"Sì mamma." >

"E dove?" »

"Nel mio letto." '

"Ma com'è possibile? Quando sono venuta ieri sera a ba-

ciarti c'eri solo tu."

"È arrivata più tardi. Non poteva stare a casa sua perché

la madre faceva una cena."

"E dov'è stata prima?"

"Non lo so."

"Babi, non voglio essere responsabile pure per lei. Pensa

se le fosse accaduto qualcosa e sua madre sapeva invece che

stava qui da me..."

"Hai ragione mamma."

"La prossima volta voglio saperlo in tempo se viene a dor-

mire da noi."

"Ma io te l'ho detto, prima che tu andassi dai Pentesti, non

ti ricordi?"

163

-.> Raffaella rimane un attimo a pensare. ' '...."

; , "No, non me lo ricordo."

Babi le sorride ingenuamente come a dire "e io che ci pos-

so fare?". D'altronde sa perfettamente che non lo potrebbe mai

ricordare. Non gliel'ha mai detto.

"Non vorrei mai avere per figlia una come Pallina. Sempre

in giro di notte a combinare chissà che. Non mi piace quella

ragazza, finirà male, vedrai."

"Ma mamma, non fa niente di male, le piace divertirsi ma

ti assicuro che è buona."

"Lo so, ma preferisco te."

Raffaella le sorride e le fa una carezza sotto il mento, poi

esce dalla stanza. Babi sorride. Sa come prenderla. È un pe-

riodo però che le dice troppe bugie. Si propone di smettere.

Povera Pallina, anche quando non c'entra niente risulta col-

pevole. Decide di perdonarla. Certo, bisogna risolvere il pro-

blema Pollo, ma anche questo a suo tempo. Si infila la gonna.

Si ferma davanti allo specchio, si tira su i capelli, scoprendo-

si il viso, e li trattiene con due piccoli fermagli laterali. Rima-

ne così, a fissarsi, mentre lo Zingaro felice esce dallo stereo. Ba-

bi si accorge di quanto assomiglia a sua madre. No, se anche

sapesse tutto quello che ha combinato, Raffaella non la cam-

bierebbe mai con Pallina, ci sono troppe cose simili fra loro.

È uno di quei rari casi in cui, pur senza saperlo, tutti sono

d'accordo.

Il sole filtra allegro dalla finestra della cucina. Babi finisce

di mangiare i suoi biscotti integrali e beve l'ultimo goccio di

caffellatte che si è lasciata apposta nella tazza. Daniela scava

fino in fondo. Il suo cucchiaino si agita nervoso nella scatola

di plastica di un piccolo budino, cercando di prendere anche

l'ultimo pezzo di cioccolato dispettoso nascosto giù, in quella

fessura. Raffaella ha comprato quasi tutto quello che le è sta-

to scritto sulla lista. Claudio è felice. Forse un oroscopo posi-

tivo, di sicuro il sospirato caffè, che finalmente è riuscito a be-

re. Ha risparmiato anche sulla caffettiera grande.

"Babi, oggi è una giornata bellissima. C'è un sole fuori... e

non deve fare neanche molto freddo. Ne ho parlato prima an-

che con tua madre e siamo d'accordo. Anche se hai preso quel-

la nota... Oggi potete andare in Vespa a scuola!"

"Grazie papa, siete molto carini. Ma sai, dopo il discorso

dell'altro giorno ci ho pensato bene, e forse hai proprio ragio-

ne tu. La mattina andare a scuola insieme io, te e Daniela è di-

ventato quasi un rito, un portafortuna. E poi è un bel momento:

164

possiamo parlare di tutto, iniziare insieme la giornata^ è mol-

to più bello così, no?"

Daniela non crede alle proprie orecchie.

"Babi, ma scusa, andiamo in Vespa. Con papa ci parliamo

sempre, ci possiamo stare la sera a cena, la domenica mattina."

Babi le prende il braccio stringendoglielo con un po' trop-

pa forza.

"Ma no Dani, è meglio così, sul serio, andiamo con lui."

Glielo stringe nuovamente. "E poi ti ricordi che ti ho detto ie-

ri sera, sto poco bene. Dalla prossima settimana magari an-

diamo in Vespa, che farà ancora più caldo." Quell'ultima stret-

ta non le lascia più dubbi. È un messaggio. Daniela è proprio

una ragazza intuitiva, più o meno.

"Sì papa, Babi ha ragione, veniamo con te!"

Claudio beve felice l'ultimo sorso di caffè. È bello avere due

figlie così. Non capita spesso di sentirsi tanto amati.

"Bene ragazze, allora usciamo, se no facciamo tardi a scuo-

la." Claudio va in garage a prendere la macchina mentre Babi

e Daniela si fermano davanti al portone ad aspettarlo.

"Ce l'hai fatta a capire, finalmente! Ma che, ti devo spez-

zare il braccio?"

"Me lo potevi dire subito, no!"

"Che ne so che proprio oggi ci danno il permesso di anda-

re in Vespa?"

"Ma perché non la vuoi usare?"

"Facile, perché non c'è."

"Non c'è la Vespa? E dov'è? Ma non ci sei uscita ieri sera?"

"Sì."

"E allora? Sei finita nel letame pure con la Vespa e l'hai but-

tata?"

"No, l'ho lasciata alla serra, e quando siamo tornati non

c'era più."

"Non ci credo!"

"Credici."

"Non ci voglio credere! La mia Vespa."

"Se è per questo l'hanno regalata a me."

"Sì, ma chi l'ha truccata? Chi ci ha fatto cambiare il col-

lettore? Il prossimo anno papa e mamma ti compreranno la

macchina, e sarebbe diventata mia. Non ci posso credere."

Claudio si ferma lì davanti. Tira giù il finestrino elettrico.

"Babi, ma che fine ha fatto la Vespa? Non c'è in garage."

Daniela chiude gli occhi. Ora ci deve credere per forza.

"Niente papa, l'ho messa dietro nel cortile. Ti da così fasti-

dio nel fare manovra. Penso che sia meglio metterla fuori."

165

"Scherzi, rimettila subito dentro. E se poi te la rubano?

Guarda che io e tua madre non abbiamo intenzione di ricom-

prarvela. Vai subito a metterla dentro, forza. Tieni, queste so-

no le chiavi."

Daniela sale dietro mentre Babi si allontana verso il gara-

ge fìngendo di cercare nel mazzo la chiave giusta. Arrivata nel

cortile Babi si mette a pensare. E ora che faccio? Entro stase-

ra devo ritrovare la Vespa. Se no devo trovare un'altra solu-

zione. Mannaggia a Pallina, è lei che mi ha cacciato in questo

casino, ed è lei che me ne deve tirar fuori. Babi sente il rumo-

re della Mercedes che arriva a marcia indietro. Corre verso il

garage. Si china sulla serranda. Appena in tempo. La Merce-

des sbuca da dietro l'angolo e si ferma lì davanti. Babi fìnge di

chiudere il garage e si dirige sorridendo verso la macchina.

"Fatto, l'ho messa a posto." Babi si ritiene un mimo perfetto,

ma forse è meglio ritrovare la Vespa al più presto. Mentre sa-

le m macchina si sente come osservata. Guarda in alto. Ha

ragione.

Il ragazzo che abita al secondo piano è affacciato. Deve aver

visto tutto. Cioè, in realtà non ha visto niente, proprio per que-

sto ha quell'aria così perplessa. Lei gli sorride cercando di ras-

sicurarlo. Lui ricambia, ma si capisce perfettamente che qual-

cosa non gli è chiaro.

La Mercedes si allontana. Babi restituisce le chiavi al pa-

dre e gli sorride.

"L'hai attaccata bene al muro?"

"Attaccatissima. Non ti può dare fastidio." Babi si volta ver-

so Daniela. È seduta con le braccia conserte. È nera.

"Dai Dani, in Vespa ci andiamo la prossima settimana a

scuola!"

"Lo spero proprio."

La Mercedes si ferma all'uscita del comprensorio davanti

alla sbarra che lentamente comincia ad alzarsi. Claudio salu-

ta il portiere che gli fa segno di fermarsi un attimo. Esce dal-

la guardiola con un pacchetto in mano.

"Buongiorno dottore, mi scusi, hanno lasciato questo pac-

chetto per Babi."

Babi lo prende incuriosita. La Mercedes riparte dolcemente,

mentre il finestrino si richiude. Daniela si sporge in avanti spin-

ta dalla curiosità. Anche Claudio sbircia per vedere cosa sia.

Babi sorride.

"Chi ne vuole un pezzo? È un cornetto al cioccolato di Laz-

zareschi."

Babi spezza il cornetto con le mani. F *>

166

"Papa?" Claudio scuote la testa.

"Dani?"

"No grazie." Forse sperava che in quel pacchetto ci fosse-

ro notizie della "loro Vespa".

"Meglio così, me lo mangio tutto io. Non sapete cosa vi per-

dete..." Pallina è proprio un tesoro, sa sempre come farsi per-

donare. Ora deve solo ritrovarle la Vespa entro le otto.

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167

27.

All'entrata della scuola le ragazze chiacchierano allegre

aspettando il suono della campanella. Babi e Daniela scendo-

no dalla macchina e salutano il padre. La Mercedes si allonta-

na nel traffico di piazza Euclide. Subito un gruppo di ragazze

corre verso di loro.

"Babi, ma è vero che ieri sei stata alla serra e hai fatto la

camomilla?"

"È vero che sei fuggita inseguita dalla municipale?"

"Un vigile ti ha preso per i capelli, Step l'ha sbattuto a ter-

ra e siete scappati sulla sua moto?"

"È vero che sono morti due ragazzi?" Daniela ascolta sba-

lordita. La Vespa non è andata sacrificata inutilmente. Quella

è vera gloria. Babi non crede alle sue orecchie. Come fanno a

sapere già tutto? Non proprio tutto. La storia del letame per

fortuna è rimasta segreta. Il suono della campanella la salva.

Mentre sale le scale risponde vaga ad alcune domande delle

amiche più simpatiche. Ormai è fatta. Quel giorno è una cele-

brità. Daniela la saluta con affetto.

"Ciao Babi, ci vediamo a ricreazione!" Incredibile. Da

quando vanno a scuola insieme non gliel'ha mai detto. Guar-

da Daniela allontanarsi circondata da alcune amiche. Tutte

le camminano intorno facendole mille domande. Anche lei

sta godendo del suo momento di notorietà. È giusto, in fon-

do ci ha rimesso le Superga. Spera solo che non racconti del

letame.

Un giovane prete venuto da una parrocchia lì vicino siede

alla cattedra. È la prima ora, quella di religione. Il divertimento

preferito di tutte è quello di metterlo in difficoltà con doman-

de sul sesso e sui rapporti prematrimoniali. Narrano disinibi-

te esempi precisi e fatti accaduti a delle tremende e fantoma-

tiche amiche, che quasi sempre, poi, sono loro stesse. Pratica-

mente quell'ora di religione si è trasformata in una vera e pro-

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pria ora di educazione sessuale, unica materia nella quale tut-

te avrebbero preso la sufficienza piena.

Il prete tenta di schivare una domanda ben precisa sulla

sua vita privata prima di prendere i voti. Apre la Bibbia tron-

cando così il grande interesse che si è creato intorno ai suoi

improbabili peccati. Babi sfoglia il diario. La prossima ora è

greco.

La Giacci interroga. Si sta per chiudere l'ultimo trimestre

prima degli esami di maturità. Con l'uscita delle materie non

ci sarebbero state più interrogazioni. Controlla i pallini. Ne

mancano solo tre per completare il giro. Sarebbero state loro

le "fortunate". Babi legge i nomi. C'è di nuovo Festa. Poverac-

cia. Bella settimana sul serio. Babi si gira verso di lei. Sta con

le mani sulle guance e guarda avanti. Babi la chiama con un

bisbiglio. Silvia se ne accorge.

"Che c'è?"

"Guarda che la Giacci oggi ti interroga in greco."

"Lo so." Silvia abbozza un sorriso, poi prende dalla schie-

na della compagna davanti il libro che ci ha poggiato. È quel-

lo di grammatica greca. "Sto ripassando." Babi le sorride. Per

quello che avrebbe potuto servirle. Forse era meglio se avesse

seguito l'ora di religione. In realtà solo un miracolo avrebbe

potuto salvarla. La campanella suona. Il giovane prete si al-

lontana. Porta via con sé una valigetta di pelle morbida scura

e anche gli ultimi dubbi. La sua camminata è una sincera con-

fessione. Se da giovane ha commesso peccati, loro, le ragazze