Alex butta un altro sguardo al signore seduto alla cassa. Gli sembra ancora più grasso, più anziano e annoiato di prima. Poi sorride un po'"imbarazzato. "Ah ah… E certo…" E rialza il menu come se la situazione fosse assolutamente normale.
Niki si sporge un'altra volta e glielo riabbassa. Alex sa che non può più scappare. Niki gli sorride di nuovo. Questa volta con fare falso. "Vuoi forse sapere perche ho scelto questo posto?"
Alex annuisce cercando di sembrare tranquillo, ma è drammaticamente preoccupato. "Sì, certo…" E in un attimo ripensa a tutto. Raffaella mi ha mentito: sono super amiche. Anzi, Niki ha parlato con Leonardo e si sono messi d'accordo, l'ha fatta mettere apposta nel mio ufficio. Anzi no. Niki è incinta e forse il bambino è mio. E poi non sa più dove cercare all'interno della sua mente e va indietro nel tempo, scava, ipotizza, pensa, riflette. Non ci posso credere. Ha incontrato Elena e chissà lei cosa si è inventata. Oppure non l'ha incontrata ma crede che io l'abbia rivista. E questo suo volteggiare tra ricordi, illazioni, supposizioni e paura piano piano lo strema, fino a quando Niki gli sorride un'ultima volta mostrandogli il menu. "Ma non ti dice nulla questo posto?"
E Alex legge per la prima volta il nome del ristorante. Il Chiodo Fisso. Poi si guarda in giro. Alcune persone mangiano e chiacchierano tranquillamente, il proprietario è sempre alla cassa e ora, forse per una strana circostanza, alza lo sguardo e dà un'occhiata tra i tavoli. Incrocia Alex e gli sorride. In maniera troppo gentile forse? Vuole dire qualcosa, è un segno, un accenno, un codice segreto? No. Non ci posso credere! Ma che, è un locale per scambisti? Alex osserva meglio. C'è anche una famiglia con tanto di figli e suocera. E in una frazione di secondo vede per l'ennesima volta i suoi amici vestiti da avvocati che si sbellicano dalle risate e si mettono le mani tra i capelli. No. Decide di non dar vita a questo suo ultimo pensiero assurdo, vergognandosene. "Tesoro, scusa… ma proprio non capisco."
Niki fa una faccia terribilmente seria. "Lo immaginavo…" Poi torna a sorridere divertita. "Ti ho portato…" si china, prende qualcosa dalla borsa sotto al tavolo e glielo poggia davanti, "un regalo! Tieni…".
"Per me?"
"E per chi sennò… Aprilo…"
"Ma, amore…" E il cervello di Alex fugge di nuovo in tutte le direzioni. Ma perché, che giorno è oggi? È quando ci siamo conosciuti? Quando ci siamo messi insieme, la prima volta che abbiamo fatto l'amore? Quando siamo andati a Parigi? Quando ci siamo lasciati? Ma non gli viene in mente nessuna connessione. Meno che mai dopo che ha scartato il pacchetto. Un dvd… lo guarda, rigirandoselo tra le mani. James Bond… che punta la sua pistola circondato da donne bellissime. Per un attimo di nuovo l'ombra di Raffaella. "Ehm…" Alex non sa più veramente cosa pensare. "Non capisco…"
"Non capisci, eh… Qual è il titolo?!"
Alex lo legge. La spia che mi amava.
Niki gli sorride. "E tu mi ami, vero, Alex?"
"Certo… Che domande fai, Niki, lo sai no?"
"Certo… Ma forse pensi di fare il remake di questo film… come spia?" E all'improvviso Niki cambia tono. Severa. Dura. Inquieta. "Che ci facevi oggi all'università? Perché mi seguivi? Perché mi spiavi? Cos'è questo…"chiodo fisso"?" dice mostrandogli il menu. "Si può sapere che t'ha preso?"
"Io veramente…" E in un attimo Alex capisce che è perduto, si sente uno dei protagonisti dei migliori cartoni animati visti da piccolo. D'un tratto si ritrova sospeso nel vuoto e poi precipita proprio come Willy il Coyote nei suoi vani tentativi di prendere Bip Bip, o come gatto Silvestro mentre scivola sul ghiaccio verso il dirupo cercando di frenare con gli artigli e Titti gli svolazza intorno ridendo, o meglio ancora, come Tom quando insegue Jerry e finisce la sua corsa contro un muro mentre Jerry si infila nella sua tana poco più sotto. Insomma, un disastro di cartone animato: Alex, l'orsetto perduto.
E così di colpo le sue guance avvampano. "Io veramente…"
"Forse volevi soltanto assistere a una lezione, capire com'è l'università oggi per poi iscriverti anche tu a Lettere?" Niki gli sorride. Sì, gli ha offerto una scappatoia. Perché in amore si fa così.
S'infierisce solo se c'è qualcosa di veramente grave. Forse è questa la risposta che Niki vuole sentire. E proprio mentre sta per rispondere Alex realizza di colpo che è una trappola… mortale. Se dicesse sì, Niki capirebbe che allora lui non è una persona sincera, è un buffone, un ridicolo, un quaquaraquà, uno tutto chiacchiere e distintivo. Uno che non sa ammettere i propri sbagli, i limiti, le debolezze. E alla fine Alex sospira, comunque è andata bene. Insomma, sempre meglio che mi abbia beccato all'università piuttosto che sia amica di Raffaella. Così alza gli occhi e si mostra sincero.
"No, Niki… Non volevo iscrivermi a Lettere…"
"Ah…" Niki sembra sollevata. "Mi stavo preoccupando…"
Alex sorride, tenta di essere spiritoso.
"Avevi paura che andassi meglio di te?"
"No. Che non riuscissi a dire la verità." Alex rimane in silenzio, riabbassa gli occhi. Niki lo guarda dispiaciuta.
"E perché, Alex? Perché mi hai seguito? Cos'è che ti preoccupa, cosa pensi che non ti ho detto, che ti nascondo?"
Alex rimane in silenzio. "Hai ragione, scusami…"
Niki abbassa le spalle.
"Mi è sembrato tutto così strano oggi, mi sono sentita improvvisamente insicura."
"Tu?"
"Sì, io. Ci ho pensato tutto il giorno. Se tu all'improvviso non credi in me e pensi che io possa avere un'altra persona o che ti mento… Guarda, solo a dirlo mi trema la voce, mi sento male, ti giuro, mi viene così da piangere, mi si stringe lo stomaco anche se non abbiamo mangiato niente…"
E proprio in quel momento il signore cicciotto, padrone del locale e ipotetico amico di Niki, si avvicina al loro tavolo. "Allora, siete pronti? Volete ordinare?" Alex e Niki si girano contemporaneamente verso di lui. Hanno due facce così indurite dalla tensione che il proprietario capisce in un nanosecondo che non è proprio aria. "Ok, scusate, ehm… vedo che non siete ancora pronti, torno dopo, anzi, chiamatemi voi…" Fa dietrofront e torna alla cassa.
Alex e Niki lo guardano andar via.
Poi lei riprende. "Ecco, se hai pensato questo di me vuol dire che tu hai combinato qualcosa… Perché chi sospetta fa."
Alex rimane sorpreso.
"Io?" E per un attimo gli viene in mente Raffaella, ma capisce
che non c'entra proprio niente. E subito dopo ricompaiono i suoi amici vestiti da avvocati che annuiscono. Ma Alex se li scrolla di dosso.
"Niki, non dirlo neanche per scherzo… ma come puoi pensarlo?"
"Perché lo hai pensato tu di me…" E in un attimo gli occhi di Niki si gonfiano di lacrime. Rimangono così, sospese, trattenute dai suoi splendidi occhi grandi, come piccole bolle che si formano e che sono proprio lì lì per esplodere. E allora Alex allunga la mano attraverso il tavolo e prende quella di Niki, la stringe forte e si sente piccolo piccolo solo per averlo potuto pensare. "Amore, perdonami…"
Niki rimane in silenzio a fissarlo, senza sapere bene cosa dire, con il labbro inferiore che le trema. Una fitta al cuore che non ha mai provato. Un vuoto sotto i piedi. L'equilibrio che le manca. La voglia di saltare il tavolo e abbracciarlo subito e di contro la rabbia per essere stata messa in dubbio così, stupidamente.
"Non so cosa mi sia successo, Niki, non ci avevo mai pensato prima, forse per colpa di Camilla che improvvisamente ha lasciato Enrico fuggendo con uno sconosciuto… Vedere crollare quella che mi sembrava una certezza… Loro, che sono anche sposati…"
"Non lo farei comunque… Io non ti deluderei mai in quel modo. Non ho bisogno di fare una promessa al Signore per mantenere ciò che sento nel mio cuore. Se mai finirà lo saprai prima di chiunque altro."
Alex si sposta dalla sua sedia e si mette su quella a lei più vicina. Il padrone alla cassa se ne accorge, li guarda per un attimo, poi borbotta qualcosa e torna a interessarsi di altro. Ma tutti e due lo hanno notato e Alex lo dice ad alta voce.
"Oh… Ecco perché si chiama così questo posto, è lui che è troppo curioso… Siamo il suo… chiodo fisso!" E Niki scoppia a ridere, le scende qualche lacrima e comincia a tirare su con il naso e ride di nuovo e si asciuga con il tovagliolo, e ride e piange e si sente così sciocca. Poi guarda il tovagliolo e: "Ecco, lo sapevo… Mi si è sciolto tutto il rimmel, uffa!".
Alex le sfiora delicatamente la guancia con un dito, poi la bacia leggero sugli occhi. "Amore, perdonami, mi sento tremendamente in colpa solo per averlo pensato…" E la abbraccia forte e respira tra i suoi capelli e lei trema ancora. La sente calda, tenera, fragile, piccola, e in un attimo pensa che l'unica cosa al mondo che vorrebbe fare per sempre è proteggerla, amarla senza alcun pensiero,
né problema, né dubbio, donandosi completamente a lei. Sì, vivere solo per vederla sorridere. Alex la stringe più forte e le sussurra quelle parole, "Ti amo…" e poi si allontana e la vede, con quel sorriso, gli occhi di nuovo lucidi, ma stavolta per la felicità, finalmente tranquilli, nuovamente sicuri. Ed è un attimo, quell'attimo. Così scioglie quel dubbio: ora o mai più? Prende quella decisione. Ora. Saltare. Ora. E sereno, tranquillo, torna al suo posto mentre Niki inizia a chiacchierare. "Sai, non ci potevo credere… Cioè per certi lati mi piaceva anche l'idea che tu fossi con me all'università… Ecco ho pensato che mi piacerebbe molto poter studiare con te… Che tu fossi il mio compagno di università…" E lei ancora non sa cosa Alex ha deciso. Perché a volte le decisioni, grandi o piccole che siano, vengono prese per le ragioni più diverse e nessuno sa mai veramente qual è stato l'attimo o quale sensazione, quale fastidio, quale commozione ci ha spinti a prenderle. Eppure accade. Come in questo caso. Alex è lì davanti a lei e la vede grande, più grande, per sempre sua. La guarda con altri occhi ora e fa finta di ascoltare chissà cosa, annuisce felice della sua scelta. Ora. Per sempre. Chissà se lei sta capendo, se può immaginare il suo pensiero, la sua splendida decisione… E come mi risponderà. E soprattutto, cosa ancora più importante, come faccio a chiederglielo?
"Alex?"
"Eh?"
"Ma a cosa stai pensando?"
"Ti sto ascoltando…"
"Bugiardo…" Ma questa volta Niki lascia correre, di nuovo serena, tranquilla. E poi prende in mano il dvd La spia che mi amava. "Dobbiamo assolutamente vederlo… Il tipo del negozio mi ha detto che è bellissimo… È uno dei più riusciti con Sean Con- nery, sai che ero indecisa se regalarti quell'altro…"
"Quale?"
"Austin Powers: la spia che ci provava! Eri così buffo all'università…" E ridono e scherzano.
Il proprietario, vedendo che la bufera è passata, si avvicina al tavolo. "Allora, possiamo ordinare? Sennò poi la cucina chiude…" e loro finalmente annuiscono divertiti, giocano con il menu, parlano di piccole sciocchezze, fanno dei commenti, ordinano, poi cambiano idea mentre l'uomo tiene in mano il suo blocchetto e scrive e cancella e scrive di nuovo. E sbuffa.
"Ok, basta io ho deciso. Insalata di mare."
"Anche per me allora."
"Un pesce al forno ti va?"
"Sì, perfetto."
"Ok, allora magari il più fresco che avete, per due, e un po'"di vino bianco…"
"Cosa desiderate?"
Alex la guarda un attimo. "Che ne dici se ceniamo a champagne…"
"Oh sì, mi piace."
"Ok. Allora un po'"di champagne, e che sia freddo, mi raccomando."
Il proprietario si allontana soddisfatto di quello che consumeranno. A volte ci vogliono queste litigate… Se poi fanno pace così!
Niki lo guarda e annuisce convinta. "Hai capito che ti devi far perdonare, eh…"
"Già…" Alex sorride. Ma non sa perché in realtà ha chiesto quello champagne. Gli è venuta così, per l'ebbrezza del momento, la gioia d'aver recuperato quella che poteva essere una serata davvero brutta.
Il proprietario torna al volo con una bottiglia di acqua naturale. "Intanto vi lascio questa." E si allontana.
Niki sta per versarsene un po'"ma Alex le prende la bottiglia dalle mani e versa lui. "Grazie…" fa Niki sorridente.
"Prego… figurati."
Niki sta per bere. "Mi piace vederti così attento… Dovresti venire più spesso all'università!" Poi beve e poggia il bicchiere. "Uhm. Sai qual è la cosa che mi ha fatto morire dal ridere?"
"Quale?"
"Quando il prof Borghi, quello in macchina, ti stava per mettere sotto!"
"Ti sei accorta anche di quello!"
"E da sotto casa che ti avevo visto!"
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