you when you're not around, I'm getting ready to leave the

ground..."

"Ma le sai proprio tutte! "

"No. Solo quelle che parlano di noi due."

Lungotevere. Poi passiamo il ponte. Destra, sinistra, piazza

Cavour,

via Crescenzo. Papillon. Mario il proprietario ci saluta. "Salve,

siete in due?"

"Sì, ma due speciali, eh?" Sorrido a Gin stringendola a me. Il

tipo

ci guarda. Stringe un po' gli occhi. Starà pensando: "Ma io questo

lo conosco? Chi è? È uno importante?".

Ma non trova risposta, anche perché non c'è.

"Prego venite, vi metto di qua così state più comodi."

Grazie.

Nell'indecisione ha optato per due che comunque vanno trattati

bene. A prescindere, insomma. Attraversiamo una sala con una

tavolata piena di gente, per lo più donne e anche carine. Bionde,

brune, rosse, sorridono, ridono, tutte truccate parlano ad alta

voce,

ma mangiano educate, spezzettano pezzi di pizza appena fatta

da un piatto centrale. Poco più in là forchette fameliche si

tuffano

su alcune fette di prosciutto appena tagliate, rosa e leggere,

figlie

di chissà quale maiale.

"Porco..."

"Ahia, che è?"

Gin mi ha appena colpito al fianco con un cazzotto dritto per

dritto.

"Mi hai preso alla sprovvista."

"Ti ho visto come guardavi quella."

"Ma che? Stavo pensando al prosciutto."

"Sì, senz'altro, ancora. Mi hai preso per scema?"

Mario fa finta di non sentire. Ci fa accomodare a un tavolo ad

angolo e ci lascia subito.

"Sì, al prosciutto... lo so io a cosa pensavi. Quelle devono

essere

le ballerine del Bagaglino. Festeggiano la prima o qualcosa del

genere. Quello lì con pochi capelli è il regista e quelle due al

suo

fianco sono le prime ballerine. "

"Che ne sai?"

"Si dà il caso che io ogni tanto faccio dei provini... Sei tu

l'infiltrato

nel mondo dello spettacolo."

Una del gruppo si alza dal tavolo, si dirige verso il bagno, ci

passa davanti, sorride e poi si gira perdendosi in fondo alla sala

ma

lasciando un perfetto panorama, due gambe muscolose, un sedere

tondo imprigionato con qualche difficoltà in una gonna troppo

stretta.

"Sì, guarda come sbavi e tu pensavi al prosciutto! Peccato! "

"Peccato che?"

"Ti sei giocato la serata."

"Cioè?"

"Se avevi qualche minima chance con me, e guarda che ce n'era

un filino, be'l'hai persa."

"E perché?"

"Perché sì. Anzi, ti do un consiglio. Infilati al bagno, segui

quella,

al massimo ci ricavi una sveltina o due biglietti per il

Bagaglino.


"E poi ci andiamo insieme."

"Neanche morta."

"Non ti piace il Bagaglino?"

"Non mi piaci tu."

"Benissimo."

"Che vuol dire benissimo?"

"Che ho una chance..."

"Cioè?"

"Che sei gelosa, un po' rompipalle, ma in definitiva..."

"In definitiva?"

"Ci stai!"

Gin sta per ripartire quando la fermo al volo con la mano.

"Aspetta. Almeno ordiniamo."

Mario è comparso alle spalle di Gin.

"Allora, che faccio preparare?"

"Siamo venuti per provare quelle buonissime tagliate, grandi e

al sangue. Ne abbiamo sentito tanto parlare."

"Perfetto."

Mario sorride felice di essere famoso almeno per le tagliate.

"E ci porti un buon cabernet."

"Va bene il Piccioni?"

"Faccia lei."

"Benissimo."

E si sente ancora più soddisfatto del fatto che si possa contare

su di lui anche per la scelta del vino.

"Gin, dai, non litighiamo, vuoi cambiare posto? Vuoi sederti

di qua?"

"Perché?"

"Così le guardi tu quelle ragazze, le ballerine."

"No, no." Sorride. "Mi diverte che le guardi tu, anzi mi fa

piacere.


"Tifa piacere?"

"Certo, più coppia aperta di così. A, perché non siamo coppia.

B, dopo quel panorama di tette e culo sarai più sereno nel

sentirti

un bel no da una misera mortale..."

"Terzo dan in tutto e per tutto, eh?"

La ragazza che era andata in bagno ripassa davanti a noi per

tornare al suo tavolo. Mi giro d'istinto senza volere. Gin non

aspettava

altro e la chiama,

scusa.

"Sì."

"Puoi venire un attimo?"

La ragazza, sorpresa, annuisce.

"Dai, Gin, lascia stare. Passiamo almeno una volta una serata

tranquilla. "

"Ma di che ti preoccupi? Io sto semplicemente lavorando per te."

La ragazza si avvicina gentile e curiosa al nostro tavolo.

"Grazie eh... Vedi questo ragazzo, Stefano, Step il mito per

alcuni,

voleva il tuo numero di telefono ma non ha il coraggio di

chiedertelo."


La ragazza rimane sorpresa, la bocca mezza aperta completamente

presa in contropiede.

"Veramente..."

Gin sorride.

"No, no, non ti devi preoccupare per me. Io sono sua cugina."

"Ah."

Ora sembra più rilassata. La tipa mi guarda, valuta se è il caso

di

darmelo o no e io, forse per la prima volta in vita mia,

arrossisco.

"Pensavo stavate litigando o magari uno scherzo..."

"No, assolutamente."

Gin rimane decisa sulla sua affermazione.

"Ok, ci hai pensato troppo. Non fa niente. Carina questa gonna.

È di Ann Demeulemeester?"

"Di chi?"

"No, mi sembrava. Taglia 40, vita con passanti, bottoni nascosti,

una tasca..."

"No, è Uragan."

"Uragan?"

"Sì, è la marca nuova di un mio amico."

"Ah, ho capito e tu sei una specie di testimonial."

La ragazza sorride allisciandosi la gonna e cercando di

sistemarsela

un po'.

"Sì, diciamo di sì."

Fatica inutile. La gonna rimane fissa bloccata, semplicemente

avvinghiata ai suoi fianchi, non mostrando, per un pelo, le

mutandine.


"Be'..."

Cerco di prendere in mano la situazione.

"Scusaci. Ma vedo che ti chiamano al tavolo."

La ragazza si gira. Effettivamente se ne stanno andando.

"Ah sì, scusate."

be, ciao.

"Sì, ciao."

La tipa si allontana.

Rimaniamo così a fissarla nel suo incedere e, non si sa perché,

sculetta più di prima.

"Complimenti."

"Per che cosa?"

"Be', è la prima volta che una donna riesce a mettermi in

imbarazzo...

e per di più con un'altra."

"Be', io ce l'ho messa tutta. Strano... ma se non ti dà il suo

numero,

figuriamoci il resto."

"Be', se non altro potrò giocare su questo senso di colpa..."

"Per cosa?"

"Non crolla tutti i giorni un mito come il mio... Step che non

riesce ad avere il numero di una che veste Uragan. Non è roba da

tutti i giorni. "

"Non so se questo ti può consolare, ma aveva le tette rifatte."

"Non ci ho fatto caso. Ero più affascinato dal suo culo naturale."

Sorrido malizioso. "Su quello non hai niente da dire, vero?"

"Veramente ho qualche dubbio anche su quello. Mi dispiace

solo che non potrai mai averne la prova."

"Mai dire mai."

Proprio in quel momento Mario posa i due piatti di tagliate

davanti

a noi.

"Eccole qua."

"Grazie, Mario."

"Dovere." Ci sorride. Gin prende subito a tagliarla.

"Be', intanto Step accontentati di questa carne qua."

"Ah, se questa però non è naturale, siamo fottuti tutti e due."

A quelle parole Mario rimane interdetto.

"Ma che, state scherzando? Qui solo carne doc. Oh, non mettete

in giro strane storie che vado fallito."

Scoppiamo a ridere.

"No, no, non ti preoccupare. Si parlava d'altro, sul serio!"

E continuiamo a mangiare, versandoci del cabernet, mangiando

lentamente, ridendo, raccontandoci dei fatti insignificanti ma

che ci sembrano così importanti. Sprazzi di vita, dell'uno o

dell'altra,

ai quali non abbiamo mai partecipato. Momenti euforici e diversi

con amici del passato che oggi però, a rivederli bene, non

sembrano

poi così un granché. O forse è il timore di non essere abbastanza

divertente. Gin mi versa del vino. E solo il fatto che sia lei a

farlo già mi fa dimenticare tutto.

Capitolo 43.

Giuli guarda Daniela a bocca aperta.

"Chiudi quella bocca, mi fai sentire ancora più in colpa così! "

Giuli la chiude. Poi deglutisce e cerca di riaversi.

"Sì, ho capito... ma com'è possibile?"

"Com'è possibile? Eppure dovresti saperlo, visto che anche tu

e prima di me lo hai fatto. Vuoi che ti spiego?"

"Ma no, cretina. Questo lo so, sei tu caso mai che non lo sai.

Dicevo, com'è possibile che sei rimasta incinta? ! "

"Senti, Giuli, ti prego non fare così, sto malissimo. Cioè, ti

prego.

E pensa che lo sto dicendo a te... pensa a quando lo dirò ai

miei!

"Perché, glielo dici?"

"E certo che glielo dico, come faccio sennò?"

"Ma guarda che non ci vuole nulla, eh? Basta una giornata di

clinica e la tua cavolata puff, sparisce. Hai capito?"

"Macché, sei pazza? Io il bambino voglio tenerlo."

"Vuoi tenerlo? Allora tu sei proprio pazza! "

"Giuli, da te questo proprio non me l'aspettavo. Mi obblighi a

venire tutte le domeniche a messa con te e poi... hai il coraggio

di

dire una cosa del genere! "

"Oh senti, vieni a fare la predica tu a me! Hai voluto farlo per

forza prima dei diciotto anni sennò ti sentivi una sfigata e sei

stata

pure punita, lo vedi? Ti sembra un discorso religioso il tuo? Ma

fammi il piacere! Comunque fai come ti pare, la vita è tua..."

"Ti sbagli. La vita è anche sua. Vedi, è a questo che non pensi.

Ora c'è un'altra persona oltre a me."

"E a tutto il resto invece tu non ci pensi, vero? Per esempio,

glielo hai detto a lui?"

"A lui chi?"

"Come a chi? Al padre! "

"No."

"Brava! E non pensi allora a come la prenderà Chicco Brandelli

quando avrà la notizia, eh, no, non ci pensi?"

"No, non ci penso."

"E certo, non te ne frega niente a te, quello secondo me

s'ammazza!"


"Non credo che sia lui il padre."

"Cosa? E chi è? Ho capito. Ti prego, no, dimmi di no. Andrea

Palombi. Ma è diventato un mostro, è terribile, uno sfigato, pensa

come diventa questo povero bambino."

"Il mio bambino sarà bellissimo, prenderà tutto da me..."

"Guarda che non lo sai, non lo puoi sapere, magari invece viene

identico a Palombi. Mamma, se è così, io non faccio la madrina,

te lo dico fin da adesso, io non la faccio ! "

"Oh, non ti stare a preoccupare. Non viene uguale a lui."

"E perché?"

"Perché non è lui il padre."

"Non è neanche lui il padre? E allora chi è? Cavolo, sei sparita

dalla festa a un certo punto ma pensavo fossi andata via con

Chicco."

" No, mi ricordo solo che ho preso un 'ecstasy bianca dalla

gangsta

dove mi hai mandato tu e poi..."

"Un'ecstasy bianca? Ma tu hai preso uno scoop!"

"Uno scoop, e che è?"

"E ti credo che non ti ricordi niente. Meno male che non sei

rimasta

sott'acqua. Quello ti sfonda, ti leva tutti i freni inibitori, fai

di tutto, diventi la porca più porca del mondo e poi puff, a

momenti

non ti ricordi neanche come ti chiami! "

"Be' sì, è andata proprio così... credo..."

"Non ci posso credere, hai preso uno scoop."

"Quella è stata Madda che ha voluto punire in qualche modo

mia sorella."

"Sì, facendo godere te!"

"Ma lei mica lo sapeva che poi sarei stata così bene."

"Cavoli, riesci sempre a stupirmi."

"Sono forte, eh?"

"Insomma... ma possibile che non ti ricordi nulla, niente, non