Un rapimento da sogno... il MIO sogno! Oddio...

mi hanno rubato il mio sogno!!! Ridatemelo, è

miooooooo!

Troppo simpatica. Silenziosa spettatrice. Come posso dimenticare?

Quella volta che sono fuggito con Babi lì, alla casa sulle rocce,

alla Feniglia, sogni che s'infrangono sugli scogli del passato.

Non voglio pensare... Voglio andare avanti. Due pagine dopo.

Non ci posso credere! Non ci volevo credere!! !

E invece è vero. Mi ha chiamato Ele per avvisarmi...

Sono andata fino lì per vedere se era

vero. Non voglio fidarmi di nessuno in queste

occasioni. E invece è proprio così. Lì, su quel

ponte, bellissima!

IO E TE... TRE METRI SOPRA IL CIELO! Cioè, se

uno mi scrive una cosa del genere e chi lo molla

più! Gervasi, che culo che e'hai, porca trota!

E ancora, ancora...

Sono arrivati alla festa dov'ero anch'io, non

ci posso credere! Si sono vestiti da Tom e Jerry.

Oddio, sto troppo male...

E ancora...

È morto il suo amico Pollo. Ero lì in chiesa.

Avrei voluto abbracciarlo. Ho pregato per lui,

per il suo amore. Ma lui ha bisogno di lei in

questo momento. Non di me.

E continuo in silenzio tra quelle pagine a leggere pezzi della

mia vita. A rivederli attraverso la sua scrittura, le sue note

colorate,

le sue frasi sottolineate.

Si sono lasciati! Ho saputo che si sono lasciati.

Me lo ha detto Silvia (la Serva, la chiamano

così perché sa sempre tutto di tutti e vive

di servate!). È vero! Mi dispiace... so che

non dovrei essere così felice. Ma quanto lo sono,

da pazzi! Da pazzi! Voglio farti felice io,

Step. Voglio farti sentire amato... Ti prego,

dammi questa possibilità...

E ancora. Ancora.

È Natale. Sono uscita e sono andata verso casa

sua, cioè dove abita adesso, da suo fratello.

L'ho visto uscire in moto con dietro suo fratello

Paolo. Erano abbracciati, stavano ridendo.

Bene, sono felice. Mi sembra che stia meglio.

Se ami veramente una persona devi pensare

al suo bene, a ciò che lo rende veramente felice.

Non devi essere egoista... (Mamma, sto diventando

di un pesante...). Comunque gli ho visto

fare una pinna pazzesca con il fratello dietro

che urlava! Mi ha fatto troppo ridere. Sono

tornata a casa. Ho aperto il regalo dei miei. Mi

hanno fatto un pigiama pazzesco! Step, quando lo

vedrai, be', ti leccherai i baffi! (Che bora che

sono!) Poi mi sono messa a letto e ho abbracciato

il cuscino. Sono stupida? L'ho baciato fingendo

che fossi tu. Step. Mi piaci troppo! Mi

sono addormentata facendo un sogno... che poi è

anche un desiderio. T'incontrerò prima o poi...

E ancora. Ancora. Vado avanti tra pagine allegre e pezzi di vita

che riguardano solo lei. Ecco. Parla di nuovo di me.

Sto a pezzi. Sto malissimo. Ho saputo che parte.

Va fuori. Cavoli, dev'essere stata una storia

davvero importante la sua se ha preso questa

decisione. Mi ricordo però una frase che mia

madre mi ha sempre detto, è una cosa bellissima:

"Puoi cambiare il cielo ma non puoi cambiare

l'animo". Gli servirà andarsene? So solo che

ti aspetterò, Step...

È vero. A volte non serve stare sotto un altro cielo. Ciò che devi

risolvere è sempre dentro di te, dovunque tu sia. E ancora.

Ancora.

Non me ne frega niente, nessuno sa mai nulla di

Step! Cazzo, non è possibile! Ho deciso, voglio

conoscere sua madre. Lei qualcosa la saprà, no?

E ancora. Ancora. Sfoglio appena qualche altra pagina.

Ci sono riuscita. L'ho conosciuta "per caso"

al supermercato. Forse se n'è accorta... (spero

proprio di no!) Abbiamo legato un sacco... mi

piace, ma non so, è come se stesse male per qualcosa,

ha una sua tristezza, mi tratta da grande

però, è forte... Certo che è proprio bella. È

tutta suo figlio!

Mamma se n'era accorta. A lei non sfugge niente. E ancora. Ancora.


Sono felice. Siamo diventate amiche. Mi ha

raccontato un po' di cose di Step. Mi sembra di

conoscerlo da una vita. È proprio la persona che

avrei voluto incontrare. Sono strafelice perché

mi ha detto che torna la prossima settimana!

E ancora. Ancora.

E che cavolo! ! ! Ho sbagliato tutto. . . Sono arrivata

alle otto e mezzo di mattina... Non avevo

capito che arrivava alle otto e mezzo di sera!

Ma dicono a.m. e p.m. Ma che, uno sta a guardare

questi dettagli quando sa che sta arrivando

Step!!! Non ci posso credere! Sono andata all'aeroporto

e l'ho aspettato per dodici ore e

non ho avuto il coraggio di fare niente! Cioè

Step si è girato a un certo punto e io mi sono

nascosta di botto dietro una colonna e magari mi

ha pure visto! Cavoli, ha avvertito che qualcuno

lo guardava! Ma che e'ha gli occhi pure dietro...

Però è troppo carino. È dimagrito. È cresciuto.

È. . . è!

Non ci posso credere, è venuta pure all'aeroporto. E ancora.

Ancora.


Stasera lo becco, sono sicura. Ho già pensato

bene il piano. Sono andata giù nel garage

nel pomeriggio, ho aperto il tubetto che

congiunge il serbatoio al motore (Paolo mi ha

spiegato perfettamente tutto! Troppo forte Paolo,

e troppo facile il resto!!!), così non ha

più benzina. Dovrà farla per forza. Ho sentito

in palestra cosa faceva, quindi ha solo due

possibilità: o si ferma al benzinaio sulla Flaminia

o a quello su corso Francia. Ma uno subito

dopo la palestra vuole subito correre...

Per me va lungo. Ha voglia di vento, uno come

lui poi che ama tanto la moto... Be', comunque

nel dubbio blocco tutti e due i benzinai

self-service col lucchetto. Che mi frega! Lo

aspetto sulla Flaminia, se vedo che non arriva

torno indietro a quello di corso Francia.

Piano perfetto... Tanto uno testardo come lui

non accetterà mai di farsi fottere... mica per

i soldi, per il principio! Uno abituato a fottere...

non si fa fottere!

Non credo a quello che sto leggendo. Giro una pagina. E ancora.

Ancora.

Ce l'ho fatta!!! Wow wow wow! Sono tornata a

casa e ho fatto come Julia Roberts in Pretty Woman,

col pugno roteante vicino alla mia faccia

per festeggiare lo splendido piano riuscito. L'ho

conosciuto! Mitica Gin! ! ! Un altro po' e mi stendeva

sul cofano con un cazzotto in pieno viso.

Pfiu pfiu! Me la sono vista brutta. Lo sapevo

che si era nascosto, ma che potevo fare? Dovevo

far finta di cascarci e invece c'è cascato lui!

E di brutto!! ! Ho aspettato due anni e poi anche

le dodici ore all'aeroporto. Che fatica. Ma

sono sicura che ne varrà la pena! Sono sicura

che andrà benissimo, da sogno.

18 settembre.

Iaoooo! Mi è andata bene ma che dico strabene!!!

Ho passato il provino al TdV, dove lavora

lui. Roba da pazzi! Ce l'ho fatta!! Non ci

speravo proprio. Ma la cosa più assurda è che è

passata anche Ele! Oh, non aveva mai superato

un provino! Step... Ma portassi fortuna? Di una

cosa sono sicura. Ora lo vedrò tutti i giorni.

E ora? Ma dove scappi? Ma è troppo giusto così.

. . Troppo forte. Troppo bello. D'altronde ogni

tanto c'è giustizia a questo mondo! Oh, ancora

non ci credo però... Comunque questa poesia è

per te!

Step. Ho sempre avuto voglia di te.

Ho voglia di te.

Per tutto quello che ho immaginato, sognato,

desiderato.

Ho voglia di te.

Per quello che so e ancora di più per quello

che non so.

Ho voglia di te.

Per quel bacio che non ti ho ancora dato.

Ho voglia di te.

Per l'amore che non ho mai fatto.

Ho voglia di te anche se non ti ho mai assaggiato.


Ho voglia di te, di tutto te. Dei tuoi errori,

dei tuoi successi, dei tuoi sbagli, dei tuoi

dolori, delle tue semplici incertezze, dei pensieri

che hai avuto e di quelli che spero hai

dimenticato, dei pensieri che ancora non sai.

Ho voglia di te.

Ho così voglia di te che nulla mi basta.

Ho voglia di te e non so neanche perché...

Uffa. HO VOGLIA DI TE.

Improvvisamente sento un botto. Mi giro di colpo. Gin è sulla

porta della camera. Paolo è dietro di lei.

"Scusami Step, ma non sono riuscita a fermarla. Mi si è infilata

dentro casa come un razzo e..."

Alzo la mano. Paolo capisce. Si ferma. Sta zitto. Non dice più

niente. Rimane con la faccia da ebete, fermo sulla porta mentre

Gin

entra nella stanza. Cammina lentamente, mi guarda ma sembra

passarmi

attraverso. E come se il suo sguardo andasse lontano a cercare

chissà cosa. Scoperta nella sua verità d'amore. Oltre... Ha gli

occhi tristi. Bagnati. Privi di qualsiasi sorriso. Bellissimi. E

mi si

stringe il cuore. Perché ha una luce che conosco. Vedo tutto

quello

che ho vissuto, tutto quello che ho passato, tutto quello che è

naufragato.

"Gin... io..."

"Shh" mi fa lei. E si porta il dito indice davanti alla bocca,

come

una dolce bambina. Chiude gli occhi e scuote la testa.

"Non dire niente, ti prego..." Si riprende i diari, uno dopo

l'altro,

li poggia sul tavolo e li controlla. Li conta e l'infila nella sua

borsa. E se ne va via così, di schiena, senza voltarsi, in

silenzio.

Capitolo 79.

Una chiesa. Spoglia. Un centinaio di persone. Alcuni in piedi,

altri seduti, qualcuno appoggiato a quelle importanti colonne,

antiche,

scurite dal tempo passato, dalle tante preghiere ascoltate, dai

desideri invocati, dai dolori sofferti. Da loro, dai tanti. Dagli

altri.

E poi il mio dolore. Qui. Presente. Il dolore di non aver saputo

essere

fino in fondo protagonista della mia vita, di aver solo perso del

tempo... E per fare cosa poi? Giudicare. Io, giudicare mia madre.

E non riesco a capire come non me ne sia potuto rendere conto

allora.

Improvvisamente mi accorgo come tutto mi è sfuggito di mano,

come accecato da chissà quale ragione ho corso furioso, cieco,

rabbioso verso chissà quale giustizia... E solo ora capisco quanto

ho

fallito. Nel mio ruolo più semplice. Non mi si chiedeva altro,

nulla,

se non il silenzio. Non esprimermi. Anche perché non avevo titoli,

né ruolo, né mandato, né diritto... Niente. Niente che mi desse

quella facoltà: perdonare. Perdonare. Chi sono io per perdonare?

Chi siamo noi per perdonare, chi siamo per poterci dare questo

titolo? E invece no, testardo, egoista, cieco, sono voluto

diventare

giudice. Senza alcun diritto, senza alcun ruolo, senza meriti,

senza un perché. Senza. Prosopopea. Presa da chissà dove, da quale

sentito dire, frutto di quella borghesia più insulsa... E poi, la

cosa

ancor peggiore. Non solo arrogarsi il diritto di perdonare, ma

non saperlo neanche fare. Non perdonare. Ecco. Sono qui in questa

chiesa. In silenzio. E sto male. Non c'è niente di peggio che

sentire

la tua vita sfuggirti tra le mani come semplice sabbia che pensavi

un tempo fosse tua e che invece non ti appartiene più. Come

se tu fossi fermo in piedi, per caso, in uno stabilimento

qualsiasi,

schiavo del vento e di tutto quello che lui ha deciso per te. Non

ho

più niente tra le mani, non mi resta nulla. E me ne vergogno. Mi

guardo in giro. Mio padre, mio fratello, le loro compagne. Perfino

Pallina, Lucone, Balestri e gli altri miei amici. Qualcuno che

manca...

Qualcuno invece di troppo. Ma non mi va neanche di pensarci.