fatto un abbonamento " You&Me", quello dove scegli il numero che
chiami più spesso, e sul contratto aveva fatto segnare
direttamente
il numero dell'amante. Quello è stato un gioco fin troppo facile
da
scoprire. Che poveraccio. Almeno in quello poteva avere un po' di
stile. Dovrebbe essere felice ora, che risparmia su tutto. È stato
lasciato
anche dall'amante. Ma forse l'ha fatto apposta per farsi scoprire.
Quando un marito lascia un messaggio nel telefonino vuol dire
che comunque non gliene frega più niente della moglie. E non sa
come dirglielo. Così si risparmia pure la faticaccia. Che
poveracci
che sono gli uomini. Cioè, per assurdo dovrei essere felice che
leva
il copriprezzo del libro e che mi nasconde tutto... E così, mentre
valuta
disperata questa sua ultima considerazione, improvvisamente
le viene un'idea. Un lampo, un attimo, un'illuminazione. Socchiude
gli occhi e comincia a studiarla in tutti i suoi particolari. E
alla
fine sorride, perché capisce che è perfetta.
Poco più tardi. Claudio rientra a casa. Raffaella gli va incontro
salutandolo.
"Ciao, come stai? È andato bene il lavoro?"
"Benissimo."
"Vieni che t'aiuto."
Claudio si fa sfilare la giacca, ma rimane perplesso. Cos'è questa
improvvisa gentilezza? C'è qualcosa che non va. Avrà scoperto
qualcosa? Un altro problema delle figlie? Tanto vale affrontarla
subito.
Claudio la segue in camera da letto.
"Tutto bene tesoro? C'è qualche problema?"
"No, tutto a posto, perché? Vuoi qualcosa da bere?"
Mi chiede anche se voglio qualcosa da bere. Allora un problema
c'è. E grosso.
"Ma Daniela come sta?"
"Benissimo, ha fatto gli esami. Dovrebbero consegnarglieli proprio
oggi, ma sembra tutto a posto. Ma perché mi continui a fare
tutte queste domande?"
"Sai Raffaella, mi sembri così gentile."
"Ma io sono sempre gentile."
"Ma non così gentile! "
È vero, pensa Raffaella. Cavoli, mi sto tradendo.
"Hai ragione, non ti si può nascondere niente! Mi ero
completamente
dimenticata che mi aveva invitato Gabriella per giocare
a burraco da lei. E invece avevamo detto che forse andavamo al
cinema coi Ferrini. "
"Ah." Claudio sospira, rilassandosi. "Ma figurati, cara, voglio
essere sincero. Me n'ero dimenticato anch'io. Non solo. M'ha
chiamato
Farini che stasera mi dà la rivincita a biliardo, ma ti rendi
conto!
Ormai è sicuro, viene al nostro studio! "
"Bene, sono felice! Allora fatti una bella doccia, così ti
rilassi.
Se perdi di nuovo pensa che lo fai apposta per fargli piacere... e
non è carino ! "
"Hai ragione, stasera lo batto, sono sicuro." Claudio si spoglia
del tutto e s'infila nella doccia. Si rilassa sotto il getto
dell'acqua.
Che bello, pensa, mai niente m'è sembrato così facile. E lei si
sente
perfino in colpa. Posso andare all'Hotel Marsala senza problemi
e godermela fino a tarda notte. Come sono fortunato... E non
sa quanto si sbaglia. Raffaella ha appena messo a punto il suo
piano.
Ora non ha più dubbi. Non è perfetto: è diabolico. Claudio finisce
di fare la doccia. Si asciuga velocemente eccitato all'idea
d'uscire
e la saluta con affetto.
"Ma che fai tu? Non esci?"
"No, noi giochiamo verso le dieci. Così aspetto anche Daniela
che torna, mi fa piacere."
"Hai ragione, salutamela e divertiti."
"Anche tu."
Raffaella lo saluta con un sorriso. Claudio esce di corsa. Ma se
avesse avuto gli occhi anche dietro la nuca avrebbe visto come
quel
sorriso, appena si è voltato, si è tramutato in una smorfia
terrificante.
Quello di una donna che sa il fatto suo. E che andrà fino in
fondo. Raffaella prende il telefono di casa e chiama tutt'e due le
figlie.
Poi tutte le sue amiche più intime, quelle che potrebbero in
qualche modo cercarla sul suo telefonino. A tutte dice la stessa
cosa.
Per tutte inventa la stessa bugia.
Capitolo 67.
Poco dopo sono in macchina con Balestri. Gli ho portato una
birra. Guida allegro e sportivo, non solo per la birra forse.
"Ecco.
Siamo arrivati." Via di Grottarossa. Scendiamo. Alcune macchine
sono posteggiate di fronte alla villa ma non ne riconosco nessuna.
Suona a un citofono. Corsi. Anche il cognome non lo conosco. Guido
mi guarda curioso, sembra divertito.
"Oh, Guido, non è che hai sbagliato indirizzo? Non vedo le
moto di nessuno, Corsi poi? Ma chi è?"
"È questa la villa, fidati. Stai tranquillo. Almeno una persona
sono sicuro che la conosci." Aprono il cancello. Entriamo. La
villa
è molto bella, vetrate coperte da tende dai diversi colori si
affacciano
su tutto il giardino. Una piscina semivuota riposa poco
più in là aspettando i primi di maggio e lì vicino un campo da
tennis
con tanto di terra rossa e rete tirata sembra farle da guardia. Un
cameriere sorridente ci aspetta sulla porta, si fa di lato e ci fa
entrare
richiudendola alle nostre spalle.
"Grazie."
Guido lo saluta. Sembrano conoscersi. "C'è Carola?"
"Certo è di là, venga." Ci accompagna per un corridoio. Quadri
illuminati si alternano perfetti all'interno di un'impeccabile
libreria,
tra libri antichi, vasi cinesi morbidamente colorati e oggetti
di cristallo. Tutti delicatamente incastonati in quel legno
chiaro.
Arriviamo in un grande salotto. Il cameriere si fa da parte. Una
ragazza
ci corre incontro.
"Ciao."
Abbraccia Guido salutandolo affettuosamente ma non sulle
labbra. Deve essere Carola.
"Ce l'hai fatta?" Guido si gira verso di me e sorride come a dire:
"Certo Carola, non vedi che è qui?". Carola mi guarda. Rimane
per un attimo sorpresa. Mi osserva con attenzione come se mi
stesse valutando. Socchiude gli occhi, li stringe come se non
credesse
che io... sono io.
"Ma lui... è lui?"
Guido le sorride. "Sì, è lui."
"Sì, penso proprio di essere io... Di solito mi chiamano Stefano,
Step per gli amici... Ma 'lui' non mi avevano mai chiamato...
Lui? Mi spiegate cosa sta succedendo?"
E improvvisamente da quella porta semichiusa, da quel salotto
fatto di persone sconosciute, di voci lontane e confuse, di libri
antichi, di quadri dipinti dal tempo, sento una risata. La sua
risata.
Di lei che mi è mancata, di lei che ho cercato, di lei sogno di
mille
notti. Babi. Babi. Babi. Babi è seduta su un divano in mezzo al
salotto e tiene banco e racconta qualcosa e ride e tutti ridono.
Mentre
io, da solo, rimango in silenzio. Ecco il momento che ho tanto
atteso. Quante volte in America, frugando nei ricordi, spostando
pezzi dolorosi, macigni di delusioni, sono andato giù, in fondo,
fino
a trovare quel sorriso. E ora eccolo lì, davanti a me. E lo divido
con altri. Tutto ciò che era mio, solo mio. E improvvisamente mi
ritrovo a correre attraverso un labirinto fatto di momenti: il
nostro
primo incontro, il primo bacio, la prima volta... L'esplosione
impazzita
del mio amore per te. E in un attimo ricordo tutto quello
che non ti ho potuto dire, tutto quello che avrei tanto voluto che
tu sapessi, la bellezza del mio amore. Quella avrei voluto
mostrarti.
Io, semplice cortigiano ammesso alla tua corte, inginocchiato
davanti
al tuo più semplice sorriso, di fronte alla grandezza del tuo
regno, avrei voluto mostrarti il mio. Su un piatto d'argento,
allargando
le braccia in un inchino infinito, facendoti vedere il mio dono,
quello che provavo per te: un amore senza confini. Ecco, mia
signora, vedi, tutto questo è tuo. Solo tuo. Oltre il mare e in
fondo,
laggiù, oltre l'orizzonte. E ancora Babi, oltre il cielo e oltre
le
stelle, e ancora, oltre la luna e oltre quel che è nascosto. Ecco,
questo
è il mio amore per te. E altro ancora. Perché questo è solo ciò
che ci è dato di sapere. Io ti amo oltre tutto quello che non ci è
dato
di vedere, oltre quello che non ci è dato di conoscere. Ecco,
questo
e chissà quant'altro ancora avrei voluto dirti. Ma non ho potuto.
Non ho potuto dirti nulla che tu avessi voglia di ascoltare. E
ora? Cosa potrei dire ora a quella ragazza seduta sul divano? A
chi
posso mostrare le meraviglie di quel grande impero che le
appartenevano?
Ti guardo e non ci sei più. Dove sei finita? Dov'è quel
sorriso che mi rendeva naufrago di certezze, ma così sicuro di
felicità?
Vorrei scappare ma non c'è tempo, non c'è più tempo. Eccoti.
Babi si gira lentamente verso di me.
"Step! Non ci credo... Che sorpresa..." Si alza e mi corre
incontro.
Mi abbraccia, mi stringe forte e mi bacia dolcemente. Sulla
guancia. Poi si stacca, non andando troppo lontano però. Mi
guarda negli occhi e sorride.
"Come sono felice di vederti... Ma che ci fai qui?"
Mi viene in mente Carramba che sorpresa! Cosa avrebbe gridato
la Raffa nazionale? Ah sì. "Babi è qui!" Ma non mi dà tempo.
Comincia a parlare. Ride e parla, parla e ride. Sembra sapere
tutto
di me. Sa dove sono stato, cosa ho fatto in America, gli studi, il
mio lavoro.
"E poi sei tornato in Italia i primi di settembre. Il 3 credo per
essere precisi. E non mi hai fatto neanche gli auguri per il
compleanno...
Non ti sei ricordato, eh? Be', ma ti perdono..."
E continua così, ridendo. Il 6 settembre era il suo compleanno
e io, quel giorno, me lo sono perfettamente ricordato, come
sempre.
Come ogni anno, anche in America, come ogni altra cosa che
aveva avuto a che fare con lei, le più belle, le più dolorose. E
lei?
Lei mi perdona. Di che? Di non averla saputa dimenticare?
"Era il 6 settembre! Vedi che non ti ricordi..."
"Ah già, è vero." Le sorrido e la lascio andare avanti. Parla lei
per tutti e due, decide lei, va avanti lei, come ha sempre fatto.
"E poi hai fatto una trasmissione televisiva e poi ho visto quei
giornali. Con quelle foto. Per salvare quella ragazza. Come si
chiama?
Be', ora non mi ricordo. Comunque ti ho cercato ma..."
Per fortuna va avanti. Senza chiedermi il nome. Ginevra. Gin
per gli amici. Dovrei chiamarla. Devo chiamarla. Le ho detto che
ci saremmo sentiti dopo. Magari. Sì, ha detto magari. Mi posso
sempre
attaccare a quel "magari". Spengo il telefonino. Mi giro. Mi viene
d'istinto. Vedo Guido che mi sorride. Se ne accorge e mi fa
l'occhiolino.
Lui perfido Lucignolo, io stupido Pinocchio nelle mani
di una Fata Turchina. Buona o cattiva? E lo vedo andar via.
Chiudersi
la porta alle spalle lasciandomi solo. Solo con lei, con Babi,
solo con il destino del mio passato. Babi che mi prende la mano.
"Vieni che ti presento i miei amici." E mi trascina così, più
ragazza,
più donna, più certa, più matura. Più... più non so che.
"Ecco, lui è Giovanni Franceschini, il proprietario del Caminetto
Blu... Lui invece è Giorgio Maggi, dai, lo dovresti conoscere,
ha quella grande società immobiliare che si occupa di
compravendite.
Dai, che ora sta andando fortissimo: Casa Dolce Casa si
chiama."
"No, non la conosco, mi spiace." E sorrido e saluto come se
m'importasse qualcosa di tutto questo. E altri nomi, e altre
storie.
Titoli commerciali di giovani pseudonobili di questa società che
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