a casa sua da solo. E dai! "
Giro intorno al letto cercando di entrare nella sua difesa, ma
lei mi segue scalciando verso l'alto. Veloce e attenta segue le
mie
mosse distesa sul letto e ruotando senza perdermi di vista. Poi
scarto
a destra, faccio una finta, e mi lancio addosso a lei. Entro nella
sua guardia e lei subito ritira le braccia e le porta davanti al
viso.
"Ok, ok... mi arrendo, facciamo pace."
"E certo che facciamo pace."
Ride e poggia la guancia sulla spalla sinistra. "Ok..." Mi fa un
piccolo sorriso e viene verso di me. E si lascia baciare morbida,
tenera
e calda, ancora affaticata ma tranquilla. Si lascia baciare, sì, e
bacia anche lei, scivola e ritorna su fra le mie labbra con
attenzione,
con impegno, con passione, con il suo essere piccola. Apro gli
occhi per un attimo e la vedo navigare così, così vicino al mio
viso,
così presa, così partecipe, così impegnata. No, stavolta non ha
scherzi
nascosti nelle sue piccole tasche. Richiudo gli occhi e mi lascio
andare con lei. Viaggiamo insieme, piccoli surf della nostra
stessa
onda, morbide lingue, mano nella mano che ridendo si prendono
a spinta per poi abbracciarsi di nuovo. Labbra che giocano
all'autoscontro
cercando di farsi un po' di posto, di incastrarsi alla meglio,
in quella stretta e morbida macchina targata bacio. Poi Gin
comincia a scuotersi un po'. Continuo a baciarla. Si scuote di
nuovo.
Cos'è, passione? Si stacca da me. "Oddio scusami." Scoppia a
ridere. "Non ce la faccio più... Tu undici minuti e trentadue
secondi
chiuso nell'armadio del salotto, non ci posso pensare. Cavoli,
è da leggenda! Scusami ti prego, scusami." E salta giù dal letto
prima che possa agguantarla. "Però baci bene se può consolarti."
Rimango disteso sul letto, mi appoggio sul gomito e rimango a
fissarla.
È difficile trovare una ragazza così carina e per di più
divertente
e spiritosa. Anzi no, ho sbagliato. Così divertente, spiritosa e
così bella. Anzi no, ho sbagliato di nuovo. E così... bellissima.
Ma
non glielo dico.
"Lo sai qual è la cosa più incredibile? Che faremo un lavoro
insieme
tutti i giorni per chissà quanto e siccome tutto torna, tu sarai
lì e io ti punirò."
"Ah, bravo, passi alle armi più basse, mi minacci... molto bene!
Che volevi invece? Che ti si faceva vedere la casa, ti si offriva
qualcosa da bere... Puro formalismo? Facile!" Fa una voce in
falsetto.
"Cosa vuoi Stefano? Un aperitivo? Con anche delle patatine
magari..." E finge perfettamente una risata "Ah... Ah!"
"Guarda che come patata tu vai benissimo."
Continua con la voce in falsetto.
"Oh, non ci posso credere. Che battuta favolosa! Neanche
Woody Allen nei suoi giorni migliori..."
"Sì, magari dopo una scopata con la finta figlia coreana! "
"Ma perché sei sempre così greve? Non pensi che possano essersi
semplicemente innamorati? Accade sai."
"Certo, nelle favole, in quasi tutte mi sembra, o no?"
"In tutte!"
"Le conosci bene."
"Certo, e ho deciso di vivere la mia vita come una favola. Solo
che questa non è stata ancora scritta. Sono io che decido, passo
per
passo, momento per momento, sono io che scrivo la mia favola."
Decido di non rispondere. Mi guardo in giro per la stanza. Qualche
peluche, le foto di Ele, almeno mi sembra, qualche altra ragazza
e poi due o tre tipi fighissimi. Se ne accorge.
"Quelli sono modelli di pubblicità. Abbiamo lavorato insieme
e nient'altro." Segue tutto Gin.
"Ma chi ti ha chiesto niente."
"Ti vedevo preoccupato."
"Assolutamente no, non conosco questa parola."
"Oh, certo, mi ero dimenticata, tu sei un duro. Brr, che paura! "
Mi alzo e faccio un giro per la camera.
"Sai che si può capire tutto di una donna guardando nel suo
armadio? Fammi vedere!"
"No!"
"Di che hai paura, dello scheletro? Ammazza oh, ma quanta
roba hai? E tutta nuova di zecca! Ci sono ancora i cartellini
attaccati.
E poi tutto di marca, la signorina! Dotata e non solo di curve,
eh?!"
"Lo vedi che sei scemo? E per nulla aggiornato. È tutta roba
che non pago. "
"Sì, eccola, la ragazza immagine di qualche griffe."
"No. Uso Yoox. Ordino tutto in internet su questo sito che è
un outlet. Ci sono tutte le marche più importanti. Scelgo quello
che
voglio, me lo faccio arrivare a casa. Lo indosso qualche giorno
stando
attenta a non sciupare nulla e a non togliere il cartellino. Poi
glielo rimando entro il decimo giorno, dicendo che non sono
soddisfatta,
che magari la taglia era troppo grande."
Continuo a scorrere i vestiti. C'è di tutto: top di Cavalli e
Costume
National, una longuette Jil Sander, gonne Haute, due borse
D&G, una maglia chiara in cachemire di Alexander McQueen, un
soprabito Moschino in jeans, una divertente giacca a quadri di
Vivienne Westwood, una blusa Miu Miu, jeans Miss Sixty Luxury...
"Una griffata diabolica."
';Già."
È forte. Bella, divertente, spregiudicata. Sa come fare a vivere
alla grande. Ma guarda cosa si è inventata. Ecco una che naviga
con
intelligenza. Yoox per vestirsi sempre diversa, sempre alla moda,
senza spendere un euro. Mi piace.
"Fermo così! Hai un'espressione assurda! A che pensi?!"
Prende qualcosa dal tavolo e me la punta contro. "E sorridi,
duro!" Una polaroid. Alzo il sopracciglio proprio mentre scatta.
"Dai, in fondo starai benissimo tra quei due modelli. Certo, non
hanno le tue storie alle spalle ma saranno felici di vivere
accanto alla
leggenda' ! "
"Be', sì, come i due ladroni sulla croce accanto a Gesù."
"Be', il paragone mi sembra un po' azzardato."
"Sì, ma sono diventati famosi anche loro."
"Ma non erano certo felici! Loro non erano lì per amore."
Le rubo la polaroid e gliene scatto una.
"Anch'io!"
"Dai, fermo! Vengo male nelle foto! "
Scatto e tiro via la polaroid appena fatta.
"Vieni male nelle foto? E perché dal vivo invece?"
"Scemo, cretino, ridammela." Cerca di strapparmela in tutti i
modi. Troppo tardi. Me la infilo nella tasca del giubbotto.
"Vedrai,
se non ti comporti bene, se provi a raccontare la storia
dell'armadio.
Ti trovi i manifesti con la tua faccia su tutta Roma."
"Va be', era per dire! "
"E questo cartellone che significa?" Indico un foglio
perfettamente
diviso per giorni e settimane e mesi attaccato sopra il tavolo,
con scritti diversi nomi di palestre.
"Questo? Sono le palestre di Roma, vedi, una per ogni giorno.
Sono divise per maestri, lezioni e zone. Hai capito?"
«sì e no.»
"Cavoli, Step, ma che leggenda sei?! Dai, è facile. Una prova
di lezione per ogni palestra, ogni giorno un posto diverso ce ne
sono
più di cinquecento a Roma, anche non troppo lontane. Hai voglia
ad allenarti gratis ! "
"Cioè, domani per esempio..."
Guardo il cartellone, incrocio con il dito il giorno come se
stessi
giocando a battaglia navale.
"Fai lezione da Urbani e non paghi una lira."
"Bravo, affondato. E così via! È un sistema che ho inventato
io. Forte, eh?"
"Già, tipo quello di fare benza con il lucchetto."
"Sì, fanno parte del mio grande manuale della risparmiatrice.
Niente male, vero? Ehi, guarda come sei venuto bene."
La polaroid è più nitida ora. "Dai, la metto in mezzo a questi
due. Non sfiguri poi tanto. Invece ho visto che guardi tanto il
mio
cartellone. Che c'è, 'leggenda', vuoi allenarti a vela anche tu?
T'ho
capito, eh... dai, preparo un cartellone anche per te, scalo di un
giorno e veleggi tranquillo senza che ci incontriamo mai."
"Non ne ho bisogno."
"Ricco?"
"Macché! È che le palestre ormai mi usano come immagine! "
"Sì certo, come no! E io ancora che ci casco. Be', è finita la
visita
guidata. Ti accompagno perché fra poco ritornano i miei, o
vuoi nasconderti di nuovo nell'armadio? Ormai sei allenato."
Mi sorpassa e mi guarda alzando il sopracciglio. "Sereno. Te
l'ho detto, non lo dico a nessuno."
Mi accompagna alla porta e rimaniamo così in silenzio per un
attimo. Poi parte lei. "Be', non facciamolo pesante questo saluto.
Ciao tassinaro, tanto ci vediamo, no?"
Come no.
Vorrei dire qualcosa. Ma non so neanche io bene cosa. Qualcosa
di bello. A volte, se non si trovano le parole, è meglio fare
così.
La tiro e me la bacio, Gin resiste per un attimo, poi si lascia
andare.
Morbida come prima. Anzi, di più. Qualcuno alle nostre spalle...
"Scusate, eh? Ma vi salutate proprio sulla porta..."
È il fratello, Gianluca, appena uscito dall'ascensore. Gin è più
che imbarazzata. È scocciata.
"Certo che tu hai dei tempi perfetti."
"Oh, adesso è colpa mia! Forte mia sorella. Senti, Step, fammi un
favore. Tra un bacio e l'altro dalle una raddrizzatina a questa! "
E si fa strada fra di noi entrando in casa. Gin ne approfitta e
mi dà un pugno sul petto.
"Lo sapevo che con te ci sono sempre e solo casini."
"Ahia! Adesso è colpa mia."
"E di chi sennò? Ancora un bacio e un bacio e un bacio. Ma
che, non resisti? Già sei così drogato di me? Mah..." E mi chiude
la porta in faccia. Divertito prendo l'ascensore. In un attimo
sono
giù nell'androne.
Gianluca entra in camera di Gin.
"Forte Step, ma ormai fate coppia fissa, eh?"
"Ma di che? E poi forte che?"
"Be', state sempre a baciarvi."
"Capirai, per un bacio..."
"Due, per quello che io ho potuto contare."
"Oh, ma che, fai lo scrutatore anche qui? Va be' che per
arrotondare
vai a fare i conteggi delle schede. "
"Ma quella è politica."
"Step deve essere ancora più una sòla."
"Che vuoi dire?"
"Che non mi fido di uno come lui, simpatico anche divertente
ma chissà cosa nasconde."
"Se lo dici tu."
"Certo Luke. Da un bacio si vede tutto. E lui è... è strano."
"Cioè?"
"Non si concede, non si fida e quando uno non si fida, vuol dire
che è il primo che non merita fiducia."
òara.
"È!"
Gianluca esce e finalmente mi lascia sola. Ok. Basta. Ora voglio
riordinarmi le idee. Scuoto la testa e agito i capelli. Gin ti
prego,
torna in te. Non ci credo che hai scuffiato per il mito, per la
leggenda.
Step non fa per te. Problemi, casini, chissà qual è il suo vero
passato. E poi ci hai fatto caso? Ogni volta che lo baci, sul più
bello, cioè sii più precisa, sul più meraviglioso, sul più
fantastico,
sul più superfavola andante, arriva sempre Luke, tuo fratello. Che
vorrà dire? Un segno del destino, un santo mandato dal paradiso
per evitarti l'inferno, un'ancora di salvezza? O semplice sfiga?
Porca
trota, potevamo continuare a baciarci per ore. Come bacia. Come
bacia lui. Come dire... non so che dire! Un bacio è tutto. Un
bacio è la verità. Senza troppi esercizi di stile, senza
intorcinamenti
estremi, senza funambolici avvitamenti. Naturale, la cosa più
bella.
Bacia come piace a me. Senza doversi rappresentare, senza doversi
affermare, semplice. Sicuro, morbido, tranquillo, senza fretta,
con divertimento, senza tecnica, con sapore. Posso? Con amore!
Oddio! No, questo no. Vaffanculo Step!
Capitolo 28.
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