gari."

"Qualcosa di strano lo deve avere per forza se decide di ve-

nire a pranzo con te e di offrire. O è strana, o è un cesso!" Step

scoppia a ridere.

La campanella dell'ultima ora suona. Dall'alto della scali-

nata sbucano alcune ragazze. Sono tutte più o meno in divisa.

Bionde, brune, castane. Scendono saltellando, di corsa, lente

o a gruppi. Chiacchierando. Qualcuna allegra per l'interroga-

zione andata bene. Qualcun'altra incavolata per il brutto voto

del compito in classe. Alcune speranzose guardano giù il ra-

gazzo appena conquistato o quello che le ha mollate sperando

in una riappacificazione. Altre, meno carine, controllano se c'è

quello bello, quello che piace a tutte loro, le sfigate. Quello che

sicuramente si metterà con una di un'altra classe. Alcune ra-

gazze che sono andate a scuola in motorino si accendono una

sigaretta. Daniela scende veloce gli ultimi scalini e corre in-

contro a Palombi. Raffaella vede sua figlia e suona il clacson.

Le fa segno di salire subito in macchina. Daniela annuisce. Poi

si avvicina a Palombi e lo saluta con un bacio frettoloso sulla

guancia. "Ciao, c'è mia madre, devo andare. Ci sentiamo oggi

pome? Mi devi chiamare a casa perché il cellulare da me non

prende..."

"Va bene. Come va la guancia?" ' i

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"Meglio, molto meglio! Vado però, perché non vorrei ave-

re una ricaduta."

Escono le altre classi. Alla fine è la volta dell'ultimo anno.

Babi e Pallina compaiono sulla scalinata. Pollo da una pac-

ca a Step. "Ecco, è quella là." Step guarda su. Vede alcune ra-

gazze più grandi che scendono le scale. Fra queste riconosce

Babi. Si gira verso Pollo.

"Qual è?"

"Quella con i capelli neri sciolti, quella piccoletta." Step ri-

guarda su. Deve essere la ragazza vicino a Babi.

Non sa perché, ma gli fa piacere che non sia Babi la tipa

strana che porta a pranzo Pollo, per di più offrendo.

"Carina, io conosco quella che le sta accanto."

"Ma dai? E come mai?"

"Ci ho fatto la doccia ieri sera."

"Ma che cazzo dici..."

"Te lo giuro. Chiediglielo."

"Ti pare che glielo chiedo? Che faccio, vado là e le dico: scu-

sa, che, tu ieri hai fatto la doccia con Step? Ma smettila!"

"Allora glielo dico io."

» Pallina sta ipotizzando con Babi i vari modi possibili di

presentare la nota a Raffaella, quando vede Pollo.

"Oh, no!"

Babi si gira verso di lei. "Che c'è?"

"C'è quello che ieri mi ha fregato i soldi della settimana."

"Qual è?"

"Quello lì sotto." Pallina indica Pollo. Babi guarda in quella

direzione. Pollo è in piedi e lì vicino, seduto sulla moto, c'è Step.

' "Oh-no!"

Pallina guarda preoccupata l'amica. "Che c'è? Ti ha frega-

to i soldi pure a te?"

"No, l'amico suo, quello che gli sta vicino, mi ha trascina-

to sotto la doccia!"

Pallina annuisce, come se fosse normalissimo che dei tipi

rubino nelle loro borse e le trascinino sotto la doccia.

"Ah, ho capito, non me l'avevi detto!"

"Speravo di dimenticarlo. Andiamo."

Scendono decise gli ultimi scalini. Pollo va incontro a Pal-

lina. Babi li lascia alle loro spiegazioni e si dirige spedita ver-

so Step.

"Che ci fai qua? Si può sapere che sei venuto a fare?"

"Ehi, calmina! Prima di tutto questo è un luogo pubblico,

e poi sono venuto ad accompagnare Pollo che va a pranzo con

quella là."

100

"Si da il caso che 'quella là' è la mia migliore amica. E che

Pollo invece è un ladro, visto che le ha rubato i soldi."

Step le fa il verso: "Si da il caso che Pollo è il mio migliore

amico e non è un ladro. È lei che lo ha invitato a pranzo, e tra

l'altro paga lei. Ehi, ma poi perché sei così acida? Che c'è, stai

rosicando perché io non ti porto a pranzo? Ma ti ci porto se

vuoi. Basta che paghi tu...!".

"Ma sentilo..."

"Allora facciamo così: tu domani porti i soldi, prenoti in

un bel posto e io magari ti vengo a prendere... Va bene?"

"Ma figurati se io vengo con te!"

"Be', ieri sera ci sei venuta, e stringevi pure."

"Cretino."

"Dai, monta che ti accompagno."

"Deficiente."

"È possibile che sai dire solo parolacce? Una brava ragaz-

za come te con la divisa che viene qui alla Falconieri tutta per-

benino e poi si comporta così! Non sta bene, no!"

"Stronzo."

Pollo si avvicina in tempo per sentire quell'ultimo compli-

mento.

"Vedo che state facendo amicizia. Allora, venite a pranzo

con noi?"

Babi guarda sbalordita l'amica.

"Pallina, non ci posso credere! Vai a pranzo con quel la-

dro?"

"Be', almeno recupero qualcosa, paga lui!"

Step guarda Pollo: "Che infame...! Mi avevi detto che of-

friva lei".

Pollo sorride all'amico. "Be', infatti è vero. Tu lo sai che io

non mento mai. Ieri le ho fregato i soldi e pago con quelli. Quin-

di, in un certo senso, offre lei. Che fate allora, venite o no?"

Step con aria strafottente guarda Babi: "Mi dispiace ma de-

vo andare a pranzo da mio padre. Non ci rimanere male. Al-

lora, facciamo domani?".

Babi cerca di controllarsi. "Mai!"

Pallina monta dietro a Pollo. Babi la guarda amareggiata,

si sente tradita. Pallina cerca di calmarla: "Ci vediamo più tar-

di eh, passo da te!".

Babi fa per andarsene. Step la ferma.

"Ah, aspetta. Se no passo per bugiardo. Dillo, per favore. È

vero che ieri abbiamo fatto la doccia insieme?" ,,.

Babi si libera.

"Ma va'a quel paese!" "' - , (3. 'i ° -, <- i ,*

» Step sorride a Pollo. . .*x> , " '> .«. , <

"È il suo modo di dire sì!"

Pollo scuote la testa e parte con Pallina. Step rimane a guar-

dare Babi che attraversa la strada. Cammina decisa. Una mac-

china frena per non metterla sotto. Il conducente si attacca al

clacson. Babi, senza neanche girarsi, sale in macchina.

"Ciao mamma!"

Babi bacia Raffaella.

- "È andata bene a scuola?"

"Benissimo" mente. Prendere due in latino e una nota sul

diario non è proprio quello che si dice andare benissimo.

"Pallina non viene?"

"No, torna per conto suo." Babi pensa a Pallina che va a

pranzo con quel tipo, Pollo. Assurdo. Raffaella suona il clac-

son spazientita.

"Ma insomma, che fa Giovanna? Daniela, te l'avevo detto

di dirglielo."

"Eccola, sta arrivando."

Giovanna, una ragazza bionda dall'aria un po' mortona, at-

traversa lentamente la strada e sale in macchina.

"Mi scusi signora." Raffaella non dice nulla. Mette la pri-

ma e scatta in avanti. La violenza di quella partenza è abba-

stanza eloquente. Daniela guarda dal finestrino. La sua amica

Giulia è davanti alla scuola che parla con Palombi. Daniela si

arrabbia.

"Non è possibile! Ogni volta che mi piace uno, Giulia è lì

che ci parla e fa la deficiente. Guarda che è pazzesca. Sem-

bra che lo fa apposta. Lei prima Palombi lo odiava, e ora ec-

cola lì che ci parla."

Giulia vede passare la Peugeot. Saluta Daniela e le fa se-

gno con la mano che si sarebbero sentite nel pomeriggio. Da-

niela la guarda con odio e non risponde. Poi si volta verso la

sorella.

"Babi, ma Step era venuto a prendere te?"

"No."

"Ma come no, ho visto che parlavate."

"È passato per caso."

1 "Be', potevi tornare con lui. Eccolo!"

Proprio in quel momento Step passa a tutto gas con la sua

moto vicino alla Peugeot. Raffaella sterza di botto spaventata.

Inutilmente. Step non l'avrebbe mai presa. Calcola la distanza

sempre al millimetro.

L'Honda 750 si piega due o tre volte facendo il pelo alle al-

tre macchine. Poi Step, con i Ray-Ban scuri agli occhi, gira leg-

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r

germente la testa e sorride. È sicuro che Babi lo stia guardan-

do. Infatti non si sbaglia. Step scala e senza fermarsi al se-

maforo rosso imbocca via Siacci a tutta velocità. Una macchi-

na che viene da destra suona giustamente il clacson. Un vigi-

le non fa in tempo a leggere la targa. La moto sparisce supe-

rando altre macchine. Raffaella si ferma al semaforo e si vol-

ta verso Babi.

"Se solo ti azzardi a salire dietro quel tipo non so che ti fac-

cio. È un cretino. Hai visto come guida? Guarda Babi, non sto

scherzando, non voglio che ci vai."

Forse sua madre ha ragione. Step guida come un pazzo.

Eppure la sera prima dietro di lui, nella notte, a occhi chiusi,

in silenzio, lei non ha avuto paura. Anzi, quella corsa le è pia-

ciuta. Babi apre la busta della spesa e strappa un morbido pez-

zo di pizza bianca. Non ci si può controllare sempre. Poi, in

un impeto di trasgressione totale, decide che quello è il mo-

mento giusto. "

"Mamma, oggi ho preso una bella nota." &

103

18.

Step si versa una birra, poi accende la tele. Mette il canale

dieci. Su MTV c'è il vecchio video degli Aerosmith: Lave in an

elevator. Steven Tyler viene accolto in ascensore da una fica

spaziale. Tyler, con una faccia dieci volte meglio di Mike Jag-

ger, apprezza giustamente la ragazza. Step pensa a suo padre

seduto di fronte a lui. Chissà se l'apprezza anche lui. Il padre

prende il telecomando dal tavolo e spegne la televisione. Suo

padre è come Paolo, non sa apprezzare le cose belle.

"Non ci vediamo da tre settimane e ti metti a guardare la

tivù. Parliamo, no?"

Step beve la birra.

"Va bene, parliamo. Di cosa vuoi parlare?" " _ a*

"Vorrei sapere cosa hai deciso di fare..."

"Non lo so."

"Cosa vuoi dire non lo so?"

"È semplice... Vuoi dire che ancora non lo so."

La cameriera entra con il primo. Mette la pasta al centro

del tavolo. Step guarda la tele spenta. Chissà se Steven Tyler

ha già fatto il suo salto mortale a chiusura del pezzo. Cin-

quantacinque anni e ancora sta così. Un fisico eccezionale. Una

forza della natura. Guarda suo padre. Ha qualche difficoltà an-

che a mettersi gli spaghetti nel piatto. Step se lo immagina

qualche anno prima fare un salto mortale. Impossibile. È più

facile che Paolo vada con la sua segretaria.

Il padre gli passa la pasta. È condita con il pane grattugia-

to e le acciughe. Proprio quella che piace a lui, quella che gli

faceva sempre sua madre. Non ha un nome particolare. Sono

gli spaghetti con il pane grattugiato e basta. Anche se ci sono

le acciughe. Step si serve. Si ricorda le volte che le aveva man-

giate a quella stessa tavola, in quella casa, con Paolo e sua ma-

dre. Di solito, in un piccolo piattino di porcellana veniva ser-

vito un altro po' di condimento. Paolo e suo padre non lo vo-

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levano, toccava sempre a lui. Sua madre gliene metteva un po'

sulla pasta con un cucchiaino. Alla fine gli sorrideva e rove-

sciava il piattino versandocelo tutto. Era la sua pasta preferi-

ta. Chissà se suo padre lo ha fatto apposta. Decide di non par-

larne. Quel giorno il piattino non c'è. Anche molte altre cose

non ci sono più. Suo padre si pulisce educatamente la bocca

con il tovagliolo.

"Hai visto, ho fatto fare la pasta che ti piace. Com'è venuta?"

"Buona. Grazie papa. È venuta benissimo."

Non è male, in effetti.

"L'unica cosa è che doveva essere magari un po' più con-

dita. Si può avere un'altra birra?"

Il padre chiama la cameriera.

"Non per essere noioso, ma perché non ti iscrivi all'uni-

versità?"

"Non lo so. Ci sto pensando. E poi dovrei decidere la fa-

coltà."