ha portati e quando. Forse proprio Pallina. Ma poi abbandono
questo pensiero, lo butto via lontano proprio come coi fiori
appena
tolti. Sistemo alla meglio quei grandi girasoli. Sembrano ancora
forti di quei campi, sani di quei soli. Li dispongo con cura,
facendo
spazio tra loro. Sembrano quasi accomodarsi naturalmente.
E subito si rivolgono verso il sole, come un sospiro lungo, di
soddisfazione,
come se da sempre avessero cercato quel vaso.
"Ecco, ecco fatto."
Rimango per un po' in silenzio, quasi preoccupato di poter esser
stato interpretato male, di poter aver avuto qualche pensiero
sbagliato, non puro come invece è la nostra amicizia.
"Ma così non è, Pollo, e tu lo sai. Così non è stato neppure per
un attimo. "
E poi quasi prendo le difese di Pallina.
"La devi capire, è una ragazzina e le manchi. E tu sai, o forse
non sai, quanto cavolo le davi, cos'eri per lei, quanto la facevi
ridere,
quanto la facevi felice. E noi possiamo dircelo. Quanto
l'amavi..."
Mi guardo in giro, quasi preoccupato che qualcuno possa sentire
quella confidenza.
Lontano, più lontano, c'è una donna anziana vestita di nero.
Prega. Un po' più in là un giardiniere e il suo rastrello cercano
di
raccogliere alcune foglie ormai ingiallite. Torno dal mio amico. E
a lei.
"Devi capirla, Pollo. È una bella ragazza. È diventata una donna.
È incredibile come si trasformano. Tu le vedi, le rincontri, ed è
bastato un po' di tempo, un attimo, per trovare al posto loro
qualcun'altra.
Ieri non ho avuto dubbi, non so, non potrei mai. Lo so
che mille volte abbiamo riso e scherzato su 'mai dire mai', ma è
bello
poter avere qualcosa nella vita che rappresenti una certezza, no?
Cazzo, la verità è che solo noi possiamo essere una nostra
certezza.
E mi piace un sacco dire 'no', hai capito? Mi piace un sacco dire
di 'no'. E mi piace un casino dire 'mai'! Cazzo, mi piace dirlo
per te, per quello che è stata ed è la nostra amicizia. Perché è
una
certezza. È la mia certezza. Già t'immagino, starai ridendo. Mi
prendi
per il culo, eh? Anzi no, lo so. Se ti avessi fatto tutto questo
discorso
mentre stavamo da qualche parte insieme alla fine mi facevi
uno scherzo. Ma siccome non mi puoi rispondere... be', te la devi
prendere così com'è tutta 'sta storia, ok? E comunque già la so
la domanda che mi avresti fatto. No. Non l'ho vista e non ho
intenzione
di farlo, va bene? Almeno non ora. Non sono pronto. Sai,
a volte penso se le cose fossero andate diversamente. Se se ne
fosse
andata lei al posto tuo. Io e te come amici non ci saremmo mai
lasciati, mentre lei, forse, così non avrei mai potuto
dimenticarla.
Lo so, sono egoista, ma almeno adesso ho ancora qualche
possibilità
di dimenticarla. Invece ti volevo raccontare qualcosa di questa
Gin. È una boccata di aria nuova. Ti giuro, cazzo, è allegra,
simpatica,
intelligente, è forte. Non ti posso dire di più perché, perché...
non ci sono stato a letto."
In quel momento passa lì vicino l'anziana signora. Ha finito tutte
le sue preghiere. Mi guarda incuriosita. Fa uno strano sorriso.
Non si capisce bene se è un sorriso di solidarietà o di semplice
curiosità.
Fatto sta che sorride e si allontana.
"Be', Pollo, ora vado anch'io. Spero di poterti raccontare presto
qualcosa su Gin, qualcosa di buono."
Poco lontano è appena arrivato un nuovo ospite. Alcune persone
scendono dalle auto in silenzio. Occhi lucidi, fiori freschi,
ultimi
ricordi. Parole dette a mezza voce cercando di capire bene cosa
fare. Il tutto confuso dal dolore. Poi mi piego per un'ultima
volta.
Sistemo meglio quel grosso girasole. Gli concedo un altro po' di
spazio e l'occasione di fare compagnia al mio amico del cuore. Mi
torna in mente una frase di Winchell: "L'amico è colui che entra
quando tutto il mondo è uscito". E tu, Pollo, sei ancora dentro
me.
Capitolo 32.
"E quindi che hai fatto, ci sei uscito?"
Lo guardo sorridendo.
"Macché, sono uscito con una mia vecchia amica."
"E hai intinto il biscotto nel passato..."
Lo guardo. Marcantonio ha una faccia alla Jack Nicholson e cerca
di carpire con simpatia i miei segreti. Ma non sa la storia. Non
sa
chi è Pallina. Non sa nulla di me e Pollo. Gli sarebbe stato
simpatico?
"Io invece mi sono visto con la Fiori."
"E allora?"
"Oh, io non capisco le donne. Un bacio, un altro bacio, una
strusciatina, la cominci a toccare come si deve, ma alla fine,
scusa,
non è meglio scopare direttamente? Eh, no, è troppo presto, è
troppo
presto. Ma di che, oh? ! "
Poco più in là. Stessa città, stessa storia. O meglio, al
femminile.
"E quindi che hai combinato?"
Silenzio. Prendo Ele da dietro intorno al collo e le punto il mio
fermaglio alla gola.
"Se non parli ti sgozzo."
Ele quasi tossisce.
"Va bene, va bene, ma che sei cretina? Quasi mi strozzi. E poi
chi te le racconta queste prudité?"
"Che cosa?"
"Prudité: piccole cose spinte, sei proprio out."
Ele scuote la testa guardandomi.
"Senti Ele, a parte che nel caso è pruderie, ma possibile che
non riesci a mettere in fila tre parole d'italiano che ci devi
subito
sbattere dentro uno stranierismo ! "
"Yes, I do."
Sollevo gli occhi al cielo. Incorreggibile. "Ok, racconti o no?"
"Allora sai che ha fatto? Mi ha invitato a cena a casa sua."
"Ma chi?"
"Marcantonio, il grafico."
"L'amico di Step!"
"Marcantonio è Marcantonio e basta. E non sai che carino, come
si è dato da fare, mi ha preparato una cena splendida."
Marcantonio sorride. Come uno che la sa lunga. O meglio, la
sa a memoria, tante devono essere le volte che la mette in
pratica.
"Allora, per cominciare sono andato giù da Paolo, il giapponese
di via Cavour, e ho preso un po' di roba. Tempura, sushi, sashimi,
passion fruit. Roba che sfizia, alto contenuto erotico. Li ho
portati
su, ho dato una riscaldatina al tempura, et voilà, tutto fatto. Ho
apparecchiato con le classiche bacchette giapponesi più forchetta
se hai poca dimestichezza con l'uso del mangiare orientale..."
"Avevi preso pure dal marocchino al semaforo i classici fiori da
5 sacchi?"
"Be', certo, quelli sono ideali: minima spesa per effimero
centrotavola!"
Ele sembra entusiasta della serata.
"Be', continua. Quindi aveva apparecchiato con amore, tutte
cose scelte con gusto..."
"Con molto gusto."
"Sei pronta? Domanda fondamentale: fiori ce n'erano?"
"Certo! Rose piccole, bellissime, ha giocato pure sul mio
cognome..."
Scoppiamo a ridere, poi torno seria.
"Ele, ora dimmi la verità." Ele alza gli occhi al cielo.
"Ecco lo sapevo. Dadà e arrivederci alla prossima puntata." Le
salto di nuovo al collo: "Questa volta ti sgozzo sul serio".
"No, ok, d'accordo parlo, parlo."
La libero dalla stretta. Ele mi guarda con occhio preoccupato,
alzando anche il sopracciglio.
"Ehi, non è che poi mi sgozzi sul serio?"
La guardo preoccupata. "Cosa hai combinato?"
"Ok... Gli ho fatto un pompino! "
"No, Ele, non è possibile! Alla prima uscita! Questa non si è
mai sentita."
"Ma di che parli?! Benedetta, quella che tu giudicavi una santa,
la Paoletti te la ricordi, no? È stata beccata al Piper in bagno
inginocchiata
in santa adorazione orale con tale Max conosciuto su pista
da ballo. Tempo di conoscenza mezzo disco di Will Young... La
cover dei Doors, Light my fire. Dopo di che è stata presa sul
serio da
uno strano fuoco. Ha cantato al microfono e si è fatta pure
beccare.
E Paola Mazzocchi? Lo sai che l'hanno beccata in bagno a scuola
con il prof di Educazione fisica, Mariotti? Eh, lo sai o non lo
sai, dopo
appena una settimana di scuola. L'adoratrice di cannoli siciliani!
Ti ricordo che quel soprannome ha girato per tutta la scuola. E
sai
perché? Perché Mariotti ha i capelli biondo tinti, ma è di
Catania."
"Sì, ma queste sono leggende metropolitane. Mariotti è rimasto
a insegnare. Ma ti pare che veniva beccato e non lo allontanavano?
"Ah, non lo so. So solo che la Mazzocchi aveva comunque quattro
in Educazione fisica..."
"Che c'entra?"
"C'entra, c'entra... Vuol dire che non sapeva neanche fare bene
un pompino."
"Ele, ma tu sei fuori! Vuoi dire che invece tu ti vanti della tua
bravura? Mo' ti sgozzo sul serio."
Marcantonio ci prova gusto a raccontare.
"Le ho fatto body art."
"Che vuol dire?"
"Tu che vieni da New York non lo sai? Cioè, io sarei giustificato,
ho passato le mie vacanze a Castiglioncello... Ma tu invece lì,
nella Big Apple e non sai di che stiamo parlando?"
Sbuffo e sorrido guardandolo.
"So cos'è. Ma che vuol dire è un'altra domanda."
"Oh, ecco, così mi piaci. Le ho dipinto il corpo. L'ho spogliata
tutta, poi ho cominciato a dipingerla. Pennelli a tempera calda,
leggeri, sul suo corpo, su e giù, intingendoli ogni tanto
nell'acqua
calda di una boccetta. Scivolavo su di lei dandole piacere,
guardandola.
Anche le sue guance acquistavano colore, senza che io me
ne occupassi. Le ho dipinto addosso quelle mutandine che le avevo
appena tolto, poi piano piano del chiaroscuro sui suoi capezzoli,
che, sempre più turgidi, sembravano impazzire a quelle pennellate
calde di piacere."
"E poi?"
"Presa da un orgasmo cromatico ha voluto dare lei colore al
mio pennello."
"Tradotto?"
"Mi ha fatto un pompino."
"Fiuuu. Se tanto mi dà tanto..."
"Hai qualche buona speranza con l'amica, su questo stai
ragionando?
"
"Ragionavo ad alta voce, sbagliando... E poi?"
"Poi niente, siamo rimasti a chiacchierare del più e del meno,
abbiamo piluccato un po' di giapponese rimasto e l'ho accompagnata
a casa."
"Ma dai, dopo il pompino non te la sei scopata?"
"No, non ha voluto."
"Cioè spiegami un po', il pompino sì e la scopata no, che ragione
c'è?"
"Ha tutta una sua filosofia. Almeno questo mi ha detto lei."
"E non ti ha detto altro?"
"Sì, mi ha detto: 'Bisogna sapersi accontentare'. Anzi no, meglio.
Ha detto che chi si accontenta, gode. E poi si è messa a ridere. "
"Ma Ele scusa... Allora tanto valeva che ci andavi a letto. Sesso
per sesso..."
"Ma che c'entra, scopare è un'altra cosa, l'unione perfetta.
Coinvolgimento
totale. Lui che è dentro di te, l'ipotesi di un figlio... Ti
rendi conto? Altro discorso è un pompino."
"E certo! Come no! "
"Senti, per me è come un saluto più affettuoso. Ecco, tipo stretta
di mano."
"Una stretta di mano? Vallo a raccontare ai tuoi."
" Certo, se uscisse nel discorso... Ma perché scusa loro non
l'hanno
fatto? Siamo noi che non riusciamo a vedere la normalità del
sesso, se ne dovrebbe parlare come di tutto, è che siamo borghesi,
per esempio, immagina tua madre che fa un..."
"Ele!!!"
"Ma perché, anche tua madre fa la difficile?"
"Ti odio."
"Be' Step, ora ti saluto. Quando abbiamo appuntamento con
Romani, il Serpe, e il resto del sottobosco?"
"Domani alle undici. Cioè, questo è il massimo... Ora ti devo
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