"Come Step?"
"Step. Si chiama così. Almeno, io l'ho sempre sentito chia-
mare così."
"Ma che, è americano?"
Daniela interviene.
"Ma che americano papa! È un soprannome."
Claudio guarda le figlie.
"Ma questo ragazzo avrà pure un nome?"
Babi gli sorride. ^ i<,
"Certo che lo avrà, ma io non lo so." «'ft,!,T..f«'t
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Claudio perde di nuovo la pazienza.
"Ma come faccio io a dire agli Accado che mia figlia va in
giro con uno che non sa neanche come si chiama."
"Io non vado in giro con lui. Stavo con Chicco... te l'ho già
detto."
Raffaella interviene.
"Sì, ma poi sei tornata a casa in moto con lui."
"Mamma, ma se Chicco e gli Accado sono scappati, come
tornavo? Stavo lì per strada, di notte? Che facevo, tornavo a
casa da sola? Ci ho provato. Ma dopo un po' si è fermato uno
tremendo con la Golf a darmi fastidio e allora mi sono fatta
accompagnare."
Claudio non crede alle sue orecchie.
"Finisce che questo Step lo dobbiamo pure ringraziare!"
Raffaella guarda arrabbiata le figlie.
"Non possiamo fare una figura simile. Avete capito? Vo-
glio sapere al più presto il nome di questo ragazzo. È chia-
ro?" Babi si ricorda di quella mattina quando ha parlato con
Daniela. Era ancora presto, lei era ancora insonnolita, ma
non ha dubbi.
"Dani, tu lo sai come si chiama. Diglielo!"
Daniela guarda Babi sbalordita. Ma che, è pazza? Dirglie-
lo? Denunciare Step? Si ricorda quello che hanno fatto a Bran-
delli e molte altre storie che ha sentito. Le avrebbero distrut-
to la Vespa, l'avrebbero picchiata, violentata. Ci sarebbero sta-
te scritte terribili sui muri della scuola con il suo nome e cose
sconce che purtroppo non ha ancora mai fatto. Denunciarlo?
In un attimo solo perde la memoria.
"Mamma, io so solo che si chiama Step."
Babi si scaglia contro la sorella.
"Bugiarda! Sei una bugiarda! Io non me lo ricordo, ma sta-
mattina me l'hai detto come si chiama. Tu e le tue amiche lo
conoscete benissimo."
"Ma che stai dicendo?"
"Sei solo una vigliacca, tu non lo vuoi dire perché hai pau-
ra! Tu lo sai come si chiama."
"No, non lo so."
"Sì che lo sai!"
Babi improvvisamente si ferma. È come se qualcosa nella sua
mente si fosse aperto, slegato, chiarito. Se l'è ricordato.
"Stefano Mancini. Ecco, questo è il suo nome. Lo chiama-
no Step."
Poi guarda la sorella e cita le sue parole: "Io e le mie ami-
che lo chiamiamo 10 e lode".
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"Brava, Babi." Claudio tira fuori dalla tasca un foglietto sul
quale annota sempre tutto. Si segna il nome prima di dimen-
ticarlo. Mentre scrive si innervosisce. Ha letto qualcosa che
avrebbe dovuto fare, ma ormai è troppo tardi.
Daniela guarda la sorella.
"Ti senti forte, eh? Non capisci cosa ti faranno? Ti distrug-
geranno la Vespa. Ti picchieranno, scriveranno di te sui muri
della scuola."
"Capirai, la Vespa è già distrutta. Sui muri dubito che scri-
veranno qualcosa, anche perché non credo proprio che qual-
cuno di loro sappia scrivere. E se vorranno farmi del male, mio
padre mi proteggerà, vero?"
Babi si gira verso di lui. Claudio pensa ad Accado, imma-
gina il dolore che si deve provare quando ti spaccano il naso.
"Certo Babi, ci sono io."
Si chiede quanto ci sia di vero in quell'affermazione. For-
se poco. Ma è servita allo scopo. Babi, ora più tranquilla, va in
cucina. Prende la sua mela verde e la lava di nuovo. Poi, te-
nendola sollevata nel vuoto per il picciolo, comincia a girarla.
Ogni giro, una lettera. Quando il picciolo si stacca, ecco, quel-
la è l'iniziale di chi ti pensa. A, B, e, D. Il picciolo si stacca con
un rumore secco.
È uscita la D. Chi conosce che inizia per D? Nessuno, non
le viene in mente nessuno. Per fortuna non è uscito s. È diffì-
cile che un picciolo resista tanto. Ma anche se fosse uscita quel-
la lettera non se ne sarebbe preoccupata più di tanto. Non ha
paura. Babi passa davanti a sua madre. Le sorride. Raffaella
la guarda allontanarsi. È orgogliosa di sua figlia. Babi sì che
ha preso da lei. Non come Daniela. La sua paura in fondo è
giustificata. Daniela è tutta suo padre. Claudio mette il com-
pleto grigio sul letto.
"Ah, tesoro, hai comprato la caffettiera grande?"
"No, me ne sono dimenticata."
Raffaella si chiude in bagno. Ma come, pensa Claudio, l'ho
pure scritto sulla lista della spesa. Decide di non dire nulla giu-
stificando così ancora di più il carattere di Daniela. Claudio,
scelta una camicia, la butta sul letto. Poi ci mette sopra la sua
cravatta preferita. Chissà, forse stasera riuscirà a mettersela.
I genitori escono, raccomandandosi come ogni sera di non
aprire a nessuno. Subito dopo Babi corre giù in vestaglia, e
senza farsi vedere nasconde le chiavi di casa sotto il tappeto
del portone. Chissà dov'è Pallina in questo momento. Alle cor-
se delle moto sull'Olimpica. Contenta lei... > SWK-UB <n ut
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Daniela sta nel corridoio. Parla con Andrea Palombi al te-
lefono mentre con una penna scarabocchia i loro nomi e al-
cuni cuoricini su un foglio. Andrea, sentendo che Daniela non
risponde, si incuriosisce.
"Dani, ma che stai facendo?" , I
"Niente."
"Come niente? Sento dei rumori."
"Sto scrivendo."
"Ah, e che cosa scrivi?"
"Ma niente..." mente. "Sto facendo dei disegni."
"Ah, ho capito. E tu disegni mentre parli con me?"
"Ma no, ti ascolto. Ho capito tutto."
"Allora ripeti."
Daniela sbuffa.
"Il lunedì, mercoledì e venerdì vai in palestra e martedì e
giovedì a inglese."
"A che ora?"
Daniela ci pensa un attimo.
"Alle cinque."
"Alle sei. Lo vedi che non stai ascoltando."
"Ma sì, è che non me lo ricordo. Hai capito invece perché
prima non potevo parlare?"
"Sì, perché c'erano i tuoi che ti stavano salutando."
"Appunto: ti facevo sì, ehm, eh. E tu non capivi."
"Come faccio a capirlo se tu non me lo dici?"
"Come faccio a dirtelo se i miei stanno lì davanti? Ma guar-
da che sei forte! Ho un'idea: dobbiamo decidere una parola
convenzionale per quando non possiamo parlare."
"Tipo?"
"Che ne so, pensiamoci..."
"Potremmo dire il nome della mia scuola di inglese."
"Qual è?"
"Allora lo vedi che non mi ascolti! British."
"Sì, British mi piace."
Babi passa in quel momento nel corridoio e si ferma da-
vanti alla sorella.
"È possibile che stai sempre al telefono?"
Daniela non le risponde. Decide di sfruttare subito la nuo-
va parola.
"British."
Andrea rimane un attimo perplesso. "Che c'è, non puoi par-
lare?"
"E certo! Se no perché dico British? Così, senza senso. Al-
lora che lo abbiamo deciso a fare?" ,"),' '.i u-> < t" >,! £,
130
"Va bene, ma che ne so che ora non puoi parlare?" *
"Eh no, lo devi sapere. Ho detto British."
"Sì, però ho pensato che magari stai provando come ti
suona."
La loro discussione non proprio metafisica è interrotta im-
provvisamente dalla voce inflessibile di una signorina Telecom.
"Attenzione. Telefonata urbana urgente per il numero..."
Daniela e Andrea rimangono in silenzio. Attendono la pri-
ma cifra che avrebbe deciso chi dei due è più ricercato. "3... 2..."
Daniela copre la voce della signorina. "È per me. Sarà Giulia!"
"Ci sentiamo dopo?"
"Sì, ti telefono quando ho finito. British!" Andrea ride. In
quel caso vuole dire qualcosa tipo "Ti voglio bene".
"Anch'io." Attaccano. Babi guarda la sorella. Strano che ab-
bia ubbidito così presto.
"Ci hanno fatto l'urbana urgente."
"Mi sembrava! È troppo strano che tu attacchi solo perché
te l'ho detto io. Saranno papa e mamma scocciati che devono
dirci qualcosa e trovano sempre occupato."
"Ma che! Questa è sicuramente Giulia, avevamo detto che
ci risentivamo."
Rimangono così ad aspettare in silenzio vicino al telefono.
Pronte ad alzare la cornetta al primo squillo. Come due parte-
cipanti a un quiz televisivo dove devi spingere per primo il pul-
sante e dare la risposta esatta. Il telefono squilla. Daniela è più
veloce.
"Giulia?" Risposta sbagliata. "Ah, mi scusi, sì ora gliela pas-
so. È per te." Babi strappa la cornetta dalle mani di Daniela.
"Sì, pronto?"
Quel senso di soddisfazione diventa subito un grave imba-
razzo. È la madre di Pallina. Daniela sorride. "Non ci stare mol-
to, eh?"
Babi prova a colpirla con un calcio. Daniela lo schiva.
Babi si concentra sulla telefonata. "Ah, sì signora, buona-
sera." Ascolta la madre di Pallina. Naturalmente vuole sua fi-
glia. "Veramente sta dormendo." Poi, rischiando come non mai:
"Vuole che gliela sveglio?". Babi socchiude gli occhi e stringe
i denti in attesa della risposta.
"No, non ti preoccupare. Posso dire a te."
È andata.
"Domani mattina sono riuscita a farmi dare appuntamen-
to per le analisi del sangue. Quindi dovresti dirle di non man-
giare appena sveglia e che la vengo a prendere io verso le set-
te. Entrerà alla seconda ora, se non facciamo troppo tardi." Ba-
bi ormai è rilassata. . ,M.U-, *
131
"Sì, intanto la prima ora abbiamo religione..." Babi pensa
che quella materia per la sua amica è del tutto inutile. L'anima
di Pallina, tra bugie e fidanzati violenti, è andata completa-
mente perduta.
"Mi raccomando Babi, non farla mangiare."
"No, signora. Non si preoccupi."
Babi attacca. Daniela le passa vicino pronta a impadronir-
si di nuovo del telefono.
"Ti è andata bene, eh?"
"È andata bene a Pallina. Se la becca sono affari suoi. Io
che c'entro?" Babi prova subito a chiamare sul telefonino di
Pallina. Niente da fare: è staccato. E certo. Sta dormendo da
me e a casa mia non prende. Che telefono a fare? Ma di che mi
preoccupo? Al massimo rischia lei. Anzi, non mi devo neanche
innervosire.
Babi si fa una camomilla. Due fette di limone, una busti-
na di Dietor ed eccola lì sul divano. Le gambe piegate all'in-
dietro, i piedi infilati nella piega di un cuscino, lì dove fa più
caldo. Si mette a guardare la televisione. Daniela naturalmen-
te richiama Andrea. Gli racconta la storia di Pallina, la telefo-
nata della madre, il bluff di Babi e tante altre cose che per lo-
ro sono divertentissime. Nella televisione del salotto un po' di
zapping. Una trasmissione sulle civiltà antiche, una storia d'a-
more più contemporanea, un quiz troppo difficile. Babi rima-
ne un attimo sul divano a pensare. No. Questa risposta proprio
non la sa. La voce di Daniela arriva dal corridoio allegra e di-
vertita. Parole d'amore si confondono dolci tra fresche risate.
Babi spegne la tele. Pallina sarebbe tornata prima delle sette.
"Buonanotte Dani."
Daniela sorride alla sorella.
"Buonanotte."
Babi non tenta neanche di ripeterle di non tenere occupa-
to il telefono. A cosa sarebbe servito poi? Si lava i denti. Met-
te sulla sedia la divisa per il giorno dopo, prepara la borsa e si
infila nel letto. Dice una preghiera fissando il soffitto. Si ritro-
va un po' distratta. Poi spegne la luce. Si gira nel letto provando
a prendere sonno. Niente da fare. E se Pallina fosse andata di-
rettamente a scuola? Quella è capace di tutto. Magari fa not-
tata e si fa accompagnare da Pollo alla Falconieri mentre sua
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