Il muratore prende la rincorsa e prova ad acchiappare al volo
Schello che indietreggia sul tavolo e cade all'indietro finendo
con
la gamba incastrata nella paglia di una sedia e poi giù per terra.
Il muratore non si perde d'animo, corre, fa il giro del tavolo.
Schello è lì per terra con la gamba incastrata nella sedia che non
riesce a rialzarsi. Il muratore, pensando alla sua donna, prende
la
rincorsa per calciarlo in piena faccia. Forse spera in un
pareggio.
Ma non è così. Il muratore viene sollevato al volo da dietro. Si
ritrova
a calciare nel vuoto. Lucone gli fa fare un mezzo giro e lo lascia
cadere in piedi poco più in là: "Dai basta, è stato sul serio...
un
incidente".
"Sì..."
Interviene Hook.
"Scusa eh, ma pensa piuttosto a mettere un po' di ghiaccio alla
tua donna che è meglio."
"Sai il ghiaccio dove te lo metto? Te lo ficco in culo! "
"Se la prendi così, allora non c'è proprio rimedio. Poi mi dicono
pure che ho fatto pippa."
Hook ride, il muratore non capisce, prova a dire qualcosa ma
viene centrato al volo da Hook. Un cazzotto in piena faccia,
velocissimo.
Bum. È migliorato Hook, però. Ne deve aver fatte di riprese
mentre ero fuori. Il muratore vola all'indietro che è una
meraviglia.
Atterra poco più in là su una sedia che cade, finisce
all'indietro,
spaccandosi sotto di lui. Steso. Tutti cominciano a gridare.
Qualcuno nel locale si agita. Dei signori in fondo si alzano dai
tavoli.
Una signora prende un cellulare e comincia a telefonare. È il
via. Non abbiamo bisogno di guardarci. Lucone, Hook, il Velista,
Balestri, Zurli, Bardato si trascinano via le donne.
"Cavoli, ma io non ho mangiato niente."
"Io neanche."
"Stai buona, dai, vieni via che dopo ti offro un bel gelato da
Giovanni. "
"Lo so io che ti dà. Un Calippo solo crema."
Ridono, perfino Schello si libera, scalciando via la sedia, che
sfortunatamente arriva di nuovo addosso al muratore che aveva
appena
capito, forse, dove si trovava. Tiro giù dal tavolo Gin per un
braccio. Sta per cadere ma la prendo al volo.
"Che è, che succede?"
"Per ora niente, ma è meglio andarsene."
"Aspetta... il giubbotto" torna indietro e prende al volo il
giubbotto
scuro Levi's e poi via.
"Ciao Vit, scusaci ma abbiamo una festa."
"Sì, una festa... sempre così voi, eh? Ve la farei io la festa!!
!"
Sembra scocciato, ma in realtà è come sempre divertito. È lì fermo
sulla porta. Ci guarda tutti uscire correndo, facendo un gran
casino.
Schello fa un salto, sbatte i piedi lateralmente uno contro
l'altro
alla John Belushi, gli altri ridono, Lucone e Bunny rubano
qualcosa
da mangiare dagli altri tavoli: una bruschetta, un pezzo di
salsiccia.
Balestri cammina lento. Ha lo sguardo stanco, un po' alticcio
o chissà cos'altro. Comunque sorride e allarga le braccia come
a dire "Son fatti così". Che poi il vero "fatto" è proprio lui.
Schello
ruba un pezzo di galletto strappandolo letteralmente dalla bocca
di una signora che va a vuoto con il morso. Quasi si morde la
lingua e sbatte indispettita il pugno sul tavolo.
"Ma non è possibile! Il boccone del re. Me l'ero lasciato per
ultimo."
Vit, che stava bevendo un bicchiere di vino, scoppia a ridere e
se lo versa addosso. Io passo in quel momento con Gin e per non
essere da meno frego alla signora una patata. Do un morso:
"Perfetta,
ancora calda, patate grosse come le fa Vit, tagliate a mano,
non surgelate, tieni".
Passo metà della patata rimasta a Gin.
"E poi non dire che non t'ho offerto la cena."
E corriamo via così, seguendo gli altri, mano nella mano. Lei
ride, scuotendo la testa con la mezza patata in bocca.
"Ma scotta..."
Finge di lamentarsi e ride e corre come una pazza. Con le gambe
in fuori, i capelli al vento e il giubbotto scuro. E in
quell'attimo,
di notte, ho un solo pensiero. Sono felice che mi abbia fregato 20
euro di benzina.
Capitolo 22.
Più tardi in macchina.
"Un po' eccessivi ma troppo simpatici i tuoi amici. A volte a
noi donne capita di uscire con certi morti."
"A noi donne... A noi donne chi?"
"Ok, allora diciamo che a volte 'a me' è capitato di uscire con
certi morti... Va bene così?"
"Un po' meglio."
"Va bene. Allora che dovrei dire: 'Sono mitici i tuoi amici! '. Va
meglio così?"
"Mitici. Che brutta espressione. Ancora con mitici. Sembra il
titolo di un film vanziniano. Di' epici casomai! "
Gin si mette a ridere: "Ok, touché".
Poi mi guarda e aggrotta le sopracciglia.
"Ops, scusa. Non lo capisci vero il francese?"
"Come no, touché, touché significa..."
Faccio di botto una curva strettissima. Mi arriva dritta fra le
braccia. Le sue tette finiscono in qualche modo tra le mie mani.
"Ecco, significa questo touché? Giusto?"
Prova a partire con uno schiaffo, ma questa volta sono più veloce
di lei. Lo paro al volo.
"Ops, scusa. Anzi, pardon! Non volevo proprio 'toucharti' ma
tu es très jolie! Allora come vado in francese? Comunque 'siamo
arrivati'. Ma questo proprio non lo so dire."
Scendo dalla macchina. Gin è infuriata.
"Toglimi una curiosità: se i tuoi amici sono così 'epici', come
dici tu, perché quando sei passato davanti all'appuntamento hai
fatto finta di non vederli?"
Cazzo. È micidiale. Non le sfugge niente. Cammino e le do le
spalle. Ma mi ha preso una fitta allo stomaco.
"E questo, ma forse non lo sai, si dice tombé, cioè colpito e
affondato, stronzo!"
Gin rientra nella sua macchina, accende al volo e parte a duemila
sgommando. Corro verso la moto. Ancora un metro e sono
arrivato.
"Ma guarda questo. Ma vaffanculo. Ma come se la tira, ma chi
si crede di essere? Ok, si chiama Step, e allora? Chi cazzo lo
conosce...
Sì, è un mito o è stato un mito, ma per i suoi amici. Gli epici,
come li chiama lui. E allora?"
"E allora un po' ti piace."
Mi ero sempre divertita fin da piccola a fare Gin 1 la vendetta
e Gin 2 la saggia. Almeno io le chiamavo così. La prima, Gin 1 la
vendetta, è Selvaggia. Tra l'altro da piccola avevo un'amica che
si
chiamava proprio così e mi sarebbe sempre piaciuto un sacco
rubarle
il suo nome. La seconda, Gin la saggia, è Serena, quella romantica
ed equilibrata. E Selvaggia e Serena discutono in continuazione
su tutto.
"Sì, mi piace e allora?"
"E allora hai sbagliato."
"Chiarisci meglio il concetto."
"Ok, mi piace molto! Mi piacciono i suoi capelli corti, le sue
labbra carnose, i suoi occhi allegri e buoni, le sue mani e... ah
sì,
mi piace un sacco il suo gran bel culo. "
"Come sei sboccata."
"Mamma quanto rompi."
"Ah, sì?"
"Sì!"
"Ma se ti piace tutta questa roba, allora spiegami... perché gli
hai fregato le chiavi della moto?"
"Perché nessuno può toccare le mie tette se non sono io ad
autorizzarlo.
È chiaro? E Step, il mito, anzi 'l'epico' non era autorizzato.
E queste belle chiavi me le tengo per ricordo."
"Sono sicuro che stavi pensando a me."
Cavoli, è Step, è in moto, ma come ha fatto a partire?
"Fermati e accosta sennò ti distruggo a calci questa specie di
catorcio."
Avrà fatto i contatti, porca miseria. Gin rallenta e alla fine si
ferma. Se ha staccato il blocchetto così velocemente ed è partito,
forse non sarà un mito ma è proprio sveglio.
"Allora? Brava, molto divertente."
"Che cosa?"
"Ah, fai pure la finta furba? Le chiavi."
"Ah sì, scusami. Me ne sono accorta solo adesso. Be', si vede
che... Sì, insomma, forse hai sbagliato giubbotto e le hai
infilate
nel mio."
La prendo per il bavero.
"No Step, ti giuro che non me ne sono accorta."
"Non giurare... falsa! "
"Be', forse le ho prese per sbaglio."
"Ah, per sbagliare hai sbagliato di sicuro, hai preso le chiavi di
casa."
"No, giura?"
"Ah, su questo giuro proprio."
"Non ci posso credere."
"Credici." La lascio andare: "Che farlocca che sei".
"Non mi chiamare farlocca" tira fuori le chiavi dal giubbotto e
me le lancia con forza. Mi sposto al volo e le prendo di lato:
"Farlocca,
non riesci neanche a colpirmi. Forza, sali in macchina che ti
riaccompagno a casa".
"No, non ti preoccupare."
"Mi preoccupo eccome. Tu sei una di quelle ragazze pericolose. "
"Che vuoi dire?"
"Che buchi un'altra volta, qualcuno ti aiuta a cambiare la gomma,
tu da brava farlocca ti fidi, fai una brutta fine e l'ultimo con
il
quale sei stata vista sono io."
"Ah, solo per questo?"
"Dicono che mi piace una vita tranquilla, quando si può. Oh,
poi non rompere, monta in macchina e basta."
Gin sbuffa e sale in auto. Accende il motore, ma prima di partire
tira giù il finestrino. "Ho capito perché lo fai."
Mi accosto con la moto: "Ah, sì e perché?".
"Così scopri dove abito."
"Questo catorcio è targato Roma R24079. Mi bastano dieci minuti
e un mio amico al Comune per sapere il tuo indirizzo. E mi
risparmierei
anche un sacco di strada. Cammina, farlocca presuntuosa!"
Parto sgommando. Cavoli, Step si ricorda la mia targa a memoria.
Io non sono ancora riuscita a impararla. In un attimo mi sta
dietro. Lo vedo dallo specchietto. Che tipo. Mi segue, ma non si
avvicina troppo. Che strano, è prudente. Non lo avrei mai detto.
Be', in fondo non è che lo conosco poi tanto... Mah!
Scalo e mi tengo lontano. Non vorrei che Gin facesse qualche
scherzo frenando di botto. È il metodo migliore per mettere fuori
uso un motociclista. Se ti dice bene non fai in tempo a inchiodi
dare. Ti giochi forcella e moto. Fai un bel botto e non puoi
ripartire
per l'inseguimento. Corso Francia, piazza Euclide, via Antonelli.
Se la tira la presuntuosa. Non si ferma a nessun semaforo.
Passa davanti all'Embassy a tutta velocità. Supera le macchine
ferme al semaforo, poi ancora dritta e gira a destra e poi a
sinistra,
sempre senza freccia. Un mezzo rincoglionito le suona il
clacson ma in netto ritardo. Via Panama. Si ferma poco prima di
piazzale delle Muse. Gin posteggia infilandosi al volo tra due
macchine
senza toccarle, con una sola manovra. Pratica e precisa. O
forse solo culo?
"Ehi, sei brava a fare manovra."
"Perché non hai visto il resto."
"Ma è possibile che non si possa mai dire niente senza che tu
debba dare l'ultima battutina?"
"Ok... Allora, grazie della cena, sono stata benissimo, sei stato
fantastico, i tuoi amici sono mitici, scusami epici. Scusa per
l'errore
delle chiavi e grazie per avermi accompagnato. Va bene così?
Dimentico
niente? "
"Sì, non mi inviti su da te?"
"Cooosa? Ma non se ne parla proprio. Non ho mai fatto salire
nessuno dei miei ragazzi, figuriamoci se adesso faccio salire te,
uno
sconosciuto. Ma figurati! ! ! "
"Perché, ce ne sono stati?"
"Di ragazzi?"
"Eh, di che sennò."
"Una cifra."
"E come facevano a sopportarti?"
"Erano forti in matematica. Facevano la somma e alla fine c'erano
molte più cose positive di tutto il resto. Ma purtroppo in
matematica
mi sa che invece tu vai male. "
"Ho voglia di te" отзывы
Отзывы читателей о книге "Ho voglia di te". Читайте комментарии и мнения людей о произведении.
Понравилась книга? Поделитесь впечатлениями - оставьте Ваш отзыв и расскажите о книге "Ho voglia di te" друзьям в соцсетях.