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"Usano questa nuova tecnica, ti tirano da dietro le orec-
chie. È perfettamente invisibile. Allora può uscire con Babi?
Mi farebbe tanto piacere."
"Ma certo, scherzi? Le dirò di chiamarla."
Finalmente Raffaella si concede un pistacchio. È più aper-
to degli altri. Lascia la sua buccia per la sua bocca, e per lui
non è uno scambio conveniente.
"Filippo? Raffaella ha detto che convincerà Babi a portare
Gloria con il suo gruppo."
"Ah, benissimo, ti ringrazio."
Filippo, un uomo giovane, dal viso riposato, pare interes-
sarsi anche lui più ai pistacchi che alle vicende di sua figlia. Si
piega in avanti, impossessandosi di quello che Raffaella aveva
già scelto come sua futura vittima. Lei lo guarda sospettosa
dietro le orecchie, cercando anche in lui il segno di quella ina-
spettata giovinezza.
"Ciao Claudio."
"Sei bellissima."
Un sorriso perfetto dice "Grazie", e sfiorandolo si allon-
tana con un henne da almeno centocinquanta euro. Lo ha fat-
to apposta? Nel suo pensiero lentamente quel vestito lungo
scivola via e immagina che completo porti sotto; ma poi gli
viene un dubbio: ci sarà qualcosa da immaginare? Proprio in
quel momento vede arrivare Raffaella. Claudio da un ultimo
tiro alla sigaretta e la spegne veloce nel portacenere.
"Fra poco cominciamo a giocare. Mi raccomando, non fa-
re come al solito. Quando non ti arriva la carta, dopo un po'
che non fai gin, batti."
"E se mi fa under?"
"Batti quando stai basso."
Claudio sorride composto. "Sì cara, come vuoi." La siga-
retta è passata inosservata.
"A proposito, ti avevo detto di non fumare."
Sbagliato.
"Ma una sola, non mi fa male..."
"Una o dieci... È l'odore che mi da fastidio."
Raffaella se ne va verso il tavolo verde. Anche gli altri in-
vitati prendono posto. Non c'è niente da fare, non le sfugge nul-
la. Sedendosi Raffaella squadra con sufficienza la donna dal-
l'henne da centocinquanta euro. Per un attimo Claudio ha pau-
ra che legga anche nel pensiero.
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ili v<;.f , .
Roberta, euforica per i suoi diciott'anni, per la festa che
procede a perfezione, corre al citofono.
"Rispondo io" precedendo un tipo che passa per di là con
un piattino pieno di pizzette.
"Ciao. C'è Francesca vero?"
"Francesca chi?"
"Giacomini, quella bionda."
"Ah, sì, che devo dire?"
"Niente, se mi apri. Sono suo fratello, le devo lasciare le
chiavi."
Roberta preme una volta il pulsante del citofono poi, per es-
sere più sicura di aver aperto, lo schiaccia di nuovo. Va in cuci-
na, prende due grosse Coca-Cola dal freezer e si dirige verso il
salotto. Incontra una ragazza bionda che sta parlando con un
ragazzo con i capelli gellati indietro.
"Francesca, sta salendo tuo fratello..."
"Ah..." è l'unica cosa che Francesca riesce a dire. "Grazie."
E dopo averlo pronunciato rimane a bocca aperta. Il ragazzo
impomatato perde un po' della sua staticità e si concede un
leggero stupore.
'Trance', c'è qualcosa che non va?"
"No, non c'è niente che non va, a parte il fatto che io sono
figlia unica."
"Eccolo, è qui." Il Siciliano e Hook leggono per primi la tar-
ghetta sul campanello del quarto piano. "Micchi, no?"
Schello suona il campanello.
La porta si apre quasi subito.
Roberta rimane sulla porta, guarda quel gruppo di ragaz-
zi muscolosi e spettinati. Sono vestiti un po' casual, è così buo-
na da pensare.
"Posso fare qualcosa?"
Schello si fa avanti: "Cercavo Francesca, sono suo fratello".
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Come per incanto, Francesca compare sulla porta, accom-
pagnata dall'impomatato.
"Ah, ecco, c'è tuo fratello."
Roberta si allontana. Francesca guarda preoccupata il
gruppo.
"E chi sarebbe mio fratello?"
"Io!" Lucone alza la mano.
Anche Pollo alza la mano. "Anch'io, siamo gemelli, come
il film con Schwarzenegger. Lui è quello scemo." Tutti ridono.
"Anche noi siamo fratelli." Uno dopo l'altro tirano su la ma-
no. "Sì, vogliamoci bene."
Il tipo impomatato non sta capendo molto. Opta per un'e-
spressione che lega bene con i suoi capelli.
Francesca prende Schello da parte.
"Ma come ti è saltato in mente di venire con tutta questa
gente, eh?"
Pollo sorride, sistemandosi il giubbotto: il risultato è sem-
pre pessimo.
"Questa festa mi sembra un mortorio, almeno la vivaciz-
ziamo un po', dai France', non t'incazzare."
"E chi s'incazza? Basta che ve ne andiate."
"A Sche', io mi so' rotto, permesso?" Il Siciliano, senza aspet-
tare che Francesca si sposti dalla porta, entra.
L'impomatato improvvisamente realizza tutto: imbucati. E
con uno sprazzo di intelligenza si dilegua raggiungendo i veri
invitati nel salotto. Francesca cerca di fermarli.
"No Schello, dai, non potete entrare."
"Scusate, permesso, scusate..."
Inesorabilmente, uno dopo l'altro, passano tutti: Hook, Lu-
cone, Pollo, Bunny, Step e gli altri.
"Dai, France', non fare così, vedrai che non succede niente."
Schello la prende sottobraccio.
"Al limite poi tu che c'entri? È colpa di tuo fratello che s'è
portato dietro tutta questa gente..." Poi, come se fosse preoc-
cupato che qualcuno si imbuchi, chiude la porta.
Il Siciliano e Hook si avventano letteralmente sul buffet,
divorano panini al salame, morbidi, con il burro spalmato sul-
la parte superiore, quella tonda, ma non li gustano, li ingoia-
no direttamente senza masticarli. È diventata quasi una gara.
E giù pizzette, tramezzini mischiati a pasticcini e cioccolatini.
Alla fine il Siciliano si strozza. Hook gli da pacche sempre più
forti sulla schiena, l'ultima così forte che il Siciliano comincia
a tossire, sputando pezzi di cibo sul buffet rimasto. La mag-
gior parte degli invitati lì vicino si mette immediatamente a
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dieta. Schello comincia a ridere come un pazzo, Francesca a
preoccuparsi seriamente.
Bunny gira per il salotto. Sembra un attento antiquario:
prende dei piccoli oggetti, li porta vicino agli occhi, controlla
il numero stampato e se sono d'argento se li mette in tasca.
Ben presto i fumatori sono costretti a buttare la cenere nelle
piante.
Pollo, da bravo professionista, cerca subito la camera da
letto della madre. La trova. È stata saggiamente chiusa a chia-
ve. Due mandate, ma la chiave l'hanno lasciata infilata nella
toppa. Ingenui. Pollo apre la porta. Le borse delle ragazze so-
no state tutte posate lì sul letto, ordinatamente. Comincia ad
aprirle, una dopo l'altra, senza neanche troppa fretta.
I portafogli sono quasi tutti pieni, è proprio una bella festa:
gente di classe, niente da dire. Nel corridoio Hook infastidisce
un'amica di Pallina con apprezzamenti pesanti. Un ragazzo, un
po' meno impomatato degli altri, prova a fargli presente un sep-
pur vago concetto di educazione. Si lancia in una discussione
verbale. Rimedia al volo un "cinquino" forse anche più pesante
degli apprezzamenti che sono toccati alla sua ragazza. Hook non
sopporta le prediche. Suo padre è avvocato, ama le parole al-
meno quanto suo figlio odia l'idea di studiare legge.
Pallina, forse per l'emozione, si accorge di avere anche lei
qualche problema e mente, scusandosi con gli altri:
"Mi ha sbavato il rimmel, vado in bagno a rifarmi il truc-
co". Cosa che servirebbe molto di più al tipo, che si allontana
in silenzio, con la sua ragazza per mano e le cinque dita di
Hook stampate sulla faccia.
Pollo butta l'ultima borsa sul letto.
"Cavoli, che rabbina... Hai una borsa del genere, vai a una
festa così, e ti porti dietro solo dieci euro. Ma allora sei pro-
prio una poveraccia!"
Sta per andarsene quando si accorge che sulla sedia lì vi-
cino, appesa a un bracciolo, nascosta da una giacca coloniale,
c'è una borsa. La prende. È una bella borsa elegante e pesan-
te, con la tracolla lavorata e due filetti di cuoio per chiuderla.
Deve essere ben fornita, se la proprietaria si è tanto preoccu-
pata di nasconderla. Pollo comincia ad aprire il nodo dei due
filetti di cuoio, maledicendo il suo vizio di mangiarsi sempre
le unghie. Uno può soffrire di mancanza d'affetto, d'accordo,
oppure di mancanza di soldi. Ma non di tutti e due insieme. Fi-
nalmente scioglie il nodo. Proprio in quel momento si apre la
porta. Pollo nasconde la borsa dietro la schiena. Una ragazza
bruna, sorridente, entra tranquilla. Quando lo vede si ferma.
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"Chiudi la porta."
Pallina ubbidisce. Pollo tira fuori la borsa da dietro e co-
mincia a frugarci dentro. Pallina assume un'espressione scoc-
ciata. Pollo vede che lo fissa.
"Allora, si può sapere che vuoi?"
"La mia borsa." "i
"Be', che aspetti? Prenditela, no?" l*
Pollo indica il letto pieno di borse già svuotate. '
"Non posso."
"Perché?"
"Un tipo idiota ce l'ha in mano."
"Ah." Pollo sorride. Guarda meglio la ragazza. È molto ca-
rina coi capelli neri e un ciuffo laterale e la smorfia della boc-
ca leggermente scocciata. Naturalmente ha una gonna colo-
niale. Pollo trova il portafoglio, lo prende.
"Tieni..." le lancia la borsa. "Basta chiedere..."
Pallina afferra la borsa al volo. E comincia anche lei a cer-
carci qualcosa dentro.
"Lo sai che non si fruga nelle borse delle signorine, non te
l'ha detto la mamma?"
"Mai parlato con mia madre. Ehi, piuttosto, tu dovresti far-
ti una chiacchierata con la tua."
"Perché?"
"Be', non esiste che ti manda in giro solo con cinquanta
euro."
"È la mia settimana."
Pollo se li mette in tasca.
"Era."
"Vorrà dire che starò a dieta."
"Allora ti ho fatto un piacere."
"Cretino!"
Pallina trova quello che cercava, quindi posa la borsa.
"Poi quando hai finito rimettimi dentro il portafoglio.
Grazie."
"Senti, visto che cominci a stare a dieta, magari domani ti
invito a mangiare una pizza."
"No grazie, quando pago io voglio essere almeno libera di
decidere con chi vado." Fa per andarsene.
"Ehi, aspetta un attimo."
Pollo la raggiunge.
"Cos'hai preso?"
Pallina porta la mano dietro alla schiena. "Niente che ti
debba interessare." ..»
Pollo le blocca le braccia..;* «<tom oqiJ nu ,|b U
"Ehi, giudico io, fa' vedere."
"No, lasciami andare. I soldi li hai presi, no? Che vuoi an-
cora?"
"Quello che hai in mano."
Pollo prova a prendergliela. Pallina poggia il petto contro di
lui, allontanando il più possibile la sua piccola mano chiusa.
"Lasciami stare, guarda che mi metto a urlare."
"E io ti prendo a sculacciate."
Pollo finalmente raggiunge il polso e lo tira a sé. Le porta
il braccio con il piccolo pugno chiuso, deciso, davanti.
"Guarda, se me lo apri, ti giuro che non ti parlerò mai più..."
"Capirai, non ci siamo parlati fino a oggi, non morirò mi-
ca..."
Pollo prende la piccola mano morbida della ragazza e co-
mincia a spingerle con il palmo le dita all'indietro. Pallina cer-
ca di resistere. Inutilmente. Con le lacrime agli occhi, portan-
do il peso indietro per dare più forza alle sue piccole dita.
"Ti prego, lasciami." Pollo continua senza darle retta. Alla
fine, una dopo l'altra, le dita si piegano, vinte, svelando il loro
segreto.
Nella mano di Pallina compare la spiegazione di quei pun-
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