"Ecco fatto!" Chiude la penna e la sbatte sul tavolo. Poi si al-
za rovesciando lo sgabello dentro al quale come ogni mattina è
finita la sua gamba. "Mannaggia a questi sgabelli!" Esce dalla
porta di casa lasciandola aperta. Babi e Daniela si guardano.
"Speriamo che faccia bene manovra. Stamattina mi sem-
bra particolarmente nervoso."
"Sono gli influssi della luna. Oggi è passata nel suo segno.
Sbrigati a venire giù piuttosto."
"Sì, sbrigati, sbrigati. Intanto metto a posto sempre io."
"Perché, ieri sera la tavola chi l'ha preparata? E allora?!..."
Babi prende la borsa dei libri ed esce. Però Branko ci ha
proprio preso. Poi, mentre scende le scale, cerca di ricordarsi
il suo oroscopo. Cosa diceva la luna? Ah sì. Attenzione a pos-
sibili incontri.
,,ti' I.
, ,,,,5*»,, *,i-, - -
Nel cortile della scuola, sotto le fronde di un largo salice,
su un lungo muretto di marmo bianco alcune ragazze copia-
no frenetiche i compiti.
"Ma che c'è scritto qui? Uguale...?"
"x meno uno! Ma non sei capace neanche a copiare?"
"Ma guarda come scrivi!"
"Pure! Non fai mai niente a casa e ti lamenti anche di co-i-
me scrivo? Ma guarda che sei forte!"
"Oh, arriva la Catinelli."
Pallina chiude il quaderno di matematica e corre incontro
alla Catinelli insieme a qualche altra ragazza, tutte possibili
candidate all'interrogazione di latino.
"Dai Ale, sbrigati che fra un po' suona, dacci la versione di
latino." Le ragazze aspettano davanti alla Catinelli.
"No, niente da fare."
"Come niente da fare?"
"Che, non ci sentite? Non mi va che state a copiare la mia
versione. Va bene? Non capisco perché non potete tradurvela
a casa per conto vostro, come fanno tutti."
Pallina le si avvicina.
"Dai Ale, non fare così. Scusa, oggi la Giacci mi interroga
sicuro e pure alla Festa."
Una ragazza del gruppo ma con la divisa più disordinata
delle altre, proprio come i suoi compiti in classe, annuisce.
"Dacci la versione dai! Quella ci secca sennò!"
"Pallina non insistere."
"Che c'è Pallina? Su che stai insistendo?"
"Ah ciao Babi. C'è Ale che non vuole darci la versione. Tu
l'hai fatta?"
Per un attimo la Catinelli non è più al centro dell'attenzione.
"No, solo metà. Ma mi sa che non è neanche giusta. È che
io sono già stata interrogata. Ho controllato, oggi dovrebbe toc-
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care a te e a Silvia Festa e poi ricomincia il giro. Ma di solito
interroga chi ha l'insufficienza."
La Catinelli prova ad allontanarsi. Pallina la tira per la
giacca.
"Hai sentito? Dai, non ci puoi lasciare così, ci rovini a tutte!"
"Non ho capito perché non fate come la Giannetti. Lei do-
po che l'ha fatta mi telefona e la ricontrolliamo insieme... Co-
sì se la prepara e il giorno dopo va bene. Come fate voi, a co-
sa vi serve?"
"Ma che ti frega? Infatti il latino non serve proprio a nien-
te. Insomma, ce la dai o no questa versione?"
"Te l'ho già detto, no. Fatevela dare dalla Giannetti."
Pallina sbuffa. "Sì, quella arriva sempre all'ultimo... Fra cin-
que minuti suona. Dai, almeno oggi... L'ultima volta, promesso."
"Lo dite ogni volta. No, questa volta è no. Non ve la do!"
La Catinelli si allontana.
"Ma guarda che stronza. È pure un mostro. Ecco perché è
così acida. Non ha mai nessuno che se la fila. È chiaro. Alme-
no noi ci divertiamo e piacciamo un sacco." Silvia Festa si av-
vicina a Pallina.
"Sì, ma non credo che a mia madre piacerà molto il tre che
ci mette la Giacci se non abbiamo fatto la versione."
"Tieni, prendete la mia". Babi tira fuori dalla borsa il suo
quaderno di latino e lo apre all'ultima pagina.
"Almeno potete dire di averci provato. L'avrete fatta per
metà ma è meglio di niente. Dite che vi siete fermate a espera-
visse. È un verbo che non so proprio da dove cavolo viene. In
effetti l'ho cercato un quarto d'ora su // ma non sono riuscita
a trovarlo. Poi mi sono scocciata e ho fatto merenda. Uno yo-
gurt magro, senza zucchero, terribile. Quasi più acido della Ca-
tinelli." Tutte ridono.
Pallina prende il quaderno e lo appoggia sul muretto. Lo
mette in mezzo alle altre. "Comunque è vero, lo studio fa in-
grassare. Io l'ho sempre detto, se avessi fatto il linguistico avrei
sicuro quattro chili in meno." Pallina comincia a copiare se-
guita da Silvia e altre ragazze, tutte possibili vittime della ter-
ribile Giacci.
Dalle grandi vetrate della classe si vedono dei prati poco lon-
tani. Alcuni bambini, vestiti uguali, giocano correndo fra l'er-
ba. Una maestra aiuta a rialzarsi un bambino che ha sporcato
di verde il suo grembiule bianco. Il sole batte sui banchi. Babi
guarda distrattamente la sua classe. La Benucci ha resistito me-
no del solito. Sta lì, con le mani sotto il banco, intenta a traffi-
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care con la sua pizza rossa. Ne stacca un pezzo e con le dita co-
perte di pomodoro la porta veloce alla bocca. Poi comincia a
masticare, fingendo indifferenza, a bocca chiusa, ascoltando la
lezione come se niente fosse. Babi presta per un attimo atten-
zione alla spiegazione della Giacci. Una giovane donna dell'Ot-
tocento pur non sapendo andare minimamente a cavallo ha de-
ciso di farlo lo stesso. Ed è caduta. Babi non ha seguito così at-
tentamente da capire se si è fatta male o no. L'unica cosa sicu-
ra è che qualcuno, veramente a corto di idee, ci ha fatto su una
specie di romanzo.
"Bene. Questa ode, A Luigia Pallavicìni caduta da cavallo,
la portate per lunedì." L'altra cosa sicura è che loro l'avrebbe-
ro dovuta studiare. La campanella suona. La Giacci chiude il
registro.
"Vado nella sala professori a prendere il registro di latino.
Vi lascio sole. Non fate macello."
Le ragazze escono tutte dai banchi. Tre di loro prima che
la professoressa se ne vada riescono a strapparle il permesso
di andare in bagno. In realtà una sola ci va per ragioni fisiolo-
giche. Le altre due entrano in un unico bagno e si dividono fe-
lici lo stesso vizio. Una piacevole Merit alla faccia di tutti quel-
li che la indicano come la sigaretta che fa peggio di tutte.
Rientra la Giacci. Tutte le ragazze si rimettono ai loro po-
sti. Ascoltano attente la spiegazione sulla metrica latina. Qual-
cuna segna gli accenti e ricopia la frase scritta alla lavagna.
Qualcun'altra, sicura di venire interrogata, ripassa la versione.
La Benucci non riesce a resistere. Scarta di nuovo la piz-
za. Due ragazze poco più indietro masticano delle Vigorsol.
Cercano di mandare via l'odore della nicotina. Un'altra in fon-
do alla classe segue tranquilla la lezione. Il suo mal di pancia
è scomparso.
"Allora per mercoledì prossimo porterete da pagina 242 a
pagina 247: traduzione e lettura in metrica con conoscenza
perfetta delle regole degli accenti."
Babi apre il diario e segna sotto mercoledì i compiti da fa-
re. Poi quasi senza volerlo lo sfoglia, andando indietro. Pagi-
ne colorate e piene di scritte passano sotto i suoi occhi. Feste,
compleanni, frasi simpatiche di Pallina, voti dei compiti in clas-
se. Giudizi su film visti al cinema, amori possibili, impossibi-
li, passati.
"Marco T.V.B." Si ferma. Guarda quella scritta in rosso, lì in
fondo alla pagina. Un piccolo cuore a seguire. Novembre. Sì,
era novembre. E lei ne era follemente innamorata.
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Novembre. Un anno prima. "',.,'>, *."»>»
"Mamma è arrivato niente per me?"
"Sì, c'è una lettera di là in cucina. Te l'ho messa sul tavolo."
Babi corre subito in cucina, trova la lettera. Riconosce la
scrittura e l'apre felice. Sono quattro mesi che stanno insieme.
La sua storia più lunga. In realtà praticamente la sua unica sto-
ria. Legge la lettera.
Cara Babi,
in questo giorno così importante (la scoperta dell'America?
Di più! Il primo uomo sulla luna? Molto di più! L'inaugurazio-
ne del Gilda? Ci siamo quasi!)... Ehi, piccola. Sto scherzando!
Oggi sono quattro mesi che stiamo insieme e ho deciso che per
te deve essere un giorno speciale, felice, bellissimo, romantico.
Sei pronta? Prendi la Vespa dal garage ed esci. Perché è iniziata
la tua "caccia al tesoro". "Tesoro" nel senso di amore. Proprio
quello che io provo per te. Marco.
P.S. Il primo messaggio è: "C'è una villa dove vai, I ma di not-
te quasi mai, I on thè left è il terzo tree, I in inglese certo, sì. / Se
tu sotto scaverai, /qualche cosa troverai. / Sei pronta? Vai!".
Babi chiude la lettera e pensa. La villa è Villa Glori, dove
vado sempre a correre. In inglese? Ma per chi mi ha preso?
Certo è facile, è il terzo albero appena entrati sulla sinistra.
"Mamma, io esco."
"Dove vai?"
"Devo portare una cosa a Pallina."
Babi si mette il giubbotto di renna.
"A che ora torni?"
"Per cena. Studierò da lei."
Raffaella compare sulla porta.
"Mi raccomando, non fare tardi!"
"Se cambia qualcosa ti telefono."
Babi esce veloce, poi si ferma sulla porta e torna indietro.
Bacia frettolosa la madre sulla guancia e scappa via. Arrivata
in cortile apre lentamente senza far rumore la serranda del ga-
rage. Tira fuori la Vespa, poi, senza accenderla, va giù per la
discesa. Ma proprio mentre fa la curva, guarda su. Raffaella è
affacciata al balcone, i loro sguardi si incontrano.
"Mamma, in autobus ci metto troppo."
"Prenditi almeno una sciarpa."
"Mi tiro su il collo del giubbotto, non ho freddo, veramen-
te. Ciao."
Babi ingrana la seconda. La Vespa fa una piccola frenata,
poi si accende di colpo e scatta in avanti con il motore acceso.
Babi abbassa la testa passando per un pelo sotto la sbarra che
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Fiore ha prontamente alzato. Fa tutto corso Francia e arriva a
Villa Glori. Mette la Vespa sul cavalietto ed entra di corsa nel-
la villa. Alcune donne portano i bambini a spasso. Qualche atle-
tico ragazzo fa footing. Babi si avvicina al terzo albero sulla si-
nistra. In basso, vicino alle radici, c'è un piccolo cespuglio. Lo
sposta. Sotto è stata nascosta una busta di plastica. La pren-
de. Complice e felice torna alla sua Vespa. La apre. Dentro ci
sono una bellissima sciarpa di cachemire azzurra e un biglietto:
Di sicuro non ce l'hai, / non la porti quasi mai! / Le. tonsille hai
sempre rosse / e ti viene una gran tosse. / Ben coperta ora vai / al
gran centro della RAI. / Lì di pietra c'è un cavallo, I cosa aspetti
forza, fallo. /Quando lì tu arriverai, Iqualcos'altro troverai.
Babi monta sulla Vespa e sorride divertita da quel roman-
tico gioco. Si mette la sciarpa al collo. È calda e morbida. Pro-
prio un bel regalo. È utile, visto il freddo che fa. Mamma ha
ragione. Marco è davvero un tesoro. Certo è stato un po' im-
prudente. E se l'avesse trovata qualcun altro? Ormai è andata.
Accende la Vespa e va a tutta velocità verso piazza Mazzini. Si
ferma davanti al piccolo cortile delimitato da un alto cancello
elettrico. Babi scende dalla Vespa ed entra. Il custode la guar-
da incuriosito. Poi rivolge tutta la sua attenzione a un signore
con una valigetta bisognoso di un'informazione. Babi ne ap-
profitta. Si avvicina al cavallo. Sulla sua pancia con un ges-
setto bianco è stata disegnata una freccia che indica verso il
basso. Pensa che Marco sia pazzo. Guarda meglio. C'è un al-
tro pacchetto. Lo prende. Il custode non si è accorto di nulla.
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