la e si dilegua all'inseguimento della moto. Babi si tappa le

orecchie e chiude gli occhi per non sentire il suono lancinan-

te di quella sirena. La macchina scompare lontana, dietro quel

piccolo fanalino rosso. È la moto di Step che a fari spenti, or-

mai da solo, corre veloce nel buio della notte.

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24.

Pollo si ferma con la moto davanti al comprensorio di Ba-

bi. Pallina scende e va dal portiere. "Che, è tornata Babi?"

Fiore, mezzo sonnecchiante, stenta un po' a riconoscerla.

"Ah, ciao Pallina. No. L'ho vista uscire in Vespa, ma non è an-

cora tornata."

Pallina torna da Pollo: "Niente da fare".

"Non ti preoccupare, se sta con Step è al sicuro. Vedrai che

tra poco è qui. Vuoi che ti faccio compagnia?"

"No, vado su. Magari è nei guai e telefona a casa. Meglio

se c'è qualcuno che può risponderle." Pollo accende la moto.

"Il primo che sa qualcosa chiama."

Pallina lo bacia, poi corre via. Passa sotto la sbarra e si al-

lontana per la salita del comprensorio. Quando è a metà strada

si gira. Pollo la saluta. Pallina gli manda un bacio con la mano,

poi scompare a sinistra su per le scalette. Pollo mette la prima

e si allontana. Pallina alza il tappeto. Le chiavi sono lì, come

d'accordo. Ci mette un po' a trovare quella del portone. Sale al

primo piano e apre lentamente la porta. Dal corridoio arriva

una voce. La riconosce. È Daniela. Sta parlando al telefono.

"Dani, dove sono i tuoi?"

"Pallina, che ci fai qui?"

"Rispondi, dove sono?"

"Sono usciti."

"Bene! Attacca, presto. Devi lasciare libero il telefono."

"Ma sto parlando con Andrea. E Babi dov'è? È venuta a cer-

carti."

"È per questo che devi attaccare. Magari Babi chiama. L'ul-

tima volta che l'ho vista era sulla moto dietro a Step inseguita

dalla municipale."

"No?!"

"Sì!"

"Troppo forte mia sorella."

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La polvere lentamente è scomparsa. Nuvole basse e grigie

galleggiano in alto, nel cielo senza luna. Tutto intorno è silen-

zio. Non una luce. Tranne un piccolo faro lontano attaccato al-

l'alto muro di una casa. Babi si scosta dal muro. La colpisce

forte l'odore del concime sparso nei campi. Una brezza legge-

ra muove le fronde degli alberi. Si sente sola e sperduta. Que-

sta volta è vero. Ha paura. Sulla destra, lontano, sente un ni-

trito di cavalli. Stalle sperdute in una scura campagna. Si di-

rige verso il piccolo faro. Cammina lenta, lungo il muro, con

la mano appoggiata allo steccato, attenta a dove mette i piedi,

tra ciuffi d'erba alta e selvaggia. Ci sono delle vipere? Un vec-

chio ricordo del libro di scienze la tranquillizza. Le vipere non

girano di notte. Ma i topi sì. Lì intorno deve essere pieno. I to-

pi mordono. Leggende metropolitane. Si ricorda di qualcuno,

amico di un altro, che è stato morso da un topo. È morto in

poco tempo. Lepto qualcosa. Terribile. Mannaggia a Pallina.

Improvvisamente un rumore sulla sinistra. Babi si ferma. Si-

lenzio. Poi un ramo spezzato. Di colpo qualcosa si muove ve-

loce verso di lei, correndo, ansimando tra i cespugli. Babi è co-

me terrorizzata. Dalla macchia scura davanti a lei sbuca rin-

ghiando un grosso cane dal pelo scuro. Babi vede la sagoma

che avanza veloce abbaiando nella notte. Babi si gira e co-

mincia a correre. Scivola quasi sui sampietrini. Si riprende, ar-

ranca nel buio, correndo in avanti, senza vedere dove va. Il ca-

ne le è dietro. Avanza minaccioso, guadagna terreno. Ringhia

e abbaia inferocito. Babi raggiunge lo steccato. C'è una fessu-

ra, in alto. Vi infila una mano, poi l'altra, infine trova un ap-

piglio per i piedi. Destro, sinistro e su, scavalca. Salta nel buio,

evitando per un soffio quei denti bianchi e affilati. Il cane fi-

nisce contro lo steccato. Rimbalza con un botto sordo. Inizia

a correre avanti e indietro abbaiando, cercando inutilmente il

modo di raggiungere la sua preda. Babi si rialza. Ha sbattuto

le mani e le ginocchia cadendo a faccia avanti nel buio. Si è in-

filata in qualcosa di caldo e morbido. È fango. Le cola lento

lungo il giubbotto e i jeans. Sulle mani indolenzite. Prova a

muoversi. Le gambe sono affondate fino al ginocchio. Il cane

corre lontano lungo lo steccato. Babi spera non ci sia un pas-

saggio. Lo può sentire abbaiare, ancora più inferocito perché

non riesce a raggiungerla. Be', meglio questo fango dei suoi

morsi. Poi, improvvisamente, un odore acre, dalla punta leg-

germente dolce, la colpisce in pieno. Avvicina la mano sporca

al viso. L'annusa. La campagna per un attimo sembra avvol-

gerla e farla sua. Oh no! Letame! Lo scambio non è più così

conveniente. , , ,« , ,. ,,

149

Pallina esce dal portone, lo accompagna piano per non far-

lo chiudere. Poi prende le chiavi dalla tasca, si piega, alza lo

zerbino e le rimette al posto stabilito. Babi non ha ancora te-

lefonato. Ma almeno così non deve suonare per rientrare. In

quel momento sente il rumore di una macchina. Dalla curva

del cortile spunta una Mercedes 200. I genitori di Babi. Palli-

na lascia cadere lo zerbino e corre verso il portone. Lascia che

sbatta alle sue spalle. Fa le scale di corsa, entra in casa e chiu-

de la porta.

"Dani presto, sono arrivati i tuoi."

Daniela è davanti al frigorifero presa dalla solita terribile

fame delle due di notte. Per questa volta dovrà digiunare. Die-

ta costretta. Sbatte lo sportello del frigorifero. Corre in came-

ra sua e si chiude dentro. Pallina entra in camera di Babi e si

infila a letto tutta vestita. Il cuore le batte forte. Si mette ad

ascoltare. Sente il rumore della serranda del garage che scen-

de. È questione di minuti. Poi nella penembra della stanza ve-

de la divisa sulla sedia. Babi l'ha preparata prima di uscire.

Conta di tornare presto. Com'è precisa, povera Babi. Stavolta

è proprio nei guai. Se Pallina sapesse dov'è finita Babi, non si

lascerebbe scappare una facile battuta. Stavolta è proprio nel-

la merda, anche se di cavallo.

Pallina si tira su le lenzuola fino al mento e si volta verso

il muro, mentre una chiave gira rumorosa nella toppa della

porta di casa.

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Step va giù per il Lungotevere, supera in slalom due o tre

macchine, poi mette la terza e accelera. La municipale gli sta

sempre dietro. Se arriva a piazza Trilussa è fatta. Dallo spec-

chietto vede la macchina che si avvicina pericolosa. Due mac-

chine davanti a lui. Step scala dando gas. Terza. La moto schiz-

za in avanti. Passa per un soffio tra le portiere. Una delle due

macchine allarga spaventata. L'altra continua la sua corsa in

mezzo alla strada. Il guidatore rincoglionito non si è accorto

di nulla. La municipale passa tutta a destra. Le ruote salgono

rumoreggiando sul bordo del marciapiede. Step vede piazza

Trilussa davanti a lui. Scala di nuovo. Taglia la strada da de-

stra verso sinistra. Il guidatore rincoglionito frena di botto.

Step si infila nella stradina di fronte alla fontana che unisce i

due Lungotevere. Passa in mezzo ai bassi pilastri di marmo.

La polizia municipale frena bloccandosi lì davanti. Non può

passare. Step accelera. Ce l'ha fatta. I due vigili scendono dal-

la macchina. Fanno solo in tempo a vedere una coppia di in-

namorati e un gruppo di ragazzi che salgono veloci sul picco-

lo marciapiede lasciando passare quel pazzo con la moto a fa-

ri spenti. Step continua ad andare veloce per un po'. Poi guar-

da nello specchietto. Dietro di lui è tutto tranquillo. Solo qual-

che macchina lontana. Il traffico della notte. Non lo segue più

nessuno. Accende le luci. Ci manca solo che lo fermino per

quello.

Claudio apre il frigorifero e si versa un bicchiere d'acqua.

Raffaella va di là, nelle camere da letto. Prima di andare

a dormire da sempre il bacio della buonanotte alle figlie, un

po' per abitudine, ma anche per essere sicura che siano tor-

nate. Quella sera non dovevano neanche essere uscite. Ma

non si sa mai. È meglio controllare. Entra nella stanza di Da-

niela. Cammina senza fare rumore, stando bene attenta a non

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inciampare sul tappeto. Poggia una mano sul comodino. L'al-

tra la mette sul muro. Poi si piega in avanti, lentamente, e

con le labbra le sfiora la guancia. Dorme. Raffaella si allon-

tana in punta di piedi. Chiude piano la porta. Daniela si gira

lentamente. Si tira su poggiandosi su un fianco. Ora viene il

bello. Raffaella abbassa silenziosamente la maniglia e apre

la porta di Babi. Pallina è a letto. Vede l'angolo di luce del

corridoio che lentamente si disegna sulla parete, allargando-

si. Il cuore le comincia a battere veloce. E adesso, se mi sco-

prono che gli racconto? Pallina rimane girata immobile, cer-

cando di non respirare. Sente un rumore di collane: dev'es-

sere la madre di Babi. Raffaella si avvicina al letto, si piega

lentamente in avanti. Pallina riconosce il suo profumo. È lei.

Trattiene il respiro, poi sente il suo bacio sfiorarle la guan-

cia. È il bacio morbido e affettuoso di una mamma. È vero.

Le mamme sono tutte uguali. Preoccupate e buone. Ma an-

che per loro le figlie sono identiche? Lo spera. Raffaella met-

te a posto le coperte, la copre delicatamente con il bordo del-

le lenzuola. Poi improvvisamente si ferma. Pallina rimane im-

mobile, in attesa. Che abbia scoperto qualcosa? L'ha ricono-

sciuta? Sente un leggero scricchiolio. Raffaella si è piegata.

Può sentire il caldo respiro vicino, troppo vicino. Poi avver-

te sulla moquette i passi leggeri che si allontanano. La debo-

le luce del corridoio scompare. Silenzio. Pallina si gira len-

tamente. La porta è chiusa. Finalmente respira. È passata. Si

sporge in avanti. Perché la madre di Babi si è piegata? Cosa

ha fatto? Nella penembra della stanza i suoi occhi abituati al

buio trovano subito la risposta. Ai piedi del letto, perfetta-

mente unite, ci sono le pantofole di Babi. Raffaella le ha mes-

se a posto, ordinatamente. Pronte ad accogliere la mattina

dopo i piedi di sua figlia ancora caldi di sonno. Pallina si chie-

de se sua madre farebbe la stessa cosa. No. Non ci pensereb-

be. Qualche sera è rimasta sveglia ad aspettare il suo bacio.

È stata un'inutile attesa. Sua madre e suo padre sono torna-

ti tardi. Li ha sentiti chiacchierare, passare davanti alla sua

camera e andare oltre. Poi quello scatto. La porta della loro

camera da letto che si chiudeva. E con essa, le sue speranze

che svanivano. Be', sono due madri diverse. Sente dei brivi-

di strani lungo tutto il corpo. No, non vorrebbe lo stesso per

madre Raffaella. Tra l'altro non le piace il suo profumo. È

troppo dolce.

Step sbuca nella stradina. Arrivato davanti al cancello do-

ve l'ha lasciata, frena alzando una nube di polvere. Si guarda

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intorno. Babi non è lì. Suona il clacson. Nessuna risposta. Spe-

gne la moto. Prova a chiamarla. "Babi."

Niente. È sparita. Fa per accendere la moto, quando al-

l'improvviso sente un fruscio sulla destra. Viene da dietro lo

steccato.

"Sono qui."

Step guarda fra le tavole di legno scuro. "Dove?"

"Qui!" Una mano sbuca in uno spazio libero tra un'asse e