"Ah sì?" Step si sporge verso di lui sulla scrivania. Paolo
impaurito indietreggia. Step gli sorride. "Ehi fratello, calma,
non ti farei mai nulla, lo sai." Poi spinge l'interfono collegato
con la segretaria. "Signorina, può venire un momento?"
La segretaria non fa caso alla differenza di voce.
"Arrivo subito."
Step si siede comodo sulla poltrona, poi sorride a Paolo.
"Allora caro fratellino, se non mi dai subito i duecento euro,
quando arriva la tua segretaria io le strappo via le mutande."
"Cosa?" Paolo non fa in tempo a dire altro. La porta si apre.
La segretaria entra.
"Sì, dottore?"
Paolo cerca di salvarsi. "Niente, signorina, vada pure." Step
si alza.
"No, signorina, scusi, aspetti un momento." Step va vicino
alla segretaria. La ragazza rimane a guardare tutti e tre in si-
lenzio senza capire bene che fare. Quella situazione è un po'
diversa dai compiti che deve solitamente svolgere. La segreta-
ria guarda interrogativa Step.
"Cosa c'è?" Step la guarda sorridente.
"Vorrei sapere quanto costano le mutande che porta."
La segretaria lo guarda imbarazzata. "Ma veramente..."
Paolo si alza.
"Step ora basta! Signorina, può andare..." Step la ferma per
un braccio.
"Aspetti solo un attimo, scusi. Paolo? Dai a Pollo quello che
gli devi e dopo la signorina se ne può andare!" Paolo prende il
portafoglio dalla tasca interna della giacca, tira fuori alcune
banconote da cinquanta euro e le mette con rabbia in mano a
Pollo. Pollo le conta, poi fa segno a Step che è tutto a posto.
Step lascia andare la segretaria sorridendole... "Grazie signo-
rina, lei è il massimo dell'efficienza. Senza di lei non avrem-
mo saputo proprio come fare."
La segretaria si allontana scocciata. Non è completamen-
te stupida, e soprattutto non la diverte affatto andare in giro a
dire quanto costi la sua biancheria intima. Paolo si alza dalla
poltrona e fa il giro della scrivania.
"Bene, avete avuto i soldi. Ora fuori di qui, che mi avete
scocciato." Fa per spingerli, poi ci ripensa. È meglio colpir-
li verbalmente. "Step, continua così, finirai nei guai come al
solito!"
Step guarda il fratello. "Scherzi? Quali guai? Io non sto
mai nei guai. Io e i guai siamo due cose che non si sono mai
incontrate. I soldi li devo prestare a un mio amico, uno che ha
un piccolo problema, tutto qui." Pollo sentendosi tirato in bal-
lo sorride con gratitudine all'amico. "E poi Paolo, che figura
ci fai davanti a Pollo? Sono solo duecento euro. Sembra che ti
abbia chiesto chissà che. Ne stai facendo una storia infinita."
Paolo si siede sul bordo della scrivania.
"Non so com'è, ma con te finisce che sono sempre in torto
io..."
"Non dire così, magari a furia di stare in questo ufficio, a
trattare tutti quei soldi, vi viene una specie di malattia e non
riuscite più a dare, a prestare qualcosa."
"Allora si tratta di un prestito?"
"Certo, ti ho sempre restituito tutto, no?" Paolo fa una fac-
cia poco convinta. Le cose non sono andate proprio così. Step
fa fìnta di non accorgersene. "Allora di che ti preoccupi? Ti re-
stituirò anche questi. Piuttosto, dovresti svagarti un po'. Di-
vertirti. Sei così pallido... Perché non ti vieni a fare un bel gi-
ro in moto con me?"
Paolo in un eccesso di simpatia si toglie gli occhiali.
"Cosa? Stai scherzando? Mai. Piuttosto la morte. A propo-
sito di morte... visto che ci è andato molto vicino. Ieri sera so-
no andato al Tartarughino e sai chi ho incontrato?"
Step ascolta distratto. Al Tartarughino non potrebbe mai
andarci qualcuno che lo interessa. Comunque decide di far
felice il fratello. In fondo, gli ha pur sempre dato duecento
euro.
"No, chi c'era?"
"Giovanni Ambrosini."
Step ha una specie di sussulto. Un tuffo al cuore. Subito la
rabbia monta dentro di lui, ma lo nasconde perfettamente.
"Ah sì?"
Paolo continua il suo racconto.
"Stava con una bella donna, una molto più grande di lui.
Quando mi ha visto si è guardato preoccupato in giro. Sem-
brava terrorizzato. Secondo me aveva paura che ci fossi anche
tu. Poi, quando ha visto che non c'eri, si è tranquillizzato. Mi
ha perfino sorriso. Se così si può definire una specie di smor-
fia. La mascella non gli è più tornata a posto. E poi lo sai me-
glio di me. Ma si può sapere perché lo hai menato in quel mo-
do, non me l'hai mai detto..." ,$t,i SK| fei A'ìinj'rtjr <:
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È vero, pensa Step. Lui non lo sa. Non ha mai saputo nul-
la. Step prende Pollo sottobraccio e va verso l'uscita. Sulla por-
ta si gira. Guarda il fratello. Sta lì seduto alla sua scrivania.
Con quegli occhialetti tondi, i capelli dal taglio costoso per-
fettamente pettinati, vestito in maniera impeccabile con quel-
la camicia stirata proprio come lui stesso ha insegnato a Ma-
ria. No, non avrebbe mai dovuto sapere. Step gli sorride.
"Vuoi sapere perché ho menato Ambrosini?"
Paolo annuisce.
"Sì, magari."
"Perché mi diceva sempre di vestirmi meglio."
Escono così come sono entrati. Strafottenti e divertiti. Con
quell'andatura ciondolante, un po' da duri. Passano accanto
alla segretaria. Step le dice qualcosa. Lei rimane a guardarlo.
Poi prendono l'ascensore. Arrivano al pianoterra. Step saluta
il portiere.
"Ciao Martinelli. Offrici due svapore, va'."
Martinelli tira fuori dalla tasca della giacca un pacchetto
morbido di sigarette poco costose. Fa uno scatto con la mano
verso l'alto facendone spuntare fuori alcune. Pollo e Step sac-
cheggiano il pacchetto. Ne prendono più del dovuto. Poi, sen-
za aspettare che il portiere gliele accenda, si allontanano. Mar-
tinelli guarda Step. Com'è diverso dal fratello. Il dottore dice
sempre grazie, per qualsiasi cosa.
In quel momento il citofono lì vicino suona. Martinelli guar-
da l'interno. È proprio quello dell'ufficio del fratello di Step.
Martinelli collega lo spinotto.
"Pronto dottor Mancini, mi dica."
"Può salire un attimo da me, per favore?"
"Certo, arrivo subito."
ti /-\ »
Grazie.
Martinelli prende l'ascensore e sale al quarto piano. Paolo
è lì che lo aspetta sulla porta dell'ufficio.
"Venga Martinelli, entri." Paolo lo fa accomodare, poi chiu-
de la porta. Il portiere rimane lì di fronte a lui, in piedi, leg-
germente a disagio. Paolo si siede. "Prego Martinelli, si acco-
modi." Martinelli prende posto nella poltrona di fronte a Pao-
lo, sedendosi con rispetto, quasi in punta, preoccupato di oc-
cupare troppo posto. Paolo incrocia le mani. Gli sorride. Mar-
tinelli ricambia, ma è sulle spine. Vuole sapere il perché di quel-
l'incontro. Ha fatto qualcosa di male? Ha sbagliato? Paolo so-
spira. Sembra deciso a svelargli il mistero. "Senta Martinelli,
lei dovrebbe farmi un favore." Martinelli sorride rilassato. Si tran-
quillizza e occupa più posto sulla sedia. . j» t*ii
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: "Mi dica, dottore. Faccio tutto quello che vuole, se posso."
! Paolo si appoggia allo schienale. - >
' "Non faccia più entrare qui mio fratello."
Martinelli sgrana gli occhi.
"Cosa, Dottore? Veramente non lo devo fare più passare? E
che gli dico? Se quello si arrabbia, ci vorrebbe Tyson giù alla por-
ta." Paolo guarda meglio quel signore tranquillo, i suoi grigi ve-
stiti in tinta con il colore dei capelli e con quello di tutta un'esi-
stenza. Immagina Martinelli bloccare Step sul portone: "Mi scu-
si, ho avuto delle disposizioni. Lei non può entrare". La di-
scussione. Step che si altera. Martinelli che alza la voce. Step
che si ribella. Martinelli che lo spinge via. Step che lo prende
per la giacca, lo sbatte al muro e poi sicuramente il resto, co-
me da copione...
"Ha ragione, Martinelli. È stata un'idea sbagliata. Lasci per-
dere, me ne occuperò io. Ci parlerò a casa." Martinelli si alza.
"Qualunque altra cosa, dottore, la faccio volentieri. Sul se-
rio, ma questa..."
"No, no, ha ragione. Ho sbagliato io a chiederglielo. Gra-
zie, grazie lo stesso." Martinelli esce dall'ufficio. Prende l'a-
scensore e torna giù al pianoterra. Se l'è vista brutta. E chi lo
ferma quell'energumeno? Tira fuori il pacchetto. Decide di fe-
steggiare con una bella sigaretta lo scampato pericolo. Meno
male che il dottore è un tipo comprensivo. Non come suo fra-
tello. Step gli ha fregato mezzo pacchetto e non ha neanche
detto grazie. Nemmeno una volta.
E poi dicono che fare il portiere è un lavoro tranquillo. Mar-
tinelli sospira, poi si accende una MS.
Al quarto piano Paolo guarda fuori dalla finestra. Prova
uno strano senso di soddisfazione. In fondo, ha fatto una buo-
na azione. Ha salvato la vita a Martinelli. Torna a sedersi. Be',
senza esagerare. Gli ha risparmiato un sacco di guai. Entra la
segretaria con alcuni fascicoli.
"Tenga, queste sono le pratiche che mi ha chiesto..."
"Grazie signorina."
La segretaria lo guarda un attimo.
"È un tipo strano suo fratello. Non vi assomigliate molto
voi due."
Paolo si toglie gli occhiali, nel vano tentativo di essere più
affascinante.
"È un complimento?"
La segretaria mente.
"In un certo senso sì. Spero che lei non vada in giro a chie-
dere alle ragazze quanto costano le loro mutandine..." i-suifts
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Paolo sorride imbarazzato. - * >
"Oh no, questo certo no."
Anche se senza occhiali non ci vede poi molto, i suoi occhi
finiscono inevitabilmente sulla camicetta trasparente. La se-
gretaria se ne accorge ma non fa assolutamente nulla.
"Ah, suo fratello mi ha detto di dirle che lei è troppo buo-
no con me, che non avrebbe dovuto pagare e fargli fare quel-
la cosa." La segretaria diviene stranamente insistente. "Se pos-
so chiederglielo... Quale cosa dottore?"
Paolo guarda la segretaria. Il suo bel corpo. Quella gonna
perfetta e impeccabile che copre le sue gambe tornite. Forse
suo fratello ha ragione. Immagina la segretaria mezza nuda
con Step che le strappa via le mutandine. Si eccita.
"Niente signorina, era solo uno scherzo."
La segretaria se ne va leggermente delusa. Paolo fa appe-
na in tempo a inforcare gli occhiali e a mettere a fuoco quel
provocante fondoschiena che si allontana più o meno profes-
sionalmente.
Che coglione! Avrei dovuto farglielo fare. Se Step non gli
avesse restituito quei soldi, sarebbe stato il peggiore affare de-
gli ultimi anni. No, non il peggiore. Quello lo ha fatto il signor
Forte. Ha affidato i suoi gravi problemi fiscali a un commer-
cialista che ancora deve risolvere i suoi problemi familiari.
Non si può passare una mattinata a discutere con il fratello e
alla fine pagarlo pur di non fargli togliere le mutande alla se-
gretaria.
Con un senso di colpa, Paolo torna alla pratica del signor
Forte.
! l'itti M
; tu
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16.
In una piccola via stretta, dentro un semplice garage, c'è
Sergio, il meccanico. Indossa una tuta blu con un rettangolo
bianco, verde e rosso della Castrol sulla schiena. Non si capi-
sce se è stato sponsorizzato per le corse che ha fatto diversi an-
ni prima o per tutto l'olio che cambia ai motorini. Fatto sta che
ogni volta, quando gli portano una moto, qualunque proble-
ma abbia, lui, dopo averla provata, finisce sempre allo stesso
modo: "C'è da fare qualche lavoretto e poi facciamo un bel cam-
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