uomo mai potrà vedere ciò che ho visto io. Lui meno di tutti.

Lui reale, crudo, inutile, materiale. Lo disegna così, incapace

di amarla, desideroso solo del suo corpo, incapace di vederla

veramente, di capirla, di rispettarla. Lui non si divertirà a quei

dolci capricci. Lui non amerà anche la sua piccola mano, le

sue unghie mangiate, i suoi piedi leggermente cicciotti, quel

piccolo neo nascosto, non poi così tanto. Forse lo vedrà sì, che

terribile sofferenza, ma non sarà mai capace di amarlo. Non

in quel modo. La tristezza si impadronisce dei suoi occhi. Pao-

lo lo guarda preoccupato.

"Fa proprio schifo, vero? Se non ti va più, lasciala. C'è un

secondo favoloso."

Step alza il viso verso il fratello, scuote la testa cercando di

sorridere.

"No, Fa', è buona, sul serio." ' .iiwfc.'WM

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; "Ne vuoi parlare?" > , r.< , " * » " , , >, ,_

"No, è una brutta storia."

"Peggio della mia?" Step annuisce. Si sorridono. Uno sguar-

do fraterno nel vero senso della parola, forse solo allora per la

prima volta. Poi all'improvviso, il campanello della porta. Un

suono lungo e deciso spezza l'aria, portando con sé gioia e spe-

ranza. Step corre verso la porta, l'apre.

"Ciao Step."

"Oh, ciao Pallina." Cerca di nascondere la sua delusione.

"Vieni, vuoi entrare?"

"No grazie, sono passata a farti gli auguri. Ti ho portato

questo." Gli da un piccolo pacchetto.

"Lo apro adesso?"

Pallina annuisce. Step lo rigira tra le mani trovando il ver-

so giusto, lo scarta veloce. Una cornice in legno e dentro il re-

galo più bello che avesse mai potuto desiderare. Lui e Pollo

sulla moto, abbracciati, con i capelli corti, le gambe alzate, la

risata al vento. Qualcosa gli fa male dentro.

"Pallina, è bellissima. Grazie."

"Dio Step, quanto mi manca."

"Anche a me." Solo allora si accorge di com'è vestita Palli-

na. Quante volte ha visto quel giubbotto di jeans dietro la sua

moto, quante pacche gli ha dato, con amicizia, con forza, con

allegria.

"Step, ti posso chiedere una cosa?"

"Tutto quello che vuoi."

"Abbracciami." Step le si avvicina timoroso, allarga le brac-

cia e l'accoglie fra le sue. Pensa al suo amico, a quanto ne era

innamorata. "Stringimi forte, più forte. Come faceva lui. Sai

mi diceva sempre... Così non mi scappi più. Resterai sempre

con me." Pallina appoggia la testa sulla sua spalla. "E invece

se n'è andato lui." Comincia a piangere. "Me lo ricordi da mo-

rire, Step. Lui ti adorava. Diceva che solo tu lo capivi, che era-

vate uguali, voi due."

Step guarda lontano. La porta è leggermente sfuocata. La

stringe forte, più forte.

"Non è vero, Pallina. Lui era molto meglio di me."

"Si, è vero." Sorride tirando su con il naso. Pallina si stac-

ca da Step. "Be', ora vado a casa."

"Vuoi che ti accompagno?"

"No grazie. C'è giù Dema che mi aspetta."

"Salutamelo." «i-.hvr' u <, >' >. »\ . <^nr

"Buon Natale Step." "*> r f " '

"Buon Natale."

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La guarda entrare nell'ascensore. Pallina gli sorride un'al-

tra volta poi chiude le porte e spinge il bottone T. Mentre scen-

de tira fuori dal giubbotto il suo pacchetto di Carnei light. Si

accende l'ultima sigaretta, quella capovolta. Ma la fuma con

tristezza, senza speranza. Sa che il suo unico, vero desiderio,

è irrealizzabile.

Step va in camera sua e posa la foto sul comodino poi tor-

na a tavola. Vicino al suo piatto c'è un pacco incartato.

"E questo che cos'è?"

"Il tuo regalo." Paolo gli sorride. "Non lo sai che a Natale

ci si scambiano i regali?"

Step comincia ad aprire il pacco. Paolo lo osservava diver-

tito.

"Ho visto che ieri hai bruciato tutti quei disegni e ho pen-

sato che ora non hai più niente da leggere."

Step lo scarta del tutto. Gli viene quasi da ridere. I y

"II mio nome è Tex." r^a

II fumetto che più odia.

"Se non ti piace lo puoi cambiare."

"Scherzi Paolo, grazie. Non ce l'ho sul serio. Aspetta un at-

timo, anch'io ho qualcosa per te."

Poco dopo torna dalla sua camera con un astuccio. L'ha

comprato quel pomeriggio mentre aspettava sotto casa di Ba-

bi. Prima di vederla. Preferisce non pensarci.

"Tieni."

Paolo prende il regalo e lo apre. Un paio di Ray-Ban neri

Predator appaiono nelle sue mani.

"Sono come i miei. Sono durissimi e non si rompono mai.

Anche se qualcuno te li fa cadere per terra." Gli sorride. "Ah,

a proposito, non li puoi cambiare."

Paolo se li mette.

i "Come ci sto?"

"Benissimo! Cazzo, sembri un duro. Metti quasi paura."

Poi improvvisamente appare nella sua mente, lucida, per-

fetta, divertente.

"Senti Pa', ho un'idea ma non mi dire di no come al solito.

Oggi è Natale, non me lo puoi rifiutare!"

Il vento freddo gli scompiglia i capelli.

"Potresti rallentare, Step?"

"Ma se sto a ottanta."

"In città non bisognerebbe superare i cinquanta."

"Piantala, lo so che ti piace." Step accelera. Paolo lo ab-

braccia forte. La moto corre veloce per le strade della città, at-

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traversa incroci, supera semafori gialli, silenziosa, agile. I due

fratelli sono sopra di lei abbracciati. La cravatta di Paolo si li-

bera dal giubbotto e sventola allegra nella notte i suoi rombi

seri. Più in alto sotto i nuovi occhiali scuri, Paolo guarda ter-

rorizzato la strada, pronto a notare qualsiasi pericolo. Davan-

ti a lui Step guida tranquillo. Il vento accarezza i suoi Ray-Ban.

Alcune persone posteggiano frettolose in seconda fila davanti

a una chiesa. Vanno a messa. Religiosità natalizia, preghiere

appesantite dal sapore di panettone. Per un attimo viene an-

che a lui la voglia di entrare, di chiedere qualcosa, di pregare.

Ma poi si chiede cosa gliene può importare a Dio di uno

come me, di uno così. Niente. Dio è felice. Lui ha le stelle. Guar-

da in alto, nel cielo. Nitide, a migliaia appaiono immobili bril-

lando. Improvvisamente quel blu gli sembra lontano come non

mai, irraggiungibile. Allora accelera, mentre il vento gli pun-

ge la faccia, mentre gli occhi cominciano lenti a lacrimare e

non solo per il freddo. Sente Paolo che si stringe più forte a lui.

"Dai Step, non correre. Ho paura!"

Anch'io ho paura Paolo. Ho paura dei giorni che verranno,

di non farcela a resistere, di quello che non ho più, di quello

che sarà preda dei venti. Leva un po' di gas. Scala dolcemen-

te. Per un attimo gli sembra di sentire la risata di Pollo. Quel-

la risata forte e allegra. La sua faccia, la sua voce amica.

"Cazzo Step, ci divertiamo, eh?" E giù birra e giù nottate,

sempre insieme, sempre allegri con la voglia di vivere, di fare

a botte, con una siga a mezzi e tanti sogni. Allora da di nuovo

gas. All'improvviso, di scatto. Paolo urla, mentre la moto si al-

za. Step continua così, accelerando su una ruota sola, pinnando

come ai bei tempi, sorridendo a quel mazzo di fiori fermo sul

ciglio della strada.

Lontano, più lontano, sul divano di una casa elegante, due

corpi nudi si accarezzano.

"Sei bellissima." Lei sorride vergognandosi, ancora un po'

estranea. "Ma cos'è questo?"

.,»j Un leggero imbarazzo. "Niente, un tatuaggio."

"È un'aquila, vero?"

"Sì." Poi un'amara bugia. "L'ho fatto con una mia amica."

E in quel momento non c'è nessun gallo a cantare. Ma un

senso di tristezza le prende ugualmente il cuore. E un cattivo

destino radiofonico si accanisce contro di lei, quasi a punirla.

Beautiful. La loro canzone. Babi comincia a piangere.

"Perché piangi?"

"Non lo so." *> « tf, * *}'>>' " ,.n . /*" *> 1 >*"!<.>'>!>.,

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Non trova nessuna risposta. Forse perché non ce ne sono.

Altrove gente gioca urlando e facendo confusione. Fiches

colorate cadono su panni verdi. Stanche nonne vengono riac-

compagnate a casa. Una ragazza bruna si addormenta ro-

mantica stringendo il cuscino. Sogna di incontrare quel ra-

gazzo che ha visto passare.

Dolcemente la ruota torna a terra, così, come si è alzata,

senza problemi.

Paolo torna a respirare. Step rallenta. Sorride.

È estate. Sono tutti e due piccoli. Sua madre e suo padre

sono lì, felici sotto l'ombrellone. Chiacchierano su due sdraio

azzurre, quelle con il nome dello stabilimento sopra. Step esce

dall'acqua correndo verso di loro, con i capelli bagnati, con

gocce salate che gli scendono giù sulle labbra.

"Mamma, ho fame!"

"Prima cambiati il costume e poi ti do la pizza."

Allora sua madre lo avvolge con un grosso asciugamano.

Glielo tiene sulle spalle sorridendo. Lui si sfila ubbidiente il

costume. Poi, timoroso di restare nudo, si infila subito quello

asciutto. Cerca di non sporcarlo con la sabbia bagnata e più

scura che è lì sulle sue caviglie. Non ci riesce. Sorride ugual-

mente. Sua madre lo bacia. Ha delle labbra morbide e calde e

un profumo di sole e di crema. Step corre via felice, con il suo

pezzo di pizza bianca in mano. Morbido, ancora caldo, con il

bordo croccante, proprio come piace a lui.

Piano piano la moto inizia a curvare. È ora di tornare a ca-

sa. È ora di ricominciare, lentamente, senza strappi al moto-

re. Senza troppi pensieri. Con un'unica domanda. Tornerò mai

lassù, in quel posto così difficile da raggiungere. Lì, dove tut-

to sembra più bello. E nello stesso istante in cui se lo chiede,

purtroppo, sa già la risposta.

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