«C’è tutto quello che mi piace, amore… Grazie, hai scelto al meglio per me.»

Si baciarono. Poi cenarono e passarono una serata tranquilla. Anche i giorni seguenti furono molto tranquilli.

Poi una mattina Sofia sorprese Andrea.

«E adesso cos’è questa novità?»

«Ecco, lo sapevo. Non ti piaccio.»

«Moltissimo, ma quando avremmo potuto farlo insieme mi hai sempre detto che non ti andava…»

Rimasero un attimo in silenzio. Sofia era davanti a lui in tuta da ginnastica.


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«Ma sono successe mille cose da allora, amore. Non la devi leggere come un’offesa se ho deciso di andare a correre. Sto per fare trent’anni, mi sento fuori forma, non mi muovo abbastanza…» Poi si rese conto di quello che aveva detto e cercò di recuperare. «Vado a correre solo tre volte a settimana e di mattina.»

«Non vai in palestra, vero?»

Sofia si mise a ridere. «No, non ci vado. E comunque anche se fosse non mi comporterei mai come Lavinia.»

«Sì, sì, ma sai, certi ambienti alla fine creano le tentazioni…»

Sofia si rivide da sola con lui sul suo aereo, in albergo, rivide le loro suite comunicanti, il ritorno, la cena a lume di candela…

«Ma io credo che se uno vuole tradire non è che ci sia un posto che lo giustifichi, lo si può fare comunque…

E dovunque.»

«Anche correndo?» Andrea cercò di essere spiritoso.

«Sì. È che io non voglio tradirti.»

Rimasero a guardarsi per un po’.

«Me lo diresti?»

«Sì. Credo di sì. Forse però dovrei trovarmi in quella situazione per essere veramente onesta. Tu lo vorresti sapere davvero?»

«Non lo so. Ci devo pensare. Forse no.»

«Be’, allora pensaci. Intanto io vado a correre.» Sofia si fermò sulla porta. «Una persona a volte può cambiare. Io credo e spero di essere cambiata in meglio.»

La cosa più difficile in quei giorni fu cercare di rimandare l’incontro con Lavinia. Sofia non rispose alle sue chiamate. Poi le arrivò un messaggio. “Ehi, guarda che sono stata quasi costretta! E poi, scusa, potevi dire di no… no? O hai detto no?”

Sofia non diede risposta nemmeno al messaggio e co-sì, alla fine, una mattina se la trovò sotto casa.

«Ti posso accompagnare?»


«Ho la macchina.»

«Ma dove vai in tuta?»

«Secondo te?» Poi decise che non era il caso di fare tanti indovinelli. «A correre.»

«Ma scusa io vado in palestra, potevi iscriverti con me!»

«Sì, e con Fabio e gli amici di Fabio. E poi Andrea non vuole, ha detto che è un luogo di perdizione.»

Lavinia sorrise. «Gli hai detto che è il mondo a essere un luogo di perdizione? Il tradimento può essere dietro l’angolo, ma anche durante un concerto… o in aereo.»

Sapeva anche quello.

Sofia non ci poteva credere. “Si è perfino fatto bello con la mia amica!”

«Quando hai parlato con lui? Cosa ti ha raccontato?»

«No, non ci ho più parlato. Quel pomeriggio però mi aveva detto che ti avrebbe portato a Verona e che saresti tornata in tempo, quindi ho dedotto…»

«Tu che deduci, figuriamoci!»

«Allora se vuoi saperla tutta ho dedotto che è un gran fico e che in qualche modo si è innamorato di te!

Quindi vorrei sapere com’è iniziata, com’è continuata, cos’è successo e soprattutto come continuerà.»

«Nient’altro?»

«Be’, man mano che mi racconti sono sicura che mi verrà qualche altra domanda! E comunque secondo me noi donne ormai siamo in tutto e per tutto come gli uomini. Perché non dovremmo vivere anche noi di tradimenti? Di conquiste e vittorie? Loro è una vita che lo fanno. Ma scusa! Non abbiamo lottato per la parità?»

«Non credo fosse questo l’obiettivo delle prime fem-ministe.»

«Be’, qualcuna di loro secondo me ce l’aveva già in mente. Dimmi cosa c’è di più divertente. Ti sei annoia-ta quella sera?» Sofia scosse la testa. Lavinia le sorrise.

«Vedi? Mi dai ragione.»

Sofia capì che era fatica sprecata. «Ok, se hai voglia di accompagnarmi al parco ti racconto.» Così si misero a camminare verso l’inizio dell’Appia. Lavinia la guardava in silenzio, pendeva dalle sue labbra, curiosa fino a impazzire.

«Allora? Quanto devo ancora aspettare?»

«Volevo vedere quanto resistevi…»

«Io? Ma se lo sai! Resistenza zero.»

E quella ammissione di debolezza in qualche mo-do la intenerì. Sofia iniziò il suo racconto, l’arrivo al-la chiesa, l’incontro con la sua vecchia compagna di studi Ekaterina Zacharova che doveva sostituirla, la scommessa.

«Hai capito? Ho scommesso su di te e ho perso!»

«Ma allora è troppo forte, ecco perché mi aveva detto di mandarti il messaggio a quell’ora precisa. Aveva calcolato tutto. Cioè, Sofi, questo è un genio!»

«Ma un genio di che? Voleva solo portarmi a letto!»

«Sì, ma almeno lo fa in modo geniale!»

Sofia continuò il suo racconto. L’aereo, la macchina a Verona, la suite nel suo albergo.

«L’ha comprato per far colpo su di te… Ma dai, Sofi, questo è un sogno…»

«Dipende dai punti di vista, per me è anche inquie-tante.»

«Anch’io vorrei un uomo che mi causasse queste in-quietudini… Oltre a quelle che mi fa vivere Fabio naturalmente!»

«Ah certo naturalmente…» Poi continuò il racconto, le parlò del concerto, della cena in aereo. «Pensa che c’era anche una cabina con il letto matrimoniale.»

«Aveva anche una cabina con il letto matrimoniale?»

«Sì.»

«Sul serio? E quindi… avete trombato.»


«Lavi! Ma così non è più neanche il discorso del fem-minismo, sei una vera e propria camionista.»

«Sì! Che poi non ho capito perché i camionisti devono sempre essere ritenuti volgari, una volta ne ho conosciuto uno colto, con una sua eleganza.»

Sofia rimase sorpresa. «E dove lo hai conosciuto?»

«In palestra!»

Sofia allargò le braccia. «Ma allora è un vizio!»

«Ma dai, scherzavo. Insomma, ci sei andata o no a letto?»

«Assolutamente no.»

«Cioè non c’hai fatto niente, non c’hai trombato…

Va be’, sì, insomma, non hai fatto l’amore?»

«Nooo!»

«Un bacio?»

«Neanche.»

«Niente?»

«Niente.»

«Non ci credo.»

«Non ci credere. Sei liberissima.»

«Ma scusa, l’aereo, la cena, il concerto, la suite…

Sei in totale controtendenza! Qualunque altra donna avrebbe detto di sì per un decimo di queste cose.»

«Hai una pessima opinione delle altre…»

«Scusa, eh, ma oltre a fare splendide sorprese è anche un bellissimo uomo.»

«Sì, solo che tu non pensi alla cosa più importante, quella che mi ha fatto dire di no in partenza.»

«E qual è?»

«Sono sposata. So di darti un dispiacere ricordando-telo, ma credo che lo sia anche tu!»

Poi le fece un mezzo sorriso e cominciò a correre lasciandola lì. Lavinia rimase a fissarla cercando cosa dire, la frase giusta, la controbattuta a quella sua affermazione, perché sapeva che c’era, c’era, ma non le veniva in mente. Poi sorrise. Qualcosa di buono l’aveva trovato.


«E l’amore? Eh? Dove lo metti l’amore?»

Ma Sofia continuò a correre, facendo finta di non sentire o non avendo sentito sul serio. Fece un giro leggero, senza spingere troppo sulle gambe. Era da tanto che non faceva sport e aveva deciso di cominciare piano. Così si mise gli auricolari del suo iPod, spinse su “classifica” e partì sulle note dei Franz Ferdinand e continuò su quelle degli Arctic Monkeys.

Quando finì il primo giro aveva ancora un po’ di fiato. Ma proprio mentre ripartiva dal punto da cui aveva iniziato, una mano l’afferrò fermandola e sfilandole gli auricolari.

«Ehi, ma mi hai sentito? E l’amore, eh? Dove lo metti l’amore?»

«Nelle favole… solo nelle favole.»

E ricominciò a correre.

Lavinia le corse dietro per un po’.

«Non ci credo… Sei diventata cinica! Stai facendo un grande errore. Sai cosa disse una volta Borges? Sono colpevole solo di una cosa, di non essere stato felice.»

«Ma ti è rimasta impressa solo quella? Avrà detto anche altre cose forse. La felicità va costruita, non è una scopata in macchina o in aereo! Abbiamo proprio due visioni diverse della vita.»

«Forse.» Lavinia smise di correre. «È che non capisco perché la tua debba per forza essere quella giusta!»

«Siamo sposate. Una donna, anche se ti può sembrare strano, deve avere le palle!»


Una settimana dopo. Sofia, rientrando a casa di pomeriggio tardi, li sentì parlare.

«Ma ti rendi conto? Cosa vuol dire?»

«Forse voleva che tu lo sapessi.»

«Si può?» Comparve sulla porta, sorridendo, come se nulla fosse, anche se in realtà in fondo al suo cuore sapeva già cosa era successo.

«Sì, ciao, amore, certo che si può… Stefano comunque stava andando via.»

«Ah, ti accompagno alla porta.»

«Non ti preoccupare.» Le sorrise. «Ormai conosco la strada.»

«Lo so… Ma ti voglio accompagnare lo stesso.»

«Come vuoi. Ciao, Andrea, ci vediamo martedì.»

Uscirono dalla stanza e attraversarono quel corridoio. A Sofia sembrò lunghissimo, camminava davanti a lui in silenzio e sentiva sulla schiena il peso del suo sguardo, le sue domande, la sua curiosità morbosa. Non si poteva continuare così, quel silenzio era troppo pesante.

«Vuoi bere qualcosa prima di andare?»

Aspettò un attimo prima di guardarlo negli occhi.

Pensò che si sarebbe trovata di fronte a uno sguardo severo, duro, un uomo che avrebbe voluto scavare in lei, conoscere ogni minimo dettaglio, perché comunque una cosa era certa, lei sapeva. E invece vide un uomo fragile. Stefano la guardava come arreso, in lei cercava solo qualche speranza, un barlume, la possibilità di vivere ancora il suo amore per Lavinia. Erano arrivati alla porta. E lui la salutò con una voce bassa e incerta.

«No grazie, non voglio niente.»

Sofia avrebbe voluto dirgli: “Allora ci vediamo presto, magari una cena qui da noi oppure un film…”.

Ma non ci riuscì. Sorrise e con un semplice «Ciao»

chiuse la porta. Poi andò da Andrea.

Lui era li con le braccia conserte. Quando la vide scosse la testa.

«Non ci voleva.»

«Vi ho sentito prima…»

Gli diede un bacio, poi si sedette ai piedi del letto, Andrea la guardò dispiaciuto.

«Mi hai costretto a mentire.»

«Io? E che c’entro io?»

«Non avrei voluto sapere. Si sta così bene senza sapere nulla.»

«Ma allora è come non vivere. La vita è sporca, l’hai detto tu, Andrea.»

«Sì, ma non così. Perché? Così è troppo. Alla fine me lo sono immaginato anch’io, ho visto Lavinia con quest’altro… In macchina.»

«In macchina?» Sofia fece finta di cadere dalle nuvole.

«Sì, la tua amica l’ha fatto in macchina. Anche questa cosa è assurda. In macchina si fa a diciott’anni, a venti…

Sembra che lo faccia apposta, che si senta come una ragazzina che vuole trasgredire…»

Sofia non voleva crederci. Come avevano fatto a saperlo? «Ma sei sicuro?»

«Stefano ha letto tutti i messaggi del telefonino, la tua amica neanche si preoccupa di cancellarli, capito? Ci so-no descrizioni intime e dettagliate con tanto di botta e risposta degli incontri, anche nell’ascensore di casa sua…

Oltre alla macchina.»


Sofia non voleva credere alle sue orecchie.

Andrea continuava. «L’iPhone sembra inventato per quei messaggi hot. Pensi che me lo stia inventando? Me li ha fatti vedere, li ha stampati tutti. Sembrano una chat erotica. “Quando me lo hai messo così, quando mi hai preso in quel modo. ” Li leggevo e non volevo più rial-zare la testa, ti giuro, mi sentivo morire, mi sarei sotter-rato, sarei voluto sparire… È stato terribile cercare di trovare qualcosa da dire.»

«E cosa gli hai detto?»

«Niente. Non ho trovato niente da potergli dire. So-no rimasto in silenzio come un cretino. Anche perché lui continuava dicendomi: “Ti rendi conto? Lavinia, no dico Lavinia, mia moglie, dieci anni insieme, sposati da sei e ora questi messaggi con uno più piccolo di me.

Capisci?”. Era fuori di sé, si attaccava alla cosa più stupida, che il tipo fosse più piccolo di lui… e poi ha continuato. Mi diceva: “Lo avresti mai potuto immaginare tu?”. Che gli potevo dire? Non è che lo immaginavo, io lo sapevo proprio…»

Andrea guardò Sofia poi scosse la testa.

«Non è giusto, cazzo. Mi sento sporco, mi sento colpevole, non vorrei mai aver saputo nulla di tutta questa storia, nulla.»

Sofia gli fece una carezza. «Amore, non è colpa tua, se quel giorno non mi avesse chiesto se mi ero divertita e tu non avessi capito che Lavinia mi usava come copertura, non avresti saputo nulla… E Stefano che ci ha messo in questa situazione.»