Ha qualcosa di familiare, quegli occhi, il colore dei capelli, i trat-
ti del viso, ma proprio non si ricorda. È ben piazzato, ha brac-
cia grosse e un bel torace. Step, vedendo il suo sguardo interro-
gativo, gli sorride, cercando di metterlo a suo agio.
"È un sacco di tempo che non ci vediamo, eh? Come ti va?"
Step passa il braccio dietro le spalle di Poppy, amichevol-
mente.
Il Siciliano, Pollo e Lucone, felicissimi di accompagnarlo,
si mettono in mezzo al gruppo. Annalisa sta ancora sorriden-
do, quando incontra lo sguardo di Step. È l'unica a ricono-
scerlo. Il sorriso piano piano le scompare dalle labbra. Step
smette di guardarla e si dedica totalmente al suo amico Poppy,
che continua a fissarlo perplesso.
"Scusa, ma in questo momento proprio non mi ricordo."
"Ma come!" Step gli sorride tenendolo sempre abbracciato,
come due vecchi amici che non si vedono da troppo tempo. "Mi
fai rimanere male. Aspetta. Forse ti ricordi di questo." Tira fuo-
ri dalla tasca dei jeans il cappello. Poppy guarda quel vecchio
copricapo di lana, poi la faccia sorridente di quel tipo tozzo che
lo tiene abbracciato. I suoi occhi, quei capelli. Ma certo. È quel
pischello che lui ha menato un sacco di tempo prima.
"Cazzo!" Poppy prova a sfilarsi da sotto il braccio di Step,
ma la mano di lui lo prende fulminea per i capelli, bloccan-
dolo.
"Memoria corta, eh? Ciao Poppy." E tirandolo a sé gli da
una capocciata bestiale che gli spacca il naso. Poppy si china
in avanti, portandosi il viso fra le mani. Step gli da un calcio
in faccia, con tutta la sua forza. Poppy salta quasi all'indietro,
finisce contro la serranda con un rumore di ferro.
Subito Step gli è sopra, prima che ricada lo blocca con una
mano alla gola. Con il destro gli sferra una serie di pugni, col-
pendolo dall'alto verso il basso, sulla fronte, aprendogli il so-
pracciglio, spaccandogli il labbro.
Fa un passo indietro e gli molla un calcio dritto per dritto
in piena pancia levandogli il respiro.
Qualcuno degli amici di Poppy prova a intervenire, ma il
Siciliano lo blocca subito. "Buono, calma, stai buono al tuo po-
sto eh?"
Poppy è per terra, Step lo riempie di calci sul petto, in pan-
cia. Poppy prova a chiudersi a riccio, coprendosi la faccia, ma
Step è inesorabile. Colpisce dovunque trovi uno spazio, poi co-
mincia a pestarlo da sopra. Alza la gamba e sferra un calcio
con il tacco. Secco, con forza, sull'orecchio, che si taglia subi-
to, sui muscoli delle gambe, sui fianchi, quasi saltandoci so-
pra, con tutto il suo peso. Poppy, strisciando a ogni colpo, muo-
vendosi a scatti, pronuncia un pietoso: "Basta, basta, ti pre-
go!", quasi tossendo per il sangue che dal naso gli scorre di-
rettamente in gola e sputacchiando quel po' di saliva che gli
cola dal labbro ormai completamente aperto e sanguinante.
Step si ferma. Recupera il fiato saltellando sulle gambe, guar-
dando il suo nemico a terra, fermo, finito. Poi si gira di scatto
e si avventa su un biondino alle sue spalle. È quello che otto
mesi prima lo aveva bloccato da dietro. Lo colpisce con il go-
mito in piena bocca, andandogli addosso con tutto il peso del
corpo. Al tipo saltano tre denti. I due finiscono a terra. Step gli
punta le ginocchia sulle spalle. Bloccandolo, comincia a tem-
pestargli la faccia di pugni. Poi lo prende per i capelli sbat-
tendogli la testa per terra, con violenza. All'improvviso due
braccia forti lo bloccano. È Pollo. Da sotto le ascelle lo tira su:
"Dai Step, basta, andiamo, lo stai massacrando".
Anche il Siciliano e Lucone gli vanno vicino. Il Siciliano ha
già avuto qualche problema più degli altri.
"Sì, andiamo, è meglio. Magari qualche stronzo ha chia-
mato la pula."
Step riprende a respirare normalmente, fa un mezzo giro
davanti agli amici di Poppy che lo guardano in silenzio. "Pez-
zi di merda!" E sputa su uno che sta lì vicino con un bicchie-
re di Coca-Cola in mano, colpendolo in piena faccia. Passa da-
vanti ad Annalisa e le sorride. Lei cerca di ricambiare, un po'
impaurita, senza capire bene cosa fare. Muove appena il lab-
bro superiore e ne esce fuori una strana smorfia. Step e gli al-
tri montano sui loro Vesponi e si allontanano. Lucone guida
come un pazzo, con dietro il Siciliano, urlano tutti e due, pie-
gando su e giù, padroni della strada. Poi affiancano Pollo, con
dietro Step.
"Cazzo, quella biondina te la potevi fare... Quella ci stava."
"Come sei esagerato, Lucone. Devi sempre fare tutto in-
sieme. Con calma, no? Bisogna saper aspettare. C'è un tempo
per tutto."
Quella sera Step va a casa di Annalisa e segue il consiglio
di Lucone. Più volte. Lei rimpiange di non averlo chiamato pri-
ma, giura che le dispiace, che avrebbe voluto farlo, ma che ha
avuto un sacco di cose da fare. Nei giorni seguenti Annalisa lo
chiama spesso. Step è così occupato che non riesce a trovare
il tempo neanche per rispondere al telefono.
6.
Una ragazza che abita lì vicino accende una radio portati-
le, il classico "bambino". "Centonove!"
Schello, ormai ubriaco, saltella sulla tettoia e ballando nel-
le sue Clark di pelle, sudate e senza lacci, fa un tentativo di break.
Va male. "Yahooo!" batte le mani con forza. "Centodieci."
"Attenzione, diamo la graduatoria dei più sudati. Al nu-
mero uno troviamo il Siciliano. Vistose macchie sotto le ascel-
le e sulla schiena, sembra una fontana. Centoundici."
Step, Hook e il Siciliano fanno uno sforzo incredibile. Ar-
rivano tutti e tre su, stremati, rossi e ansimanti.
"Nella nostra Hit Sudate al numero due c'è Hook. Come
potete ben vedere, la splendida maglietta Ralph Lauren ha cam-
biato colore. Ora direi che è di un verde scolorito, o meglio,
verde fradicio."
Schello, agitando i pugni vicino al petto, segue con la testa
il nuovo pezzo che il dj alla radio ha annunciato come succes-
so dell'anno: Sere nere. Fa una giravolta e continua:
"Centododici! E naturalmente l'ultimo è Step... Quasi per-
fetto, capello leggermente spettinato, anche se è talmente cor-
to che non si vede...". Schello si china per guardarlo meglio,
poi si tira su di scatto portandosi le mani al volto.
"Incredibile, ho visto una goccia di sudore, ma vi assicuro,
era una sola! Centotredici!"
Step va giù, sente gli occhi bruciargli. Alcune gocce di su-
dore gli scivolano lungo le tempie e si spezzano fra le ciglia,
spargendosi come un collirio fastidioso. Chiude gli occhi, sen-
te le spalle indolenzite, le braccia gonfie, le vene pulsanti,
spinge in avanti e lentamente sale di nuovo. "Sìììì! !" Step guar-
da lateralmente. Anche il Siciliano ce la sta facendo. Disten-
de completamente le braccia raggiungendolo. Manca solo
Hook.
Step e il Siciliano guardano il loro amico-nemico salire tre-
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mando e sbuffando, centimetro dopo centimetr», attimo
attimo, mentre le urla da sotto aumentano: "I
"Hook, Hook, Hook...!".
Hook, come paralizzato, all'improvviso si ferma, poi tre-
mante scuote la testa: "No, non ce la faccio più". Rimane per
un attimo immobile, e quello è il suo ultimo pensiero. Cade giù
di botto, facendo appena in tempo a voltare la testa. Sbatte con
tutto il peso il petto sul marmo.
"Centoquattordici!"
Step e il Siciliano vanno giù, veloci, rallentando solo alla
fine della flessione, poi tornano su rapidi, come se avessero ri-
trovato nuova forza, nuove energie. L'essere soli al traguardo.
O primi o niente.
"Centoquindici!" Tornano giù.
Il ritmo aumenta. Come se avesse capito, Schello si azzit-
tisce.
"Centosedici!" Uno dopo l'altro pronuncia solo i numeri.
Veloce. Aspettando che arrivino su per dargli il successivo.
"Centodiciassette!" E di nuovo giù.
"Centodiciotto!" Step aumenta ancora, sbuffando.
"Centodiciannove!" Va giù e di nuovo su, subito dopo. Il Si-
ciliano lo segue, sforzandosi, gemendo, diventando sempre più
rosso.
"Centoventi, centoventuno. Incredibile, ragazzi!" Nessuno
parla più. Sotto regna il silenzio dei grandi momenti.
"Centoventidue." Solo la musica di sottofondo. "Cento-
ventitré..."
Poi il Siciliano si ferma a metà, inizia a urlare, come se
qualcosa dentro di lui lo dilaniasse.
Step, dall'alto della sua flessione, lo guarda. Il Siciliano è
come bloccato. Trema e ansima urlando, ma le sue braccia non
lo vogliono sentire, non lo ascoltano più. Allora fa un ultimo
grido, come una bestia ferita cui venga strappato un pezzo di
carne. Il suo primato. E inesorabilmente, piano piano, comincia
a scendere. Ha perso. Da sotto si alza un grido. Qualcuno apre
una birra: "Sììì, eccolo qua, il nuovo vincitore è Step!".
Schello gli si avvicina festante, ma Step scuote la testa.
Come a comando di quel gesto, nella piazza torna il silen-
zio. Da sotto, alla radio, quasi un segno del destino: un pezzo
di Springsteen, l'm going down. Step sorride dentro di sé, por-
ta la mano sinistra dietro la schiena e poi si abbassa, su una
mano sola, gridando.
Sfiora il marmo, lo guarda con gli occhi sbarrati e poi di
nuovo su, tremando e spingendo solo sulla destra, con tutta la
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sua forza, con tutta la sua rabbia. Un urlo di liberazione esce
dalla sua gola:
"Sìììì!". Dove non è arrivata la forza, arriva la sua volontà.
Rimane immobile così, steso in avanti, con la fronte alta ver-
so il cielo, come una statua urlante, contro il buio della notte,
la bellezza delle stelle.
"Yahooo!" Schello urla come un pazzo. Nella piazza tutti
esplodono seguendo quel grido, accendono le moto e le Vespe,
suonando i clacson, urlando. Pollo inizia a prendere a calci la
serranda del giornalaio.
Lucone tira una bottiglia di birra contro una vetrina. Le fi-
nestre dei palazzi intorno si aprono. Un allarme lontano co-
mincia a suonare. Vecchie in camicia da notte escono sui bal-
coni, gridano preoccupate: "Che succede?". Qualcuno urla di
fare silenzio. Una signora minaccia di chiamare la polizia. Co-
me per incanto, tutte le moto si muovono. Pollo, Lucone e gli
altri montano in corsa, saltando sui sellini, mentre le marmit-
te fanno fumo bianco. Qualche lattina continua a fare rumo-
re rotolando, le ragazze vanno tutte a casa. Maddalena è an-
cora più innamorata.
Hook affianca Step. "Cazzo, bella sfida, eh?"
"Niente male."
Anche le altre moto si affiancano, occupano tutta la stra-
da, fregandosene di qualche macchina che suona passandogli
accanto veloce. Schello si mette in piedi sul suo Vespone scal-
cagnato. "Ho saputo che c'è una festa sulla Cassia. Al 1130. È
un comprensorio."
"Ma ci faranno entrare?"
Schello li assicura: "Conosco una che sta là".
"E chi è?"
"Francesca."
"Ma che, c'hai avuto una storia?"
"Sì."
"Allora non ci faranno entrare."
Ridendo, scalano quasi tutti insieme. Frenando e sgom-
mando girano a sinistra. Qualcuno pinnando, tutti fregando-
sene del rosso. Poi prendono la Cassia a tutta velocità.
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Un caldo appartamento, grandi vetrate dalle quali si vede
l'Olimpica. Bei quadri alle pareti, di certo un Fantuzzi. Quat-
tro casse agli angoli del salotto diffondono un ed ben mixato.
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