Paolo è dispiaciuto. Rimane lì con il morselletto in mano a

guardarmi

mentre mi infilo il giubbotto e prendo le chiavi.

"Dai, me ne mangio qualcuno domani mentre faccio colazione,

va bene?"

"Ok, come vuoi."

Paolo mi guarda uscire, poi sposta la sua attenzione sul

morselletto

e prova a morderlo: "Ahia, è duro...".

"Mettili un po' in forno."

Sono in ascensore e mi chiudo il giubbotto. Che palle. Mi passo

la mano nei capelli corti e li muovo un po', per quel poco che si

può fare. I morselletti sono i biscotti più buoni del mondo, non

troppo dolci, difficili da masticare all'inizio ma poi... Sembrano

come

una gomma, leggermente più duri, prendono sapore e ogni tanto

incontri qualche nocciola.

Mamma. Mi ritorna in mente lì in cucina. "Mischiare il miele

dentro la pentola, girare, rigirare e ogni tanto assaggiare..."

Portava

appena la punta di un lungo cucchiaio di legno alla bocca, poi

alzava gli occhi verso l'alto socchiudendoli per concentrarsi

meglio

sul sapore. "Qui ci vuole un altro po' di zucchero. Tu che ne

dici?"

E mi invitava così a far parte del gioco, assaggiare con il

cucchiaio

di legno. Io annuivo. Sempre d'accordo con lei, con mamma. La

mia mamma. Allora lei canticchiava: "E la pillola va giù, la

pillola

va giù". Apriva il coperchio rosso del barattolo dello zucchero e

giocando con il polso ne faceva scivolare un po' nella pentola.

Quanto

bastava, almeno secondo lei. Poi richiudeva il coperchio del

barattolo,

lo posava, si strusciava le mani sul grembiule a fiori e veniva

lì vicino a me a vedere come andava: "Se finisci presto di

studiare

ti do un morselletto in più di Paolo... tanto lui non lo sa". E

ridevamo insieme e lei mi baciava dietro il collo mentre io tiravo

su le spalle, stringendole per il brivido...


Che palle! Com'è difficile dimenticare le cose belle.

Corro via veloce con la moto. Il vento è piacevole e caldo in

questa serata di settembre. Ci sono poche macchine. Imbocco corso

Francia giù da Vigna Stelluti e arrivo fino al semaforo, poi giro

e prendo la Flaminia. Accelero dando gas. Il semaforo in fondo è

verde, accelero ancora di più prima che cambi colore. Fa più

freddo

qui, ho un brivido. È il verde ai bordi della strada. Tra le

colline

più alte, con qualche grotta nascosta e alti alberi che nascondono

ogni tanto la luna. La moto rallenta da sola. Sto entrando in

riserva.

Strano. Avevo fatto il pieno. Sarà sporco il carburatore. Per

questo consuma più del solito. Do più gas e senza scalare scendo

giù con la mano sulla sinistra del serbatoio fino a trovare la

levetta.

La sposto in basso verso la riserva. Devo fare benzina. Supero

il grande Centro Euclide sulla destra e poco più in là mi appaiono

le luci di un self-service. Mi fermo di fianco al distributore. È

acceso.

Spengo la moto e infilo le chiavi nel tappo del serbatoio. Poi

mi alzo e mi sfilo il portafoglio dalla tasca dei jeans. Sempre

tenendo

la moto tra le gambe, prendo due fogli da 10 euro e li infilo

nella macchinetta. I secondi 10 euro vengono risputati fuori. Li

rinfilo e mentre entrano do un cazzotto sopra il distributore.

Qualche

secondo e una pernacchia meccanica mi avvisa che ha preso

anche quelli. Indietreggio un po' con la moto e faccio per

staccare

la pompa. Cazzo, non è possibile. Non è possibile. C'è un

lucchetto

sul distributore della super. È bloccata. Non è il solito

lucchetto

dei distributori. È più grande. E ha bloccato anche il pulsante

per prendere la ricevuta. È un trucco! Un trucco di qualche

piottaro del cazzo che vuole fare il pieno alla faccia mia. M'ha

fregato

20 euro 'sto piottaro... Cazzo. Cazzo. Cazzo. Non ho tempo.

Devo andare all'appuntamento. Questa non ci voleva proprio. Chiudo

il serbatoio, rinfilo le chiavi nella moto e parto incazzato a

tutto

gas. La pompa di benzina rimane sola nel silenzio della notte.

Qualche macchina sfreccia veloce verso chissà quale magico weekend

o più semplicemente una cena a poco dalle parti di Prima Porta.

Un gatto attraversa la piazza del benzinaio. Improvvisamente si

ferma come se avesse sentito qualche strano rumore. Rimane

immobile

così nella penombra con la testa girata, il collo un po' piegato

e gli occhi socchiusi. È come se cercasse qualcosa. Ma non c'è

niente. Il gatto si rilassa e riprende a camminare per la sua

strada,

diretto chissà dove. Alcune nuvole passano veloci. Un vento

leggero

scopre ogni tanto la luna. Da dietro la casupola del benzinaio

una macchina si mette in moto. Sbuca da lì dietro una Micra blu

scuro con solo i fari di posizione. Avanza lentamente verso la

pompa

di benzina. Posteggia, spegne il motore e scende un tipo non

troppo alto, con un cappello nero in testa un po' da donna e un

giubbotto Levi's scuro. Si guarda intorno. Poi non vedendo

nessuno,

tira fuori dalla tasca la chiave del lucchetto e lo apre. Non fa

in tempo a prendere in mano la pompa che gli sono addosso, lo

scaravento sul cofano della macchina e gli monto sopra. "Col cazzo

che fai benzina coi soldi miei ! " Gli blocco il collo ma si

agita.

Nella colluttazione il cappello gli vola via. Un'ondata di capelli

neri

lunghi si riversa sul cofano blu. Carico il destro per colpirlo in

piena faccia, ma una luna pallida illumina di botto il suo viso.

"Cazzo... Ma sei una donna!"

Cerca di divincolarsi da sotto. La tengo ancora un po' mentre

abbasso il braccio destro: "Una donna, una fottuta donna".

La lascio andare. Si rialza dal cofano e si risistema il

giubbotto.

"Ok, sono una donna e allora? Cazzo c'hai da ridere, vuoi fare

a stecche? Non mi fai mica paura."

Troppo forte questa tipa. La guardo meglio: ha le gambe

divaricate,

un paio di jeans a vita bassa e delle Sneakers Hi-tech. Ha una

T-shirt nera sotto il giubbotto di jeans scuro. Ha stile la tipa.

Raccoglie

il cappello e se lo infila nella tasca dei pantaloni: "Allora?".

"Allora che? Guarda che eri tu che ti stavi fottendo i miei

soldi."

"E allora?"

"Ancora? Allora niente. " Mi infilo nella Micra e le sfilo le

chiavi

dal cruscotto. "Così non facciamo anche un inseguimento." Me

le metto in tasca, poi vado più avanti. Sbuco un attimo dopo con

la moto. Ero tornato fin dietro la siepe del benzinaio a motore

spento.

L'accendo e in un attimo sono davanti a lei. Spengo e apro il

serbatoio.

"Passami la pompa."

"Non ci penso minimamente."

Scuoto la testa, la prendo da solo e faccio benzina. Poi mi viene

un'idea, metto solo 10 euro nel mio serbatoio e mi fermo. Faccio

il

giro della sua Micra con la pompa in mano, apro il tappo e metto i

restanti 10 nella sua macchina. Lei mi guarda, incuriosita. È

bella,

con un'aria un po' da dura. Forse è semplicemente scocciata di

essere

stata beccata. Ha i capelli tutti sfilati in avanti, sembrano

molto

scalati, gli occhi grandi e scuri e un bel sorriso, per quel poco

che si

è potuto vedere. Fa una strana smorfia di curiosità.

"E ora che fai?"

"Ti faccio benzina."

"E perché?"

"Perché andiamo insieme a una cena. " Sposto la moto e la chiudo

dietro la casupola del benzinaio.

"Non se ne parla proprio. Io a una cena con te? Ma io ho altro

da fare... Ho una festa, un rave, un appuntamento con i miei

amici."

Faccio il duro ma mi viene da ridere: "Allora mettiamola così,

tu volevi passare la tua serata con i miei 20 euro, invece sei

molto

più fortunata e la passi con me".

"Ma senti questo.

"Oppure, se ancora non è sufficiente per il tuo fantastico

orgoglio...

diciamo che passi la tua serata con me sennò ti denuncio. È

più semplice così?"

La tipa mi fa un sorrisetto malizioso. "E certo, io monto in

macchina,

anzi per essere più precisi nella mia macchina, con uno

sconosciuto."


"Non sono più uno sconosciuto. Sono uno che stava per essere

mezzo rapinato da te. "

Sbuffa di nuovo.

"Allora vediamolo da quest'altro punto di vista. Io salgo sulla

mia macchina con un possibile mezzo rapinato, ok? E fino a qui ci

siamo. Ma perché non dovrei pensare che tu mi porti chissà dove

e approfitti di me? Dammi un motivo valido."

Rimango in silenzio. Vaffanculo a tutti quelli che le fanno

preoccupare.

Pezzi di merda che ci avete rovinato la piazza, vigliacchi

incapaci di conquistare, inutili esseri di questo splendido mondo.

"Ok... Ok..."

Mi metto a ridere, ma so che ha ragione: "Allora mettiamola

così. Lo vedi questo cellulare?".

Lo tiro fuori dalla tasca.

"Sai con una semplice telefonata quanti 'approfitti' meglio di

te potevo farmi? Quindi stai zitta e sali."

Ecco quando un telefonino diventa utile!

Mi lancia uno sguardo di odio e poi viene verso di me. Mi si

pianta di fronte e allunga un braccio con la mano aperta. Alzo al

volo il braccio. Penso mi voglia dare uno schiaffo. Ho sbagliato.

"Per adesso non ti schiaffeggio. Dammi le chiavi, guido io."

Sorrido, infilandomi nella sua macchina: "Non se ne parla

proprio".


"Ma come puoi pensare che io mi fidi di te?"

"No, come puoi pensare tu che io mi fidi di te? Tu che mi stavi

fregando in partenza ! "

Mi allungo dall'altra parte aprendole la portiera. Le sorrido.

"Ho ragione o no? Forza, monta."

Rimane un po' perplessa, poi sbuffa e sale in macchina con le

braccia conserte e lo sguardo fisso in avanti. Guido per un po' in

silenzio.

"Ehi, si porta bene la tua macchina."

"È compreso nell'affare il fatto che dobbiamo parlare?"

Abbiamo appena superato Saxa Rubra.

"No, ma adesso puoi fare un altro affare. Vedi, io potrei

scaricarti

qui e portarti via la macchina, naturalmente senza 'approfittarne'

come dici tu... Semplicemente con la tua macchina... ma la

mia benzina. Quindi cerca di essere gentile, divertiti, sorridi,

hai

un sorriso così bello."

"Ma se ancora non l'hai visto..."

"Appunto... Che aspetti?"

Sorride apposta, digrignando i denti: "Eccolo qua, sei contento?".

"Molto."

Allungo la mano aperta verso di lei. Si scosta veloce.

"Oh, che fai?"

"Madonna, che mal fidata ! Mi presento no, come le persone

educate,

quelle che non rubano. Io sono Stefano, Step per gli amici."

Mi lascia la mano aperta a mezz'aria nella penombra della

macchina:

"Bene... Ciao Stefano, io invece sono Ginevra, Gin per le

amiche. E per te invece, sempre Ginevra".

"Ginevra, forte... Come facevano a sapere i tuoi che avrebbero

messo al mondo una principessa di questo tipo?"

La guardo tirando su il sopracciglio, poi non ce la faccio più e

scoppio a ridere: "Oddio scusami, mi viene troppo da ridere e non

so perché. Principessa".

Continuo così. La guardo e rido. Mi diverte. Mi sta simpatica.

Forse perché non è bella. La macchina procede veloce. La luce dei

lampioni abbandona e riprende il suo viso. Lo pennella di chiaro,

poi di scuro. E ogni tanto la bacia la luna. Ha gli zigomi alti,

un

mento piccolo. Le sopracciglia leggere, come un punto di fuga,

corrono

via verso i capelli. Ha degli occhi nocciola, intensi, vivaci e