parlarci, raccontare barzellette, descriverti inventando di es-
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sere molto più bella di quello che sei o, come nel mio caso,
molto meno. Chiaro no?"
Babi guarda l'amica alzando il sopracciglio.
Pallina fa finta di non farci caso. "Se sei sola o con delle
amiche puoi prendere appuntamenti, fare la cretina. Capito?
Forte, no?"
Babi sorride.
"Sì, mi sembra molto divertente. È proprio carino." Palli-
na cambia espressione.
"Certo non quando ti chiama un maleducato..."
"Perché, che è successo?"
"Be', a un certo punto arriva la pasta. Avevamo preso tutti
e due penne all'arrabbiata. Non sai come erano forti, un piz-
zicore... Scottavano, poi. Ci soffiavo sopra per farle freddare e
intanto chiacchieravo con Pollo. Poi squilla il telefono. Pollo
fa per rispondere, ma io sono molto più veloce di lui, prendo
la cornetta e faccio: "Qui la segretaria del dottor Pollo. Sem-
pre molto simpatica io". Pallina fa una smorfia. Babi sorride.
La storia inizia a interessarle.
"Be'? Continua!"
"Insomma, questo cafone dall'altra parte del telefono non
sai che mi dice."
"Che ti dice?"
"Mi ha detto: 'Sei la segretaria del dottor Pollo. Be', te lo
faccio senti' su fino al collo'."
"Carino, molto inglese."
"Sì, molto boro. Io prendo e gli sbatto il telefono in faccia
e sicuramente sarò diventata rossa. Allora Pollo mi ha chiesto
cosa mi avevano detto al telefono, ma io non gli ho risposto.
Mi scocciava. Mi vergognavo. Allora sai lui che ha fatto? Mi ha
preso per il braccio e mi ha portato in giro per il locale. Così
ha pensato che quel boro vedendomi avrebbe avuto qualche
reazione..."
"Sì, va bene, ma quello che ne sapeva che eri tu la ragazza
che aveva risposto al telefono?"
"Lo sapeva, lo sapeva..." i
"E perché lo sapeva?"
"Perché ero l'unica ragazza del ristorante."
Babi scuote la testa.
"Bel posto dove andare a mangiare. L'unica ragazza con
tutti quei maniaci che ti telefonano per dire porcate... Be', al-
lora come continua?"
"Continua che uno vedendomi scoppia a ridere. Pollo lo
prende, gli sbatte la faccia nel piatto e gli versa la birra in testa!"
ili
"Ben gli sta, così impara a dire certe cose!"
"Be', magari la lezione non l'ha capita tanto." ** - »
"Perché?"
"Perché quando Pollo è andato a pagare..."
"Eh certo... con i soldi tuoi..."
"Uffa... Un tipo basso mi si avvicina e mi dice: 'Oh, che fai,
te ne vai? Mica ti sarai offesa eh? Io stavo scherzando, eh...'. Il
boro era quest'altro. Capisci, quel poveraccio di prima non c'en-
trava niente..."
"Glielo hai detto a Pollo?"
"Scherzi? Così menava pure quell'altro?"
"No, che aveva sbagliato! Questi si comportano come dei
giudici. Puniscono, picchiano e per di più commettono anche
degli errori. La cosa tragica è che magari ti sei pure divertita."
Babi ora è veramente seria. Pallina se ne accorge. Per un
po' corrono in silenzio, recuperando il fiato. Poi Pallina parla
di nuovo. Questa volta anche lei è seria.
"Non so se mi sono divertita. So solo che ho avvertito una
sensazione nuova, che non avevo mai provato prima. Mi sono
sentita tranquilla e sicura. Sì, Pollo è andato lì, ha picchiato
quello sbagliato ma mi ha difesa, capisci. Mi ha protetta."
"Ah sì? Be', è molto bello. Ma dimmi una cosa... chi è che
ti protegge da lui?"
"Che noiosa che sei... mi proteggi tu, no?"
"Scordatelo. Io quello lì e l'amico suo non li voglio vedere.
Assolutamente."
"Allora mi sa che non ci vedremo neanche noi."
"E perché mai?" ?
t "Mi ci sono messa insieme."
«' Babi si ferma di botto.
"No, questo non me lo puoi fare!" Pallina continua a cor-
rere. Senza girarsi fa segno all'amica di seguirla.
"Dai, dai, forza, corri, non fare così. Lo so che sei felice.
Sotto sotto magari, ma sei felice."
Babi riprende a correre. Allunga un po' il passo raggiun-
gendola.
"Pallina, ti prego, dimmi che stai scherzando."
"Niente da fare, e mi piace un sacco."
"Ma come può piacerti un sacco?"
"Non lo so, mi piace e basta."
1 "Ma ti ha fregato i soldi."
"Me li ha restituiti, mi ha offerto il pranzo."
"Ma che vuoi dire, allora è come se avessi pagato tu!"
"Meglio, così mi ci sono messa perché mi andava e non per-
che dovevo. Di solito, quando esci con un ragazzo e ti offre piz-
za e tutto il resto, dopo ti sembra quasi un obbligo baciarlo.
Invece così è stata una libera scelta!"
Babi rimane per un po' in silenzio, poi si ricorda di una cosa.
"Glielo hai detto a Dema?"
"No che non gliel'ho detto!"
"Glielo dovrai dire!"
"Dovrai, dovrai. Glielo dirò quando mi andrà..."
"No, diglielo subito. Se lo viene a sapere da qualcun altro
starebbe troppo male. È innamorato di te."
"Sei tu che sei fissata con questa storia. Non è assoluta-
mente vero."
"È verissimo, e lo sai. Quindi quando torni a casa gli te-
lefoni e glielo dici."
"Se mi va lo chiamo, se no, no."
"Sai che ti dico, sono felice che mia zia abbia portato un
Sony solo, non te lo meriti." Babi comincia a correre più velo-
ce. Pallina stringe i denti e decide di non mollare. "Tanto, se lo
voglio, il Sony me lo regala Pollo."
"Eh certo, lo frega a me."
Pallina si mette a ridere. Babi fa ancora per un po' l'arrab-
biata. Pallina le da una piccola spinta.
"Dai, non litighiamo. Lo so che sei un'amica. Oggi ti sei pu-
re sacrificata per salvarmi dall'interrogazione. Come ha preso
tua madre la storia della nota?"
"Meglio di come ho preso io quella di Pollo!"
"La vedi molto tragica?"
"Drammatica."
"Senti, tu non lo conosci bene. È uno pieno di problemi.
Non ha soldi, il padre lo tratta male. E poi è molto simpatico,
con me è carino, sul serio."
"Non ti importa che non lo sia con gli altri?"
"Magari migliorerà."
Babi pensa che è tutto inutile. Quando Pallina si mette una
cosa in testa, è quella.
"Va bene, basta. Staremo a vedere."
"Oh, così mi piaci." Pallina sorride. "Ti prometto che quan-
do torno a casa telefono a Dema."
Be', Babi almeno una cosa l'ha ottenuta.
Babi e Pallina continuano a correre, in silenzio, per recu-
perare un po' di fiato. Sbucano nello spiazzo attrezzato per fa-
re ginnastica. Dei bambini si lanciano giù, lungo gli scivoli, ur-
lando. Madri preoccupate li seguono da vicino pronte a soc-
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correrli in quei tuffi da kamikaze. Un bel ragazzo alto e bion-
do e una ragazza un po' più bassa tentano di fare alcuni eser-
cizi alle sbarre. Babi e Pallina correndo gli passano vicino. Il
ragazzo vedendole smette di fare gli esercizi.
"Babi!"
Babi si ferma. È Marco. Sono più di otto mesi che non si
vedono. Anche Pallina si ferma. Babi diventa rossa. È imba-
razzata. Ma il cuore stranamente non comincia a batterle ve-
loce come al solito. Marco la bacia sulla guancia. "Come stai?"
Babi ha ritrovato il controllo.
"Bene, e tu?"
"Benissimo. Ti presento Giorgia." Marco le indica la ra-
gazza. Babi le da la mano e stranamente non si dimentica su-
bito il suo nome come accade di solito quando ti presentano
qualcuno. Anche Pallina la saluta, ma si vede benissimo che
vorrebbe evitare quell'incontro. Marco comincia a parlare. Al
solito. Frasi già sentite. Ti ho telefonato. Non ti fai mai senti-
re. Ho visto una tua amica o un tuo amico. Che stai facendo?
Ah, certo, hai la maturità. Mi raccomando, fatti onore. Un ten-
tativo di essere simpatico. Babi non ascolta quasi. Si ricorda
tutti i momenti passati con lui, l'amore che ha provato, la de-
lusione, le lacrime. Che sofferenza. Per uno così, poi. Lo guar-
da meglio. È ingrassato. Ha i capelli sporchi. Gli sembrano di
meno. E che sguardo smorto. È privo di vita. Come ha potu-
to piacerle così tanto? Uno sguardo alla ragazza. Non merita
neanche di essere presa in considerazione. Terribile, l'indiffe-
renza. Si salutano così. Dopo aver parlato per cinque minuti
e non essersi detti niente. Quel magico ponte è andato per-
duto. Babi ricomincia a correre. Si chiede dov'è andato a fi-
nire tutto l'amore che c'era. Come posso non provarlo più?
Eppure era così grande. Si mette la cuffia del Sony. Gli U2 at-
taccano il loro ultimo successo. Babi alza il volume. Guarda
Pallina. Lei le sorride con affetto. Il suo ciuffo balla nel ven-
to. Le passa una cuffia. Se la merita. In fondo, Babi non lo sa,
ma è lei che l'ha salvata.
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L'anno prima.
"Babi, Babi." Daniela bussa alla porta del bagno urlando.
Ma Babi non sente. Sta sotto la doccia e come se non bastas-
se la radio lì vicina trasmette a tutto volume una canzone del-
l'anno precedente degli \J2. Alla fine Babi sente qualcosa. Co-
me un forte battere che va fuori tempo con il ritmo del batte-
rista. Chiude l'acqua, poi, ancora gocciolante, allunga il brac-
cio abbassando il volume.
"Che c'è?"
Daniela da fuori sospira.
"Finalmente, è un'ora che busso. C'è Pallina al telefono."
"Dille che sono sotto la doccia, la richiamo io fra cinque
minuti."
"Ha detto che è una cosa urgentissima."
Babi sbuffa.
"Va bene! Dani, mi porti il telefono?"
"Già fatto." Babi apre la porta. Daniela è lì con il cordless
in mano.
"Non starci troppo, che aspetto una telefonata di Giulia."
Babi si asciuga l'orecchio prima di poggiarlo sul telefono.
"Che c'è di così urgente?"
"Niente, ti volevo salutare! Che fai?"
"Stavo facendo la doccia. Non so com'è, ma mi telefoni
sempre quando sto sotto l'acqua."
"Ma non esci con Marco?"
"No, stasera andava a casa di un amico suo a ripetere. Ha
l'esame fra due giorni. Biologia."
Pallina rimane per un po' in silenzio. Decide di non dire
nulla.
"Benissimo, allora ti passo a prendere tra dieci minuti."
Babi prende un asciugamano piccolo e si friziona i capelli.
"Non posso." > *« '* *>i *'**«.* > AI -j» < u-,ii M'
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"Dai vieni, ci andiamo a fare una pizza."
"E se poi mi chiama Marco? Lui ha staccato il suo telefo-
nino, deve studiare... lui!"
"Lasci detto a Dani di telefonare più tardi, oppure ti trova
sul tuo. Dai, torniamo presto!"
Babi cerca di replicare. Ma tutte le sue scuse - stanchezza,
compiti non finiti e un incredibile desiderio di stare a casa in
vestaglia e camicia da notte davanti alla tivù - sono inutili. Po-
co dopo è seduta in Vespa dietro Pallina che guida spericolata
nel traffico delle nove.
Babi ha i capelli ancora bagnati, una felpa blu con la scrit-
ta California e l'aria scocciata.
"Mi farai prendere un accidente."
"Ma se fa caldo stasera!"
"Parlavo della tua guida."
Pallina rallenta e gira a destra a Ponte Milvio.
Babi si avvicina alla guancia di Pallina per farsi sentire.
"Che strada stai facendo?"
"Perché?"
"Non andiamo da Baffetto?"
"No."
"E che è successo?"
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