Si aprono sotto di noi come fiori appena sbocciati. Dai mille

colori imprevisti. Dai mille disegni pensati. Polveri,

perfettamente

incastrate, si liberano prendendo fuoco nel cielo. Una dopo

l'altra. Una dentro l'altra. E per la prima volta li vediamo da

sopra.

Io e Gin abbracciati, con i visi incorniciati nel finestrino, ne

scorgiamo

la fine, la parte da sempre nascosta, da sempre conosciuta

solo alle stelle, alle nuvole, al cielo... Gin guarda estasiata i

fuochi.

"Che bello! " Luci lontane riescono a dipingerla. Delicate

pennellate

di colore luminoso accarezzano le sue guance. E io timido pittore

improvvisato, la stringo a me. E la bacio. Mi sorride. Continuiamo

a guardare fuori. Uno strano gioco di fusi orari, di ore legali,

di passaggio veloce su paesi lontani, ci regala un altro Capodanno

e un altro, e un altro ancora. Ogni ora è di nuovo mezzanotte

e di nuovo Capodanno, e di nuovo e di nuovo ancora. E fuochi

diversi, di diverso colore sparati da un diverso paese, vengono

a noi. Sorridono avvicinandosi, portando l'augurio di chissà quale

fuochista. E la musica continua. E l'aereo, veloce e tranquillo,

procede

spedito. Attraversa il cielo, le felicità e le speranze di chissà

quanti paesi. E la hostess, precisa e ordinata, appare e scompare

puntuale a ogni Capodanno, portando champagne. Noi, ubriachi

di felicità e non solo, ci facciamo gli auguri e ancora e ancora

gli

auguri. Brindiamo più volte per quello stesso nuovo anno, con

un'unica

grande certezza. "Che sia un anno felice..." E dopo averlo

festeggiato

così tanto, stanchi di tutti quegli anni passati in un attimo,

ci addormentiamo sereni e tranquilli. Ci risvegliamo in spiaggia.

E ci sembra quasi di sognare ancora. Davanti a quel mare, a

quell'acqua cristallina sempre calda, a quel sole e a quei

tramonti.

Thailandia, Koh Samui.

"Hai visto Step, è uguale alle cartoline che ricevevo. Ho sempre

creduto che magari uno strano falsario le avesse lavorate al

computer.

"

Gin perennemente a mollo.

"Anche lavorandoci non avrei potuto immaginarmi tanto."

"Certo che grande fantasia ha Dio. Dal nulla poi, mica aveva

esempi ai quali riferirsi Lui... Grande pittore..."

Ed esce così, lasciandomi in acqua, tra mille pesci colorati e

nessuna risposta. Poi qualcosa mi viene in mente.

"Be', ma un grazie anche a Romani però è dovuto."

Nel suo piccolo. Ride e si allontana verso il bungalow. Senza

pareo. Serena e tranquilla come poche. Ancheggiando apposta

divertita,

salutando una piccola bambina thailandese, che la chiama

per nome, già amici, e non solo perché Gin le ha regalato una

maglietta.

Vietnam. Phuquoc.

Ancora in acqua, ora abbracciati, ora schizzandoci, ora una

piccola

battaglia sulla sabbia sotto gli occhi divertiti di bambini

incuriositi

da questi due strani turisti che prima lottano e poi si baciano!

E continuiamo così. Baciandoci un po' di più, cullati dal sole,

bagnati di desiderio e prima che la curiosità di tutti quei

bambini

diventi malizia rientriamo nel bungalow. Una doccia. Tende

abbassate

ballano al ritmo del vento ma senza allontanarsi troppo dai

vetri. Qualche onda si rompe sugli scogli e noi, vicini, ne

seguiamo

il tempo.

"Ehi, ma sei un miracolo della natura... sei diventata

bravissima."

Scemo!

Mi dà un pugno leggero prendendomi in pancia.

"Mi dimentico sempre che sei terzo dan."

"Ora voglio guidare io."

"Ricordati quella volta che hai voluto guidare la mia moto... al

semaforo un altro po' cadevi."

"Cretino. Poi l'ho portata bene però, no? Fidati."

"Ok, voglio fidarmi."

Si sfila da sotto salendomi sopra, sigillando quel passaggio con

un bacio pieno, tanto, lungo. Mi scavalca con la gamba, me lo

prende con la mano e lo porta dentro di sé morbida e decisa. Con

sicurezza. Continua a baciarmi. Piegata su di me mi tiene le

braccia

aperte e spinge in giù il bacino con forza, accogliendomi fino

in fondo, nella sua pancia più lontana. Ho fatto bene a fidarmi.

Mi stringe forte i polsi e abbandona per un attimo il suo bacio.

Apre la bocca. Rimane sospesa sulle mie labbra. Sospira più volte

per poi pronunciare quella fantastica parola. "Vengo." Lo dice

piano, lentamente, staccando quasi ogni piccola lettera, con

una voce bassa... troppo bassa. Di quell'erotico incolmabile... E

in un attimo vengo anch'io. Gin lancia i capelli all'indietro,

spinge

ancora due o tre volte il bacino verso di me, poi si ferma e apre

gli occhi. Fssh. Come se fosse tornata improvvisamente. Di nuovo

lucida d'incanto.

"Ma sei venuto anche tu?"

"Sì, certo! Che faccio, mi perdo per strada?"

"Ma tu sei pazzo?" Ride. "Tu sei proprio pazzo."

Scivola vicino a me, si poggia su un gomito e mi fissa divertita.

"Cioè sei venuto dentro di me?"

"E per forza, di chi sennò? Eravamo io e te."

"Ma scusa io non prendo niente, non prendo la pillola."

"Oddio! Veramente? Non sei tu che prendi la pillola o no... Mi

sono confuso! T'ho preso per l'altra! "

"Cretino... scemo!"

Mi risale sopra e comincia a colpirmi.

"Ahia! Ahia! Basta Gin, stavo scherzando."

Si tranquillizza. "Ho capito, ma scherzavi anche quando dicevi

che sei venuto?"

"No, su quello no! Certo che no!"

"Che vuol dire certo che no?"

"Che era un momento così bello, così unico, così fantastico,

che mi sembrava stupido interromperlo. Come dire, fuori luogo..."

Si ributta vicino a me, sprofonda quasi con un tuffo sul cuscino.

"Tu sei pazzo... E ora che facciamo?"

"Be', prendo ancora un po' di fiato e poi se vuoi ripartiamo.

Guidi sempre tu?"

"Ma no, dico che facciamo, che facciamo, dai, hai capito! Non

scherzare sempre... dove la troviamo qui la pillola del giorno

dopo,

in Vietnam? Mi sembra un assurdo, non la troveremo mai!"

"E allora non la cerchiamo."

"Come?"

"Se non la troveremo mai, è inutile che la cerchiamo, no?"

La bacio. Rimane per un attimo interdetta. Però si lascia baciare.

Non partecipa più di tanto. Mi stacco e la guardo.

"Allora? " Ha il viso buffo. È sorpresa e perplessa al tempo

stesso.

"Il tuo ragionamento non fa una grinza e allora..."

"E allora l'ho già detto, non la cerchiamo. Riprendo fiato e

ricominciamo."


Scuote la testa e sorride, pazza anche lei, mi bacia. Mi accarezza

e mi bacia ancora. E il fiato torna presto. E decido di guidare

io,

senza fretta, senza strappi al motore, accelerando. E mentre il

tramonto

ancora una volta gioca a nascondino, noi veniamo di nuovo,

senza nasconderci stavolta, ridendo, uniti, come prima, più di

prima. Folli d'assurdo. Pazzi d'amore. E di tutto quel che sarà.

Più tardi. In uno strano pub chiamato da ironici padroni

vietnamiti

Apocalipse Now beviamo della birra. Gin scrive a tutto spiano

sul suo diario.

"Ehi, si può sapere che razza di Divina Commedia stai tirando

giù? È da quando ci siamo seduti che non fai che scrivere e la

conversazione

dove la lasci? La coppia è anche dialogo, eh?"

"Shh! Sto fermando il momento."

Gin scrive un'ultima cosa rapidamente, poi chiude il diario.

"Fatto! Altro che Bridget Jones. Sarà un best seller mondiale! "

"Che hai scritto?"

"Quello che abbiamo fatto."

"E ci metti così tanto a descrivere una scopata?"

"Cafone!"

È un attimo. Gin mi lancia la sua birra addosso. Alcuni vietnamiti

si girano. Prima ridono, poi rimangono in silenzio preoccupati,

un po' indecisi su quello che accadrà. Io mi scrollo la birra

dalla faccia. Mi asciugo per quanto è possibile con la maglietta.

Poi

rido rassicurandoli.

"Tutto a posto... è fatta così! Per dire ti amo, siccome non ci

riesce, tira la birra."

Non capiscono ma sorridono. Anche Gin fa un sorriso "simpatico",

ma è finto. Si beve un altro sorso.

"Vuoi sapere cosa ho scritto? Tutto! Non solo l'amore che abbiamo

fatto, ma anche quello che è successo. È un pezzo del nostro

destino. Magari grazie a quell'attimo avremo un figlio. Staremo

insieme per sempre."

"Per sempre? Sai, ci ho ripensato. Secondo me anche in Vietnam

potrebbe esserci la pillola del giorno dopo. Cerchiamola subito!"


Scatto veloce verso il basso proprio mentre Gin mi lancia quel

po' di birra rimasta nel suo bicchiere. Stavolta non mi prende. I

vietnamiti ridono divertiti e battono le mani. Hanno capito il

gioco,

più o meno. Mi inchino verso di loro. Mi inneggiano uno strano

coro: "Ti amo... ti amo... ti amo". Lo pronunciano buffo ma

hanno capito sul serio. Non faccio in tempo a rialzarmi. Il

bicchiere

di birra mi prende in piena pancia. "Ahia! " Questa volta è Gin a

inchinarsi e le donne vietnamite esplodono in un boato. Non so se

avremo un figlio. Una cosa è sicura. Se le cose dovessero andar

male

possiamo sempre mettere su una compagnia e dare spettacolo.

Malesia. Perentian. Tioman.

Dorati, sani, leggermente abbrustoliti da un sole che non ci ha

mai abbandonato. Camminiamo. Un pomeriggio di un giorno qualsiasi.

Come sono tutti i giorni quando sei in vacanza. Ci fermiamo da

un pittore disteso all'ombra di una palma e scegliamo senza

fretta.

"Ecco, quello!"

Uno dei tanti quadri infilati nella sabbia come grandi conchiglie

colorate lasciate essiccare all'aria. Lo scegliamo insieme,

divertiti

che proprio lo stesso ci abbia colpito.

"Come siamo simbiotici, eh Step?"

"Già."

Lo pago 5 dollari, ce lo avvoltola e ce lo portiamo via camminando

lenti verso il nostro bungalow.

"Sono preoccupata."

"Perché? Per la tua pancia? È presto."

"Cretino! Mi sembra strano. Dieci giorni e non abbiamo mai

litigato! Neanche una volta. Tutto il giorno insieme e mai una

discussione."

'

"Be', allora scusa meglio dire: 'tutte le notti insieme e abbiamo

sempre...'."

Gin si gira al volo. Fa la faccia da dura.

"Fatto l'amore! Non t'arrabbiare. È inutile che mi guardi male!

Stavo per dire proprio questo. Tutte le notti insieme e abbiamo

sempre fatto l'amore."

Si... si... certo.

"Anche se..." Continuiamo a camminare. "Scusa eh, Gin. Ma

abbiamo sempre scopato rende molto meglio l'idea."

Comincio a correre. "Cretino. Allora dillo che vuoi litigare! "

Comincia a correre anche lei cercando di raggiungermi. Apro

veloce la porta del bungalow e mi ci infilo dentro. Poco dopo

arriva

anche lei.

"Allora... vuoi proprio litigare."

"No vedi..." le indico la finestra, "è quasi buio. Ormai è tardi,

se si litiga, si litiga di giorno! " La tiro a me. "Perché di

notte..."

"Di notte?" Mi riprende Gin.

"Si fa l'amore, va bene? Si dice come preferisci tu."

"Ok."

Sorride. La bacio. È bellissima. L'allontano un po' dal mio viso.

E sorrido anch'io. "Però adesso scopiamo!" Mi picchia ancora.

Ma è un attimo. Ci perdiamo tra fresche lenzuola che profumano

di mare. E facciamo l'amore, scopando.

Capitolo 63.

Abbiamo passato diversi giorni sull'isola. Ed è vero, non abbiamo

mai litigato. Anzi. Ci siamo anche divertiti. Non avrei mai

immaginato che fosse possibile così, con una lei poi... L'altra

sera

mi sono ritrovato disperso tra le onde del mare. Sembravano dolci