La madre guarda di nuovo la lavagna. "Bè... se è per lo studio!" Ed esce. E noi continuiamo la lezione. Alis è un'ottima prof e scopro cose che non avrei mai sospettato potessero accadere.
"Ma vi rendete conto che i nostri genitori avranno fatto tutto questo..."
"E anche di più magari! "
Mi immagino mamma con papà. Mi fa di uno strano. Poi io con Massi... e improvvisamente mi sembra di un naturale. Aiuto. Si avvicina il momento. Che cosa accadrà?
Torno a casa. "Io sono tornata!"
Mamma, papà, Ale, ci sono tutti. Vado in bagno, chiudo a chiave e mi spoglio. Apro l'acqua della vasca, ci metto dentro i sali che Io comprato. Mi infilo l'accappatoio e vado in camera. Incontro mamma.
"Che hai?"
"Volevo fare un bagno. Tanto c'è tempo per la cena, no?"
"Sì." E mi sorride. Entro in camera e prendo il mio iPod e le due casse, torno in bagno. Chiudo la porta, lo accendo e lo collego. Ecco. E" caldissima l'acqua. Mi levo l'accappatoio e poi piano piano entro nella vasca. Scivolo lentamente giù. E un po'"mi brucia ma appena mi abituo è perfetta.
Inizia la musica. E" random. E capitata Alicia Keys. Mi piace un sacco. Lentamente mi lascio scivolare ancora più giù. La testa entra nell'acqua. E" calda. E bella. E rilassante. Il profumo leggero dei sali. Massi. Mi piacerebbe che tu fossi qui. E così, pensando a lui, quasi senza volerlo, mi accarezzo una gamba. Me lo immagino. Immagino che sia sua la mano. Sento il suo bacio, il suo profumo. Sposto la mano un po'"più su. La sua mano. E improvvisamente seguo le indicazioni di Alis. Sorrido mezza sott'acqua. Abbandonata. Non provo più solletico. Massi... Se tu fossi qui. Ora lo farei. Farei tutto. L'acqua calda è perfetta, abbandono la testa ancora più all'indietro e mi accarezzo, inarco la schiena, allargo un po'"le gambe. I piedi finiscono contro gli angoli della vasca, più in là non possono andare... Continuo leggera, delicata, morbida, Alis mi ha spiegato benissimo. Mi piace. E non me ne vergogno. Non me ne vergogno, ancora, così...
Tum tum tum. Bussano alla porta.
Mi tiro su.
"Chi è?" Provano ad aprire. E" chiusa. Per fortuna.
"Sono io, Ale! Ma quanto ti ci vuole, Caro?"
"Senti, ci sto io, va bene? Aspetti."
"Te la sfondo questa porta! "
Bum. Sento un calcio tirato, nella parte bassa della porta. Forte.
"Sì, sì... Vai di là."
Bum. Un altro. Mia sorella. Che palle. Mi tiro su del tutto. Mi lavo dalla schiuma, mi asciugo. Mi infilo il pigiama azzurro turchese. Apro il bagno ed esco tutta profumata, leggera. Mi sento pulita. Tranquilla. Rilassata.
"E finalmente..."
Ale si infila alle mie spalle. Non me la filo. Grazie Alis. Hai spiegato tutto benissimo. Sorrido. In qualche modo è stata la mia prima volta. Mi siedo sul divano. Ancora non è pronta la cena. Accendo la tivù. Giro sul 5. E" iniziato Amici. Ecco, vorrei essere una di loro ma non in gara, no. Se ne vanno via tutti, escono dallo studio, spingono fuori anche Maria e io sono lì, con il mio pigiama azzurro turchese e il microfono in mano. E canto benissimo. E sugli spalti c'è solo lui, Massi. Canto per te, Massi.
Prendo il telefonino e mi metto in piedi sul divano.
Iris.
E la canto a squarciagola.
"Caro! " Mi giro. E" mamma. "Ma che ti sei impazzita?"
Le sorrido "Ma è la mia canzone preferita!".
"Sì, ci manca solo che ti ritrovo a Sanremo... Vieni a tavola và, che è pronta la cena."
"Sì, mamma..." E le sorrido. E un po'"arrossisco. Un pensiero improvviso. Se solo potesse immaginare, se solo sapesse cosa è accaduto in bagno. E tutto quello che mi sta accadendo. Quanto sarebbe bello a volte non aver problemi e poter parlare di tutto, specialmente a una come lei. Mi siedo di fronte a mamma, apro il tovagliolo e le sorrido. "Uhm che profumino... sembra buono." Non dice niente e comincia a servirmi. Così abbasso gli occhi e abbandono ogni pensiero, tranne uno. Spesso, anche se siamo molto vicini, siamo lontani.
Sono andata a trovare nonna. E" un po'"di tempo che non andavo. Era come se mi sentissi in colpa. Come se fossi fuori posto con la mia felicità e il suo dolore. Oggi però all'uscita di scuola Massi non poteva. Ho pensato che dovevo. Per tutte le cose belle che mi hanno fatto vedere nonna Luci e nonno Tom. Una coppia bellissima.
"E questa cos'è?"
"Un albicocco. Ma i frutti sono ancora acerbi."
"Ma si chiama albicocco? Non lo avevo mai sentito."
Nonna sorride, cammina con le sue pantofole blu scuro nel rande terrazzo, si avvicina alle piante e sembra accarezzarle. E" cambiata. E" un po'"più silenziosa.
"Oggi è andata benissimo a scuola..."
"Ah sì? Racconta..."
Le dico dell'interrogazione, del tema, dei bei voti, di come stanno andando le cose in generale. Ogni tanto mi guarda, da un'occhiata a me e poi di nuovo ai suoi fiori. Annuisce mentre ascolta ma poi fa uno sguardo più attento, incrocia i miei occhi, li osserva, come se cercasse qualcosa di nuovo. Se ne deve essere accorta. Sono così felice... Le vorrei tanto raccontare di Massi ma non ci riesco, non ce la faccio proprio, mi è impossibile.
"Brava, sei andata proprio bene..."
"Sì. E adesso mi devo preparare come si deve per l'esame finale."
"Sempre con le tue due amiche Alis e Clod, vero?"
"Certo."
"Bè, mi sembra un periodo bellissimo..."
"Sì, nonna, è proprio così." Le sorrido e sto per dirle di Massi. Ma proprio mentre sto per parlare, lei si gira dall'altra parte, si sistema un ciuffo di capelli che le è caduto sugli occhi, se lo sistema come può, portandolo indietro, come se volesse buttarselo alle spalle.
E improvvisamente diventa triste, cerca qualcosa chissà dove, nell'aria, tra i ricordi, in un passato lontano o vicino, in quel suo giardino privato, pieno di fiori, di cespugli curati, di cose sotterrate o di tesori, quel posto all'ombra che tutti abbiamo e dove ogni tanto ci rifugiamo, quel luogo del quale solo noi abbiamo le chiavi. Poi è come se d'improvviso si ricordasse di me, allora si gira e mi fa un bellissimo sorriso.
"Ah, Caro... Ma toglimi una curiosità... Quel ragazzo, quello che ti aveva tanto colpito... Come si chiamava..." Guarda il cielo come se cercasse l'ispirazione. Poi sorride, improvvisamente felice. "Massi!"
Se lo ricorda da sola e io quasi arrossisco. "Così lo chiamavi, giusto?"
"Sì."
"Ecco. L'hai più visto?"
E vorrei tanto raccontarle tutto, quella festa dove non volevo andare, poi all'improvviso la nostra canzone e lui alle mie spalle e il bacio... ma mi sento stringere il cuore, mi sento una stupida. Lei aveva la più bella storia d'amore del mondo ed è finita così, senza che si lasciassero. Cioè non è finita. Ma la guardo e mi accorgo che non riesco più a farla felice, che non c'è nulla che le può bastare, essere la sua ragione di vita, la sua felicità. Di cosa posso parlarle io? Mi viene da piangere, da morire.
"No, nonna. Purtroppo no, non l'ho più visto..."
Allarga le braccia. "Peccato..." Ed entra dentro casa.
"Vuoi qualcosa da bere Carolina?"
"No, nonna, grazie Devo scappare."
E le do un bacio veloce e poi l'abbraccio e la stringo forte e chiudo gli occhi poggiando la testa sulla sua spalla. Quando li apro, sul tavolo poco distante improvvisamente lo vedo. Quel disegno. Il disegno che le aveva fatto nonno per la festa degli innamorati, un cuore grande e grosso con sopra la scritta "Per te che sfami il mio cuore". Faccio un sospiro lungo, lunghissimo. Ho le lacrime agli occhi.
"Scusa, scusa nonna, sono in ritardo."
E scappo via.
Scendo giù veloce le scale, esco fuori per strada, un respiro lungo, più lungo. Lui. Solo lui. Ora, subito, adesso. Tiro fuori il telefonino dalla tasca. Compongo il numero.
"Dove sei?"
"A casa."
"Non ti muovere, per favore."
E passato un attimo e sono già sotto casa sua. Citofono. Per fortuna risponde lui.
"Chi è?"
"Sono io."
"Ma hai volato!"
"Sì." Vorrei dirglielo. Avevo bisogno di volare da te. Non ce la faccio. "Ti prego, puoi scendere un attimo?"
"Arrivo..."
E mentre aspetto sotto casa sua, un lampo. Il cielo improvvisamente nero. Un tuono lontano. Ho paura. Ma proprio in quel momento lui esce dal portone.
"Che succede, Carolina?"
Non dico niente. Lo abbraccio. Le mie mani da sotto. Dietro le sue spalle, poggio la testa sul suo petto e l'abbraccio forte. Più forte. Lo stringo. Un altro boato e inizia a piovere Pioggia leggera all'inizio. Poi più forte. Sempre più forte.
"Carolina, dai, entriamo che ci fracichiamo..."
Cerca di scappare. Ma io lo tengo forte tra le mie braccia. "Stai qui."
Meglio. Non si vedono le mie lacrime sotto la pioggia. Tiro su il viso, ormai siamo zuppi. Sorride.
"Che matta che sei..."
L'acqua scivola sui nostri visi. Ci baciamo. Un bacio bellissimo, infinito. Eterno. Dio come vorrei che fosse eterno. Non mi fermo più, lo bacio e lo ribacio, mordendo le sue labbra, quasi affamata di lui, della vita, del dolore, di nonno che non c'è più, di nonna che è così infelice.
Ancora pioggia, pioggia e pioggia. Sono zuppa. E" il pianto degli angeli. Sì, anche se è maggio piove di lassù. Guardo lontano. Un raggio di sole ha bucato quel buio e passa tra le nuvole. Lì in fondo illumina una parte della periferia.
Ti amo, Massi. Ti amo. Vorrei urlarlo. Vorrei dirglielo in faccia guardandolo negli occhi con un sorriso. Ti amooooooooo... Ma che, non riesco neanche a sussurrarlo. Mi asciugo il volto con il palmo della mano, porto i capelli indietro come se servisse a qualcosa. Che sciocca, siamo sotto la pioggia.
"Che c'è, cosa pensi?" Mi sorride.
Mi rifugio di nuovo sul suo petto, nell'incavo vicino alla spalla, nascosta da tutto, da tutti. In profondità, solo con lui, mentre la pioggia continua a scorrere. "Vorrei fuggire con te..." E ci diamo un altro bacio, fresco come non avevo mai provato. A lungo. Sotto quel cielo. Sotto quelle nuvole. Sotto questa pioggia, mentre lontano sta tornando il sereno e un sole rosso appare perfetto, pulito nel suo tramonto. E io lo stringo e sorrido. E sono felice. Un respiro lungo. Sto un po'"meglio. Per adesso. Per adesso ho capito che lo amo. Ed è bellissimo. Un giorno riuscirò a dirlo anche a lui.
Cose incredibili che abbiamo fatto nei giorni seguenti.
Abbiamo passato un pomeriggio intero sulla stessa panchina sotto la Madonnina di Monte Mario. E una Madonnina bellissima, enorme, si vede da lontano. E tutta dorata. Ma questo non è importante. Massi ha voluto sapere tutto della mia vita per quanto riguarda i ragazzi. Gli ho raccontato quel poco che ho combinato. Praticamente ho ammesso di non aver mai fatto nulla. All'inizio era preoccupato, poi meno, poi ha sorriso. Poi mi ha spiazzato con "Meglio così...".
Non ho capito se pensa a qualcosa di preciso. Ma non me ne importa più di tanto, non sono preoccupata, sono serena. Ho voglia di conoscerlo, di conoscermi, di scoprire e farmi scoprire. Ho capito. Dovrei essere preoccupata. Ma perché un ragazzo vuole sapere con chi è stata una? Cosa gli cambia rispetto a quello che prova per lei? E se gli avessi detto: "Massi, non sono più vergine, ho avuto tre ragazzi, anzi no, quattro, ho fatto questo e quello e anche quell'altro... " come sarebbe stata la sua reazione? Mannaggia a non averci pensato prima. Ormai non posso farci più nulla. Potrei sempre dirgli che gli ho detto una bugia. Sì, non è male come idea.
"Massi" gli sorrido. "Ti ho detto una bugia."
Cambia completamente espressione.
"Su cosa?"
"Non te lo dico. Sappi che sono stata sincera... ma ti ho detto una bugia. "
Rimane per un attimo perplesso, non sa bene cosa pensare. Poi forse pensando a uno scherzo, ride e mi bacia.
"Ma allora non sei stata sincera..."
"Sì, sì, come no..." mi stacco dal suo abbraccio, "sono stata moltissimo sincera, ti ho detto solo una bugia."
Massi scuote la testa e alza le spalle. Mi guarda negli occhi curioso, mi studia, come a cercare di capire cosa c'è di vero e cosa no. Io gli sorrido e mi giro dall'altra parte. Intanto non è più così sicuro. Meglio.
Nei giorni seguenti siamo andati a mangiare un po'"dappertutto.
Al giapponese di via Ostia, buonissimo, in una pizzeria vicino via Nazionale che si chiama Est Est Est, da sballo, e a via Panisperna 56, La Carbonara, da leccarsi i baffi. In tutti e tre i casi ho mangiato pochissimo! Massi mi ha guardato tutte e tre le volte preoccupato.
"Non ti piace il posto? Odi il giapponese? Troppo pesante la Carbonara?"
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