Pomeriggio con ginnastica artistica e nessuna imitazione da parte di Aldo. Incredibile! Allora è migliorato! Ha capito che non è capace, che deve migliorare, che si eserciterà da solo a casa nella sua stanza, dove nessuno lo vede. No, molto più semplice. Non è venuto perché stava male. Clod gli ha mandato un mess.

"Mi dispiace."

E lui le ha risposto: "Anche a me".

Che questo dia inizio a una possibile storia? Mah. Troppi pochi elementi per poter esprimere qualsiasi tipo di giudizio. La cosa che ci ha fatto ridere di più è che a un certo punto Aldo le ha mandato una frase strana e alla fine sapete cosa ha scritto? "Indovina chi sono?!?"

No, ma vi rendete conto? Un'imitazione via sms. E la cosa più assurda è che Clod gli ha risposto: "Pippo Baudo!".

"Brava! Allora lo faccio bene! "

Sì, c'ho ripensato, forse si metteranno insieme. D'altronde se questo non è amore...

Serata superserena. Papà non è tornato per cena, aveva una serata coi colleghi. Ale è uscita per andare al cinema con dei suoi amici e così finalmente cenetta tranquilla con mamma. Ha fatto le patatine fritte che mi piacciono tanto e poi la carne alla siciliana, che è una fettina di carne tutta con la mollica sopra, ma che viene fatta arrosto e non fritta, buonissima, è la mia carne preferita. Il guaio e che piace anche ad Ale e ogni volta le fettine le devo dividere con lei che si mangia sempre quelle più grandi.

"Uhm, buone queste, mamma, sono da sogno."

"Ma sono quelle di sempre."

"No, più buone!" e faccio un boccone grande e stranamente non mi dice niente ma mi sorride. E dico la verità: se dovessi sceliere un'amica perfetta, bè, sceglierei lei.

Poco più tardi siamo davanti alla tivù, sempre a casa da sole, come due amiche che dividono un salottino. Stiamo tutte e due sul divano con le gambe indietro sotto i cuscini. Mamma è stata carina. Guardiamo Amici che a lei non è che poi piaccia così tanto.

"Ma dai, questo programma vi piace perché ci sono delle belle canzoni."

"Ma mamma, Maria piace un sacco!"

"Quando fa C'è posta per te mi piace. Lì sì, quando fa incontrare quelle persone che non si vedevano da tanto, quando fa rimtter insieme una coppia, o quando fa riavvicinare genitori e figli. Ecco, lì Maria mi piace, lì è brava!"

Troppo forte mamma. Come se in quel caso Maria fosse un'altra persona.

Suona il mio telefonino. Lo guardo.

"È Rusty James!"

Mamma ride. "Ma ancora lo chiami così?"

"Certo, per sempre!" Apro il telefonino e rispondo al volo. "Ciao, RJ., come va? A che punto sei?"

"A un ottimo punto."

"Allora quando posso venire?"

"A finire ciò che non hai finito?" Rido. In effetti è stata una cosa assurda. Il giorno che è arrivato tutto quel che aveva ordinato da Ikea, mi ha mandato un mess. "È tutto qui. Mi aiuti?" Ho risposto ok! Così mi è passato a prendere a scuola e siamo andati da lui. Oh, non ci crederete ma i mobili Ikea sono assurdi! Ti trovi dei fogli con delle spiegazioni molto semplici per dei mobili che invece sono complicatissimi, tutti a incastro, con delle viti che giri e si bloccano e delle altre che devi sistemare in modo esattissimo per bloccarne un'altra che così non si muove più. Insomma, se ci riesci sei un drago. E io diciamo che sono un draghetto. Cioè, ho montato solo una sedia ed ero sfinita. Mi sono accasciata a terra e quando Rusty mi ha visto, ha detto: "Ok, ho capito và...". Mi ha lanciato il giubbotto. "Andiamo che ti accompagno a casa..."

Sono arrivata, ho mangiato, ho fatto la doccia e sono andata subito a dormire! Mai successo! Ero stravolta. Se penso che mancavano altre cinque sedie, due comodini, un letto, tre tavoli, due armadi e non mi ricordo neanche tutto il resto... Bè, potevano ricoverarmi.

"Sul serio, Rusty, a che punto sei?"

"Tutto montato. Se aspettavo te... era più facile che falliva Ikea! Dove sei?"

"A casa con mamma..." poi guardo mamma e le sorrido, "Da sole, noi due!"

"Bene! Avevo deciso che chi trovavo in casa invitavo! Allora vi aspetto domenica per pranzo, vi va?"

Salto sul divano, mi tiro su in piedi e continuo a saltare. Mamma mi guarda. Le sembro una pazza. Sono troppo felice.

"Che c'è? Che succede?"

"Ci ha invitati! Mamma, un posto bellissimo, troppo fico, fìchissimo!"

Le passo il telefonino.

"Ciao, come stai?"

"Bene, mamma, tutto bene..." sento che dice Rusty con la voce che gracchia un po'"dall'altoparlante.

Vedo che mamma un po'"deglutisce. Speriamo che non si metta a piangere. Smetto di saltare sul divano.

"Sicuro? Non ci sono problemi... ti manca qualcosa?"

"Ma no, mamma, è tutto ok, sul serio e poi lo dicevo anche a Caro, vi ho invitato domenica a pranzo da me, vi va?"

Mamma a momenti scoppia a piangere. Si mette la mano contro il naso, sulla bocca, come per fermare qualcosa. Forse un'emozione troppo forte.

"Pronto, mamma, ci sei?"

Mamma chiude gli occhi. Fa un respiro lungo, più lungo. Poi li riapre. "Sì, sì, ci sono..."

"E che, già sei preoccupata su cosa vi faccio mangiare? Ancora non ci ho pensato!"

"Che sciocco che sei..."

"Comunque solo cose semplici! Mica sono bravo come te. Scommetto che Caro ha voluto la carne che piace a lei e patate fritte."

Si mette a ridere. "Sì, bravo, ci hai preso..." Il momento sembra essere passato. Mi guarda, le sorrido.

"Allora vi aspetto?"

"Veniamo di sicuro. Posso portare anche Ale se può?"

Batto i piedi sul divano. Agito i pugni. Ma perché? Sento ridere dall'altra parte del telefonino. "Ma certo, ci mancherebbe. Se è d'accordo Caro!"

Mi guarda.

"Caro ha detto di sì."

Mamma mente e chiude.

"Ma non è vero, non è vero. Io non sono d'accordo! Non ho detto di sì!"

"E dai, buona, che poi ci rimani male se non lo dici a tua sorella."

Mi tira giù sul divano, mi fa cadere sui cuscini e poi lotta con me. "No, mamma! Non resisto! Non mi fare il solletico! Non ce la faccio!" Scalcio, agito la testa a destra e sinistra, cerco di liberarmi.

"E" vero che vuoi che venga Ale? "

"Sì, sì, basta, basta, sono felicissima se viene! Ahia! Basta!"

Mamma mi lascia andare. "Oh, così mi piace la mia piccola figlia."

Mi sistemo meglio sul divano. "Ok, viene, ma se dopo che glielo abbiamo detto non vuole venire per ragioni sue, perché ha altro da fare, giuro che se divento brava a tennis la prendo a pallate!"

Mamma si mette a ridere e riesce solo a dire una cosa. "Non giurare Caro!"

Mi sono sempre chiesta come fanno a infilare le navi nelle bottiglie di vetro. Mi sembra un po'"come quando provo a farmi entrare in testa le regole di geometria. Sono troppe per le dimensioni della mia testa!

Nonno Tom ha tre bottiglie così in salotto e tutte le volte che le guardo mi pare impossibile.

"Nonno, lo so che me l'avrai già spiegato da piccola, ma non me lo ricordo più!"

"Cosa, Carolina?"

"Come si fa a mettercele dentro se sono più grandi del collo della bottiglia?"

Nonno si gira e mi vede vicino alla mensola, con una nave in mano. Si mette più comodo sulla sua grande sedia nera, al tavolo da lavoro. Appoggia bene la schiena e sorride.

"Sì che te l'ho raccontato."

"Ma ridimmelo, così magari capisco come fare con geometria... "

"Che c'entra geometria?"

"Poi te lo spiego. Dai, dimmi! " e mi metto per terra a gambe incrociate.

"Va bene... Allora, una volta la gente aveva paura di andare per mare perché non era come oggi, le imbarcazioni erano meno sicure, si viaggiava per giorni senza sapere quel che sarebbe successo. Così i marinai si affidavano alla buona sorte e alla preghiera. Per rendere tutto questo più concreto si portavano dietro degli oggetti portafortuna, un po'"come fai tu con quel coso di pelo quando vai alle interrogazioni."

"Ma dici il cucciolo di orso, il portachiavi?"

"Quello."

"Non lo uso più da una vita, nonno! "

"Brava, si vede che sei cresciuta..."

Mi prende in giro. "Ma che! Deve aver perso i suoi poteri... alle ultime interrogazioni avevo preso insufficiente!" Si mette a ridere.

"Si vede che non ci credevi più abbastanza. Invece i marinai ci dovevano credere tanto se pensavano che qualche santino, amuleto o ciocca di capelli potesse proteggerli da tempeste, ammutinamenti e pirati. Il problema era però conservare e proteggere questi oggetti, specie quelli che si rovinavano più facilmente, in un luogo sicuro dall'umidità. Mica avevano le casseforti personali o stagne, L'unica soluzione era proprio una bottiglia! E pian piano, l'oggetto che si cominciò a vedere più spesso nelle bottiglie era proprio il simbolo della loro vita, la nave. Per infilarcela facevano così. Facevano passare dentro il collo il modellino completo, con vele ed alberi piegati a cui erano attaccati dei lunghi fili che poi venivano tirati e così si alzava l'alberatura."

"Ah!"

"E le usavano come portafortuna ma anche come mercé di scambio."

"Ma tu ne hai mai fatta una?"

"Sì, una di quelle tre! Quella più alta."

"Noooo! E come hai fatto?"

"Si costruisce prima la nave fuori, poi si smonta e si costruisce all'interno col metodo del filo."

"Ma ci vuole un sacco di tempo! "

"E di pazienza! Come nella vita."

"Nonno, ne facciamo una?"

"Ma se l'hai detto tu che ci vuole tanto tempo... Caro, ti annoieresti dopo dieci minuti. E per questo tipo di hobby ci vuole costanza!"

"Sì però allora voglio fare qualcosa con te, sei così bravo! Che si potrebbe fare?"

"Oggi c'è vento, vero?"

"Sì, perché?"

"Allora che ne pensi se regaliamo a nonna una cosa?"

"Sì! Quale?"

"Facciamole una girandola da mettere in qualche vaso del terrazzo. Così ogni volta che girerà, penserà a te. Le diciamo che l'hai fatta tutta tu, da sola. Anzi, ne facciamo più di una! Come fosse un campo eolico casalingo."

"Dai, che bello! Ma come si fa?"

"Facilissimo. Vai a prendere là, nel mio mobiletto, i cartoncini colorati."

Faccio come mi dice. Apro lo sportello e ne prendo uno giallo, uno verde, uno rosso.

"Bisogna tagliarli di circa queste dimensioni... come dei quadrati" e mi fa vedere. "Caro, senza farti accorgere vai in cucina e prendi le cannucce. Sono nel cassetto sotto il tavolino in marmo, dove stanno le posate. "

"Va bene!"

Mi sento come quando da piccola dovevo rubare qualcosa dalla dispensa e mi batteva forte il cuore. Bene, la nonna è di là, sento i rumori. Sta mettendo qualcosa a posto negli armadi. Trovo le cannucce. Ne prendo qualcuna e torno nello studio del nonno.

"Ora ci servono colla, pennarelli e matita, ma ho tutto qui."

"Sembri una cartoleria! "

"Guarda, si fa così..."

Il nonno piega il quadrato lungo le diagonali. "Ora colora i triangoli come più ti piace. "

E mi metto lì, come una bimba, mentre lui taglia anche gli altri cartoncini.

Quando abbiamo finito, il nonno incolla le punte quasi al centro dei quadrati e poi taglia dei cerchi e li incolla sopra le punte per tenerle più ferme. Poi prende degli spilli, quelli con le capocchie un po'"grandi, fa un foro al centro della girandola e ce ne infila uno. Dall'altra parte inserisce la cannuccia e poi ferma tutto con lo scotch, stando attento a lasciare un po'"di spazio fra la girandola e la cannuccia stessa. Faccio come lui e preparo anche le altre tre girandole. Dopo alcuni minuti abbiamo finito. Sono bellissime!

La nonna, che non ci disturba mai quando siamo nello studio, non ne sa niente. Nonno mi fa l'occhiolino e poi apre la porta dello studio. "Amore, ci prepari un buon tè che Carolina e io ne abbiamo proprio bisogno...?"

La sua voce arriva dalla camera da letto. "Certo..."

Così prendo le girandole ed esco fuori in terrazza, senza fare rumore. Le sistemo dentro i vasi di fiori. Ecco fatto. Sono bellissime. E arriva subito un po'"di vento che le fa girare.

Mi nascondo dietro l'angolo e aspetto.

Dopo un po'"la nonna esce con la sua tazza di tè verde in mano. "Ma dove siete?" Si guarda intorno. La spio da dietro le foglie del gelsomino. Vedo la sua espressione cambiare.

"Tom! Tom!"

Arriva il nonno. "Dimmi!"

"Ma ci sono delle girandole! "

"Delle girandole?"

"Sì, qui, le hai messe tu?"

"Io no."

"Ma dov'è Caro?"

E mi cercano, con il nonno complice che fa finta di nulla.

Dopo qualche minuto salto su.