di un'alunna? Invece no. Si vede che ha apprezzato la forma!
O il contenuto... Comunque mi sorride. Chissà, forse per un attimo
ha avuto un rimpianto. Avrebbe voluto scrivere anche lei un tema
così a suo marito.
***
Capitolo 21.
"A cosa stai pensando?"
"Alla scuola."
"Cioè, non ci posso credere. Tu vieni in macchina con me, che
sono il top del desiderio romano... e che fai? Pensi alla scuola!
"
"Be', anche la scuola può avere il suo lato interessante."
"Sì, magari più il lato stressante."
"Io credo che sotto sotto anche a te piaceva studiare."
"Certo, come no: anatomia. Ma direttamente sulle compagne! "
"Mamma... Ma stai in fissa, eh?!"
"Be', è un lato che mi affascina."
"Sì, già ti vedo. Da piccolo giocavi sempre al dottore."
"Da piccolo? Anche ieri! Vuoi che ti visiti subito?"
"Pensa che strano, ti vedo molto di più come una persona
divertente
che un allupato! "
"Be', è già qualcosa."
"E certo, perché a me le persone presuntuose mi divertono un
sacco. Uno poi che si crede il top del desiderio romano. Be', è
tutto
un programma."
Mi guarda, scoppia a ridere, sinceramente divertita. I capelli
scuri le cadono sugli occhi che ridono in perfetta armonia con il
suo sorriso: "Oddio, è più forte di me, che buffone che sei. Sei
troppo
forte!".
Una curva capita a proposito. A gomito perfetto, e dalla mia
parte poi. Prendo il volante da sotto e lo giro con forza tutto a
sinistra.
Gin mi arriva quasi catapultata addosso. Freno di botto, inchiodo
con lei fra le braccia. Le prendo i capelli con la destra e li
tengo stretti, forte quanto basta. "Nessuno mi ha mai chiamato
buffone. " E la bacio sulla bocca. Tiene le labbra serrate e prova
a
divincolarsi. La tengo stretta per i capelli, con forza, si
divincola
cercando di liberarsi. La stringo più forte. Alla fine si lascia
andare
e dischiude le labbra.
"Finalmente" sussurro a mezza bocca e poi mi avventuro nella
sua. "Ahia" mi morde con forza. Mi porto la mano alla bocca e
la lascio andare.
Gin torna al suo posto: "Tutto qui? Pensavo meglio".
Mi passo le dita sulle labbra cercando del sangue. Non ce n'è.
Gin è in posa con le mani alzate, pronta alla difesa.
"Allora Stefano, o Step o come cazzo ti pare, hai voglia di
litigare?"
La guardo sorridendo: "Hai anche i riflessi pronti, eh?".
Mi colpisce forte sulla spalla, uno dopo l'altro, una serie di
pugni
dal basso verso l'alto colpendo sempre e di nuovo nello stesso
punto.
"Ahia, fai male."
Le blocco al volo il braccio, poi l'altro. La tengo ferma,
immobile
sul sedile. Poi le sorrido divertito da tutte quelle botte.
"Scusami, Gin. Non volevo farlo apposta. Poi ho visto che un
po' ci stavi..."
Prova di nuovo a colpirmi, ma la tengo ben ferma.
"È che siamo arrivati, ok?"
Scendo veloce dalla macchina prima che riprovi a colpirmi.
"Chiudi, se ti va. Oh, poi fa' un po' come ti pare, tanto la
macchina
è tua, no? Va be', che tanto chi se lo frega 'sto cesso di
Micra...
Prende pure male le curve."
Gin chiude la macchina al volo e mi raggiunge.
"Stai attento, eh. Non fare il duro con me, che caschi male."
Poi Gin guarda l'insegna.
"Il Colonnello. Ma si chiama proprio così?"
"Già, si chiama così. Che pensavi, che era un soprannome del
ristoratore messo al posto dell'insegna?"
"Ma pensi di rimorchiare una ragazza alla tua prima uscita con
queste battute così divertenti?"
"No, con te sono rilassato. Vado sul sicuro! "
"Ah certo, proprio sul sicuro... L'hai visto, no?"
"Pace, va bene? Dai, mangiamoci una bella bistecca."
"Ok. Per la pace va bene, ma invece per la cena... paghi tu,
vero?
"Dipende..."
"Da cosa?"
"Da come va il dopo cena."
"Ancora? Guarda che il dopo cena consiste nel fatto che io ti
riaccompagno alla moto e fine. Chiaro? Dimmelo subito, che sennò
non mangio neanche una bruschetta. Ma ti pare che mi ricatti sulla
cena, ma fai schifo ! "
Gin entra nel ristorante altera e divertente. La seguo. Non c'è
molta gente. Ci sediamo a un tavolo abbastanza lontano dal forno
che fa troppo calore. Mi levo il giubbotto. Mi è venuta fame.
Arriva subito un cameriere per le ordinazioni.
"Allora, ragazzi, che vi porto?"
"Allora, per la signorina solo una bruschetta. Per me invece un
bel primo di tagliatelle ai carciofi e una bistecca alla
fiorentina con
un'insalata di contorno."
La guardo divertito: "Oppure la signorina ci ha ripensato e vuole
qualcos'altro?".
Gin guarda il cameriere sorridendo: "Le stesse cose che ha
ordinato
lui. Grazie. E in più mi porta una bella birra".
"Una birra anche per me. " Il cameriere segna tutto velocemente
e si allontana felice di quell'ordinazione così facile.
"Se vuoi fare alla romana mi dici dove abiti e domani ti faccio
riavere i soldi, va bene? Questo per farti capire che non c'è
dessert.
"Ah no? Ma guarda che ti sbagli. Qui hanno dei gelati al tartufo
che sono una favola da prendere affogati al caffè. "
"Ciao Step. Aho, eri sparito. Sei diventato un borghese come
gli altri. "
Si avvicina Vittorio, il Colonnello, gentile come sempre: "Si va
tutti alla Celestina mo', fa fico, se rimorchia. E allora ce
annate tutti.
Ma d'altronde siete dei pecoroni". Mi si mette con le mani sul
tavolo: "Aho, te sei dimagrito, lo sai?".
"Sono stato due anni a New York."
"Ma dai, ecco perché non te sei fatto più vede'. Ma se magna
così male?"
Ride divertito della sua battuta.
"A Vitto'... Sei sempre er mejo! Facci portare subito una
bruschettina, eh?"
Poggio le chiavi della macchina di Gin sul tavolo, mentre Vittorio
si allontana. Con la panza in avanti, ancheggiando come sempre,
come allora. Invecchiato ma sempre allegro. Ha la faccia da
bambinone con le guance rosse, i capelli arruffati sulle orecchie,
piccoli sprazzi di bianco argentato su quella piazza sempre
rosolata
da braciole e fiorentine. Mi guardo un po' in giro. C'è diversa
gente, non molta, non rumorosa, non troppo elegante. Mangiano
con piacere, senza chiedere cose troppo difficili, senza essere
troppo
ricercati, senza pensieri, magari con una giornata faticosa alle
spalle e un bel piatto davanti. Una coppia lì vicino mangia senza
parlare. Lui sta spolpando la parte dell'osso di una braciola. Lei
ha
appena infilato in bocca una patata fritta e si lecca le dita.
Incrocia
il mio sguardo e sorride. Sorrido anch'io. Poi si rituffa sulle
patatine
senza paura di ingrassare.
Gin passa all'attacco.
"Allora chiariamoci subito: mi hai fottuto le mie chiavi, hai
fottuto
la mia macchina e soprattutto hai fottuto me."
"Magari! Quest'ultima cosa non mi dispiacerebbe affatto."
Gin è davanti a me con le mani sui fianchi e sbuffa.
"Cretino, nel senso che hai fottuto la mia serata. Mettiamola
così, sennò ti fai pure strane idee. Vedi poco fa in macchina..."
"Per così poco... Come te la tiri! "
"Allora passiamo al pratico. Chiariamo una volta per tutte. Chi
scuce qui?"
"Cioè?"
"Fai il finto tonto?"
"Vediamo, se tiri fuori argomenti divertenti, pago io. Sennò..."
"Sennò?"
"Pago sempre io."
"Ah, allora rimango."
"Però mela dai!"
Mi dà uno schiaffo al volo. Cazzo, è velocissima. Mi prende in
piena faccia.
"Ahia."
Quella delle patate smette di mangiare e ci guarda. E anche due
o tre persone dei tavoli più vicini.
"Scusatela." Sorrido massaggiandomi la guancia. "Si è innamorata."
Gin non presta neanche attenzione alla gente che la
guarda.
"Allora facciamo così, tu paghi la cena senza pretendere niente
e in cambio io ti do qualche lezione di educazione. Dai, affare
fatto. Che ci guadagni pure."
Vittorio posa la bruschetta sul tavolo: "Allora, ne vuole una
anche
la signorina?".
Gin mi ruba al volo dal piatto la bruschetta e le dà un morso
enorme portandosi via metà dei pomodori, quelli freschi che
Vittorio
taglia con amore, non come quei pomodori tagliati a pezzettini
il pomeriggio e lasciati dentro una cuccuma a freddare nel
frigorifero.
"Portamene un'altra, Vit."
"Uhm, che buona."
Gin si infila un pezzo di pomodoro in bocca e si lecca le dita.
"E bravo Step! Mi sa che si mangia pure bene qua. Come va la
guancia?"
"Benissimo! Di' la verità, sei rimasta male perché mi sono fermato
al bacio? C'è tempo, dai, non te la prendere. Voi ragazzine
siete tutte uguali. Volete tutto e subito."
"E tu invece vuoi un'altra pizza in faccia e adesso?"
"Hai i tempi perfetti. Brava. È difficile trovare oggi una ragazza
passabile con la battuta pronta come le sue mani."
"Mmm." Gin mi fa un sorriso forzato con la faccia in avanti,
come a dire: spiritoso...
"Che c'è?"
"È il passabile che non digerisco facilmente."
"Invece con la mia bruschetta vai forte. Te la sei praticamente
ingozzata. "
All'improvviso sento delle voci.
"Ma dai, Step! Lo sapevo. Ve l'avevo detto che era lui."
Non ci posso credere. Sono tutti lì, alle mie spalle. Il Velista,
Balestri,
Bardato, Zurli, Blasco, Lucone, Bunny... Ci sono tutti, non posso
crederci. Ne manca uno, il migliore: Pollo. Mi si stringe il
cuore,
non voglio pensarci, adesso no. Sento un brivido di freddo e per
un
attimo chiudo gli occhi, adesso no, ti prego... Per fortuna mi
salta al
collo Schello: "A 'nfamone, che fai il separatista bulgaro?".
"Americano, caso mai."
"Ah già, perché lui è stato in America... Negli States... Ma come
mai non sei venuto all'appuntamento? Eravamo lì tutti quanti
ad aspettare il mito. Ma il mito è crollato... Ora va a cena, fa
il
tête-à-tête con la donna."
"Caso mai fa il tette a tette! "
"Guarda che bocce che c'ha..."
"Primo, non sono la sua donna."
"Secondo, attenti ragazzi, che è un terzo dan."
"Hai finito con questa storia del terzo dan? Sei ripetitivo."
"Io? Ma se tu l'hai sottolineato tre volte da quando ci siamo
conosciuti. E sei talmente terzo dan che ho dovuto stendere uno
per difenderti."
"Ok! San Tommaso... dei bori. L'hai voluto tu." Gin si alza dal
tavolo, fa un giro intorno agli amici, li guarda per un attimo.
Poi, senza
pensarci, si gira di botto, prende Schello con tutte e due le mani
per il giubbotto, se lo carica sull'anca, si piega veloce in
avanti. Perfetta,
senza esitazioni. Schello strabuzza gli occhi, Gin piega la gamba
destra e spinge in alto aiutandosi di spalle. Schello vola via
come
una piuma e atterra di schiena sul tavolo della coppia silenziosa.
Ora
sapranno di che cosa parlare. Il tipo si scosta di botto dal
tavolo.
"Ma come cazzo..." Fine, sia lei che lui. Lo pronunciano
all'unisono.
"Le mie patate..." Lei.
"Cazzo, la mia giacca di cammello..." Lui.
Se non altro per quella coppia apatica il botto di Schello
diventerà
qualcosa da raccontare, al limite del leggendario.
Schello si rialza dolorante. "Ahia, ma chi cazzo è stato?"
"Un terzo dan o giù di lì" risponde Gin prontamente.
Tutti ridono: "Divertente. E troppo forte. Sì, è forte la tua
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