assistente?

Guarda i colori, le donne... guarda quella!"

Indica una bionda dai capelli corti, corpo muscoloso e sicuro.

Sedere alto che si perde sotto una gonna stretta, il naso un po'

troppo

grande a confronto di due labbra che raccontano il peggio

ipotizzandone un piacevole impiego.

"L'ho conosciuta in maniera profonda. Fa parte del giro, sai..."

"Cioè?"

"Il giro... quello del nostro lavoro, donne di immagine" tira una

boccata ridendo. "Hai visto le labbra? Mi ha prosciugato!"

Ne conferma il piacevole impiego. "Cioè? Vuoi dire che sono

tutte così?"

"Non sono tutte così. Sono di più, sono bellissime. Le vedrai,

le vedrai. Sono vere. Sono donne fantastiche, nascoste tra vestiti

colorati, ballerine, vallette, comparse. Ridono, si accendono come

niente, come piccole bombette dalla miccia corta. E dietro quei

seni,

stretti da corpetti impossibili, quei sederi sodi, strozzati da

costumi

minuscoli, ci sono le loro storie. Tristi, allegre, assurde. Sono

ragazze che ancora studiano, che hanno già un figlio e non più

un marito, che non hanno mai studiato, che stanno per sposarsi o

separarsi, che non si sposeranno mai o che ancora sognano di

farlo.

Tutte lì raccolte con un'unica cosa in comune: apparire nella

magica scatola. Apparire..."

"Be', ti piacciono eccome se riesci a raccontarle così. Sembri

un poeta."

"Io sono Marcantonio e vengo dal Nord, oltre Milano, dal Veneto


più ricco. E non ho più un soldo. Mi è rimasto il sangue nobile

e la voglia di amarle tutte, in questo sarò sempre ricco. Le devi

vedere... E le vedrai, giusto?"

"Penso di sì."

"No, è sì. Sei il mio assistente o no? E allora ti divertirai un

mondo!"

Mi dà una pacca sulla spalla alzandosi. "Be', ti saluto."

Prende sigarette e accendino e se li mette in tasca. Poi sorride

e alza il sopracciglio. Va verso la ragazza dai capelli corti

biondi e

le gira intorno. Rimango per un po' a guardarlo. Fa un altro giro

intorno alla ragazza, poi si ferma e si pianta di fronte a lei con

le

mani nelle tasche della giacca. Comincia a parlare, tranquillo,

sicuro,

sorridente. Lei lo ascolta incuriosita, poi comincia a ridere.

Lei scuote la testa. Lui le fa un cenno, lei ci pensa un attimo,

poi

sembra optare per il sì e si incammina per entrare da Vanni.

Marcantonio

mi guarda, sorride e mi fa l'occhiolino. Poi la raggiunge.

Le mette una mano dietro la schiena per "aiutarla" a entrare nel

bar. Lei si lascia guidare e scompaiono dalla mia vista.

Capitolo 17.

Volume al massimo. "What if there was no light, nothing wrong,

nothing right, what if there was no time..." La voce di Chris

Martin dei Coldplay riempie la stanza. Forse per coprire un altro

suono. Quello cupo e continuo che ora sta sentendo dentro come

un pungolo, un richiamo che non smette di tormentarla man mano

che passano le ore.

"Daniela, che sei sorda? Vuoi abbassare per favore? O lo fai

perché anche Fiore dal cancello impari la canzone?"

Per un attimo l'immagine di Fiore che canta in inglese-romanesco

mentre pota le piante la distrae e la fa sorridere. Per un attimo.

Perché poi quel dubbio, il suo dubbio, torna a parlare, a

chiamarla.

Sì, mamma, magari fossi sorda, magari non sentissi più quella

voce che continua a dirmi l'unica verità che non voglio sentire.

Anzi, è meglio alzare un altro po', è meglio cantare con Chris

quelle

parole che ora sembrano così vere, così adatte... Daniela inizia a

tradurle mentalmente. Cosa accadrebbe se non ci fosse luce, niente

di sbagliato, niente di giusto, cosa accadrebbe se non ci fosse

tempo... Già. Se non ci fosse tempo. Se non ce ne fosse più.

Basta.

Bisogna fare qualcosa, bisogna chiarire una volta per tutte.

"Pronto, Giuli? Ti disturbo? Che fai?"

"Ciao! No tranquilla, anzi ti pensavo!"

"Pensavi a me? Be', credevo fossi messa meglio! "

"Brava eh, vedo che la simpatia dilaga. Vuoi sapere perché?"

"Dimmi."

"Stavo scaricando dal telefonino sul computer le foto che ho

scattato alla festa. Sono fichissime! Sono venute bene anche se

non

c'era tanta luce. Ci sei anche tu mentre balli e fai la scema! "

"Davvero?! Non mi sono accorta che mi fotografavi."

"E ti credo, eri completamente fuori! Ci sei tu con Brandelli,

poi tu con due pazzi scatenati che ti saltavano intorno, poi

ancora

tu che gridi non so cosa a chi... poi basta perché a un certo

punto

sei sparita! Non ti ho vista più! Ma dove cavolo eri, eh? Ora mi

devi

raccontare tutto quello che non ho potuto fotografare!..."

"Già! E stata una festa forte, vero? Mi sono divertita un sacco!

E finalmente ce l'ho fatta! Visto? Chicco è stato proprio carino,

e

tu che ne parli sempre male... Ma a che ora sono sparita di là con

lui?" Giuli non ci fa caso. Perché dovrebbe? La voce di Daniela

sta

tremando un po' mentre lo chiede, nel tentativo di sembrare il più

sicura e naturale possibile. "Sì, insomma, quanto sono stata di là

con lui? Tu eri lucida, c'avrai fatto caso, no?! Dopo quanto tempo

sono tornata da te e siamo andate via?"

"Cavolo, ma davvero non ti ricordi proprio nulla?! L'ecstasy a

te fa proprio uno strano effetto! Con lui non lo so, perché

sinceramente

Brandelli l'ho visto seduto su un divanetto che parlava con

delle tizie, ma tu non c'eri già più. Forse siete spariti prima

insieme.

Da me sei tornata almeno dopo un paio d'ore. Quindi penso

che vi siate divertiti! Dai, mi racconti? Com'era lui? Com'è

stato?

Ti è piaciuto?"

"È stato diverso da come credevo, ma in fondo come fai a

immaginare

per filo e per segno una cosa che non hai mai provato?

Finché non ti ci ritrovi... dai, ti racconto tutto la prossima

volta che

ci vediamo. Tutto... quel poco che mi ricordo! Come faccio ora al

telefono? Lo sai che qui mi sentono. Se passa mamma è la fine.

Anche

se tengo lo stereo alto, quella c'ha le orecchie di un indiano.

Dai, vengo a trovarti presto. Ora devo andare."

"Va bene, scappi sempre sul più bello. Ti aspetto, donna navigata!

Mandami un sms prima, così mi faccio trovare in casa. E chi

se lo perde il racconto della prima volta della piccola Gervasi?!

"

Magari, Giuli, magari fossi scappata sul più bello. Almeno ora

dentro sentirei solo i Coldplay, invece di questo dubbio che non

mi lascia in pace.

"Ok, ciao."

Niente. Il dubbio è ancora lì. Sottile come un velo che nasconde

la verità. Pesante come un macigno che schiaccia la serenità.

"You don't have to be alone, you don't have to be on your

own..." Le tracce scorrono. "A message"... "Non devi essere sola,

non devi startene per conto tuo..." Già, Chris, perché non vieni

qui

tu, a darmi il messaggio che aspetto, la notizia che non so? Il

volume

è sempre alto. Raffaella si è arresa. E Fiore, forse, sta

imparando

l'inglese. Le parole che escono dal lettore continuano a colpire

nel segno. Ma non c'è da stupirsi: l'anima sa sempre scegliersi la

colonna sonora migliore. E le canzoni non arrivano mai a caso.

Come

la verità, del resto.

"Pronto, Chicco? Disturbo?"

"Ciao piccolina, come stai? Forte l'altra sera, eh? Che festa!

Stasera? Vengo a prenderti, ci beviamo un caffè?"

"Be', vediamo, dai! Sì, davvero bella la serata, mi sono divertita

da matti, non credevo! E tu sei stato carinissimo! Davvero

dolce..."

"Ho visto, ti sei sballata di brutto! Carino, dolce, dici? Ma non

ho fatto nulla! Anzi, avrei potuto anche esserlo di più se non

sparivi

come hai fatto! Ti ho persa quasi subito e non ti ho più rivista.

Ma dove sei finita? C'era un bel lento, E... di Vasco. Lo volevo

ballare

con te. Dov'eri? Poi volevo riaccompagnarti a casa, ma a quel


punto tu e Giuli non c'eravate già più! Perché?"

Non è per il lento mancato. E nemmeno per il passaggio perso

a casa che il suo stomaco si chiude e il cuore inizia a battere

più

veloce del normale. È perché Daniela cerca risposte. E invece

arrivano

solo domande.

"Sì, infatti, scusa, volevo dirtelo, Giuli ha chiamato suo

fratello

che ci ha riaccompagnate perché non ti trovavamo più e non

rispondevi

al cellulare! Forse avevi la batteria scarica. Scusa se sono

sparita... ho fatto mille giri, ho ballato, ho riso e così ho

perso la

cognizione del tempo! Va be', dai, ci sentiamo dopo, così

decidiamo

se prenderci quel caffè. "

"D'accordo, piccolina, a dopo allora!"

Piccolina. Magari... Essere ancora come allora, quando giocavo

qui in camera con Babi. Quando non mi dovevo preoccupare

di nulla. Quando trovavo tutte le risposte, perché le domande

erano

più semplici. Mica come questa. Questa è difficile. E pure

assurda.

Così tanto che nemmeno Giuli o Chicco hanno risolto il dubbio.

E loro erano lì. Sì. Lì. Ma non con me, non in quella stanza.

Solo il tempo, ora, mi può aiutare. Dovrò solo aspettare qualche

giorno... solo... pare facile.

Daniela apre l'armadio e si guarda allo specchio. Prova a scorgere

sul suo viso un cenno, un cambiamento, qualcosa che l'aiuti a

capire, che le dia almeno una piccola certezza cui aggrapparsi.

Nulla.

Solo un piccolo brufolo nascosto dalla frangetta, apparso chissà

quando, forse di notte. Troppo poco per essere il segnale di una

verità profonda che viene a galla. Sarà la cioccolata che ho

mangiato

ieri. E poi una sensazione diffusa, che non sa definire, qualcosa

che l'avvolge dal basso.

Ultima traccia del ed. "How do you see the world?" Un'altra

domanda. E neppure a questa è facile rispondere.

Capitolo 18.

"Com'è andato l'incontro?"

Non faccio in tempo a entrare che Paolo mi assale con la sua

curiosità.

"Credo bene."

"Che vuol dire, credo bene?"

"Vuol dire che penso che sia andato bene, che forse ho fatto

una buona impressione."

"Cioè?"

"Comincio la settimana prossima! "

"Perfetto, e vai! Dobbiamo festeggiare. Ti preparo una cena

favolosa.

Sono diventato un drago in cucina. Sai che mentre non c'eri

ho fatto un corso da Costantini..."

"Stasera non posso."

"Come mai?"

"Esco con amici."

"O esci con Eva?"

Mi guarda malizioso come se io potessi avere qualche ragione

per mentirgli. Mi fa ridere. "Ho detto con degli amici. Fai

proprio

come mamma."

"A proposito è passata, ti voleva salutare."

Sono in camera e non ho voglia di ascoltarlo. Almeno non su

questo. Ma Paolo naturalmente non ne vuol sapere e mi urla da

lontano."Ma mi senti? Sto parlando con te."

"E certo, con chi sennò? Siamo noi due in casa."

Che tipo. Compare sulla porta.

"Guarda qui." Ha un sacchetto trasparente in mano. Mi guarda

sorpreso: "Ma come, non li riconosci? I morselletti! Te li

ricordi?

Sono quei biscotti che ha sempre fatto mamma con il miele e

le nocciole. Dai, come fai a non ricordarteli? ! Ce li metteva

sempre

sul termosifone per ammorbidirli e noi lì a mangiarli come pazzi

quando ci dava il permesso di vedere il film del lunedì sera". Ne

tira fuori uno: "E dai, non ci credo che non te li ricordi".

Gli passo davanti urtandolo.

"Sì, me li ricordo, ma ora non mi vanno. Sto andando a cena."