"Hai fatto la spesa?"

"Sì, perché?"

"No, no, niente…"

Enrico scuote la testa, poi ci ripensa. Ma è vero, ha ragione lei, che male c'è? Anzi, è una ragazza pure più pratica delle altre, va a fare un colloquio e comunque utilizza bene il tempo.

"Prego, accomodati…" Enrico le fa strada in casa.

La ragazza lo segue ancora un po'"titubante. Entra, si guarda intorno. Vede una serie di cose in disordine lanciate sul divano, pantofole sottosopra e un poster appeso alla parete. Una foto. Ritrae un ragazzo che abbraccia un neonato con magliettina rosa e ciuccio. Una bambina, allora. Riconosce nel ragazzo della foto il tipo che l'ha appena fatta entrare.

"Ecco, siediti pure qui. Dunque, come ti chiami?"

La ragazza appoggia di nuovo le borse per terra e si siede. "Anna…"

"Piacere, io come già sai sono Enrico… papà Enrico…" e poi ride un po'"imbarazzato.

Anna lo guarda. Veramente non lo so che ti chiami Enrico. Né che sei papà. Continua a non capire ma ormai la situazione le sembra buffa e continua a stare al gioco.

"Quanti anni hai?"

"Ventisette, sto cercando di finire l'università. Studio Psicologia."

"Psicologia? Perfetto! E quanto tempo libero hai al giorno?"

"Mah… non lavoro, quindi al di là di qualche lezione che seguo in facoltà, poche ormai in verità, sono sempre a casa…"

"Ah, bene, quindi sarebbe perfetto… E dove abiti? Lontano?"

Anna continua a non capire. "Veramente al piano di sopra… Infatti prima…"

"No, non ci credo. Qua sopra? Non ti avevo mai vista. Quindi ti sei fermata al colloquio prima di rientrare. Benissimo! Così sarebbe molto comodo in effetti…"

"Sì, mi ci sono trasferita da poco. La casa me l'ha lasciata mia zia. Forse l'hai anche vista, era una signora alta coi capelli rossi… E il mio ragazzo è venuto a viverci da qualche settimana." Perché gli sto dando tutte queste spiegazioni?

"Ah, comunque mi sembri perfetta. Studi e quindi hai orari più elastici. Abiti qua sopra. Sì, sei perfetta. Quando inizi?"

"Ma cosa?"

"Come cosa, la babysitter per mia figlia. Sei qui per questo, no?"

"Veramente no. Sono qui perché mi hai fatto entrare tu insistendo. Io stavo solo passando per salire a casa mia. Non prendo mai l'ascensore. Almeno mi muovo un po'…"

Enrico la fissa. "Cioè… quindi non stai cercando un lavoro? Non sei qui per il colloquio?"

"Eh no, te l'ho detto, è stata una coincidenza, stavo solo passando di qui."

"Ah…" Enrico sembra deluso. Guarda fuori dalla portafinestra che dà sul terrazzo. "Mi pareva troppo facile…"

Anna se ne accorge e sorride. "Comunque sei fortunato…"

"Come no. L'unica che m'era sembrata in gamba dopo tutto un pomeriggio di discorsi è capitata qui per caso e non cerca un lavoro. Fortunatissimo. Domani mi tocca ricominciare da capo."

"Certo che sei un pessimista cronico. Non credi al destino? Alle coincidenze? Prima ti ho detto che non ho un lavoro… mica che non lo sto cercando. E il tuo sembra perfetto. A saperlo, che bastava scendere le scale…"

Enrico la guarda e si illumina. "Benissimo! Da domattina sei qua." E non pensa nemmeno ad andare di là a prendere di nuovo Ingrid. E già sicuro che andranno d'accordo.

Anna sorride. Si alza. Raccoglie le due borse. "Benissimo… e attento a non scambiare per l'idraulico qualche altro inquilino che passa per caso sul pianerottolo!" e si avvia alla porta. Enrico si alza di scatto, la segue, poi la supera e le apre. Anna gli sfila davanti. "A domattina allora!" e si allontana. Enrico la guarda sparire dietro l'angolo. Sì. Mi sembra simpatica. E poi è anche molto carina. Ma questo a Ingrid non interessa…




Diciassette


Alex si ferma e posteggia a pochi metri dal portone di Niki. Guarda l'orologio. Sono le nove e mezza. Mi aveva detto che aveva lezione alle dieci, dovrebbe uscire adesso. E proprio in quel momento il portone si apre. Ed esce… Niki. Sembra più grande, più donna. E certo… È Simona, la madre! Oddio, pensa se mi beccasse ora. Alex! Proprio tu! Ma come, noi pensavamo che tu fossi quello grande della coppia. Quello maturo e affidabile. E invece… che fai? Fai le poste a mia figlia?! E perché, si comporta male? C'è qualcosa che ti fa dubitare di lei? Ok, ha qualche nuova amicizia, è anche normale, una nuova scuola, l'università… Ma non è nulla di importante.

Alex scivola piano piano giù sul sedile, quasi scompare sotto il volante, si nasconde, vergognandosi di quell'assurda idea. E subito cerca qualche elemento in sua difesa. Ma scusi, signora… Amore è anche gelosia. "La gelosia… più la scacci e più l'avrai… E qui il serpente, è arrivato, è qui seduto in mezzo a noi, lui ti mangia il cuore come fosse un pomodoro, così diventi pazzo tu, e come un toro e come un toro purtroppo non ragioni…" Ma che faccio, canto Celentano? No! Ecco! La devo mettere molto più semplice. Signora, sono qui… per amore! Proprio in quel momento guarda di nuovo Simona, la mamma di Niki, e vede che sale in macchina, si gira, apre il finestrino e saluta la ragazza che sta uscendo in motorino. Sì. È lei. Niki! Alex accende il motore e parte, si nasconde il viso incrociando Simona che va nella direzione opposta. Poi gira l'angolo e continua la sua corsa dietro a quel motorino. Non ci credo. Come nei migliori film. "Segua quella macchina." Ride da solo Alex. "Anzi quel motorino…" E per un attimo gli viene quasi voglia di lasciar perdere tutto, di sorridere e prenderla con tranquillità, ma sì, è giusto che abbia la sua indipendenza, la sua libertà, i suoi contatti, i suoi messaggi, deve essere una scelta il nostro stare insieme, oltre tutto e tutti, non un obbligo. Anzi meglio se ci sono dei corteggiatori, almeno fa il confronto e se resta con me vuol dire

che sono meglio di quelli. Troppo facile vincere se si gioca da soli. Ma sì, quasi quasi arrivo prima in ufficio e così mi avvantaggio pure su quest'idea del filmato.

Poi una buca, una strana circostanza, una congiunzione astrale, insomma, chissà per quale ragione, il volume della radio si alza improvvisamente e irrompe nei suoi pensieri, cancella il suo sorriso. Ram Power 102.70. Una la vivi, una la ricordi. "Ti stai sbagliando chi hai visto non è… non è Francesca. Lei è sempre a casa che aspetta me. Non è Francesca… se c'era un altro poi… no non può essere lei…" E in un attimo Mogol e Battisti diventano diavoli tentatori, e gli vengono in mente tutte le immagini del mondo, come un film montato dal più grande regista di tutti i tempi. Amore. Tradimento. Inganno. Ed ecco. Sliding doors, quando Gwyneth Paltrow per una strana fatalità torna prima a casa e trova lui con l'amante. Dissolvenza ed ecco L'amore infedele, quando a Richard Gere arriva la multa della macchina della moglie che lo porta nella strada dove abita quel ragazzo che vende libri usati… e scopre che ha anche una storia con sua moglie, altro che libri… Altra dissolvenza ed ecco Uomini di Doris Dörrie, quando il marito, che si è dimenticato un fascicolo a casa, torna e vede la moglie, che poco prima stava con i bigodini nel letto, uscire per strada; allora la segue e la vede rotolarsi in un prato con una specie di figlio dei fiori… Poi Alex pensa a Enrico e a sua moglie, fuggita con l'avvocato che le ha presentato proprio lui. A Pietro e a tutte le sue amanti. E allora non ha più dubbi, spinge sull'acceleratore e comincia a correre con un'unica certezza. Ebbene sì. Celentano ha ragione. Sono geloso.


Diciotto


Alex vede Niki scendere dal motorino, mettere il blocco alla ruota ed entrare velocemente nel cancello dell'università. Alex è disperato. E ora, dove posteggio? Come faccio a capire dove sta andando? All'improvviso una macchina si sfila da un posto lasciandolo libero. Proprio ora! Incredibile. E un caso del destino. Che significa? Cosa mi vuole dire il destino? E proprio in quel momento anche dalla radio un altro segnale. Carmen Consoli. "Prima luce del mattino, ti ho aspettato cantando a bassa voce e non è la prima volta, ti ho anche seguita con lo sguardo sopra il tavolo e tra i resti del giorno prima, e tra le sedie vuote qualcosa nell'aria suggeriva, in fondo non c'è troppa fretta, mentre accarezzavo l'idea delle coincidenze, raccoglievo segnali… spiegami cosa ho tralasciato, è quell'anello mancante la fonte di ogni incertezza, spiegami cosa mi è sfuggito…" Già, i segnali. Niki, ne sto perdendo qualcuno? Strano come a volte le parole più innocenti si trasformino in alibi per le nostre azioni.

Ma Alex non ha più tempo per pensare. Né di preoccuparsi. Chiude la macchina e scende. Un attimo dopo sta già correndo per i vialetti dell'università. Oddio… L'ho persa. Allora si guarda in giro e la vede. Eccola, è proprio lì davanti a lui, cammina tra gli studenti, saltella quasi, vede i suoi capelli raccolti muoversi al vento. Niki sorride e con la mano destra sfiora delle piante, come se volesse accarezzarle, come se volesse comunque far parte di quel po'"di natura che faticosamente s'affaccia in quei piccoli sprazzi di terreno, che ancora respira tra quei grossi marmi bianchi e tutto quel cemento.

"Ciao, Niki…" Qualcuno la saluta con il suo nome. "Bella, Niki!" Qualcun altro con uno strano soprannome.

Bella Niki. Ma che vuol dire? E certo che è bella… Lo so da solo, ma che bisogno c'è di urlarlo? E poi chi sei tu… Ma non fa in tempo a finire. Una frenata improvvisa alle sue spalle. Un signore di una certa età che si affaccia subito dal finestrino della macchina.

"Bravo, complimenti! Sta con la testa tra le nuvole! Che gliene frega a lei! Tanto se muore sono i suoi genitori che piangono, no?" E continua a urlare come un pazzo.

"Shhh, la prego…"

"Ah, sa dire solo questo? La prego… Ma dove vive? Dov'è la sua capacità dialettica?"

Alex si gira preoccupato. I ragazzi seduti sul muretto guardano curiosi e divertiti quello che sta accadendo. Niki continua a camminare di spalle. Fiuuu… Meno male, non mi ha visto. "Mi scusi, ha ragione… Ero distratto."

Alex corre più veloce e si allontana cercando di non perdere di vista Niki, che intanto ha girato a destra in fondo al viale. Supera il gruppo di ragazzi e ragazze che prima l'hanno salutata. Uno di loro, che ha assistito a tutta la scena, scende dal muretto.

"Quello è fatto proprio così… E matto, lo conosciamo bene…"

"Sì" fa un altro, "sulla nostra pelle… e sul nostro libretto!"

"Sì, signore, non si preoccupi!"

Alex sorride. Poi un po'"meno. L'hanno chiamato signore. Signore. Mamma mia, che effetto! Signore. Grande. Adulto. Ma anche vecchio! Signore… È la prima volta che mi chiamano signore! E nota solo ora quanti ragazzi ha intorno e quanto sono più giovani di lui. Giovani come Niki. Continua a camminare fino in fondo al viale. Ecco, io per loro sono un signore. Cioè, signore uguale matusa, vecchio, arcaico, antico… Anche per Niki sono così? E con quest'ultimo grande interrogativo entra a Lettere.


Diciannove


Nella grande aula un professore cammina davanti alla cattedra, si muove, si agita, partecipa divertito alla sua lezione.

""Come geloso, io soffro quattro volte: perché sono geloso, perché mi rimprovero di esserlo, perché temo che la mia gelosia finisca col ferire l'altro, perché mi lascio soggiogare da una banalità: soffro di essere escluso, di essere aggressivo, di essere pazzo e di essere come tutti gli altri." Ecco, questo è Roland Barthes nei suoi Frammenti di un discorso amoroso. Parlava di gelosia. Cosa c'è di più morboso, di più difficile da accettare? La gelosia esiste da sempre… Pensate che, a quanto pare, noi abbiamo un'endorfina che sviluppa automaticamente la gelosia, come una spia che si accende, che segnala pericolo, o meglio il guasto… E il nostro Barthes, saggista, critico letterario e linguista francese, ne dà, a mio avviso, una definizione eccellente."

Alex non ci crede. Una lezione sulla gelosia. Oggi è proprio giornata! Poi di nascosto si affaccia nell'aula e improvvisamente la vede, poco più sotto. Prende posto anche lui nell'ultima fila e continua a fissarla mentre si infila tra i banchi e finisce dietro uno studente dalla capigliatura alla Giovanni Allevi, ottimo quindi come nascondiglio. Il prof continua.

"E se per François de La Rochefoucauld nella gelosia c'è più amor proprio che amore, capite bene quanti spunti abbiamo oggi per fare un discorso compiuto sulla gelosia in letteratura, argomento che non riguarda quindi solo i vostri colleghi di Psicologia…"

Il professore continua a spiegare mentre Niki si piega e tira fuori dallo zaino un grande quaderno che poggia sul tavolo vicino e delle penne e degli evidenziatori colorati. Lo apre e continua a seguire la lezione del professore. Ogni tanto si appunta qualcosa, poi mette il gomito sul banco e appoggia un po'"la testa. Qualche volta sbadiglia e alla fine, ma solo alla fine, mette la mano a coprire la bocca. Alex sorride ma subito dopo Niki vede qualcuno poco