«certa danza prima di cadere poco più in là. Tancredi cominciò a camminare e si ricordò di un ottobre felice, intorno al fuoco con sua madre, suo fratello e sua sorella. Mangiavano le castagne calde. Quando sembravano pronte le tiravano fuori da una padella piena di buchi con una lunga pinza di ferro e le lasciavano cadere in un grande piatto. Facevano a gara per prenderle al momento giusto, quando non scottavano più, quando si potevano mangiare.

“Ahia, ma questa ancora brucia!”

La castagna cadde dalle mani di Gianfilippo e finì per terra. Claudine la prese veloce, ci soffiò sopra per pulirla e nello stesso tempo per raffreddarla. La girò tra le dita, controllandola.

“Ma non vale, quella era mia! “


Claudine levò appena in tempo la mano prima che Gianfilippo se la riprendesse.

“Mamma, non è giusto! “

“Non litigate, ce ne sono tante.”

Allora Claudine levò la buccia e diede un morso a quella castagna. Ne mangiò metà. Era buonissima, dolce e calda al punto giusto. Poi guardò Tancredi. La stava fissando. Allora gli sorrise e senza dire nulla gliela mise in bocca. Tancredi chiuse gli occhi. Sì. Era buonissima quella castagna. Fuori faceva freddo. Era una bellissima serata e davanti a quel fuoco erano felici. Ingenui e felici. Come a volte si può essere solo a quell’età.

Sofia sentì il telefonino suonare. Lo spense senza neanche guardare chi fosse. Poi staccò la batteria e lo infilò nella sua borsa. Aveva fatto appena in tempo, il treno cominciò a muoversi lentamente. Alcune persone da terra salutarono qualche passeggero. Qualcuno mandò un bacio. Il treno a poco a poco aumentò la velocità, uscì dalla stazione e cominciò a correre nella notte. Sofia chiuse gli occhi e appoggiò meglio la testa allo schienale. In poche ore sarebbe arrivata a Milano e da lì l’avrebbe raggiunta.

Quando Olja lo aveva saputo era impazzita di felicità.

«Sul serio vieni a trovarmi a Mosca?»

«Solo se ti fa piacere.»

«Ma certo! Sarai mia ospite nella casa di famiglia.

Faremo concerti in giro per tutta la Russia, da Mosca a Vladivostok, da San Pietroburgo fino all’Isola di Rat-manov e da lì andremo in America!»

Si mise a ridere. «Ma io pensavo di fare la turista, tu così mi fai lavorare e basta…»

«Hai ragione, allora quando vorrai faremo concerti, ma prima un bel periodo di vacanza. Andremo a Ki-slovodsk alle terme, prenderemo l’acqua di Narzan, l’acqua di vita, fino a quando non ti sarai riposata. Oppure andremo in una banja, anzi, in quella migliore di tutte, alla Sandunovskiye, e io te le suonerò per bene con i veniki, come dovrebbe fare una maestra con le sue alunne…»

«E cosa sono i veniki, maestra?»

«Sono dei fasci di rami di betulla.»

Avevano chiacchierato per un bel po’, avevano riso e scherzato su tante altre cose che avrebbero potuto fare insieme. Poi Sofia era andata a fare il biglietto.

Il treno ormai viaggiava a grande velocità e lei si sentiva serena come non era da molto tempo. Guardò fuori dal finestrino. Era ormai notte e c’era solo uno spic-chio di luna, alcuni campi si alternavano con qualche grande edificio. Tutto passava veloce sotto i suoi occhi.

Poi il treno passò accanto a una palazzina. Attraverso una finestra illuminata Sofia vide una donna che prepa-rava qualcosa in cucina, nell’appartamento successivo non c’era nessuno, solo la luce di un televisore acceso, nell’ultimo un uomo era fuori in terrazzo, aveva i gomiti appoggiati alla ringhiera e fumava al buio una sigaretta.

Un attimo dopo tutta quella gente non c’era più. Li aveva lasciati lì. Ora c’erano solo grandi colline. Non aveva mai visto la Russia. Avrebbe ricominciato a suonare.

Forse si sarebbe anche innamorata di nuovo. Di sicuro sarebbe stata felice. Era la sua seconda occasione. La seconda occasione per una vita bella.


I brani di musica classica

citati nel libro

Scrivendo il romanzo mi sono ritrovato più volte nella situazione di ascoltare su YouTube i brani di musica che Sofia e i suoi allievi suonavano. Sono musiche che mi hanno accompagnato per mesi e che alla fine hanno trovato inesorabilmente i loro — per così dire — “miglior esecutori”. Ve li voglio segnalare.

Bach, Johann Sebastian

ha Passione secondo Matteo

• Erbarme dich — Marilyn Home (p.) • Ich will hier bei dir stehen (p.) Invenzione a tre voci N. in Do Minore, BWV — Glenn Gould (p.)

Variazioni Goldberg, BWV — Glenn Gould (p., p., p.)

Toccata in Mi Minore, BWV — Glenn Gould (pp. -) Suite inglese in ha Minore, BWV–Ivo Pogorelich (p.) Beethoven, Ludwig van

Sonata per pianoforte, op. - Daniel Barenboim (p.) Chopin, Fryderyk

Valzer in ha Bemolle Maggiore, op., n. - Tatiana Fedkina (p.)

Liszt, Franz

Après une lecture de Dante — Lazar Berman (p., p.) Dodici studi trascendentali — Boris Berezovsky (p.) Mozart, Wolfgang Amadeus

K — Sonata per pianoforte n. - Alfred Brendel (p.) K — Sonata in Do Maggiore — Christoph Eschenbach (p.) Pachelbel, Johann

Canone — arrangiamento di Funtwo (p.) Prokofiev, Sergej

Concerto n. per pianoforte e orchestra in Do Maggiore, op.

— Martha Argerich (p.)

Rachmaninov, Sergej

Preludio in Sol Minore, op., n. - Valentina Lisitsa (p.) Concerto per pianoforte e orchestra n., op. - Olga Kern (p.)

Vorrei ringraziare

Io credo che un libro lo scriva una persona sola, ma in realtà è sempre fatto da molti. Alcuni magari non se ne rendono conto, eppure ci sono. Spero di non dimenticare nessuno e chiunque mi abbia aiutato in un modo o nell’altro a scrivere o a migliorare questo libro è stato molto gentile.

Un grazie particolare va a Stefano Magagnoli. I suoi consigli musicali mi hanno accompagnato in questo romanzo, mi hanno emozionato, divertito e fatto scoprire cose che non conoscevo. In qualche modo mi hanno fatto crescere.

Un grazie a Michele Rossi. È venuto a Roma appena ha letto il libro e mi ha trasmesso tutto il suo entusiasmo e il suo mestiere per aiutarmi a renderlo migliore.

Un grazie particolare a Paolo Zaninoni, a Marco Ausen-da e Angela De Biaso. È un piacere lavorare con loro.

Quando gli ho raccontato questa storia l’hanno subito accolta con grande entusiasmo. E questo è fondamentale per tornare a casa e cominciare a scrivere. Ma la cosa più importante è che non l’hanno mai perso.

Grazie a Paola Mazzucchelli con la quale ho pausalo ore al telefono per controllare i testi, eppure «olio vo late. Grazie a Gemma Trevisani, Catcrin «Cumjnmlnl, Andrea Canzanella e Cecilia Nobili, un gftwie i|iffi’i*lf a Maria Cardaci che con grande velocità Impelli«|W

fettamente i testi.

J


Grazie a Rosella Martinello e al suo modo di inventare una campagna travolgente e brillante. Le sue idee hanno sempre quel tocco in più…

Grazie ad Annamaria Guadagni che è stata subito in sintonia con questa nuova avventura, a Federica Fulgi-niti e a tutto l’ufficio stampa.

Un grazie alla forza vendita. Quando ho presentato questo libro a Milano, mi hanno ascoltato con attenzione e so che alcuni di loro hanno apprezzato la mia scelta. Ecco, a tutti devo dire grazie. Qualcuno non l’ho conosciuto bene e mi dispiace perché ognuno di loro è fondamentale. Prendono a cuore il libro e quando è buono sono felici proprio come se lo avessero scritto loro.

Un grazie ai librai e alla loro fatica. Li immagino all’interno dei loro negozi parlare con persone di ogni età, cercando di trovare la storia adatta a ognuno di loro, perché si possa sempre continuare a leggere.

Un grazie a Ked, più precisamente Kylee Doust. Mi so-no mancati i tuoi appunti scritti ma quelli a voce li ho usati tutti. Avevi ragione.

Un grazie particolare e sentito a Marco Belardi. Spesso la sera a cena gli ho letto qualche pagina e il suo entusiasmo mi ha fatto compagnia in questo viaggio.

Un ringraziamento particolare poi lo vorrei fare a tutti gli amici di Giuliopoli. La scorsa estate ho passato dei giorni veramente belli in quel paese. Ogni mattina facevo una passeggiata e alla fine andavo a scrivere in una casa nuova su una collina. Ogni tanto prendevo una pausa, uscivo sul terrazzo e guardavo quel bellissimo panorama. Lì ho scritto gran parte di questo libro e se c’è qualcosa di buono sono sicuro che molto è merito loro. Grazie, Loreta e Romano.


Un grazie particolare a Mimmo Renzi. Ogni tanto mi viene a trovare mentre scrivo e allora lo faccio sedere lì davanti a me e gli leggo qualche capitolo. Lui chiude gli occhi e ascolta in silenzio, con molta pazienza e non si addormenta perché quando smetto ha sempre una giusta e utile considerazione.

Un grazie a mia zia Annamaria Amenta. In quella telefonata ho sentito un entusiasmo che mi ha fatto dimenticare tutta la mia fatica, mi ha fatto sorridere e mi ha dato una nuova voglia.

Un grazie particolare a Ilaria Amenta. Con la sua grande sensibilità mi ha permesso di non fare un errore.

Vorrei poi ringraziare tutte quelle persone che mi conoscono, che mi frequentano, che mi raccontano qualcosa di sé, che mi vivono e si lasciano vivere. Anche se alcune di loro forse non lo sanno, hanno contribuito a scrivere questo libro.

Un grazie pieno di affetto a tutta la mia famiglia. A Fa-biana, a Valentina, a Luce e al mio grande amico Giuseppe, che molti conoscono come Pipólo, e che è sempre con me.

Un ultimo grazie pieno d’amore lo vorrei fare a Giulia.

Oltre a farmi il regalo più bello di questo mondo, il piccolo principe, mi ha fatto un sorriso e, con quella semplicità che le invidio tanto, mi ha risolto un passaggio, il più importante.