Ventiquattro


Pomeriggio. Molto più tardi.

"Ciao, amore, che stai facendo?"

"Niki! Che bella sorpresa… Sto lavorando…"

"Ah. E com'è andata stamattina?"

Alex rimane un attimo perplesso. "Perché?"

"Ma così, per sapere… Non parliamo mai delle nostre cose."

"Ah, stamattina…" Alex si sente un po'"in colpa. Ma perché? Che motivo c'è? E mentre se lo chiede il senso di colpa aumenta. "Stamattina… Stamattina… bè, tutto benissimo, ho controllato i disegni della nuova campagna, sono molto buoni e siamo nei tempi, forse solo una variazione sui colori, ma è un lavoro che si fa in fretta…"

"Ah, quindi nessuna novità…"

Un attimo dopo bussano alla porta. "Avanti."

Entra Raffaella con una cartella in mano. Alex la guarda leggermente imbarazzato, poi copre il telefonino e le chiede sottovoce: "Che c'è?".

"Ti volevo far vedere questi… Me ne ero dimenticata."

"Ah sì, un attimo…"

Raffaella sorride ed esce dalla stanza. Alex riprende a parlare con Niki. "Scusami, dicevi?"

"No, dicevo… nessuna novità?"

"No, no… Niente. Perché?" E si sente leggermente bugiardo nel tacere di quella particolare novità fatta di riccioli scuri e gambe lunghissime. E sorriso accattivante. E fisico mozzafiato. E…

"Ma così, Alex, te l'ho detto… Ero solo curiosa, comunque io adesso sono a casa mia a studiare. E ho avuto un'idea. Ti volevo invitare per cena…"

"Per cena?"

"Sì… Alex, ma che hai oggi?"

"È che non mi hai mai invitato per cena…"

"Ma perché non è mai capitato, è stato un caso… Comunque,

c'è un nuovo locale aperto da un mio amico, è un ristorante molto carino alla Balduina."

"Ok." Alex si tranquillizza un po'. "Però io non so a che ora finisco."

"Va bene. Allora ci vediamo lì verso le nove e mezza, ce la fai per quell'ora?"

"Sì sì."

"Ti mando un sms con l'indirizzo preciso…"

"Ok, a più tardi." Alex chiude il telefonino e poi rimane così, a pensare. Uhm. C'è qualcosa di strano. Qualcosa non quadra. Come mai tutte quelle domande? Oddio… E se questa Raffaella per caso fosse una sua amica? E s'immagina l'ipotetica telefonata tra Niki e Raffaella. Bè, che c'entra, potrei dire che quando ci siamo sentiti ancora non l'avevo incontrata. Anzi, che mi avevano fissato l'appuntamento per conoscerla nel tardo pomeriggio. Poi sbianca. E se si fossero parlate prima di me e Niki? In questo caso ora Niki sicuramente si starà chiedendo: come mai non me ne ha parlato? E allora in questo caso cosa potrei dire? Oddio, ma che sto facendo? Sono diventato come Pietro, cerco scuse quando non ci sono ancora accuse? Cioè, provo da solo come giustificarmi? E di che? Che ho fatto? E in un attimo rivede il suo sogno, tutti gli amici vestiti da avvocati che annuiscono. Anche in questo caso, unica certezza: colpevole.

Ad Alex non rimane che fare una cosa: apre la porta e la chiama. "Raffaella, vieni…"

"Sì… Scusami, non ti volevo disturbare, è che mi ero dimenticata di farti vedere questi" e appoggia sul suo tavolo diversi disegni. "È una campagna fatta in un'altra azienda che ha avuto grandissimo successo in Giappone."

"Ah…" Alex guarda i disegni ma è come se non li vedesse. "Senti, per caso tu conosci Niki Cavalli?"

Raffaella sorride in maniera ingenua, forse troppo. "No… o almeno non mi sembra. Perché, dovrei?"

Alex tira un sospiro di sollievo. Poi ci ripensa. Non è ancora del tutto sicuro.

"No. No, te lo chiedevo perché… perché l'abbiamo usata per una campagna giapponese… LaLuna." E nel momento stesso in cui lo dice, Alex sente come quel "l'abbiamo usata" suoni in maniera terribile nella sua bocca. A quel punto decide che non può più correre rischi… "E poi è la mia ragazza."

Raffaella sorride. "Ah sì… Certo, ho capito chi è. Complimenti.

Però no, non la conosco… Mi dispiace." Alza le spalle e con molta tranquillità esce dalla stanza.

Mi dispiace? Cosa vorrà dire? Forse è solo un intercalare. Ma quante domande mi faccio? Troppe domande. Ipotesi. Troppe ipotesi. Che mi succede? Sì, ma anche Niki che chiede di continuo se ci sono novità. Non è normale. E l'invito improvviso a cena? Sì, c'è qualcosa sotto. Però un invito a cena non può essere semplicemente un pretesto per festeggiare, per dare una buona notizia? Poi un dubbio improvviso. E se la vera novità ce l'avesse proprio Niki? Una di quelle notizie pazzesche che cambiano la vita e che vengono dette proprio dopo un bel brindisi? "Caro, ho una cosa importante da dirti…" Si immagina Niki che lo guarda e sorride da dietro il calice di prosecco. "Alex… sarai papà!" Eppure sono sempre stato attento. Sì, insomma, sufficientemente attento… E se non fosse mio? E in quello stesso momento riappaiono nella sua mente gli amici vestiti da avvocati. Hanno un volto ancora più severo, gli occhi sbarrati. Colpevole solo di averlo pensato. Un respiro lungo, più lungo. Solo di una cosa Alex è sicuro: colpevole. Di nuovo? Sì. Non vede l'ora di essere a cena con Niki. Poi guarda di nuovo sul tavolo. Gli ultimi disegni di Raffaella. E l'appunto sulla sua agenda: ore 21.30 cena con Niki. Non c'è niente da fare. Qualcosa davvero non gli quadra.


Venticinque


Cristina è ferma al semaforo. Si guarda intorno. Vede una coppia che cammina abbracciata sul marciapiede. Un'altra nell'auto a fianco che si dà un bacio. Un'altra ancora che si rincorre scherzando. Ma guarda quanta gente felice e innamorata. Tranne me. Mi sembro Moretti in Bianca quando, tutto magrissimo, con sullo sfondo la canzone Scalo a Grado di Franco Battiato, fa la panoramica della spiaggia in una bella giornata di sole. E vede una serie di coppie che si amano, si abbracciano, si baciano sui teli da mare o sulle sdraio. E allora Moretti, con i capelli belli phonati e gli occhialoni sfumati marroni inizio anni Ottanta, prima impassibile e poi sorridendo, decide. Anche lui vuole l'amore. Così comincia a camminare finché non individua una bella ragazza bionda sdraiata di pancia e in topless. Si ferma e si sdraia su di lei. E lei ovviamente si scansa, protesta, si alza e arriva anche altra gente che lo spinge via. Che scena. Sì, ma a lui mancava un amore. Io invece ce l'ho. Io non sono single. Io sto con Flavio.

Scatta il verde. Cristina ingrana la prima e parte. E poi sorride. Sì. Ho deciso anch'io. Non mi sdraierò su nessuno. Mi prenderò cura del mio amore. Lo coccolerò. Gli preparerò la sua torta preferita. Cioccolato fondente e cocco. Ho anche gli ingredienti. Ne ho voglia e bisogno. È troppo tempo che non lo faccio. Non mi posso lamentare degli altri se io per prima non faccio nulla per smuovere le cose.

Cristina arriva a casa. Parcheggia. Sale le scale. Si sente contenta come una bambina, improvvisamente felice di fare una sorpresa a qualcuno. Apre il portoncino, se lo richiude alle spalle, appoggia la borsa sul divano e corre in cucina. Cerca gli ingredienti. Due tavolette di cioccolato fondente. Un po'"di burro. Uova. Latte. Farina. Zucchero. E il cocco in scaglie. Accende la radio. E comincia a preparare. Con passione. Divertita. Ogni tanto leccandosi le dita che infila nell'impasto. Accende il forno per

riscaldarlo. Imburra la teglia. E quasi senza accorgersene si mette a canticchiare una versione personalizzata di Vasco: "Una torta per te… non te l'aspettavi, eh… e invece eccola qua… come mi è venuta e chi lo sa…".

Poi squilla il cellulare. Le è rimasto nella tasca dei jeans. Lo sfila con le mani ancora un po'"bianche di farina. Lo apre. è Flavio.

"Pronto, amore, sono io… Senti, scusami, ma qua si mette lunga. Farò tardi. Devo finire per forza di scrivere una relazione per domattina e sono troppo indietro… Ti bacio."

Cristina rimane così, col telefonino già silenzioso tra le dita. Lo chiude e lo appoggia sul piano della cucina. Guarda il forno dove la torta sta cuocendo. Poi fa un sorriso amaro. Quando vuoi fare una sorpresa. Quando pensi ai dettagli, ti impegni e sei felice nel pensare alla felicità che susciterai. E l'attesa diventa gioia. E poi puff, una semplice telefonata, una frase innocente, un ritardo. E tutto si scombina. E resti con niente in mano. Chissà dov'è. Davvero, dico. Che farà? E con chi? Figurati se è a finire una relazione. Ah. Sì. In effetti sì. La nostra relazione. E se mi sta tradendo? Se magari ora è con un'altra e si è inventato tutto? E Cristina s'immagina la scena. Flavio e una donna. Magari bella. Magari nel suo ufficio. Insieme. Vicini. Si baciano. Si toccano. Cosa provo? Cosa sento? Se ci avessi pensato qualche anno fa mi sarei sentita morire solo all'idea. E ora? Ora mi sembra di non provare nulla. Di non sentire niente. E questa consapevolezza le fa paura. Si sente sbagliata. In colpa. Ma come, se Flavio mi tradisse io non proverei dolore? Flavio e un'altra. Chissà. Magari sarebbe anche più felice. E ripensa a quello che le diceva la sua amica Katia alle scuole superiori e cioè che tanto le storie d'amore non durano più di sette anni e già al sesto è crisi. Che la passione, anche la più forte, sparisce. E subentra la noia. L'abitudine. E tutto sembra uguale. Spento. Senza stimoli. E l'amore, quello che raccontano nei libri e nei film, è solo fantasia. E allora o ci si lascia o si tradisce. Per rinnovarsi. Per ricordarsi com'era quella sensazione potente che divorava lo stomaco solo a pensare a lui. A lei. A stare insieme. E si va avanti così, in un circolo vizioso di ipocrisia in cui nessuno ha il coraggio di dire all'altro che il sentimento è cambiato, esaurito, sparito. Che tristezza. E questa la vita? Si diventa così?

Il timer del forno fa drin.

La torta è pronta. Cristina si mette il guantone, apre lo sportello e tira fuori la teglia. L'appoggia sul tavolo. Prende un grande

piatto di vetro. Ci mette la torta. Poi tira fuori dal cassetto un coltello. E ripensa a Flavio. A lui con un'altra. E non sente niente. E si dispiace ancora di più. Inizia a mangiare una fetta da sola. Come una bambina con le dita dentro al cioccolato dolce, ancora caldo di forno. E le sue lacrime scendono giù salate, quasi a contrasto, ma anche loro malinconicamente calde.


Ventisei


Serata romana. Le strade sono quasi vuote. Merito dell'ora di cena. Si viaggia bene. Alex guida con calma, è in perfetto orario. Il pomeriggio è passato senza sorprese. O altre novità. Ore 21.30. Alex posteggia la macchina, si sporge verso il sedile vicino per vedere se è arrivato al civico giusto, quello che Niki ha scritto nel messaggino. Sì. Eccolo qui, via della Balduina, 138. E infatti sopra c'è ben illuminata la scritta "Ristorante". Che strano però, c'è poca gente, non è un'inaugurazione vera e propria. Boh. Forse arriveranno più tardi. Alex scende dalla macchina ed entra nel locale. Eccola a un tavolino. Seduta per conto suo che sfoglia il menu c'è Niki. È serena, tranquilla, con la mano sinistra tamburella sul tavolo, con l'altra tiene aperto il menu e legge curiosa le specialità del posto. Alex ha un unico pensiero: com'è bella! E tutto questo cancella qualsiasi dubbio.

La raggiunge e si siede al tavolo. "Eccomi, amore." Le dà un bacio leggero sulle labbra. "Ho fatto prima che potevo…"

Niki sorride e alza le spalle. "Hai fatto benissimo. Va bene così."

Alex apre il tovagliolo e se lo sistema sulle gambe. Poi si guarda intorno. "Ma c'è poca gente… Devono ancora arrivare?"

Niki sorride. "No… Non credo…"

"Ah…" Alex osserva meglio il locale. Non gli sembra particolarmente nuovo. È carino, caldo, accogliente, semplice, ma è come se fosse aperto da molto tempo. In fondo alla sala c'è il proprietario. E seduto alla cassa, un tipo cicciotto, dalla faccia paciosa, senza capelli e con gli occhiali da vista calati sul naso. Sta controllando qualcosa con la penna e sembra distratto, annoiato. Tutto meno che un tipo adrenalinico alle prese con l'inaugurazione del suo nuovo locale e ancor meno un possibile amico di Niki. Alex guarda meglio in fondo al locale. C'è davvero poca gente. Le cose non tornano. Poi incrocia gli occhi di Niki.

"C'è qualcosa che non ti quadra, vero?"

Alex sorride curioso. "Sì, in effetti… Non mi sembra un locale… prima dell'inaugurazione…."

"Infatti." Niki apre di nuovo il menu e lo tira su, per nascondersi dietro, oppure come se volesse leggere meglio la lista dei piatti per ordinare qualcosa. Poi si sporge da sopra e gli sorride. "Ti ho detto una bugia. Non c'è nessuna inaugurazione…"

"Ah." Alex capisce che la situazione si fa seria. Alza anche lui il menu cercando di nascondersi.

Niki allunga la mano e glielo abbassa mettendo di nuovo il suo viso allo scoperto. "Ah, ho detto anche un'altra bugia, il proprietario non è un mio amico…"