sati, appunti del liceo, vecchi libri.
"Che facciamo stasera? Andiamo alle corse della moto? Dai,
ci vanno tutti."
"Stai scherzando spero, non esiste! Io in quel posto non ci
voglio mettere più piede. Magari rincontro quella bora scate-
nata e mi tocca farci di nuovo a botte. Abbiamo un dopocena,
se ti va di venire."
Step si è messo una giacca blu. È rimasto tutto il tempo se-
duto su un divano guardandosi in giro, cercando di trovare
qualcosa di divertente in quello che sentiva, non riuscendoci.
Lui quella gente l'ha sempre odiata. Si è imbucato a quelle fe-
ste, ha sfondato tutto, si è divertito un casino con gli altri a ru-
bare nelle camere da letto, a lanciare di sotto la roba. Gli altri.
Chissà dove sono in questo momento. Alla serra, pinnando a
centoquaranta, sulla moto con gli amici che fanno il tifo, con
Sica che prende le puntate, con le camomille, Ciccio e tutti gli
altri. Che palle questa festa. Incrocia lo sguardo di Babi. Le
sorride. Lei è scocciata, sa benissimo cosa pensa.
Babi riesce a prendere anche quel libro più su degli altri.
Poi se lo ricorda come fosse in quel momento.
Il citofono suona all'impazzata. La padrona di casa attra-
versa il salotto correndo, la porta che si apre e Pallina lì, pal-
lida, sconvolta che scoppia a piangere.
È una notte terribile. Smette di pensarci. Comincia a rac-
cogliere i libri che ha buttato per terra. Ne prende altri posan-
301
doli sul tavolo e quando si curva di nuovo, la vede. È lì, chia-
ra e secca, gialla, sbiadita come il tempo che è stato. Spezza-
ta, sulla moquette scura, priva di vita da tanto tempo ormai.
La piccola spiga che ha messo nel suo diario la prima volta che
ha fatto sega con Step. Quella mattina nel vento che annuncia
l'estate, quei baci che sanno di pelle profumata dal sole. Il suo
primo amore. Si ricorda quando era convinta che non ce ne
sarebbe mai potuto essere un altro. La raccoglie. La spiga si
sbriciola fra le sue dita, come vecchi pensieri, come leggeri so-
gni e deboli promesse.
Step guarda la caffettiera sul fornello. Il caffè ancora non
esce. Alza un po' la fiamma. Vicino c'è ancora un po' di cene-
re, un ultimo pezzo di foglio ingiallito. I suoi amati disegni, le
tavole di Andrea Pazienza. Sono degli originali. Li ha rubati in
quella redazione di un nuovo giornale, "Zut", quando Andrea
era ancora vivo e collaborava con loro. Una notte ha sfondato
il vetro della finestra con il gomito ed è entrato da sopra. È sta-
to facile, ha preso solo le tavole del mitico Paz e poi via velo-
ce dalla porta, dileguandosi nella notte, felice, con i disegni del
suo idolo fra le mani. Poco tempo dopo Andrea muore.
È giugno. Una sua fotografia su un giornale. Intorno ad
Andrea c'è tutta la redazione. Quella foto deve essere stata fat-
ta pochi giorni dopo il suo furto. Step raccoglie tra le gabbie
dei fornelli quel pezzo di carta. Quale tavola era? Deve essere
quella con la faccia di Zanardi. Ormai non importa più. Le ha
bruciate tutte quella sera dopo la telefonata. Era lì a guardare
colori bruciare, le facce dei suoi eroi accartocciarsi abbrac-
ciate dalla fiamma, le frasi miriche di poeti sconosciuti scom-
parire in dissolvenze di fumo. Poi è entrato suo fratello.
"Ma che stai facendo? Ma che, sei cretino? Guarda, stai
bruciando la cappa della cucina..."
Paolo ha cercato di spegnere quella fiamma troppo alta ma
lui l'ha fermato.
"Step ma ti da di volta il cervello? Poi la devo ripagare io,
no? Queste cazzate valle a fare fuori."
Step non ci ha visto più. L'ha sbattuto contro il muro, vici-
no alla finestra. Gli ha messo una mano alla gola, strozzando-
lo quasi. Paolo ha perso gli occhiali. Sono volati lontano, per
terra, rompendosi. Poi Step si è calmato. L'ha lasciato andare.
Paolo ha raccolto i suoi occhiali rotti ed è uscito in silenzio,
senza dire nulla. Step è stato ancora peggio. Ha sentito sbat-
tere la porta di casa. È rimasto lì, a fissare i suoi disegni che
bruciavano, rovinando la cappa della cucina, soffrendo come
302
non ha mai sofferto. Solo come non è mai stato. Gli viene in
niente Battisti. "Prendere a pugni un uomo solo perché è sta-
to un po' scortese, sapendo che quel che brucia non son le of-
fese." È vero, ha ragione. E a lui brucia ancora di più. Quel-
l'uomo è suo fratello. Il caffè esce improvvisamente, borbot-
tando, come se avesse anche lui qualcosa da dire. Step lo ver-
sa nella tazza poi lo manda giù. Nella sua bocca rimane un sa-
pore caldo e amaro, lo stesso gusto di ricordi abbandonati sul
suo cuore.
Settembre. I genitori di Babi le hanno comprato un biglietto
per Londra. Si sono messi d'accordo con la madre di Pallina.
Vogliono allontanarle da quelle nuove cattive amicizie.
È bastato poco. Un piano ben congeniato. Una corsa da un
amico in questura. I passaporti nuovi. Su quel charter per l'In-
ghilterra salgono in due, ma i biglietti, cambiati pochi giorni
prima, portano nomi diversi. Pollo e Pallina.
Sono quindici giorni indimenticabili per tutti. Per i geni-
tori di Babi, illusi e contenti, finalmente tranquilli. Per Pollo e
Pallina, in giro per Londra, nei pub e le disco, spedendo a tut-
ti cartoline comprate a Roma alla Lyon Book, cartoline ingle-
si, già firmate da Babi. E Step e lei, lontani da tutti, in quell'i-
sola greca, Astipaleia. Un viaggio epico. Con la moto fino a
Brindisi, poi in traghetto, abbracciati sotto le stelle, distesi sul
ponte, su colorati sacchi a pelo, cantando con gente straniera
canzoni inglesi, migliorando così la pronuncia, certo non co-
me avrebbero voluto i suoi. Poi i mulini bianchi, le capre, le
rocce, una piccola casa sul mare. La pesca all'alba, dormire il
pomeriggio, uscire di notte, passeggiare sulla spiaggia. Padro-
ni del posto, del tempo, soli, contando le stelle, dimenticando
i giorni, telefonando bugie.
Step sorseggia il caffè. Sembra ancora più amaro. Co-
mincia a ridere. Quella volta che Babi ha invitato tutti gli ami-
ci di lui a cena. Tentativo di socializzare. Si sono seduti a ta-
vola e si sono comportati abbastanza bene proprio come Step
si era tanto raccomandato. Poi non hanno più resistito. Uno
dopo l'altro si sono alzati, impadronendosi dei piatti, scolan-
dosi le birre, andando in salotto. Mai invitare di mercoledì.
Mai quando ci sono le coppe. Naturalmente è finita in manie-
ra tragica. La Roma ha perso, qualche laziale ha cominciato a
sfottere e c'è stato un inizio di rissa. Step ha dovuto cacciarli
tutti. Divergenze, differenze, difficoltà. Ha cercato di venirle
incontro. Festa mascherata. Si sono travestiti da Toni e Jerry
e proprio a quella festa sono arrivati Pollo e gli altri. Un sem-
plice caso del destino beffardo? O più semplicemente una sof-
303
fiata di Pallina? Tutti hanno fatto finta di non riconoscerlo.
Hanno salutato Babi, quel piccolo Jerry dagli occhi azzurri e
hanno ignorato Tom, ridendo ogni volta che passava quel gat-
tona dai muscoli gonfi.
Il giorno dopo, in piazza, Pollo, Schello, Hook e qualcun
altro gli si sono avvicinati con aria grave.
"Step, ti dobbiamo dire una cosa. Sai, ieri siamo stati a una
festa e c'era Babi."
Step li ha guardati facendo finta di niente.
"E allora?"
"Be', insomma, era travestita da topo e c'era un gattone che
ci provava... Come un porco. Sembrava pure uno grosso, uno
che mena. Se vuoi una mano che lo dobbiamo sistemare, dic-
celo. Sai, è un problema. Ci sono dei gattoni che hanno certi..."
Pollo non fa in tempo a finire la frase. Step gli salta addosso,
bloccandogli la testa sotto il braccio, frizionandogli la nuca con
il suo pugno duro. Tra le risate degli altri, fra le risate di Pollo,
tra le sue risate. Che amici! Improvvisamente si sente triste.
Quella sera. Perché è andato a quella festa, perché ci è andato,
invece di andare alle corse? Babi ha insistito tanto. Quante co-
se ha fatto per lei. Forse non sarebbe successo. Forse.
Il citofono suona all'impazzata. La padrona di casa attra-
versa il salotto correndo, la porta si apre. Pallina bianca in vol-
to, pallida, tremante compare sulla porta. I suoi occhi tristi,
lucidi di lacrime, di sofferenza. Step le si avvicina. Lei lo guar-
da trattenendo a stento quel primo singhiozzo.
"Pollo è morto." Poi l'abbraccia cercando in lui quello che
non può più trovare da nessuna parte. Il suo amico, il suo ra-
gazzo, quella risata forte e piena. Sono andati di corsa alla ser-
ra con Babi, con la YlO che da poco le hanno regalato i geni-
tori. Tutti e tre insieme, in quella macchina, con quel sapore
nuovo che si tinge di sofferenza e silenzio. Poi l'ha visto. Luci
lampeggianti intorno a quell'unico punto. La moto del suo ami-
co. Divise odiate e macchine della polizia intorno a Pollo, ste-
so lì per terra, senza più la forza di ridere, di scherzare, di pren-
derlo in giro, di dire cazzate. Qualcuno misura qualcosa ten-
dendo un metro. Qualche altro ragazzo guarda. Ma nessuno
può vedere o misurare tutto quello che se n'è andato. Step si
piega su di lui in silenzio, accarezza il volto dell'amico. Quel
gesto d'amore che non si sono mai fatti in anni d'amicizia, che
non gli è stato mai permesso. Poi sussurra piangendo: "Mi man-
cherai". E Dio solo sa com'è stato sincero.
Il caffè è finito. Improvvisamente gli viene voglia di sentir
leggere le ultime notizie del "Corriere dello Sport", di quel ti-
304
pò ingombrante che gli terrorizza la cameriera, che gli entra
in casa svegliandolo la mattina, che attraversa la sua vita fa-
cendo casino, ridendo. Poi si chiede da quanto non mangia un
tramezzino al salmone. Da tanto, da allora. Ma stranamente
in quel momento non gliene viene voglia. Forse perché, se vo-
lesse un tramezzino, lo potrebbe avere.
Babi guarda il regalo che ha comprato per Pallina. È lì, sul
suo tavolo, incartato con della carta rossa e un nastro dorato.
L'ha scelto con cura, le sarebbe perfino piaciuto, l'ha pagato
tanto. Eppure è ancora lì. Non l'ha chiamata, non si sono sen-
tite. Quante cose sono cambiate con Pallina. Non è più la stes-
sa, non si trovano, non riescono a parlarsi. Forse anche per il
fatto che dopo il liceo hanno preso due strade diverse. Lei Eco-
nomia e Commercio, Pallina un Istituto di grafica. Ha sempre
amato disegnare. Le vengono in mente tutti i biglietti che le
ha mandato durante le ore di lezione. Caricature, frasi spiri-
tose, commenti, facce di amici. Indovina, chi è questa? Era tal-
mente brava che a Babi bastava pochissimo. Guardava il di-
segno, alzava la testa ed ecco che la trovava. Quella compagna
dal mento sporgente, dalle orecchie un po' a sventola, dal sor-
riso eccessivo. E ridevano da lontano, semplici compagne,
grandi amiche. Ogni pretesto era buono per farsi riprendere,
quasi fiere di quell'allegria, di quei sorrisi non così nascosti.
Poi quella sera, e i giorni seguenti e il mese successivo. Si-
lenzi prolungati, pianti. Pollo non c'è più e lei non sa farsene
una ragione. Finché quel giorno è stata chiamata dalla madre
di Pallina. È corsa a casa sua. L'ha trovata là, distesa sul letto,
che rigetta. Si è scolata mezza bottiglia di whisky e ingoiato
una boccetta di valeriana. Il suicidio dei poveri, così Babi le ha
detto quando l'ha vista in grado di capire. Pallina si è messa a
ridere poi è scoppiata a piangere fra le sue braccia. La madre
"Tre metri sopra il cielo" отзывы
Отзывы читателей о книге "Tre metri sopra il cielo". Читайте комментарии и мнения людей о произведении.
Понравилась книга? Поделитесь впечатлениями - оставьте Ваш отзыв и расскажите о книге "Tre metri sopra il cielo" друзьям в соцсетях.