madre viene a prenderla da lei. Mannaggia a Pallina! Ma per-

ché non fa l'innamorata semplice? Sta due ore al telefono co-

me sua sorella e pace. Non fa tanti danni, solo una bolletta un

po' più salata. No, lei deve andare alle corse. Deve fare la don-

na del duro. Mannaggia a Pallina! Scende dal letto e si veste

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veloce. Si infila giusto una felpa e un paio di jeans, poi va in

camera di Daniela e prende le sue Superga blu. Passa davanti

alla sorella. Naturalmente sta ancora al telefono.

"Vado ad avvisare Pallina."

Daniela la guarda sbalordita.

"Vai alla serra? Voglio venire anch'io."

"Alla serra? Vado sull'Olimpica. Dove fanno le corse."

"Eh! Si chiama la serra."

"E perché?"

"Per tutti i fiori che ci sono lungo la strada! Per quelli che

sono morti."

Babi si passa la mano sulla fronte.

"Ci mancava solo questa... La serra!"

Prende il giubbotto appeso in corridoio e fa per uscire. Da-

niela la ferma.

"Ti prego, Babi, portami con te!"

"Ma che, siete diventate tutte matte? Te io e Pallina che ce

ne andiamo in giro alla serra. Magari facciamo pure una cor-

sa in moto, eh?"

"Se ti metti la cinta di Camomilla ti scelgono loro e ti por-

tano dietro, dai prendi la mia, pensa che forza, fai la 'camo-

milla'..."

Babi pensa a quella che si è bevuta per andare a letto. Tut-

to inutile. Si tira su il bavero del giubbotto. Le sembra di es-

sere seduta di fronte a un conduttore con un quiz tutto per lei.

Cosa stai andando a fare laggiù? Perché vai alla serra, tra maz-

zi di fiori per quelli che sono morti? Su quella strada dove grup-

pi di scatenati in moto rischiano di fare la stessa fine? La ri-

sposta le sembra facile. Va ad avvisare Pallina di tornare pri-

ma delle sette. Quella Pallina che ama essere nei posti assur-

di, la Pallina che non sa niente di latino. La Pallina alla quale

lei ama suggerire anche se questo vuole dire prendere una no-

ta. Sì, lei va lì soprattutto per la sua amica Pallina. O almeno

questo è quello di cui vuole essere convinta.

"Daniela, non te lo ripeto più. Attacca quel telefono." Poi

esce di corsa, con il pettinino con gli strass tra i capelli e il cuo-

re che stranamente le batte forte.

133

23.

5 ,«'

Ai bordi della grande strada dalla ampia curva c'è molta

gente. Alcune jeep Patrol con le portiere aperte sparano musi-

ca a tutto spiano. Dei ragazzi coi capelli sul biondo tinto, con

magliette e cappellini americani, dal risico asciutto, si fingono

surfisti e in pose statuarie si passano, salutisti, una birra. Po-

co più in là, vicino a un Maggiolone scoperto, un altro grup-

petto, molto più realista, si adopera per farsi una canna.

Più avanti, alcuni signori, in cerca di una serata emozio-

nante, sono intorno a una Jaguar. Vicino a loro, un'altra cop-

pia di amici guarda divertita quell'assurdo carosello.

Motorini su una ruota sola, moto che sfrecciano veloci rom-

bando, frenate e sgasate, ragazzi che passano in piedi sulle pe-

daline guardando in giro se c'è gente che conoscono, altri che

salutano amici.

Babi con il suo Vespino truccato affronta la dolce salita.

Arrivata in cima, rimane senza parole. Clacson diversi, acuti e

profondi, suonano come impazziti. Motori rombanti si ri-

spondono ruggendo. Luci di fari, colorati in maniera diversa,

illuminano la strada come se fosse un'enorme discoteca.

In un piccolo slargo c'è un chioschetto di quelli mobili che

vende bibite e panini caldi. Sta facendo affari d'oro. Babi si fer-

ma lì davanti e mette il cavalietto alla Vespa. La chiude. Un

Free su una ruota sola le sfreccia talmente vicino che Babi qua-

si perde l'equilibrio. Un ragazzo di quindici anni al massimo

ricade sulla ruota davanti ridendo sguaiatamente. Frena fa-

cendo una sgommata e riparte nel senso inverso. Pinna di nuo-

vo con le gambe scomposte, leggermente sbilanciato.

Babi si guarda distratta in giro. Poi riprende a camminare,

urta un tipo con i capelli a spazzola con il giubbotto nero di pel-

le e un orecchino a destra. Sembra avere una gran fretta.

"Guarda dove cazzo vai, no?"

Babi si scusa. Ancora di più si chiede cosa stia facendo in

134

quel posto. A un certo punto vede Gloria, la figlia degli Acca-

do. Sta lì, seduta per terra, su un giubbotto di jeans. Vicino c'è

Dario, il suo ragazzo. Babi le si avvicina.

"Ciao Gloria."

"Ciao, come stai?" -;»

"Bene."

"Conosci Dario?"

"Sì, ci siamo già visti."

Si scambiano un sorriso cercando di ricordarsi dove e

quando.

"Senti, mi dispiace per quello che è successo a tuo padre."

"Ah sì? Be', a me non me ne frega niente. Gli sta bene. Co-

sì impara a farsi i cavoli suoi. Si mette sempre in mezzo, vuo-

le sempre dire la sua. Finalmente ha trovato uno che lo ha mes-

so al suo posto."

"Ma è tuo padre!"

"Sì, ma è anche un gran rompicoglioni."

Dario si è acceso una sigaretta.

"Condivido. Anzi, di' a Step grazie da parte mia. Sai che

non mi fa salire in casa? Devo aspettare sempre giù per usci-

re con Gloria. Non che me ne freghi niente di vedere lui. È una

questione di principio, no?"

Babi pensa a quale principio si ispiri. Dario passa la siga-

retta a Gloria.

"Certo, se gliela davo io la capocciata, erano cazzi amari."

Dario scoppia a ridere.

Gloria da un tiro, poi guarda Babi sorridendo.

"Ma che, ti sei messa con Step?"

"Io? Ma sei pazza? Vi saluto, devo trovare Pallina."

Si allontana. Ha sbagliato. Sono tutti e due pazzi. Una fi-

glia felice che il padre sia stato preso a capocciate. Il suo ra-

gazzo dispiaciuto perché non gliel'ha potute dare lui. Roba

da non credere. Su una piccola altura, dietro una rete buca-

ta, c'è Pollo. È seduto su una grossa moto e chiacchiera alle-

gramente con una ragazza che tiene abbracciata fra le gam-

be. La ragazza ha un cappello blu con la visiera e la scritta

NY davanti. I capelli neri raccolti a coda le escono dal cap-

pello tra la chiusura e la cucitura. Indossa un giubbotto con

le maniche plastificate bianche da tipica ragazza pompon

americana. La doppia cinta di Camomilla, un paio di panta-

collant blu scuri e le Superga in tinta la rendono un po' più

italiana. Quella pazza scatenata che ride e muove divertita la

testa baciando ogni tanto Pollo è Pallina. Babi si avvicina.

Pallina la vede.

135

"Ehi ciao, che sorpresa!" Le corre incontro e la abbraccia.

"Come sono felice che sei venuta."

"Io per niente. Anzi, vorrei andarmene al più presto!"

"A proposito, che ci fai qua? Non è da cretini venire alle

corse?"

"Infatti sei proprio una cretina. Ha telefonato tua madre!"

"No...? E tu che le hai detto?"

"Che dormivi." , ;, ,,-

"E ci ha creduto?" ,., - , , ,/

"Sì." >( " ',,..,-,

Pallina fa un fischio. "Meno male!"

"Sì, ma ha detto che domani mattina ti passa a prendere

presto, che devi andare a fare le analisi e salti la prima ora."

Pallina fa un salto di gioia.

"Yahooo!" Il suo entusiasmo però finisce presto. "Ma do-

mani alla prima abbiamo religione, no?"

ttf~l *. il

Già.

"Che palle, non le posso fare venerdì le analisi che c'è ita-

liano?"

"Be', comunque ti passa a prendere alle sette, quindi vedi

di tornare presto, eh..."

"Ma dai, rimani!" Pallina prende sottobraccio Babi e la tra-

scina verso Pollo. "A che ora finisce qui?"

Pollo sorride a Babi che lo saluta rassegnata.

"Presto, massimo due ore ed è finito tutto. Poi ci andiamo

a mangiare una bella pizza, eh?"

Pallina guarda entusiasta l'amica.

"E dai, non fare la morta!" dice mentre Pollo sorride e si

accende una sigaretta. "Dai, che c'è pure Step... sarà felice di

vederti."

"Sì, ma non lo sono io! Pallina, io torno a casa. Vedi di far

presto. Non voglio passar guai con tua madre per colpa tua!"

Babi nota una targa per terra sul bordo della strada. È in

legno, e al centro c'è la foto di un ragazzo con vicino un tondo

metà nero e metà bianco. Il simbolo della vita. Quella stessa

vita che il ragazzo non ha più. E poi una scritta: "Era veloce e

forte, ma con lui il Signore non è stato poi un vero signore.

Non ha voluto dargli la rivincita. Gli amici".

"Begli amici che siete! E fate pure i poeti! Preferisco esse-

re da sola piuttosto che avere degli amici come voi che mi aiu-

tano ad ammazzarmi."

"Che cazzo vieni a fare qua se non ti sta bene niente?" di-

ce Pollo buttando la sigaretta.

Poi la sua voce. "È possibile che non riesci ad andare d'ac-

cordo con nessuno? Hai proprio un caratteraccio, eh?" U.VT

136

È Step. Fermo di fronte a lei con il suo sorriso spavaldo.

"Si da il caso che io vada d'accordo con tutti. Nella mia vi-

ta non ho mai avuto discussioni, forse perché ho sempre fre-

quentato un certo tipo di gente. È ultimamente che le mie co-

noscenze sono peggiorate, forse per colpa di qualcuno..." Guar-

da allusivamente Pallina che alza gli occhi al ciclo sbuffando.

"Lo so, tanto comunque la giri, è sempre colpa mia."

"Ah perché, non è per avvisarti che vengo quaggiù?"

"Ma come, non vieni per me?" Step le si mette davanti. "So-

no sicuro che sei venuta a vedermi correre..."

Si avvicina un po' troppo pericolosamente con il viso al suo.

Babi lo schiva superandolo.

"Ma se non sapevo neanche che c'eri." Arrossisce.

"Lo sapevi, lo sapevi. Sei diventata tutta rossa. Vedi, tu non

devi dire le bugie, non sei capace."

Babi rimane in silenzio. Se la prende con quel maledetto

rossore e il suo cuore che, disubbidiente, le batte veloce. Step

lentamente le si avvicina. Il suo viso è di nuovo troppo vicino

a quello di Babi. Le sorride.

"Non capisco perché ti preoccupi tanto. Hai paura a dirlo?"

"Paura? Paura io? E di chi? Di te? Tu non mi fai paura. Mi

fai solo ridere. Vuoi sapere una cosa? Io stasera ti ho denun-

ciato." Stavolta è lei ad avvicinarsi alla faccia di Step. "Hai ca-

pito? Ho detto che sei stato tu a colpire il signor Accado. Quel-

lo al quale hai dato la capocciata. Ho fatto il tuo nome. Pensa

quanto ho paura di te..."

Pollo scende dalla moto e si dirige veloce verso Babi.

"Brutta..." r

Step lo ferma. i

"Calmo Pollo, calmo."

"Ma come calmo, Step? Quella ti ha rovinato! Dopo tutto

quello che è successo, un'altra denuncia e ti sconti tutto il re-

sto. Vai direttamente al gabbio, in prigione."

Babi rimane stupita. Questo non lo sapeva. Step tranquil-

lizza l'amico.

"Non ti preoccupare, Pollo. Non succederà. Non finirò in

prigione. Forse andrò al massimo in tribunale." Poi, rivolto a

Babi: "Quello che conta è quello che si dirà al processo, quan-

do tu verrai chiamata a testimoniare contro di me. Quel gior-

no tu non farai il mio nome. Sono sicuro. Dirai che non sono

stato io. Che non c'entro niente".

Babi lo guarda con aria di sfida.

"Ah sì? E ne sei tanto sicuro?" ~ i

"Certo." - > *-?< ' -' *

IST

"Pensi di farmi paura?"

"Assolutamente no. Quel giorno, quando andremo in tri-

bunale, tu sarai così pazza di me che farai qualunque cosa pur

di salvarmi."

Babi rimane un attimo in silenzio, poi esplode in una risata.

"Il pazzo sei tu che ne sei convinto. Io quel giorno farò il

tuo nome. Te lo giuro."

Step le sorride sicuro.