dal pianoterra sulla porta e grida,
"Ascensore! Ascensore!"
Qualche altra voce, "Ma che, si è bloccato?"
Metto anche i trucchi dentro la borsa e poi spingo T. Mi sembra di stare come quei film d'azione alla Mission impossible, solo che non sono Tom Cruise e soprattutto... non posso cambiarmi la faccia come lui. Così quando arrivo al pianoterra apro la porta. C'è Marco vicino alla signora Volpini, quella del secondo piano.
"Ma che è successo?"
"Eh..." sorrido ingenua, più giovane e ragazzina che posso. "Non so, si è bloccato."
Ma Marco, che deve avere buon occhio e un'ottima memoria, guarda prima meglio dentro l'ascensore se per caso c'è un'altra me e poi scuote la testa.
"Ecco perché improvvisamente ero ingrassato."
"Già..." Sorrido andando verso il portone. "Ha visto? Un po'"di moto e li ha persi subito! "
E corro via. Poi mi fermo e mi viene un sospetto. E se fosse come penso? Se ne accorgerebbe? Penso proprio di sì. A una mamma non scappa mai niente neanche da lontano. Apro il telefonino e chiamo subito casa. Risponde Ale.
"Mi passi mamma?"
"Ma dove sei?"
"Passami mamma." Non mi risponde. Abbassa la cornetta e la sento chiamare mentre si allontana. "Mamma, al telefono..." Tengo il telefonino vicino all'orecchio, mi sporgo un po'"dal portone la vedo proprio in quel momento rientrare dalla finestra. Lo sapevo che era lì! Non aspetto altro e inizio a correre verso il cancello. Intanto sento la sua voce al mio telefonino.
"Sì, chi è?"
"Sono io."
"Caro, che c'è? Ma dove sei?"
"Sono già in macchina con Alis."
"E perché mi hai chiamato?"
"Ti volevo dire una cosa. Ti voglio troppo bene, mamma."
La sento sorridere dall'altra parte del telefono, più dolce e più mamma di sempre e per un attimo mi sento in colpa.
"Anch'io! Ma non fare tardi."
"Certo mamma..." E chiudo, e mi sento più serena, mi passa il senso di colpa e mi infilo in macchina di Alis con un'unica certezza: "Stasera ci divertiamo un casino!".
Alis parte a duemila. "E certo! Lo sai chi c'è?" E inizia una sfilza di nomi che non finisce più che quasi non me la ricordo dopo qualche minuto. Mentre parla, va a una velocità incredibile. Alis ormai è un mostro con la sua macchinetta. E" troppo forte, si è fatta una Aixam bianco panna e ha fatto fare tutti gli interni rosa e fuori ha fatto dipingere due occhioni rosa alla Hello Kitty. E ha fatto fare pure il collegamento per il suo iPod! Così possiamo sentire la nostra musica. Metto subito un pezzo che mi piace un casino: Stop! Dimentica di Tiziano Ferro. E ballo a tempo di musica. Poi mi viene un dubbio.
"Ehi, ma come hai fatto?"
"Che cosa?"
"Come hai fatto a farci invitare, a me e Clod?"
"Oh, facile. Ho detto che stavate organizzando una festa pazzesca al Supper, sai quel locale tutto bianco dove è diffìcilissimo entrare?"
"Ma noi non stiamo organizzando niente."
"Ma lei che ne sa?"
"E se lo scopre?"
"C'avete ripensato! Perché uno non ci può ripensare?"
"Sei matta!"
"Sì, come una farfalla folle!" E posteggia con una sterzata improvvisa che mi sbatte contro lo sportello che quasi esco dal finestrino se non era chiuso!
"Ehi, hai frenato!"
E ride. Stacca l'iPod e se lo mette in tasca. Scendiamo. Ci sono una marea di macchinette Chatenet, Aixam e Lieger lì sotto. Le riconosco tutte. Samantha, Simona, Elettra, Marina. Quanto mi piacerebbe averne una. Tra poco farò quattordici anni. Chissà se i miei ci stanno pensando. Gliel'ho fatto capire in tutti i modi che la vorrei tanto, mi sono perfino addormentata diverse volte con il catalogo delle Chatenet addosso, aperto sul viso, come un giornale! Anche quello degli usati, se magari vogliono risparmiare qualcosa! I miei lavorano sodo e a casa non è che passano tutti questi soldi Certo io ho la mia paghetta, vado in una buona scuola e non mi posso lamentare. Mia sorella Ale ha avuto un motorino verso i quattordici anni e mezzo. Rusty James a quindici anni ma da allora non ha voluto più niente e se l'è cavata sempre da solo, inventandosi mille lavoretti, dalle feste per i locali a lavorare in qualche pub per permettersi la moto che ha adesso. Il suo sogno è farsi una macchina, lo dice sempre. "Vorrei una vecchia Pagoda Mercedes come quella di Richard Gere in American gigolò, me la farei celeste pallido..." non l'ho visto quel film ma se ne parla così, la macchina deve essere veramente bella!
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