taxi.
"Csss piazza Jacini per Pollo 40, piazza Jacini per Pollo 40."
Step gli da un'altra pacca. Poi comincia a riempirlo di schiaf-
fi a mano aperta in faccia, sulle guance, sulla fronte. Pollo con-
tinua a fare la radio del taxi urlando a squarciagola.
"Piazza Jacini a Pollo 40, piazza Jacini a Pollo 40." Conti-
nuano così ridendo e urlando, procedendo a zigzag nel traffi-
co con tutte le macchine intorno che frenano preoccupate. Si
avvicinano a un vero taxi. Pollo gli urla dentro il finestrino:
"Piazza Jacini a Pollo 40". Il tassinaro si prende un colpo
ma non dice nulla. La moto si allontana. Il tassista alza la ma-
no indicandoli e scuotendo la testa. Si capisce perfettamente
che il suo idolo al massimo può essere Sordi, e non certo De
Niro. Step e Pollo passano vicino a una vigilessa. La sfiorano
179
r
quasi, sorridendole, toccandole il bordo della gonna. Pollo ti-
ra fuori perfino la lingua. Lei non prova neanche a prendere
la targa. Cosa potrebbe scrivere sulla multa? Il codice strada-
le non punisce i tentativi di rimorchio, anche se pesanti come
quelli.
"Piazza Jacini a Pollo 40, arrivati!" La moto di Pollo si fer-
ma rombando davanti alla sbarra del comprensorio di Babi.
Step saluta il portiere che ricambia e li lascia passare. La
moto sale lungo la salita. Il portiere guarda quei due energu-
meni leggermente perplesso. Pollo si gira verso Step.
"Allora sei già venuto qui, il portiere ti ha riconosciuto."
"Mai. I portieri sono tutti così, basta che li saluti e quelli ti
fanno passare! Fermati qua e aspettami." Step salta giù dalla
moto.
Pollo da gas e la spegne. "Sbrigati, il coso dei pagamenti
scorre..."
"Tassametro."
"Va be', come cazzo si chiama, si chiama. Muoviti. Sennò
me ne vado."
Step, al citofono, trova il cognome e suona.
"Chi è?"
"Devo consegnare un pacco per Babi."
"Primo piano."
Step sale. Una cameriera grassa è sulla porta.
"Buongiorno: tenga, devo lasciare questo per Babi. Stia at-
tenta che si rovina." Una voce arriva dal fondo del corridoio.
"Chi è, Rina?"
"Un ragazzo ha portato una cosa per Babi." Raffaella avan-
za guardando quel ragazzo sulla porta. Spalle larghe, capelli
corti, quel sorriso. L'ha già visto, ma non si ricorda dove.
"Buongiorno signora. Come sta? Ho portato questo per Ba-
bi, è una sciocchezza. Glielo può dare quando torna da scuola?"
Raffaella sta ancora sorridendo. Poi a un tratto realizza.
Non sorride più.
"Tu sei quello della capocciata al signor Accado. Sei Stefa-
no Mancini."
Step rimane sorpreso.
"Non credevo di essere così famoso."
"Infatti non sei famoso. Sei solo un mascalzone. I tuoi san-
no quello che è successo?"
"Perché, che è successo?"
"Sei stato denunciato."
"Oh, non fa niente. Sono abituato." Sorride. "E poi sono
orfano." . > ft -.' v-u- » » *, » »««
180
Raffaella rimane per un attimo imbarazzata. Non sa se cre-
derci o no. Fa bene.
"Be', comunque non voglio che tu giri intorno a mia figlia."
"Veramente è lei che viene sempre dove sono io. Ma non fa
niente, a me non da fastidio. Mi raccomando, non la sgridi,
non se lo merita, io la capisco."
"Io no." Raffaella lo squadra dalla testa ai piedi cercando
di farlo sentire in imbarazzo. Non ci riesce. Step sorride.
"Non so perché, ma non piaccio mai alle madri. Be', mi
scusi signora, ma ora devo proprio andare. C'ho il taxi che mi
aspetta. Sto spendendo una cifra." Step scende perle scale, sal-
ta gli ultimi gradini proprio in tempo per sentire la porta sbat-
tere con forza. Come assomiglia a Babi, quella signora. È im-
pressionante. Ha lo stesso taglio di occhi, la forma del viso. Ma
Babi è più bella. Spera che sia anche meno incazzosa. Si ri-
corda l'ultima volta che si sono visti. No, si somigliano anche
in quello. Per un attimo desidera rivederla. Pollo si attacca al
clacson.
"Oh, ti vuoi muovere? Che cazzo fai, ti sei incantato?"
Step sale dietro di lui.
"È possibile che fai schifo pure come tassinaro?"
"Mortacci tua. È un'ora che aspetto. Ma che hai fatto?"
"Ho parlato con la madre." A Step improvvisamente viene
un pensiero. Alza la testa. Infatti, proprio come prevedeva. Raf-
faella è lì, affacciata alla finestra. Lei fa uno scatto indietro ten-
tando di rientrare. Troppo tardi. Step l'ha vista. Lui le sorride
salutandola. Raffaella chiude la finestra con forza mentre la
moto sparisce dietro la curva. Pollo si ferma davanti alla sbar-
ra. Step saluta il portiere. È meglio farsi amico qualcuno in
quel comprensorio.
"Hai parlato con la madre? E che le hai detto?"
"Ma niente, abbiamo avuto una piccola discussione. In
realtà mi adora."
"Step, stai attento."
"A cosa?"
"A tutto! Questa è la classica storia che va a finire male."
"Perché?"
"Tu che porti regali... parli con la madre. Non l'hai mai fat-
to. Ma ti piace proprio sta Babi?"
"Non è male."
"E Madda?"
"Ma che c'entra Madda. Quella è un'altra storia."
"Ma che, ti vuoi mettere con Babi?"
"Pollo!..." ,-,.».,,
m
"Che c'è?"
"Hai saputo che ieri hanno ammazzato uno vicino a casa
tua?"
, "Ma che stai dicendo? Non ne so niente. Com'è successo?"
i "Gli hanno tagliato la gola." Step mette al volo il braccio
intorno al collo di Pollo e glielo stringe.
"Era un tassista e faceva troppe domande."
Pollo tenta di liberarsi dalla stretta. È inutile. Allora la but-
ta sullo scherzo e rifa la voce gracchiante della radio.
"Pollo 40, messaggio ricevuto. Csss. Pollo 40, messaggio ri-
cevuto." Ma non gli viene bene come prima. Ora la voce è un
po' troppo strozzata.
t
')< L
f ti I
i t " jìT ')!'!' > 7
?M,,
~"i fctì JttfiÌTr ' i i V"
i M *
* J-5 i ,
* >Jh * I "
1*2
-3.- **
Che faccia da schiaffi quel ragazzo. Raffaella apre quello
strano tubo. Un poster. Riconosce Stefano su una moto con la
ruota alzata. Ma quella dietro è sua figlia. È Babi. Chi ha fat-
to quella foto? È un po' sgranata. Sembra la foto di un gior-
nale. Sulla sinistra in alto c'è una scritta fatta a mano con un
pennarello: "Mitica coppia!". Sicuramente è di quel ragazzo.
Invece in basso a destra c'è una scritta stampata: "La foto dei
fuggitivi". Che vuoi dire?
"Signora, c'è suo marito al telefono."
"Pronto, Claudio?"
"Raffaella!" Sembra sconvolto. "Hai visto 11 Messaggero'
di oggi? Nella Cronaca di Roma c'è la foto di Babi..."
"No non l'ho visto. Vado subito a prenderlo."
"Pronto? Raffaella?" Sua moglie ha già attaccato. Claudio
guarda la cornetta muta. Sua moglie non gli da mai il tempo
di finire di parlare. Raffaella scende di corsa dal giornalaio sot-
to casa. Prende "II Messaggero" e paga. Lo apre senza neppu-
re aspettare il resto. Questo vuoi dire che è veramente scon-
volta. Va alla Cronaca. Eccola lì. La stessa foto. Legge il titolo
in grande: "I pirati della strada". Sua figlia. La retata, la mu-
nicipale, l'inseguimento. Il fermo di polizia. Cosa c'entra Babi
con tutta questa storia? Le righe cominciano a ballarle davan-
ti agli occhi. Si sente svenire. Poi respira profondamente. Pia-
no piano si sente meglio. Tanto da prendere anche il resto. Il
giornalaio vedendola così pallida in volto si preoccupa.
"Signora Gervasi, si sente male? Una brutta notizia?"
Raffaella si gira scuotendo la testa.
"No, no, niente." Esce dal giornalaio. Del resto cosa avreb-
be potuto dirgli? Cosa avrebbe detto ora alle amiche? Agli in-
quilini? Agli Accado? Al mondo?
"Non è niente, non vi preoccupate. È solo che mia figlia è
una dei pirati della strada."
183
Sarebbe stata dura aspettare fino all'uscita di scuola.
La voce nell'interfono è calda e sensuale, proprio come il
corpo al quale appartiene.
"Dottor Mancini, c'è suo padre sulla uno." J
"Grazie signorina." Paolo spinge il tasto.
"Pronto, papa?"
"Hai visto 'II Messaggero'?"
"Sì, ho la foto qui davanti."
"Hai letto l'articolo?"
"Sì."
"Che ne pensi?"
"Be', non c'è molto da pensare. Pepso che,|jrima Q.poi fi-
nirà male." ,,
"Sì, lo penso anch'io." v> e; ^ A>Ì, «-.'»"
"Che si può fare?" ,- f <;« ISJ
"Non c'è granché da fare, mi sembra." t ^- -J,
"Quando torni a casa ci parlerai, per favore?"
"Sì, ci parlerò. Per quello che può servire. Ma se ti fa feli-
ce, ti prometto che lo farò."
"Grazie Paolo." Il padre attacca il telefono. Felice. Cosa può
farmi felice? Certo non un articolo come quello su mio figlio.
Prende il giornale tra le mani. Guarda la foto. Dio com'è bel-
lo, somiglia tutto a lei. E un debole sorriso appare sul suo vi-
so stanco, incapace di cancellare quell'antica sofferenza. Per
un attimo è sincero con se stesso.
"Sì. Io so cosa mi potrebbe rendere di nuovo felice."
La segretaria di Paolo entra nella stanza con alcuni fogli:
"Dottore, questi sono da firmare". Li posa sulla sua scrivania
e rimane lì in attesa. Paolo prende la penna d'oro dal taschino
della giacca. Gliel'ha regalata Manuela, la sua fidanzata. Ma in
quel rnomento piano piano avverte il profumo della segreta-
ria. È provocante. Tutto in lei sembra provocante. Paolo scri-
ve il proprio nome per esteso alla fine di ogni foglio. Ha in ma-
no la penna di Manuela ma pensa alla sua segretaria. Al suo
profumo, ai fianchi innocenti che strusciano delicati la sua
schiena. O forse no? Forse non sono poi così innocenti... L'i-
dea di quella vicinanza voluta inizia a eccitarlo.
"Dottore, ma questo qui sul giornale non è suo fratello?"
Paolo firma l'ultimo foglio.
"Sì, è lui." ,,
La segretaria guarda ancora per un attimo la foto.
"E quella dietro è la sua ragazza?" T (T »<-,!_ ^
184
"Non lo so. Forse sì." * '
"Suo fratello è molto meglio di persona." Paolo guarda la
segretaria uscire. La sua andatura e quello che ha detto non
lasciano dubbi. È una donna, e come tale, pensa, è scaltra.
L'ha fatto apposta a strusciarsi contro di lui, ne è sicuro. Al-
meno come è sicuro che con lo stratagemma che lui ha tro-
vato il signor Forte risparmierà parecchie migliaia di euro.
Guarda il giornale. Per un attimo immagina di essere lui sul-
la moto mentre fa una pinna con la sua segretaria dietro. Lei
che si stringe a lui, le sue gambe contro le sue, le sue braccia
intorno alla vita. Sarebbe stato bello. Chiude "II Messagge-
ro". Paolo ha il terrore delle moto. Sarebbe mai uscita una
sua foto sul giornale? Sicuramente non l'avrebbero immor-
talato mentre fa una pinna. Al massimo qualcosa che ha a
che fare con la finanza. A un certo punto ha un brutto pre-
sentimento. Vede una sua foto con il titolo: "Arrestato il com-
mercialista del noto finanziere". Riprende la pratica del si-
gnor Forte. Forse è meglio ricontrollare che sia veramente
tutto a posto.
All'uscita di scuola Pallina scende i gradini saltellando vi-
cino a Babi.
"Che forza! Che figuraccia hai fatto fare alla Giacci."
"Mi dispiace..."
"Ti dispiace? Ben gli sta a quella vecchia schifosa... Sul se-
rio credi che si sia sbagliata a mettere lì il mio compito? Quel-
la l'ha fatto apposta. Ce l'ha con me perché io sono sempre al-
"Tre metri sopra il cielo" отзывы
Отзывы читателей о книге "Tre metri sopra il cielo". Читайте комментарии и мнения людей о произведении.
Понравилась книга? Поделитесь впечатлениями - оставьте Ваш отзыв и расскажите о книге "Tre metri sopra il cielo" друзьям в соцсетях.