ne un po' deluso. A portargliela infatti non è Francesca, ma un

tipo brutto, un negro cicciotto dalla faccia buona. Step aspet-

ta che si allontani.

"Anche lui è brasiliano. Ma è tutta un'altra storia, eh?"

Si sorridono. Claudio assaggia la sua birra. È buona e fre-

sca. Stefano è un tipo simpatico. Forse pure più simpatico del

fratello. Anzi, senz'altro. E beve un altro po' di birra.

"Insomma, ti stavo dicendo, Stefano, che mia moglie è mol-

to preoccupata per Babi. Sai, è l'ultimo anno e ha la maturità."

"Sì, lo so. Ho saputo pure la storia della professoressa, dei

problemi che ci sono stati."

"Ah, hai saputo..."

"Sì, ma sono sicuro che le cose si risolveranno."

"Lo spero proprio..." Claudio manda giù un lungo sorso di

birra ripensando ai cinquemila euro che ha dovuto sborsare.

Step invece pensa al cane della Giacci e ai tentativi di Pol-

lo di insegnargli a riportare gli oggetti.

"Vedrai Claudio, andrà tutto a posto. La Giacci non darà

più fastidio a Babi. Quel problema non esiste più, ti assicuro."

Claudio cerca di sorridere. Come fa a dirgli che il vero pro-

blema adesso è lui?

Proprio in quel momento entra un gruppo di ragazzi. Due

di loro vedono Step e gli vanno incontro.

"Oh, ciao Step! Dove cazzo sei finito? Non sai quanto ti ab-

biamo cercato, ancora aspettiamo la rivincita."

"Ho avuto da fare." , j« »f 5 «,- ;»

271

- "Strizza, eh?"

"Ma che cazzo dici? Paura di che? Vi abbiamo distrutto...

Ancora parli?"

"Ehi calma, non t'arrabbiare. Non t'abbiamo più visto. Hai

vinto quei soldi e sei sparito."

Anche l'altro ragazzo prende un po' di coraggio.

"Che poi avete sculato su quell'ultima palla."

"Ringraziate che non c'è Pollo. Sennò me li rigiocavo su-

bito, altro che sculato. Abbiamo fatto una serie di palle incre-

dibili, una buca dopo l'altra."

I due ragazzi fanno un'aria poco convinta.

"Sì, vabbe'." Vanno a prendere da bere al bancone. Step li

vede che chiacchierano. Poi guardano verso di lui e si metto-

no a ridere.

"Senti Claudio, tu sai giocare a biliardo?"

"Un tempo giocavo spesso, ero pure forte. Ma adesso è una

vita che non prendo una stecca in mano."

"Dai, ti prego, mi devi aiutare. Io quelli li batto come nien-

te. Basta che tu appoggi le palle. A metterle in buca ci penso io."

"Ma veramente, scusa, dovremmo parlare."

"Dai, parliamo dopo. Va bene?"

Forse dopo una partita a biliardo sarà più semplice par-

largli. E se perdiamo? Preferisce non pensarci. Step va al ban-

cone dai due ragazzi.

"Allora preso. Dai. Antonio aprici il tavolo. Ce li rigiochia-

mo subito, quei soldi."

"E con chi giochi tu, con quello?" Uno dei due ragazzi in-

dica Claudio.

"Sì, perché, ti fa schifo?"

"Come ti pare, contento tu..."

"Certo, se c'era Pollo era tutta un'altra storia. Lo sapete pu-

re voi. Vorrà dire che vi regalerò questi soldi. Va bene?"

"No, se devi fare così non giochiamo. Che poi dici che ab-

biamo vinto perché non c'era Pollo."

"Tanto a voi due vi batto pure da solo."

"Sì, ancora!"

"Volete aumentare la posta? Facciamo duecento euro? Ci

state? Però una secca, perché ho poco tempo."

I due si scambiano uno sguardo. Poi guardano il compa-

gno di Step. Claudio, seduto in fondo alla sala, gioca imba-

razzato con un pacchetto di Marlboro sul tavolo. È proprio

questo forse che li convince.

"Ok, andata, dai andiamo di là." I ragazzi prendono la sca-

tola con le palle. »..»..". , ...*,»j

272

"Claudio, sai giocare all'americana? Una partita secca, due*

cento euro?"

"No Stefano grazie. È meglio se parliamo."

"Dai, ne facciamo solo una. Se perdiamo, pago io."

"Non è questo il problema..."

"Che fate, giocate a biliardo?" È Francesca. Si mette

davanti a Claudio sorridente, con tutto il suo entusiasmo

brasiliano.

"Dai, vi vengo a vedere e tifo per voi. Faccio la ragazza

pompon."

Step guarda Claudio incuriosito.

"Allora?"

"Una sola però."

"Yahooo! Andiamo di là che li sfondiamo." Francesca lo

prende divertita sottobraccio e vanno tutti e tre nella sala

vicina.

Le palle sono già disposte sul panno verde. Uno dei due ra-

gazzi leva il triangolo. L'altro si mette in fondo al tavolo e con

un tiro preciso spacca. Palle di tutti i colori si spargono sul

panno scivolando silenziose. Alcune si urtano con dei rumori

secchi poi, piano piano, si fermano. Cominciano a giocare. Pri-

ma colpi semplici, calibrati, poi sempre più forti, pretenziosi,

difficili. A Claudio e a Step toccano le palle fasciate. Step im-

buca per primo. Gli altri fanno due palle, una terza di fortuna.

Quando tocca a Claudio gioca una palla lunga. È fuori allena-

mento. Il tiro risulta corto. Non riesce neanche ad avvicinarsi

alla buca. I due ragazzi si guardano divertiti. Si sentono già i

soldi in tasca. Claudio si accende una sigaretta. Francesca gli

porta un whisky. Claudio nota che, come tutte le brasiliane, ha

un seno piccolo, ma sodo e dritto sotto la maglietta scura. Po-

co dopo tocca di nuovo a lui. La seconda palla gli va meglio.

Claudio la centra in pieno e con un effetto preciso, mettendo-

la al centro. È il quindici, i due gliel'hanno lasciata giocare si-

curi che la sbagliasse.

"Centro!" Step gli da una pacca sulla spalla. "Bel colpo!"

Claudio lo guarda sorridendo, poi manda giù un altro sor-

so di whisky e si piega sul biliardo. Si concentra. Colpisce la

palla bianca leggermente a sinistra, prende la sponda e poi giù

lungo il bordo, dolcemente effettata. Un calcio perfetto. Buca.

I due ragazzi si guardano preoccupati. Francesca applaude.

"Bravo!" Claudio sorride. Con la punta della lingua bagna

il gessetto azzurro e lo passa rapido sulla sua stecca.

"Un tempo sì che ero forte!" Continuano a giocare. Anche

Step ne imbuca alcune. Ma i due sono più fortunati. Dopo po-

chi colpi a loro sono rimaste da mettere in buca solo una pal-

273

la rossa e poi la uno. Ora però tocca a Claudio. Sul tavolo ci

sono ancora due palle fasciate. Claudio spegne la sigaretta.

Prende il gessetto e mentre lo passa veloce sulla stecca studia

la situazione. Non è delle migliori. La dodici è abbastanza vi-

cino alla buca di fondo, ma la dieci è quasi a metà tavolo. Do-

vrebbe fare un'uscita perfetta, fermarsi lì davanti e imbucarla

nella buca centrale sinistra. Un tempo forse ci sarebbe riusci-

to, ma ora... Quanti anni sono che non gioca? Si scola l'ultimo

sorso di whisky. Tornando giù incrocia lo sguardo di France-

sca. Tanti, almeno quanti sembra averne quella splendida ra-

gazza. Si sente leggermente stordito. Le sorride. Ha la pelle co-

lor miele e quei capelli scuri e un sorriso così sensuale. È an-

che tenera, nello stesso tempo. Le ha dato diciotto anni. For-

se ne ha anche qualcuno in meno. Oddio pensa, potrebbe es-

sere mia figlia. Perché sono venuto qui? Per parlare con Ste-

fano, il mio amico Step, il mio compagno. Apre e chiude gli

occhi. Sta sentendo l'effetto dell'alcol. Be', ormai sto giocan-

do, tanto vale finire la partita. Poggia la mano sul tavolo, ci

mette sopra la stecca e la fa scivolare tra il pollice e l'indice,

provandola. Poi inquadra la pallina bianca. È lì, ferma in mez-

zo al tavolo, fredda. In attesa di essere colpita. Fa un lungo re-

spiro, butta fuori l'aria. Ancora una prova e poi colpisce. Pre-

ciso. Con la giusta forza. Sponda laterale e poi di striscio la do-

dici: buca. Perfetto. Poi la palla bianca comincia a risalire. Ve-

loce, troppo veloce. No, fermati, fermati. L'ha colpita con trop-

pa forza. La palla bianca supera la dieci e si ferma più in là,

oltre la metà campo, davanti a Claudio, dispettosa e crudele. I

due avversar! si guardano tra loro. Uno dei due alza le so-

pracciglia, l'altro fa un sospiro di sollievo. Per un attimo han-

no temuto di perdere la partita. Si sorridono. Da quella posi-

zione è veramente un tiro impossibile. Claudio fa il giro del ta-

volo. Studia tutte le distanze. Difficile. Dovrebbe fare quattro

sponde. Sta lì in un angolo appoggiato con le mani sul bordo

del tavolo che ci pensa.

"Che ti frega, provaci." Claudio si gira. Step è dietro di lui.

Ha capito benissimo a cosa sta pensando.

"Sì, ma quattro sponde..."

"Embe'? Al massimo perdiamo... Ma se le fai, pensa come

cazzo ci rimangono!"

Claudio e Step guardano i loro due avversali. Si sono fatti

portare due birre e stanno già bevendo alla loro vittoria.

"Già che ci frega, al massimo perdiamo!" Claudio ormai è

ubriaco. Si porta dall'altra parte del tavolo. Ingessa la stecca,

si concentra e colpisce. La palla bianca sembra volare sul pan-

274

no verde. Una. Claudio ripensa ai tanti pomeriggi passati a gio-

care a biliardo. Due, agli amici di un tempo, quando si stava

sempre insieme. Tre, alle ragazze, ai soldi che non aveva, a

quanto ci si divertiva. Quattro. Alla giovinezza passata, a Fran-

cesca, ai suoi diciassette anni... E in quel momento la palla

bianca colpisce in pieno la dieci. Da dietro, con forza, sicura,

precisa. Un rumore sordo. La palla vola in avanti nella buca

centrale.

"Centro!"

"Yahooo!" Claudio e Step si abbracciano. "Cazzo hai pure

sculato. Guarda dove ti è uscita."

La palla bianca è ferma di fronte alla uno gialla a pochi

centimetri dalla buca di fondo. Claudio la mette dentro con un

colpo tacilissimo.

"Abbiamo vinto!" Claudio abbraccia Francesca e riesce per-

fino a sollevarla. Poi, ballando abbracciato a lei finisce addos-

so a uno dei due awersari.

"E levati dal cazzo." Il tipo da una spinta a Claudio, facen-

dolo finire contro il biliardo. Francesca si rialza subito. Clau-

dio, leggermente stordito, ci mette un po'. Il tipo lo prende per

la giacca e lo tira su.

"Hai fatto il furbo, eh? Sono tanti anni che non gioco... Ra-

gazzi sono fuori allenamento." Claudio è terrorizzato. Sta lì,

senza capire bene che fare.

"Era tanto che non giocavo, sul serio."

"Ah sì! Be', dall'ultimo colpo non si direbbe." <

"È stata solo fortuna."

"Ehi, basta, mollalo." Il tipo fa finta di non sentire Step.

"Ho detto lascialo." Improvvisamente si sente trascinare via.

Claudio si ritrova libero con la giacca di nuovo larga. Ripren-

de fiato mentre il tipo finisce contro il muro. Step gli tiene la

mano sulla gola. "Che, non ci senti? Non mi va di litigare. For-

za, tira fuori i duecento euro. Avete insistito voi a giocare."

L'altro si avvicina con i soldi in mano.

"Ci hai imbrogliato però, quello gioca dieci volte meglio di

Pollo."

Step prende i soldi, li conta e se li mette in tasca.

"È vero, ma mica è colpa mia... io neanche lo sapevo..."

Poi prende Claudio sottobraccio ed escono vincitori dalla

sala del biliardo. Claudio si fa un altro whisky. Stavolta per ri-

prendersi dallo spavento.

"Grazie Step. Cavoli, quello mi voleva spaccare la faccia."

"No, è tutta scena, è solo incavolato nero! Tieni Claudio,

questi sono i tuoi cento euro." .tox

275

"No, dai, non posso accettarli!"

« * "Come no? Cazzo la partita l'hai praticamente vinta tu!"

ì "Va bene, allora facciamo una bella bevuta. Pago io."

< Poco più tardi, Step, vedendo com'è ridotto Claudio, lo ac-

COmpagna alla macchina.

» " "Sei sicuro di arrivare fino a casa?"