ricordare io gli appuntamenti. "
"Certo. È questa la vera 'assistenza'. Allora ci vediamo domani
a quell'ora meno qualche minuto."
Lo vedo allontanarsi così, un po' ciondolante, con una sigaretta
già in bocca. Dopo neanche un passo si gira. Mi guarda e fa un
sorriso. "Ehi... Fammi sapere se hai novità anche tu con la Biro.
Non fare l'ermetico, eh? Aspetto i tuoi racconti e non t'inventare
niente. Tanto un pompino si batte facilmente! "
Capitolo 33.
Un pomeriggio come tanti altri. Ma non per lei. Raffaella Gervasi
gira inquieta per casa. Qualcosa non le torna. Uno strano
malessere.
Un fastidio di fondo. Qualcosa che ha dimenticato... o qualcosa
che non riesce a ricordare. Raffaella cerca di calmarsi. Che
sciocca, forse sono così per mia figlia Babi. È così cambiata.
Così
piacevolmente cambiata. Finalmente sa quello che vuole. Ha fatto
la sua scelta e ora non ha più dubbi. Ma io? Io cosa voglio? E
improvvisamente
si ritrova davanti allo specchio del salotto. Si avvicina
preoccupata alla sua immagine, si guarda, cerca con le mani
di lisciarsi la pelle, di aiutarsi, si tira un po' indietro le
guance per
cancellare dal viso quel tempo passato, quegli anni che giacciono
lì, depositati ormai intorno ai suoi occhi. Ecco, vorrei meno
rughe,
ma questo è facile. Basta farsi un po' di botulino. Va di moda
adesso.
Fanno delle specie di feste dove si correggono queste
"imperfezioni
estetiche". Passano con un vassoio d'argento, una serie di
siringhe... le prendono e ci danno dentro che sembra champagne.
Leggere, indolore, costano perfino meno di un Moèt. Ma è veramente
questo il tuo problema? Raffaella si guarda negli occhi e cerca
di essere sincera almeno con se stessa. No, hai quarantotto anni
e per la prima volta in vita tua, nei confronti di tuo marito hai
un dubbio. Cosa gli sta accadendo? Torna sempre più spesso tardi
dal lavoro. Ho perfino controllato il conto in banca che abbiamo
in comune. Ci sono molti prelievi, troppi. Come se non bastasse
si è comprato dei ed. Lui... dei ed? Ho controllato in macchina.
Ascolta un certo Maggese di Cesare Cremonini, un ragazzino, poi
una compilation di Montecarlo Nights, quella musica notturna
strana
e sensuale e, colmo dei colmi... Buddha Bar VII, ancora peggio!
Per uno che ha sempre e solo ascoltato musica classica e che al
massimo
si è avventurato in un jazz delicato, tutto questo è una specie
di rivoluzione. E dietro a ogni rivoluzione così non ci può essere
che una donna. Ma com'è possibile? Claudio... e un'altra! Be', non
ci posso credere. Perché non ci puoi credere? Quante coppie del
vostro gruppo si sono sfasciate? E per cosa? Diverbi sulle scelte
di
lavoro? Discussioni su dove andare per le vacanze estive, se al
mare
o in montagna? Contrasti sull'educazione dei figli? O in che modo
cambiare l'arredamento di casa? No. Dietro c'è sempre e solo
un'altra persona. Una donna. E quasi sempre più giovane. E mentre
se lo confessa, Raffaella passa in rapida successione le schede,
le ipotesi, le facce di tutte quelle donne, quelle amiche, vere o
false
che siano. Niente. Non esce niente. Non le viene in mente niente.
Neanche una minima ipotesi, un nome, un indizio qualsiasi. Allora,
presa dalla gelosia più folle, si tuffa nell'armadio di Claudio e
fruga in ogni giacca, nei giubbotti, nei cappotti, nei pantaloni,
cercando
una qualsiasi prova, respirando i baveri, gli interni, per
sentire,
per cercare di trovare quel profumo colpevole, quel capello di
troppo, quello scontrino, un biglietto d'auguri, una frase
d'amore,
un accenno di desiderio... un piano di fuga! Qualsiasi cosa che
possa
dare pace a questa sua follia isterica, a questa sua insicurezza
rabbiosa. Claudio e un'altra. Perdere tutto quello che sembrava
per
lei e la sua vita una certezza quasi banale. Poi improvvisamente
una
luce, un lampo, un'idea. Forse la soluzione. Raffaella si
scapicolla
in sala da pranzo in cerca di quella cuccuma d'argento dove
finisce
la posta appena arrivata. Eccola là. C'è tutta. E non è stata
ancora
aperta. La prende a piene mani e comincia veloce a sfogliarla.
Per Babi, per Daniela, per me, per Babi di nuovo... ecco, per
Claudio! Ma è l'Enel, per me una promozione di saldi e sconti. Ma
cosa vuoi che me ne freghi ora. Eccola. Claudio Gervasi.
L'estratto
conto della carta di credito Diners. Raffaella corre in cucina,
prende un coltello e la apre delicatamente. Se trovo qualche
prova,
poi la richiudo e metto tutto a posto e faccio finta di niente.
Così
poi lo becco in flagrante e lo rovino. Lo rovino. Giuro che lo
rovino.
Tira fuori l'estratto e comincia a spizzarlo come la più grande
partita di poker mai giocata al mondo. Ogni riga è un sussulto.
L'ipotesi che l'avversario possa avere in mano quattro donne. O
anche
semplicemente una, ma comunque un'altra. Raffaella controlla
frenetica tutti gli importi. Niente. Tutti pagamenti regolari. Rid
del mutuo, pagamento del gasolio per la macchina... ecco! Una nota
strana. Acquisto in un negozio di ed. Quanti ne avrà presi? Be',
per il prezzo che vedo devono essere i tre che ha in macchina.
Niente
da fare. Ecco il completo di Franceschini, quello a via Cola Di
Rienzo. È quello che ha preso ai saldi e poi Teresa, la sarta, gli
ha
fatto l'orlo ai pantaloni. Sì, è tutto a posto. Raffaella ora
guarda più
tranquilla le ultime due righe, pagamento del telefono di casa...
mamma mia, questo bimestre abbiamo speso 435,00 euro. Ma non
fa in tempo ad arrabbiarsi. A pensare a quello che dirà alle
figlie,
le sole colpevoli di quell'intera cifra. Perché improvvisamente i
suoi
occhi cadono su un'altra spesa. 180,00 euro per qualcosa che lei
non si sarebbe mai aspettata.
Capitolo 34.
Ai Prati vicino alla Rai, all'angolo tra via Nicotera e viale
Mazzini,
c'è il Residence Prati, casa e albergo di tante piccole stelle del
cinema, della fiction, della soap, del varietà, di tutta la tv
italiana.
Ecco, poco più in là c'è anche una palestra. Scendo giù, è un
seminterrato.
Non sembra, ma sono quattrocento metri quadri buoni
se non di più, ben dislocata, diversi specchi, bocche di lupo,
un'areazione perfetta, un grosso tubo d'acciaio che serpeggia a
testa
in giù dal soffitto sbuffando e respirando.
"Ciao, cerchi qualcuno?"
Una ragazza con i capelli corti dalla pettinatura buffa mi sorride
nascosta dietro una strana scrivania. Nasconde un libro di
diritto,
chiuso con una matita in mezzo e due evidenziatori lì vicino,
classico da primo anno di università.
"Sì, sto cercando una mia amica."
"Chi è? Forse la conosco. È iscritta da molto tempo?"
Mi viene da ridere e vorrei risponderle: "Da mai! ". Ma sarebbe
come buttare all'aria ogni possibilità con Gin. Farla scoprire
nella
sua rete di palestre, il massimo.
"No, mi ha detto che oggi voleva fare una lezione di prova."
"Dimmi il nome che te la chiamo al microfono."
"No grazie." Sorrido, finto ingenuo. "Voglio farle una sorpresa."
"Ok, come vuoi."
La ragazza si rimette tranquilla e riprende a studiare. Codice
penale. Ho sbagliato, deve essere minimo al terzo anno, se non c'è
di mezzo qualche fuori corso. Poi rido fra me e me. Chissà, magari
un giorno potrebbe essere il mio avvocato. Probabile.
Eccola lì, Ginevra. Gin. La Biro. Roba da pazzi. Facendo onore
al suo cognome, descrive nell'aria traiettorie perfette prima di
colpire il sacco. Saltella di continuo. Pseudoprofessionista
pugile.
Improvvisamente mi ricorda Hilary Swank quando va a festeggiare
in palestra, da sola, il suo compleanno. Gira attorno al sacco
veloce
e Morgan Freeman decide di darle alcuni consigli su come si
colpisce. Avevo sentito dire che le donne italiane si erano
fissate
per la boxe. Ma pensavo fossero dicerie. Questa invece è una
realtà.
"Vai ancora, brava così, colpisci dritto." Qualcuno la allena.
Ma non somiglia a Clint Eastwood. Sembra perfino soddisfatto,
forse se la vuole solo portare a letto. Eppure la guardo. Eppure,
perché mi sembra di guardarla in modo diverso. Che strano. Quando
da lontano guardi una donna, ne scorgi i minimi particolari,
dettagli,
come muove la bocca, come si imbroncia, come si morde il
labbro, come sbuffa, come si aggiusta i capelli, come... tante
altre
cose. Cose che da vicino perdi, cose che a pochi passi magari
vengono
messe da parte dai suoi occhi.
Gin continua a sbuffare colpendo ripetutamente il sacco. "Destro
sinistro e giù ! Brava ritorna indietro, destro sinistro e giù...
Così
ancora..."
Continua a sudare mentre colpisce e agita i capelli neri
all'indietro.
Poi, sembra quasi un rallenty, si sposta i capelli dalla faccia
con il guantone e li porta lì, dietro le orecchie. Ci manca solo
che
si rifà il trucco. Donne e boxe, roba da pazzi. Mi avvicino piano,
senza farmi vedere.
"Ora prova un affondo e giù."
Gin colpisce due volte di sinistro poi prova l'affondo di destra.
Le sposto al volo il sacco e le blocco il braccio destro. "Pum."
Vedo
la sua faccia sorpresa, quasi attonita. Veloce, chiudo la mia mano
a pugno e la colpisco leggero sul mento. "Ciao, One Million
Dollar Baby. Pum, pum, eri morta." Si divincola liberandosi.
"Che cavolo ci fai qui?"
"Volevo provare questa palestra."
"Ma guarda! Proprio questa."
"Si dà il caso che può capitare, mi è comoda e siccome anch'io
'lavoro' qui vicino..."
"Sono stata presa a prescindere da te."
"Ma chi ti ha detto niente."
"Eri allusivo."
"Sei malata."
"E tu sei stronzo!"
"Basta, calma... Non vi metterete a discutere proprio qui in
palestra,
no?"
Si mette in mezzo l'allenatore.
"E poi scusa, Ginevra... per te questa è la prima lezione di prova
qui da noi, no? Non sei iscritta qui alla Gymnastic. Quindi lui
non
poteva sapere, non poteva essere sicuro di trovarti. È stato un
caso."
La guardo e sorrido. "È stato un caso. La vita è fatta di casi. E
mi sembra assurdo trovare delle ragioni al perché di quel caso.
Giusto?
È un caso e basta."
Gin sbuffa con le mani poggiate sul fianco ancora prigioniere
dei guantoni.
"Ma che 'caso' stai dicendo?"
"Buona Ginevra" si rifà sotto l'allenatore. "C'è troppo astio fra
di voi. Sembra che vi odiate."
"No, non sembra. È! "
"Allora dovete stare attenti. Tu che dovresti essere ancora fresca
di scuola te lo dovresti ricordare: 'Odi et amo. Quare id
fariam..., néscio...'."
Gin alza gli occhi al cielo.
"Sì, sì, grazie, la conosco. Ma qui i problemi sono altri."
"Allora dovete risolverli fuori di qui."
La guardo e sorrido.
"Giusto, vero... Ecco una buona idea. Esci?"
"Devi stare attento. Non la sottovalutare, Ginevra è forte, sai?"
"E come se non lo so. È pure terzo dan."
"Ma dai..." L'allenatore si fa curioso. "Non lo sapevo questo.
Sul serio?"
"Sì, stranamente sta dicendo la verità."
L'allenatore si allontana scuotendo la testa.
"C'è astio, c'è astio. Così non va, così non va."
Poi torna indietro sorridente, come se avesse trovato la soluzione
"Ho voglia di te" отзывы
Отзывы читателей о книге "Ho voglia di te". Читайте комментарии и мнения людей о произведении.
Понравилась книга? Поделитесь впечатлениями - оставьте Ваш отзыв и расскажите о книге "Ho voglia di te" друзьям в соцсетях.