no. "Mi scusi. Ma sta camminando proprio dove ha fatto pipì
il cane."
Pepite, il piccolo volpino dal folto pelo bianco compare in
un angolo del salotto. Abbaia quasi felice di rivendicare la sua
bravata.
Step e Babi si fermano nel cortile sotto casa. Babi guarda
il loro posto macchina. È vuoto.
"I miei non sono ancora tornati. Vuoi salire un attimo?"
"Sì, dai." Poi si ricorda del cane lasciato a casa con suo fra-
tello. Tira fuori il cellulare. "Aspetta, prima chiamo mio fra-
tello, voglio sapere se ha bisogno di qualcosa."
Paolo va a rispondere.
"Pronto?"
"Ciao, Fa'. Come va? È passato Pollo a prendere il cane?"
265
"No, quel deficiente del tuo amico ancora non è venuto.
Aspetto altri dieci minuti e poi metto il volpino fuori della
porta."
"Dai, non fare così. Sai che non vanno maltrattati gli ani-
mali. Piuttosto bisognerebbe portarlo fuori per fargli fare pipì."
"Già fatto, grazie!"
"Ma dai, come sei previdente, sei troppo forte, fratello."
"Non hai capito. L'ha già fatta lui e ha bagnato tutto il tap-
peto turco!"
Paolo all'immagine di uomo manager efficientissimo pre-
ferisce quella di semplice sfigato con straccio in mano che
asciuga la pipì del cane. Tutto per far sentire in colpa Step.
Niente da fare. Dall'altra parte del telefono, una grassa risata.
"Non ci credo!"
"Credici! Ah, senti. Qui c'è un signore che ti sta aspettando."
Paolo si gira verso il muro cercando di non farsi sentire
troppo. "È il padre di Babi. Ma che, è successo qualcosa?"
Step guarda sorpreso Babi.
"Sul serio?"
"Sì, ti pare che scherzo con te e su cose di questo genere
poi... Allora cosa succede?"
"Niente, poi ti dico. Passamelo, va."
Paolo allunga la cornetta verso Claudio.
"Signor Gervasi, è fortunato. C'è mio fratello al telefono."
Claudio andando al telefono si chiede se è veramente un
uomo fortunato. Forse sarebbe stato meglio non averlo trova-
to. Cerca di fare una voce sicura e profonda.
"Pronto?"
"Buonasera. Come va?"
"Bene, Stefano. Senta, io vorrei parlarle."
"Va bene, di cosa parliamo?"
"È una cosa delicata!"
"Non possiamo parlarne per telefono?"
"No. Preferirei vederla e dirgliela di persona."
> "Va bene. Come vuole."
$j "Allora, dove ci possiamo incontrare?"
"Non lo so, mi dica lei."
"Tanto si tratta di una cosa di pochi minuti. Lei dove si tro-
va in questo momento?"
A Step gli viene da ridere. Non è proprio il caso di dirgli
che è a casa sua.
"Sto da un amico. Dalle parti di Ponte Milvio."
"Ci potremmo vedere davanti alla chiesa di Santa Chiara,
ha presente dov'è?" , («i
266
"Sì. Io però l'aspetto alla quercia lì davanti. Preferisco. Sa
qual è? C'è una specie di giardinetto."
"Sì, sì la conosco. Allora facciamo lì fra un quarto d'ora."
"Va bene. Mi ripassa mio fratello, per favore?"
"Sì, subito."
Claudio gli ripassa la cornetta.
"La rivuole."
"Sì Step, dimmi?"
"Paolo, mi hai fatto fare una bella figura? L'hai fatto acco-
modare? Mi raccomando eh, che ci tengo. È una persona im-
portante. Pensa che sua figlia si è mangiata tutti i tuoi biscot-
ti al burro..."
"Ma veramente..." Paolo non ha il tempo di rispondergli.
Step ha già attaccato.
Claudio va verso la porta. "Mi scusi, io devo andare, la sa-
luto."
"Ah, certo, l'accompagno."
"Spero che avremo modo di vederci in una situazione più
tranquilla."
"Certamente." Si danno la mano. Paolo apre la porta. Pro-
prio in quel momento arriva Pollo.
"Ciao, sono venuto a prendere il cane."
"Meno male, era ora."
"Be', io la saluto."
"Buonasera."
Pollo rimane perplesso a guardare andar via quel signore.
"Chi era quello?"
"Il padre di una certa Babi. È venuto a cercare Step. Ma
cos'è successo? Chi è questa Babi?"
"È la donna del momento di tuo fratello. Dov'è il cane?"
"Sta in cucina. Ma perché vuole parlare con Step? C'è qual-
che problema?"
"Che ne so io!" Pollo sorride vedendo il cane. "Vieni Arnold,
andiamo." Il volpino, ribattezzato da poco, gli corre incontro
abbaiando. Fra i due c'è una certa simpatia oppure il cane pre-
ferisce essere chiamato così piuttosto che Pepite. Forse la Giac-
ci non l'ha mai capito, ma in realtà lui è un duro.
Paolo lo ferma.
"Oh, ma non è che questa Babi è..." Fa con la mano un ar-
co, allargando la sua pancia già abbastanza rilassata per con-
to suo.
"Incinta? Ma figurati. Da quanto ho capito, Step non ci riu-
scirebbe manco se fosse lo Spirito Santo."
267
>< "Ehi Babi, ciao, devo andare!" Step la prende fra le braccia.
"Ma dove? Rimani un altro po'." s
« "Non posso. Ho un appuntamento." .5 "
Babi si ribella al suo abbraccio.
"Sì, lo so con chi ti vedi. Con quella terribile rompisca-
tole, con quella brunetta. Ma ancora non ha capito? Non le
sono bastate le botte che le ho dato?"
Step ride e l'abbraccia di nuovo. "Ma che dici?" Babi cer-
ca di resistergli. Lottano per un po'. Poi Step vince facilmente
e le da un bacio. Babi rimane con le labbra serrate. Alla fine
accetta la dolce sconfitta. Però gli morde la lingua.
"Ahia."
"Dimmi subito con chi esci."
"Non potresti mai indovinare."
"Non è quella che ho detto prima, vero?"
"No."
"La conosco?"
j "Benissimo. Scusa, ma prima di tutto chiedimi se è una
donna o un uomo?"
~f Babi sbuffa. "È una donna o un uomo?"
j, "Un uomo."
_ "Allora sono già più tranquilla."
"Mi vedo con tuo padre."
"Mio padre?"
"È venuto a cercarmi a casa. Quando ho telefonato stava
lì. Abbiamo appuntamento fra poco in piazza Giochi Delfici."
"E cosa vuole mio padre da te?"
"Non lo so! Ma quando lo saprò ti telefono e te lo dico. Va
bene?"
Le da un bacio prepotente. Lei lo lascia fare, ancora stor-
dita e sorpresa da quella notizia. Step accende la moto e si al-
lontana velocemente. Lei lo guarda sparire dietro l'angolo. Poi
sale in casa. Silenziosa, sinceramente preoccupata. Cerca di
immaginare il loro incontro. Di che cosa avrebbero parlato? E
dove? E cosa sarebbe successo? Poi, pensando soprattutto a
suo padre, spera solo che non facciano a botte.
168
<."JU
49.
Quando Claudio arriva Step è già lì, seduto sul bordo del
muretto a rumare una sigaretta.
"Salve."
"Buonasera Stefano." Si danno la mano. Poi Claudio si ac-
cende anche lui una sigaretta per sentirsi più a suo agio. Pur-
troppo non raggiunge il risultato sperato. Quel ragazzo è stra-
no. Sta lì che sorride in silenzio, fissandolo con quel giubbot-
to scuro. È diverso da suo fratello. Tra l'altro è molto più gros-
so. A un tratto, mentre sta per sedersi vicino a lui sul muretto,
ha come un ricordo improvviso. Quel ragazzo ha menato il suo
amico Accado, gli ha spaccato il naso. Ora sta insieme a sua
figlia. Quel ragazzo è un tipo pericoloso. Avrebbe preferito mil-
le volte parlare con il fratello.
Claudio rimane in piedi. Step lo guarda incuriosito.
"Allora, di che parliamo di bello?"
"Be', ecco Stefano. A casa mia ultimamente ci sono stati
dei problemi."
"Sapesse quanti ce ne sono stati da me..."
"Sì, lo so, però vedi, noi prima eravamo una famiglia mol-
to tranquilla. Babi e Daniela sono due brave ragazze."
"È vero. Babi è una ragazza veramente a posto. Senta Clau-
dio, non è che ci potremmo dare del tu? A me già non piace
parlare troppo in generale. Poi se devo pensare a tutti quei lei,
le, allora diventa proprio impossibile."
Claudio sorride. "Certo." In fondo quel ragazzo non è an-
tipatico. Se non altro non gli ha ancora messo le mani addos-
so. Step scende dal muretto.
"Senti perché non andiamo a sederci da qualche parte. Al-
meno parliamo più comodi, magari ci beviamo una cosa."
"Va bene. Dove andiamo?"
"Qua vicino c'è un posto che hanno aperto certi amici miei.
269
È come se fossimo a casa, non ci darà fastidio nessuno." Step
monta sulla moto. "Seguimi."
Claudio sale in macchina. È soddisfatto. La sua missione si
sta rivelando più facile del previsto. Meno male. Segue Stefano
giù verso la Farnesina. A Ponte Milvio svoltano a destra. Clau-
dio sta ben attento a non perdere quel fanalino rosso che cor-
re nella notte. Se fosse successa una cosa del genere Raffaella
non gliel'avrebbe mai perdonata. Poco dopo si fermano in una
piccola via dietro a piazzale Clodio. Step indica a Claudio un
posto vuoto dove può mettere la macchina mentre lui lascia la
moto proprio davanti all'entrata del Four Green Fields. Al pia-
no di sotto c'è una gran confusione. Molti ragazzi sono seduti
su degli sgabelli davanti a un lungo bancone. Tutt'intorno qua-
dri e stemmi di birre di vari paesi. Un tipo con dei sottili oc-
chialetti e dei capelli spettinati si aggira frenetico dietro il ban-
cone preparando cocktail di frutta e semplici gin tonic.
"Ciao Antonio."
f "Oh, ciao Step, che ti porto?"
J "Non lo so, ora decidiamo. Tu cosa prendi?"
Mentre vanno a sedersi, Claudio si ricorda che non ha man-
niente. Decide di tenersi sul leggero.
"Un Martini."
"Una bella birra chiara e un Martini."
Si siedono a un tavolo in fondo, dove c'è un po' meno con-
fusione. Quasi subito arriva da loro una bellissima ragazza dal-
la pelle color ebano di nome Francesca. Porta quello che han-
no ordinato e si ferma al tavolo a chiacchierare con Step. Step
le presenta Claudio che educatamente le da la mano alzando-
si. Francesca rimane sorpresa.
"È la prima volta che viene una persona così in questo
locale."
Trattiene la mano di Claudio un po' più a lungo del solito.
Lui la guarda leggermente imbarazzato.
"È un complimento?"
"Certo! Lei è signorilmente affascinante." Francesca ride.
I lunghi capelli corvini danzano allegri davanti ai suoi bellis-
simi denti bianchi. Poi si allontana sensuale, sapendo benissi-
mo che sarebbe stata osservata. Claudio decide di non delu-
derla. Step se ne accorge.
"Bel culo, eh? È brasiliana. Le brasiliane hanno un culo da
favola. Almeno così dicono. Io non lo so perché in Brasile non
ci sono ancora stato, ma se sono tutte come Francesca..." Step
si scola divertito mezza birra.
"Sì, è veramente molto carina." Claudio beve il suo Mar-
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tini, un po' scocciato che quel suo pensiero sia stato così
limpido.
"Allora, che stavamo dicendo? Ah sì, che Babi è proprio
una brava ragazza. È verissimo."
"Ecco, sì, insomma e Raffaella, mia moglie..."
"Sì, l'ho conosciuta. Bel caratterino m'è sembrato."
"Sì, in effetti." Claudio finisce il suo Martini. Proprio in
quel momento passa di nuovo Francesca. Si aggiusta i capelli
ridendo e lanciando uno sguardo provocante al loro tavolo.
"Hai fatto colpo, Claudio, eh? Senti, ci prendiamo qualco-
s'altro?" Non gli da il tempo di rispondere. "Antonio mi fai por-
tare un'altra birra? Tu che vuoi?"
"Ma no grazie, io non prendo niente..."
"Come non prendi niente, dai..." *
"Va bene, prendo anch'io una birra, va'!"
"Allora due birre e un po' d'olive, qualche palatina, insom-
ma facci portare un po' di roba da sgranocchiare."
Poco dopo arriva quello che hanno chiesto. Claudio rima-
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