rompono. Un dente cade rimbalzando lontano sul marmo. La
ringhiera comincia a vibrare e quel rumore di ferro si allonta-
na giù per le scale insieme all'ultimo grido di Ambrosini che
sviene. Step scappa via, scendendo di corsa, passando veloce
tra terribili facce di inquilini curiosi, urtando quei corpi flacci-
di che tentano inutilmente di fermarlo. Vaga per la città. Non
torna a casa quella sera. Va a dormire da Pollo. L'amico non gli
fa domande. Per fortuna suo padre è fuori quella notte, così
possono dividere il letto. Pollo sente Step agitarsi nel sonno,
soffrire perfino in un sogno. Ma la mattina dopo Pollo fa finta
di niente, anche se uno dei due cuscini è bagnato di lacrime.
Fanno colazione sorridendo, parlando del più e del meno, di-
videndosi una sigaretta. Poi Step va a scuola e all'interrogazio-
ne di chimica riesce perfino a strappare un sei. Ma da quel gior-
no la sua vita è cambiata. Nessuno ha mai saputo perché, ma
nulla è stato più uguale.
Qualcosa di cattivo si è annidato in lui. Una bestia, un ter-
ribile animale ha fatto la sua tana dietro il suo cuore, pronto a
uscire fuori in ogni momento, a colpire, con rabbia, con catti-
veria, figlio della sofferenza e di un amore distrutto. Da allora
la vita a casa non è stata più possibile. Silenzi e sguardi sfug-
genti. Non più un sorriso, proprio con la persona che più ha
amato. Poi il processo. La condanna. Sua madre che non ha te-
stimoniato a suo favore. Suo padre che l'ha sgridato. Suo fra-
tello che non ha capito. E nessuno che abbia mai saputo nien-
te, tranne loro due. Custodi forzati di quel terribile segreto. Lo
stesso anno i suoi genitori si sono separati. Step è andato a vi-
vere con Paolo. Il primo giorno che entra in quella nuova casa
guarda fuori dalla finestra della sua camera. C'è solo un prato
tranquillo. Comincia a sistemare la sua roba. Prende dalla sac-
ca alcuni maglioni e li appoggia in fondo all'armadio. Poi toc-
ca a una felpa. Mentre la tira fuori gli si apre fra le mani. Per
un attimo gli sembra che sua madre sia lì. Si ricorda di quan-
do gliel'ha prestata, quel giorno che avevano corso insieme lun-
go viali alberati. Quando lui aveva rallentato pur di starle vici-
no. E ora è in quella casa, così lontano da lei, in ogni senso.
Stringe forte la felpa tra le mani e la porta al viso. Sente il suo
profumo, comincia a piangere. Poi, scioccamente, si chiede se
quel giorno avrebbe dovuto dirle che se n'era messo troppo.
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Di nuovo adesso, di notte.
La moto corre tranquilla sul bagnasciuga. Piccole onde si
infrangono lente. Vanno e vengono, respiro regolare del mare
profondo e scuro che li osserva da lontano. La luna alta nel eie-
Io illumina la lunga Feniglia. La spiaggia si perde lontana tra
le macchie più scure dei monti. Step spegne i fari. Avvolti nel
buio continuano a correre così, su quel morbido tappeto ba-
gnato. Arrivati a metà Feniglia si fermano. Si trovano a cam-
minare vicini, soli, avvolti da quella pace. Babi va sul bagna-
sciuga. Piccole onde orlate d'argento si rompono prima di ba-
gnare le sue Ali Star blu. Un'onda più capricciosa delle altre
prova a prenderla. Babi indietreggia veloce sfuggendole. Fini-
sce contro Step. Le sue braccia forti la accolgono sicure. Lei
non si sottrae. In quella luce notturna appare il suo sorriso. Gli
occhi azzurri pieni d'amore lo fissano divertiti. Lui le si avvi-
cina e lentamente, abbracciandola, la bacia. Labbra morbide
e calde, fresche e salate, accarezzate dal vento del mare. Step
le passa una mano tra i capelli. Glieli porta indietro scopren-
dole il viso. La guancia dipinta d'argento, piccolo specchio di
quella luna lassù, accenna a un sorriso. Un altro bacio. Nuvo-
le lente passeggiano nel ciclo blu notte. Ora Step e Babi sono
distesi sulla sabbia fredda, abbracciati. Le mani sporche di pic-
coli granelli di sabbia si cercano divertite.
Un altro bacio. Poi Babi si tira su alzandosi su tutte e due
le braccia. Lo guarda, lui è sotto di lei. Quegli occhi ora tran-
quilli la fissano. La sua pelle sembra color ebano, liscia e de-
licata. I suoi capelli corti non hanno paura di sporcarsi. Sem-
bra appartenere a quella spiaggia disteso lì, con le braccia al-
largate, padrone della sabbia e di tutto. Step, sorridendo, la
tira a sé, padrone anche di lei, accogliendola in un bacio più
lungo e più forte. L'abbraccia tenendola stretta, respirando-
ne il sapore morbido. E lei si lascia andare rapita da quella
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r
forza, e in quel momento capisce di non aver mai baciato nes-
suno veramente.
Ora è seduto dietro di lei, la tiene abbracciata ospitandola
fra le sue gambe. Lui, solida spalliera, interrompe ogni tanto i
suoi pensieri con un bacio sul collo.
"A cosa pensi?"
Babi si gira verso di lui guardandolo con la coda degli
occhi.
"Lo sapevo che me l'avresti chiesto." Torna a poggiarsi con
la testa sul suo petto. "Vedi quella casa laggiù sulle rocce?"
Step guarda nella direzione che indica la mano di lei. Pri-
ma di perdersi lontano si sofferma su quel piccolo indice e gli
sembra stupendo anche quello. Sorride, unico padrone dei suoi
pensieri.
"Sì, la vedo."
"È il mio sogno! Quanto mi piacerebbe abitare in quella ca-
sa. Pensa che cosa dev'essere la vista da là. Una vetrata sul ma-
re. Un salotto dove stare abbracciati a guardare il tramonto."
Step la stringe a sé di nuovo. Babi rimane ancora per un
attimo a guardare lontano sognante. Lui le si avvicina pog-
giando la guancia contro la sua. Lei, divertita e capricciosa,
cerca di allontanarlo, sorridendo alla luna, fingendo di voler-
gli sfuggire. Step le prende il viso fra le mani e lei, pallida per-
la, sorride prigioniera di quell'umana conchiglia.
"Vuoi fare un bagno?"
"Scherzi, con questo freddo? E poi non ho il costume."
"Ma dai, non fa freddo e poi che se ne fa di un costume un
pesciolino come te?"
Babi fa una smorfia di rabbia e lo spinge indietro con tut-
te e due le mani.
"A proposito, hai detto a Pollo la storia dell'altra sera, vero?"
^i Step si alza e cerca di abbracciarla.
>< "Che, scherzi?"
"E come mai allora Pallina lo sa? Gliel'ha detto Pollo!"
"Ti giuro che non gli ho detto niente. Forse devo aver par-
lato nel sonno..."
"Parlato nel sonno, figurati... e poi ti ho già detto che non
ci credo ai tuoi giuramenti."
"Veramente ogni tanto parlo nel sonno e poi te ne accor-
gerai tu stessa."
Step va verso la moto guardandosi indietro divertito.
"Me ne accorgerò? Stai scherzando vero?"
"- Babi lo raggiunge un po' preoccupata.
,jl Step ride. La sua frase ha raggiunto il risultato voluto.
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"Perché, stasera non dormiamo insieme? Tanto mancano
poche ore all'alba."
Babi guarda preoccupata l'orologio.
"Le due e mezzo. Cavoli, se tornano i miei prima di me so-
no finita. Presto, devo tornare a casa."
"Allora non dormi da me?"
"Ma sei pazzo? Forse non hai capito con chi hai a che fare.
E poi, hai mai visto un pesciolino che dorme con qualcuno?"
Step accende la moto, tiene premuto il freno davanti dan-
do gas. La moto ubbidiente in mezzo alle sue gambe gira su se
stessa e si ferma davanti a lei. Babi sale dietro. Step mette la
prima. Dolcemente si allontanano, sempre più veloci, lascian-
do dietro di sé una striscia precisa di larghi pneumatici. Più
lontano tra la sabbia mossa da baci innocenti c'è un piccolo
cuore. L'ha disegnato lei di nascosto, con quell'indice che a lui
è piaciuto tanto. Una perfida onda solitària ne cancella i bor-
di. Ma con un po' d'immaginazione si possono ancora leggere
quella s e quella B. Un cane abbaia lontano alla luna. La moto
continua la sua corsa innamorata sparendo lontano nella not-
te. Un'onda più determinata cancella del tutto quel cuore. Ma
nessuno potrà mai cancellare quel momento nei loro ricordi.
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36.
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Davanti alle Vetrine, ferma in mezzo alla strada deserta, or-
mai c'è solo la sua Vespa. Babi scende dalla moto, toglie il bloc-
co dalla ruota davanti e l'accende. Monta sul sellino e la spin-
ge giù dal cavalietto. Poi sembra quasi ricordarsi di lui.
"Ciao" gli sorride con tenerezza. Step le si avvicina.
"Ti accompagno, ti scorto fino a casa." Arrivati a corso Fran-
cia, Step si avvicina alla Vespa e poggia il piede destro sotto al
fanalino, sulla piccola targa.
Da gas. La Vespa aumenta la velocità. Babi si gira stupita
verso di lui.
"Ho paura."
"Tieni dritto il manubrio..."
Babi torna a guardare avanti tenendosi stretta e decisa alle
manopole. La Vespa di Pallina va più veloce della sua, ma a quei
livelli non sarebbe mai arrivata. Fanno tutto corso Francia e poi
su per la salita di via Jacini, fino alla piazza. Step le da un'ulti-
ma spinta proprio sotto il suo comprensorio. La lascia andare.
Piano piano la Vespa perde velocità. Babi frena e si gira verso di
lui. È fermo, dritto sulla moto, a pochi passi da lei. Step rima-
ne a fissarla per un attimo. Poi le sorride, mette la prima e si al-
lontana. Lei lo segue con lo sguardo fino a quando non spari-
sce dietro la curva. Lo sente accelerare sempre di più, un cam-
bio veloce di marce, le marmitte rombanti che volano via a tut-
ta velocità. Babi aspetta che Fiore insonnolito alzi la sbarra. Poi
va su per la salita del comprensorio. Quando gira dietro la cur-
va, una triste sorpresa. La sua casa è tutta illuminata e sua ma-
dre è lì, affacciata alla finestra della camera da letto.
"Claudio, eccola!"
Babi fa un sorriso disperato. Non serve a niente. Sua madre
chiude la finestra sbattendola. Babi mette la Vespa in garage,
riuscendo a passare a malapena tra il muro e la Mercedes. Men-
tre chiude la saracinesca pensa allo schiaffo di quella mattina.
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Inconsciamente porta la mano alla guancia. Cerca di ricordar-
si quanto le ha fatto male. Non se ne preoccupa più di tanto.
Presto lo avrebbe saputo. Fa le scale lentamente cercando di ri-
tardare il più possibile il tempo di quella scoperta ormai inevi-
tabile. La porta è aperta. Passa rassegnata sotto quel patibolo.
Condannata alla ghigliottina, poco fiduciosa nella grazia, lei,
moderna Robespierre in salopette, avrebbe perso la testa. Chiu-
de la porta. Uno schiaffo la colpisce in pieno viso.
"Ahi." Sempre dalla stessa parte, pensa, massaggiandosi la
guancia.
"Vai subito a letto e prima consegna le chiavi della Vespa a
tuo padre."
Babi attraversa il corridoio. Claudio è lì, vicino alla porta.
Babi gli da il portachiavi di Pallina.
"Babi?"
Lei si gira preoccupata. "Cosa c'è?"
"Perché c'è questa P?"
La P di gomma del portachiavi di Pallina penzola interro-
gativa dalle mani di Claudio. Babi lo guarda perplessa per un
attimo, poi risvegliata dallo schiaffo, fresca creatrice dell'istante,
improvvisa.
"Ma come papa, non ti ricordi? È il soprannome che mi hai
dato tu? Da piccola mi chiamavi sempre Puffina!"
Claudio rimane indeciso per un attimo, poi sorride.
"Ah, è vero! Puffina. Non me lo ricordavo più." Poi torna
subito serio. "Vai a letto adesso. Ne parliamo domani di tutta
questa storia. Non mi è piaciuta per niente, Babi!"
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