"Vieni." Si alza di botto. Mi aiuta e poco dopo sono nella sabbia. Corro dietro di lui. Non è troppo calda. In un attimo siamo al vecchio rudere. Si guarda intorno. Non c'è nessuno. Mi allontana come per guardarmi meglio.
"Ti sta proprio bene questo costume."
Mi sento osservata e mi vergogno. Sono bianca. Troppo bianca. "Vorrei esser almeno un po'"abbronzata. Mi starebbe meglio..."
"Ma che, sei bellissima..." mi tira a sé. Siamo in un angolo del rudere, tra due muri, nascosti dal resto della spiaggia. Solo il mare è il nostro spettatore curioso. Ma è educato. Respira silenzioso con qualche piccola onda. Sento la mano di massi sul fianco. Mi tira a sé. mi bacia. Lo abbraccio. Lo sento addosso a me. Sento che è eccitato. Tanto. Troppo. Mica per niente, è che non so veramente che fare. Invece lui sì, sa come muoversi. Poco dopo sento la sua mano sul mio costume. Lenta, morbida, delicata, piacevole. Poi si ferma sul bordo, allarga un po'"l'elastico e pluff, un delicato tuffo. La sua mano nel mio costume. scende giù, più giù, senza farmi il solletico, tra le mie gambe, mi accarezza lento e io mi abbandono nel suo bacio come fosse n rifugio per contenere tutto quello che sto provando che mi sorprende, mi meraviglia, che vorrei fermare, fissare per sempre, senza vergogna, con amore.
Continuiamo così a baciarci mentre il mio respiro si fa più corto, affannato, affamato di lui, dei suoi baci, della sua mano che mi ha rapito, che continua a muoversi dentro di me... E alla fine mi mordo il labbro superiore e quasi esausta rimango con le labbra aperte, sospese così, in quel bacio. Passano attimi. Ora lena, più lenta, la sua mano, come un'ultima carezza, quasi in punta di piedi, educata, si sfila dal mio costume. Lo vedo guardarmi come se mi spiasse, come se cercasse dietro i miei occhi chiusi tracce di quel piacere. E allora emozionata, con gli occhi socchiusi, sorrido. Quando a un tratto sento qualcosa, quasi mi spavento. No. Mi rilasso. E la sua mano, mi sfiora il braccio, il destro, scivola giù lungo l'avambraccio, poi il polso. Mi prende la mano. La tiene un attimo così, sospesa a mezz'aria, immobile come se fosse un segnale. Ma non capisco. Lo sento respirare allora più veloce, mi stringe la mano e lentamente la conduce verso il suo costume. Allora capisco. Che sciocca. E ora? Ora come faccio? Non è che non voglio... è che non lo so fare! E in un attimo ricordo tutto. Le spiegazioni di Alis. Ma saranno giuste? Saranno vere? Ripasso velocemente tutto quello che mi sembra di ricordare, ma in un attimo mi trovo lì, sopra il suo costume, ecco, la mia mano lasciata sola, abbandonata dalla sua che se ne va.
Resto così, ferma per un attimo, un attimo solo. Poi lentamente inizio a muovermi, piano, e senza fretta, senza paura, entro nel suo costume, delicatamente, cercando, giù, più giù, fino a trovarlo. Nello stesso momento cerco la sua bocca e lo bacio, quasi per nascondermi, per fuggire dalla mia vergogna. Ma intanto muovo la mano, su e giù, lentamente, piano piano e poi un po'"più veloce. Sento il respiro di Massi aumentare. Come i suoi baci rapidi, affamati, interrotti improvvisamente, e poi di nuovo all'attacco, e io continuo, ora decisa, sicura, più veloce, ancora, di più, mentre lo sento respirare sempre più desideroso. E improvvisamente quell'esplosione calda nella mia mano, continuo ancora un po'"mentre i suoi baci rallentano, più calmi, tranquilli, quasi frenano nella mia bocca. Poi Massi da sopra il costume mette la sua mano sulla mia, quasi a fermarmi.
Sorrido. "Mi sa che ho fatto un casino..."
Massi alza le spalle. "Non fa niente... Vieni."
Mi prende e mi trascina con lui, fuori dai ruderi, sulla spiaggia deserta, abbandonata, spazzata solo da un po'"di vento leggero, brulla, senza nessuno. Solo noi camminiamo su quella sabbia, soffice, bianca, calda, come quello che abbiamo vissuto. Arriviamo al mare. Massi corre dentro l'acqua, io mi fermo.
"Ma è fredda! È gelata!"
"E dai! E" troppo bello..."
Riprende a correre per dare ancora più senso alla sua scelta e poi ciaff! Si tuffa e appena sbuca fuori inizia a nuotare velocissimo per togliersi di dosso quei brividi di freddo. Poi si ferma, si gira verso di me.
"Brrr! Una volta dentro è bellissimo."
Allora mi convince e lo faccio anch'io. Corro senza fermarmi e alla fine mi tuffo, esco e nuoto ancora più veloce, sempre di più, fino ad arrivargli vicino. E lui subito mi abbraccia. Un bacio dolce anche se salato, morbido e caldo, fatto di mare e d'amore. Poi si stacca, sorride nei riflessi del sole intorno a noi.
"Sei stata bene?"
"Benissimo."
"Anch'io..."
"Sul serio? Non l'avevo mai fatto."
Mi guarda cercando l'ombra di una bugia. Mi ricordo del fatto di non farlo sentire troppo sicuro.
"Caro, mi stai dicendo la verità?"
"Certo..."
Mi allontano con una nuotata veloce. Poi mi fermo, mi giro e lo guardo, bellissimo in mezzo al nostro mare. "Ti dico sempre la verità, tranne qualche bugia..."
Semplice o complicato? Semplice.
Amicizia o amore? Tutto.
Motorino o macchinetta? Intanto sono contenta di Luna 9, la mia Vespa, poi si vedrà!
Cellulare o scheda telefonica? Cellulare.
Trucco o acqua e sapone? Dipende, secondo Alis mi dovrei truccare un po'"di più.
Una cosa strana? Sentirmi come mi sento adesso.
Una cosa bella? Massi.
Una cosa brutta? Massi quando non c'è.
Un motivo per alzarsi la mattina? Massi!
Un motivo per rimanere a letto? Massi che non c'è...
Cosa stai ascoltando ora? Il silenzio.
Cosa ascolti prima di andare a dormire? Ora Elisa.
Un'abitudine immancabile? La cioccolata.
Una citazione che ci sta sempre bene? Dobbiamo fare il miglior uso possibile del tempo libero." Gandhi.
Una parola che ha sempre un buon suono? Amore.
Avete presente una di quelle mattine che non avete voglia di alzarvi e il letto vi sembra il posto più bello più comodo e accogliente del mondo? Ecco, è oggi per me. Solo che non posso scioperare. Che rabbia. Tutto lento. Tutto faticoso. Tutto storto. Le ciabatte spostate. Un po'"di mal di testa. Il sabato o la domenica quando finalmente è festa e si può dormire, non è mai così. Anzi, a volte proprio in quei giorni mi capita di alzarmi presto anche se non devo. Ma solo quando c'è scuola succede che il letto è così bello? Uffa.
Mi alzo e mamma è già uscita. Anche papà. C'è solo Ale col suo
solito cornetto alla crema che poi si lamenta di ingrassare. E ti credo. Poi lo immerge sempre in un tazzone di latte incredibile. "Buongiorno, eh?" Niente, non parla. Emette una specie di strano grugnito a mò di porcello rapito dalle ghiotte ghiande. Questa mattina Ale è inavvicinabile più del solito. Ringhia! Mi preparo ma non ne ho tanta di fantasia, così mi metto i jeans col ricamo laterale e la maglietta azzurra. Mi guardo allo specchio lungo di camera. Fossi un estraneo che mi vede per strada oggi non mi guarderei. Ci sono quelle mattine che proprio non ti piaci e se per caso qualcuno ti facesse un complimento non gli crederesti mai. D'un tratto mi torna in mente... "La vera bellezza dopotutto sta nella purezza di cuore". Me lo diceva sempre il nonno. E a lui l'aveva detta Gandhi. Cioè non direttamente, il nonno l'aveva letta in un libro di sue citazioni. Se il mio cuore sia puro o meno non lo so, ma di certo mi piaceva come me la diceva il nonno. Per un momento sento uno strano vuoto dentro, qualcosa di indefinito, come una specie di vertigine. Oggi diciamo che lascio che a essere bello sia il mio cuore più che la faccia.
Beeep beeep.
Dev'essere Alis. Di sicuro mi chiede d'aspettarla fuori dalla porta per copiare qualcosa. Magari matematica che in effetti ieri era un po'"difficile. Non c'ho capito granché in quell'equazione algebrica. Dico, ma a che serve mettere le lettere se si tratta di numeri? Già ci capisco poco con le cifre, mettici anche l'alfabeto. Che poi mi hanno detto che è roba che si fa in prima superiore ma la prof voleva accennarcela prima, così arriveremo più preparati. Eh, certo che se aspetta me... Ma non poteva dirlo a Clod?
Apro la bustina. Ma è R. J.! Ma che strano a quest'ora. "Ciao Caro... Stai andando a scuola o te ne inventi una delle tue?" Vado vado, magari ci avessi la fantasia. "Ti va di venire con me oggi pomeriggio? Devo andare in un posto. Manda ok se ti va e puoi e passo a prenderti alle tre."
Non c'è niente da fare. Con Rusty è sempre così. Non ti dice dove si va, lo scopri dopo. O accetti a scatola chiusa o nulla.
"Ok" e invio. Faccio colazione veloce, mi lavo i denti, mi preparo ed esco. Ale addirittura mi saluta. Incredibile. La giornata sta prendendo proprio un'altra piega, sono tornata a essere di buonumore. E comunque ora che ci ripenso, a me le sorprese di R. J. mi piacciono proprio perché sono a scatola chiusa. Ma non sapevo che stavolta mi sarei sentita già grande. Quelle sorprese che sai che ci sono e che prima o poi arriveranno ma che sai che non sarai comunque mai pronta.
A scuola è toccato a me copiare l'equazione da Clod. Ma tutto è andato benissimo. Le ore successive sono volate e ora mi trovo dietro a lui.
"Ma si può sapere dove andiamo?" gli urlo da dentro il casco.
"Vicino" e sguscia nel traffico.
Rusty James è passato a prendermi sotto casa, facendomi uno squillo sul cell per evitare di suonare e farsi sentire da mamma. Ora stiamo zigagando per Roma e non riesco a capire dove si va. Vedo che Rusty tiene sotto il sedere una busta gialla.
"Ma non ti cade così?"
"No, poi tanto ci sei tu che te ne accorgi. Sennò che ti porto a fare? E poi c'è un motivo..."
"Quale?"
"Poi te lo dico."
Dopo un altro paio di traverse, ci fermiamo. R. J. parcheggia la moto e prende la busta. Io scendo col mio solito saltino sui pedali. Mi guardo in giro. Un antico palazzo con un portone gigantesco in legno e un sacco di targhe attaccate a fianco.
"Dove siamo?"
"Salgo un attimo. Aspettami."
"Ma perché io no?"
"Per scaramanzia."
"Che porto sfìga io?"
"Non si sa mai" e mi lascia lì, entrando di corsa nel portone. Mi avvicino alla sfilza di targhe. C'è di tutto: consulente del lavoro, studio commerciale, avvocato, notaio, editore, agenzia dati, agenzia immobiliare, sarta e per ultimo un cartello più evidente degli altri, centro estetico, depilazione anche per gli uomini. Ma da chi sarà andato? Entro nell'atrio e vedo scale e ascensore e R. J. è già sparito. Dopo dieci minuti lo vedo scendere a tre scalini per volta. Mi viene incontro e mi fa fare una giravolta.
"Allora, mi dici? Da chi eri?"
"Indovina! Tanto se ti conosco ti sarai letta tutti i campanelli! "
"Mmmmh... ti sei depilato e non vuoi dirmelo!"
Rusty si alza una gamba dei jeans e mi mostra i suoi stinchi, non pelosissimi ma nemmeno lisci.
"Allora hai fatto qualche casino e sei andato dall'avvocato! "
"No, la mia fedina è pulita! "
"Ti sei fatto fare un vestito da persona seria! Giacca e pantaloni!"
"Un giorno forse..."
"Mi arrendo!"
"C'entra col discorso che ti ho fatto prima."
"Quello del sedere?"
"Sì! La busta la tenevo lì sotto perché assorbisse un po'"di... fortuna!"
"Ah! E che c'era dentro?"
"Il mio libro..."
"Nooooo! Ma me lo potevi dire!"
"E che cambiava? Magari poi mi chiedevi di leggertelo! Invece così sei venuta con me a consegnarlo in casa editrice e magari mi avrai portato fortuna! Ti va di camminare un po'? Non mi va di riprendere subito la moto."
"Va bene, tanto Clod e Alis mi aspettano tra due ore."
"Ma non studiate mai voi tre?"
"E certo e infatti vado a studiare! "
"Alle sei del pomeriggio?"
"Certo, quando il mio bioritmo è più attivo! Me lo ha detto Jamiro!"
"Senza di lui non si fa un passo, eh?"
"Mai!"
Ridiamo e camminiamo vicini. Il sole è alto, è una bella giornata e mi sento molto ma molto meglio rispetto a stamani. Merito dell'effetto R. J. È una specie di tifone che spazza via la noia. Passiamo davanti a una vetrina. Un negozio di fotografia. Ci fermiamo tutti e due nello stesso momento. Dietro il vetro macchine digitali, le più moderne, qualche reflex, alcuni obiettivi, scatti di donne che sorridono. Ci guardiamo. Ed è un attimo. Un sorriso consapevole, un silenzio che non ha bisogno di parole. Abbiamo lo stesso identico pensiero. Nonno. Il nostro amato nonno. Nonno dolce, grande, buono, nonno che ci manca, che ci faceva sentire sicuri, almeno a me. E finisco di nuovo laggiù, in quei giorni assurdi. La casa piena di gente silenziosa. Nonna sulla sedia accanto a lui. E lui che sembrava dormisse. Non mi sembra possibile. La morte non mi sembra possibile. Non so nemmeno che cos'è. A volte vorrei potermene dimenticare, prendere il motorino e andare a casa loro come sempre e avere una bella sorpresa, vedere nonno Tom alla sua scrivania che armeggia con qualcosa. E poi il suo profumo. Quel dopobarba che si metteva da una vita. Il profumo del nonno. E invece non lo troverò mai più. Non ci posso pensare. E senza poterci far niente, gli occhi mi si inumidiscono. Rusty se ne accorge.
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