vero. Ha aspettato apposta che parlassimo proprio per dire la

sua battuta sui titoli. Poteva rifare semplicemente "shhh".

Saremmo

stati zitti e basta. Invece è andato lungo, troppo. Faccio per

alzarmi.

"Scusa eh, ma..." Non faccio in tempo a finire la frase che

Gin mi tira giù per il giubbotto facendomi ricadere sulla

poltrona.

"Step... mi fai un po' di coccole?" Mi tira a sé sorridendo e io

non me lo faccio ripetere due volte.

Dopo il primo film, Le verità nascoste, andiamo a bere una birra

al pub della Warner prima che cominci quello comico.

"Ma di' la verità Gin... Hai avuto paura?"

"Io? Non conosco quella parola."

"Allora perché ti stringevi tanto a me e poi sul più bello mi

levavi

la mano?"

"Avevo paura."

"Ah, hai visto? Te l'ho detto..."

"Avevo paura che quello dietro se ne accorgesse e poi ci

denunciasse...

o per rissa o, peggio, per atti osceni in luogo pubblico."

"Meglio la seconda allora."

"E certo, così ci andavo di mezzo pure io."

"Ma no, mica per quello. E che faccio la collezione di denunce.

Atti osceni mi manca! "

"Ah be', con me l'album non lo finisci."

"E perché? Mancano ancora due film."

Si muove di scatto. Le fermo la birra prima che me la tiri

addosso.


"Ehi, niente paura. Volevo solo finirla perché sta cominciando

l'altro film. Se perdi tempo, poi come fai con il tuo album?"

Sorride, beve tutto d'un sorso e finisce la sua birra. Poi si alza

asciugandosi apposta la bocca con il polso del giubbotto.

"Andiamo... o non ti va più?"

E allusiva entra nella sala. Scary Movie. Prima il film del

terrore.

Ora un film comico sul terrore. Chissà come trova la mia scelta.

Ma non glielo chiedo, troppe domande. Gin si agita sulla sedia.

Ogni tanto ride a qualche scena di comicità demenziale. Be', il

fatto

che rida già è incoraggiante. Ride di me? Troppe domande, Step.

Ma che fai, sei diventato insicuro?

Gin si alza. "Ohi, io vado in bagno."

"Ok."

"Hai capito?"

"Sì, me l'hai detto, vai in bagno."

Gin scuote la testa e sorride uscendo dalla fila, tenendosi bassa,

per non disturbare quelli dietro. O senza dare troppo nell'occhio?

Mi giro. Dietro è vuoto. Non c'è nessuno. Mi rimetto a guardare

il film. Un tipo con la maschera corre inciampando dappertutto.

Ma non mi fa ridere. Forse perché sto pensando a Gin. E al

bagno. O forse perché non fa proprio ridere. Comunque, devo andare

anch'io al bagno. Be', "devo" è una parola grossa. Mi va, è

meglio, se non altro per capire se ho capito o no.

Al massimo se Gin mi dice "Ma che hai capito?" le dico "Ma

che hai capito tu? Dovevo andare semplicemente al bagno. Oh che,

non può scappare anche a me?". Uhm, non ci crederà mai. Attraverso

la fila senza far troppo rumore. Le risate di qualcuno più

avanti coprono il fatto che ho sbattuto contro una poltrona mezza

abbassata. Mi massaggio il quadricipite e mi infilo nel bagno. Non

la vedo. Si sarà chiusa nella toilette sul serio?

"Ehi meno male."

Mi spunta all'improvviso da dietro la pesante tenda bordeaux.

"Per un attimo ho pensato che non avessi capito." Ride. Non

le dico che per un attimo non avevo capito sul serio. "Mi hai

messo

paura! " Gin mi si avvicina e mi bacia. È calda, morbida, bella,

profumata, desiderabile e... da finire l'album!

"Be', non dici niente?"

"Sì. Che facciamo? Ci chiudiamo in bagno?"

Lei sorride. " No, rimaniamo qui. " Poggia le mani indietro, si

spinge

sugli avambracci e quasi si arrampica sul lavandino, salendoci

sopra.

Poi allarga le gambe e mi avvicina. Mentre sto per baciarla vedo

uscire dalla tasca del suo giubbotto le sue mutandine. Se l'è già

sfilate

e questo mi eccita ancora di più. Una risata dalla sala arriva

improvvisa

proprio mentre mi apro i pantaloni. Anche questo mi eccita

ancora di più. Poi eccomi in lei. Lei. Tutto. Ridiamo insieme

mentre

la penetro. Poi lei, a un tratto, fa un gemito e sospira mentre di

scoppiano a ridere. Poggio le mani sulle sue natiche, quasi mi

aggrappo

a lei e mi spingo dentro perché sia ancora più mia. Di là ridono

di nuovo. Anche lei. Anzi no, non ride, sorride. Poi sospira. Si

appoggia al mio collo e mi morde leggera. "Dai Step continua, non

ti fermare..." Io continuo lentamente, lei si muove sul lavandino.

Le

si scoprono le gambe. La gonna scivola di lato. La sua pelle sulla

porcellana

bianca e fredda del lavandino. Gin ha un fremito. Sposta le

mani indietro, appoggia la testa allo specchio. Io le tiro le

gambe più

su, verso l'alto e la raggiungo ancora più dentro. Sospira. Sempre

più

forte. Sospira mentre la sento venire. Poi una risata grossa dalla

sala.

Il rumore della porta vicina. Chiudo gli occhi, riesco a malapena

a

sfilarmi e vengo anch'io. Gin però perde l'equilibrio, quasi

scivola di

lato dal lavandino. Per aggrapparsi si tiene a un rubinetto e lo

apre

bagnandosi tutta la gonna di dietro. "Ah! È gelata! " Ridiamo.

Chiudo

al volo l'acqua. Subito dopo mi chiudo anche i pantaloni

sistemandomi

per quanto è possibile. Gin si guarda allo specchio. Dietro

la gonna è completamente bagnata. Incrocio il suo sguardo. "Ti è

piaciuto

eh?" Una risata dalla sala arriva in tempo perfetto. "Spiritoso! "

"Be', a loro ha fatto ridere."

La tenda pesante bordeaux si muove agitandosi e poi puff! Come

tirata fuori da un prestigiatore un po' goffo, compare una

signora.

"Oh non riuscivo più a uscirne, 'sta tenda è di un pesante. E

qui il bagno, vero?"

"Sì, quella porta a destra è quello nostro." Le dice Gin senza

incrociare troppo a lungo il suo sguardo. Poi scompare anche lei

nella tenda. "Grazie" risponde la signora e mi supera senza

accorgersene.

Io, che invece me ne sono accorto, mi chino al volo e seguo

Gin nella sala.

"Ehi, ti sei persa queste." Me le sfila dalla mano al volo.

"Dammele subito." Seduta al suo posto Gin si infila le mutandine

spingendosi indietro sulla poltrona con le spalle.

"Mamma mia, pensa se le trovava la signora, che figura! "

"Sì, se la signora trovava prima come aprire la tenda era la vera

figuraccia! Sai che succedeva..."

"Sì, che finivi il tuo album!"

E anche stavolta la sala ride.

Poco più tardi, finito il secondo film. In un ristorante della

Warner,

stile californiano o giù di lì. Petto di pollo grigliato misto a

parmigiano

e foglie di spinaci freschi. Una Caesar salad da dividere.

"Ehi quella foglia era mia! " Gin mi dà una botta con la

forchetta.

"Ma chi c'aveva fatto caso, oh! "

"E questa?" Ne infilzo una al volo proprio dalla sua parte.

"Anche questa." Ma non fa in tempo a fermarmi che l'ho già

infilata in bocca. Rido masticandola a bocca aperta come uno

strano

cane erbivoro ma divertitamente vorace.

"Che schifo... fai proprio schifo! "

"Bleah!" rispondo alla sua accusa facendo un salto in avanti

per spaventarla. Proprio in quel momento...

"Siete troppo divertenti... così devono essere le coppie! L'amore

non è bello se non è litigarello..." Rimaniamo a bocca aperta. O

meglio io la richiudo quasi subito con tutti quegli spinaci. Non

ho

poi troppa confidenza con quella signora. Anzi per dire la verità,

non ce ne ho per niente. L'ho vista una volta sola e... al bagno.

È la

signora di prima, quella che ci stava per scoprire... in erotici

atteggiamenti.

Gin la riconosce e abbassa lo sguardo arrossendo. È buffa.

Che poi è stata proprio lei a desiderarlo e ora se ne vergogna.

"Scusate se ve lo chiedo, ma sapete per caso qui dov'è il bagno?"

Gin sembra aver trovato nel piatto uno spinacio interessante

ma lo abbandona immediatamente e indica con la forchetta in

fondo alla sala. Io faccio la stessa cosa ma senza forchetta. "Di

là! "

Diciamo all'unisono e poi, subito dopo, scoppiamo a ridere.

"Perché ridete, dovete andarci anche voi?"

Guardo Gin ironico. "Dobbiamo andarci anche noi?"

Gin scuote la testa, fa una strana smorfia con la bocca e riesce

però a non arrossire. "No, ora no. Fra poco comincia il nostro

film ! "

"Di nuovo, ne vedete un altro? Che bella coppia, siete proprio

uniti! Ecco!"

"Sì..." Guardo Gin sorridendo. "Devo dire che il cinema ci unisce

proprio. Anzi, soprattutto il bagno del cinema! "

"Cioè, non ho capito."

Gin mi guarda e scuote la testa, poi sorride alla signora

intenerita

dalla sua ingenuità. "Niente... scherzava!"

"Be', scusate. Ora vi lascio che mi scappa proprio, forse ho

bevuto

troppo. Oppure sarà l'età."

"Macché, signora. Anche noi andiamo spessissimo al bagno..."

Gin mi dà una botta sulla spalla. "E basta! Dai che comincia il

film, andiamo va' ! "

E in un attimo, salutata la signora, siamo in un'altra sala. Qui

si danno film di stagioni passate. È una novità, al Warner. Si

stringe

a me, segue il film con una mano sulla bocca. Accovacciata,

mangiucchia

un po' di unghie e si appoggia di nuovo a me. Le parole

che non ti ho detto. Kevin Costner ha perso sua moglie e non vuole

rimettersi in gioco. Non vuole riprendere a vivere. Scrive lettere

in bottiglie che si perdono in mare, una dopo l'altra, il suo

amore

che naufraga. Ma non scrive a nessuno. Poi qualcuno trova quel

messaggio in una bottiglia. Una giornalista. La lettera commuove

anche lei e diventa un caso. Si accendono le luci. Primo tempo.

Gin

ride tirando su con il naso e si copre con i capelli e non si fa

vedere

e si gira dall'altra parte e mi guarda da sotto e scoppia a ridere

di nuovo e tira su con il naso. "Hai pianto! " La indico

colpevole.

"Embe'... allora? Mica me ne devo vergognare."

"Va be', ma è un film! "

"Sì, e tu invece sei un insensibile."

"Ecco lo sapevo... come al solito la colpa è mia! Andiamo in

bagno a fare pace?"

"Cretino... Adesso non c'entra proprio."

Gin mi dà un pugno sulla spalla. "Ma perché, c'è un momento

che c'entra o non c'entra? Va be', a parte che 'c'entra' suona

male."


"Vedi, sei fuori luogo! Fai pure le battutacce. Pesaaaante!

Ma io..."

"Shhh! Ora basta che ricomincia il film!"

E scivola giù sulla poltrona, tuffandosi su di me, abbracciandomi

e ridendo ferma la mia mano che cercava qualche distrazione.

Poco più tardi davanti a una birra. "Ti è piaciuto?"

"Bellissimo. Sto ancora male."

"Ma Gin... è troppo!"

"Oh, ma che ci posso fare? Sono fatta così. Certo che se non

affondava con la barca e tutto il resto... Ora finalmente che

aveva

cominciato a riamare... ad amare la giornalista... che cattivi gli

sceneggiatori."


"No, perché? È perfetto! Ora sarà la giornalista a scrivere

lettere

d'amore e a metterle nella bottiglia così le trova un altro e la

storia ricomincia... Oppure ci mette un peso dentro, così le

bottiglie

finiscono in fondo e se le legge Kevin Costner."

"Mamma mia. Sei di un macabro! "

"Cerco di sdrammatizzare questo dramma che stai vivendo."

"A parte che non sto vivendo nessun dramma. E poi il pianto

è liberatorio, fa bene, sfoga le ghiandole, capito? È un

equilibratore

proprio come i baci."