"Non è possibile."

"Perché?"

"Non mi conoscevi ancora."

"Sciocco…" Niki fa un lungo sospiro. "Però mi hai regalato un sogno che supera la realtà…"

Alex le sorride. Quando sei così innamorato di una persona ti sembra che nessuna parola, nessuna sorpresa possano bastare per farglielo capire. Ti amo, Niki. Ti amo d'amore e per sempre. E poi un bacio e un altro e una luce che si spegne. E i neon dei palazzi intorno e qualche nube lontana che gioca con la luna, cambiando quei fasci luminosi che a tratti illuminano la stanza, come se fossero delle volanti con i loro fari o aerei lontani… o la luce di un faro. E lentamente i vestiti che si sfilano e cadono dal letto.

"Ehi, ma queste non le avevo viste…"

"Ti piacciono?"

"Molto…"

"Le ho prese oggi di nascosto, Victoria's Secret…"

"Uhm, le voglio vedere… da vicino…"

E un sorriso nella penombra e una mano furtiva e poi un inaspettato piacere e un morso e un sospiro, una voglia infinita di continuare a sognare, facendo l'amore. E poi notte. Notte fonda e scura. Notte pesante. Notte immobile. E solida. Notte bloccata. Notte che sembra non passare mai. Alex fa un respiro lungo, sereno, tranquillo. Spogliato per metà, a pancia sotto, con le braccia che scompaiono sotto il cuscino, le spalle scoperte, leggermente avvolte dalle lenzuola che sembrano una piccola onda su una lunga spiaggia. E dorme. Profondamente. Un pallido raggio di luna disegna i contorni del suo riposo.

Poco più in là il cuscino di Niki, vuoto. E tutta la camera è come immobile, sospesa. Una grande poltrona con sopra qualche vestito abbandonato, un tavolo con pochi oggetti appoggiati, una lampada spenta, più su un quadro moderno dai colori accesi. Tutto in silenzio, rigorosamente in attesa. Poco più in là, nel bagno chiuso, dietro la porta, come nascosta, appoggiata al lavandino per non cadere, Niki.

Un respiro affannato, fuori tempo, la fronte appena imperlata di sudore. Una strana morsa allo stomaco in quella notte perfetta con i secondi che scorrono. Non ci credo, Niki, che ti succede? Ma questo è panico, panico vero, paura, terrore… Cioè… Niki, hai paura di sposarti? Si guarda allo specchio, si lava per la quarta volta la faccia, si asciuga con il grosso asciugamano bianco sotto il lavandino e si perde quasi tra quelle morbide pieghe cicciotte di quel tessuto perfetto. Ora il respiro rallenta, il cuore batte più lento, recupera piano piano un po'"di fiato, un respiro più lungo, ancora uno e un altro. Ecco. Per incanto è come se guardandosi allo specchio si vedesse all'improvviso dieci anni dopo. Ha il viso tutto sudato, i capelli le scendono ribelli, ciocche sparse, disordinatamente scomposte, qualcuna è bianca! Qualche ruga attorno agli occhi, un'espressione stanca. Niki guarda meglio… Oh no. "Mamma, mamma!" Un bambino le tira il vestito. "Mamma? Mamma." Ma… Lo guarda meglio, lui è mio figlio. E poi un altro dall'altro lato. "Mamma, ho fame!" Stavolta è una bambina! E d'improvviso si sente gonfia e pesante, goffa, si guarda allo specchio e il suo viso le sembra leggermente ingrassato. Allora guarda

in giù. "Oh no!" E ha una pancia incredibile. Sono incinta, cioè, non è possibile, ne aspetto un altro. Cioè… ne ho tre! Tre, il numero perfetto! E proprio in quel momento nella cucina immaginaria entra Alex, sorridente. Ha qualche ciuffo bianco tra i capelli ma solo sulle basette e gli dona molto… E poi non è ingrassato, neanche un po'. Cavoli, non è possibile. "Ciao, amore… Ciao, bambini! Niki, io esco…"

E rimane sola nella cucina, ancora più sudata, con una pancia enorme, i bambini che urlano. I piatti da lavare sono tantissimi e sporchi, una pila incredibile che quasi ondeggia sul lavandino e sta per cadere ma si appoggia su un'altra dalla parte opposta. Le due pile si piegano e poi i piatti cadono tutti insieme dentro al lavabo e si rompono, esplodono, schizzano sugo e pasta e pezzi di cibo come una strana mitragliatrice impazzita. Niki si pulisce il viso con il grembiule bagnato. Ora è sudata e colorata di sugo, le viene da piangere. E dalla penombra arriva Susanna, la moglie di Pietro.

"Ciao! Niki, hai capito? Sto uscendo."

Susanna l'aiuta a pulirsi. "Loro fanno così… A noi i piccoli…", indica i bambini che corrono per la cucina, urlano come pazzi, si tirano i capelli, si picchiano e alla fine, tramutati in giovanissime erinni, spariscono nel buio della stanza.

"… Mentre loro se la divertono, hai capito? Fanno finta di lavorare, stanno in ufficio fino alle nove e mezza di sera… Ma stanno veramente in ufficio, poi? L'unica volta che l'ho cercato sul serio l'ho trovato con un'altra…"

E proprio in quel momento compare Camilla. "Già, e che altro fanno sennò… I cretini con la segretaria… O con la stagista, la giovane assistente… Perché ricordati…" Camilla le bussa con le dita raccolte sulla spalla, "a questo mondo ci sarà sempre una più giovane di te!" Niki alza il sopracciglio. No. Non ci posso credere, questo non è un incubo. È di più. È il nuovo Wes Craven. Uno Scream sull'amore, e che cavolo…

Camilla sorride. "È per questo che me ne sono andata! Alle Maldive e con un avvocato più giovane di me… E che, possono farlo solo loro? Allora meglio che lo faccio io prima che sia lui a fregarmi… giusto?"

Susanna sorride. "Va bè, ma lei è già così giovane! Lei con Alex ce la fa, non ha i nostri problemi…"

Camilla alza il sopracciglio. "Dici? Guarda che gli uomini sono tutti uguali, dopo qualche anno sparisce quella differenza d'età, una ragazza anche più giovane diventa una come tante… L'abitudine: il sepolcro del matrimonio. Cara Niki, aspetta di vederlo girare per casa in pigiama la domenica pomeriggio che non ti ascolta mentre non vede che partite… che non ti porta più un fiore… Si dice che il difetto viene dopo il confetto!"

Poi interviene Susanna. "E se ti porta dei fiori lo fa solo perché ti sta nascondendo qualcosa… Oppure ancora non l'ha fatto ma ci sta pensando, e allora te li porta per confonderti le idee…"

E spariscono così anche loro, nella penombra della stanza. Niki fa un respiro più lungo, da panico totale. Ma ecco comparire Cristina. "Niki, non ascoltarle, loro esagerano… È dura ma ce la si può fare! Certo, dopo qualche anno ti manca l'entusiasmo dei primi tempi, la sorpresa quando torni a casa, il viaggio organizzato all'ultimo, la passione sotto le lenzuola… Però devi andare avanti… Come un soldatino, tum, tum, e anche quando non ti va, lo so che è brutto dirlo, ti conviene fartelo andare… Purtroppo ne hanno spesso voglia, non hanno il candore come noi… Ehm… Come alcune di noi…" E scuote la testa uscendo anche lei di scena, e subito dopo arriva Flavio che la guarda, sorride, non dice nulla, alza le spalle e la segue. Niki si appoggia al lavandino. No, ragazzi. Non è possibile così, io non ce la posso fare. Io ho ancora vent'anni. Solo vent'anni… I miei splendidi vent'anni e che, già finisco così? Ma queste qua sono tristissime… Ma allora… Non me l'avevate mai detto che si finisce così, non un sorriso, non un po'"d'entusiasmo, zero felicità… Ma allora… Il matrimonio è una trappola! E proprio mentre ha quel pensiero, davanti a lei compaiono i suoi genitori, Roberto e Simona. La mamma la guarda con amore.

"E noi, Niki? Noi non ci consideri? E la nostra felicità? La bellezza di un percorso insieme, cadere e rialzarsi, amare e perdonarsi, migliorare insieme, mano nella mano sempre, anche se lontani, il nostro cuore nel cuore dell'altro."

Roberto sospira. "Sai a quante partite di calcio ho rinunciato per lei, a quante trasferte…"

Simona lo colpisce. "Ma Roberto!"

Lui le sorride. "Aspetta, fammi finire… Ma alla fine le rinunce sono servite perché un giorno sei arrivata tu e il tuo primo sorriso… E la nostra immensa felicità."

Anche Simona adesso sorride. "E poi è arrivato tuo fratello… E poi sono arrivati gli altri giorni, uno dopo l'altro, faticosi, duri, difficili, quelli che a volte ti esauriscono… Ma anche belli, forti, sani, consapevoli, giorni che scegli ogni giorno perché vuoi costruire…" Roberto prende la mano di Simona, lei si appoggia sulla sua spalla.

"E oggi siamo ancora qui… Ed è bellissimo e non finisce mai, non c'è traguardo, non c'è un vero e proprio finale, c'è solo la bellezza, se la si sa apprezzare, da cogliere in mezzo alla paura di fallire… Se vuoi, Niki, ce la puoi fare, dipende da te…"

Simona indica la porta del bagno. "E da lui…" E Niki piano piano sorride e lentamente il sudore si asciuga, i capelli le si ricompongono, quei ciuffi bianchi scompaiono. Si porta il dorso della mano sulla fronte, poi un sorriso, un ultimo sorriso, verso i suoi genitori. Simona e Roberto la guardano con amore e poi lentamente anche loro scompaiono nel buio in fondo alla stanza che è come si sgonfiasse, si ricomponesse, diventasse di nuovo bagno e basta.

Niki apre piano la porta, attraversa la stanza, alza le lenzuola e ci si infila dentro, scivola vicino ad Alex, piano piano si incastra tra le sue gambe, in quel tranquillo tepore. E poggia in fondo il piede contro il suo per sentirlo vicino, come per rassicurarsi. E improvvisamente si sente meglio. Sì, ce la posso fare, quasi bisbiglia tra sé, mentre Alex si muove un po', spinge di più una mano sotto il cuscino e continua a dormire. Niki chiude gli occhi. Ecco, ora posso dormire. Ma sì, mi sono fatta solo troppi stupidi pensieri. E non sa invece che a volte, quando una paura non si affronta, non si risolve del tutto, rimane sempre lì, in agguato, come una pantera nera nascosta nell'erba alta, nella confusione di ogni giorno, pronta a spiccare il salto e comparire all'improvviso con la sua violenta zampata… non lasciando più scampo neanche alla fuga.


Quarantotto


Italia. Roma. Via Panisperna.

Seduta sul grande divano in stoffa blu, Ingrid sta guardando il dvd di Mostri contro alieni affascinata dalle immagini colorate in movimento. Accanto a lei, da un lato Anna e dall'altro Enrico le fanno compagnia. La bambina si getta su Anna e l'abbraccia forte. Lei ricambia e restano per un po'"così. Enrico le guarda. Sì, stanno davvero bene insieme. Poi si accorge che sono le sette.

"Ehi, Anna, che dici, ci prepariamo qualcosa, così la bimba mangia e ceni anche tu? Puoi salire dopo, no?"

La ragazza guarda l'orologio. E fa un piccolo sbuffo.

"Bè, se non puoi non importa…" le dice Enrico.

"No, non è quello… notavo solo che qui il tempo mi vola… ci sto giornate intere e mi sembrano cinque minuti! Ok, sì, facciamo un po'"di pasta con le zucchine, ti va? Mi viene buona. Ci sono, perché stamani io e Ingrid siamo andate a fare la spesa, vero principessa?" la pizzica piano sul braccio morbido e rotondo e la bimba ride subito.

"Ottimo! Mi piace la pasta con le zucchine."

E si mettono a preparare. Anna lava e taglia le zucchine in piccole striscioline. Enrico prende una padella antiaderente, ci mette un filo d'olio e lo riscalda sul piano di cottura in vetroceramica, insieme a un po'"di scalogno. Dopo qualche istante Anna ci mette le zucchine e le gira con un mestolo in legno. E scherzano, ridono, si fanno i dispetti mentre Ingrid sul seggiolone li guarda e partecipa a modo suo, spostando alcune cose sulla tavola apparecchiata.

"È divertente cucinare con te!" dice Anna mettendo il coperchio sulla pentola con l'acqua perché arrivi prima a bollire.

"Sì! Che pasta mettiamo?"

"Quella all'uovo, ce l'hai lì, in dispensa."

"Ah…" e sorride. Ne sa più di me di casa mia. Si è ambientata. E prova un improvviso piacere a pensarlo.

Dopo un po'"sono tutti a tavola. Insieme. E mangiano di gusto

quella pasta buonissima, leggermente al dente e spolverata con prezzemolo tritato e parmigiano. Ingrid col cucchiaio finisce il suo omogeneizzato. Anche lei è serena. E poi tanta buona frutta fresca. E infine il caffè. Quindi Anna porta Ingrid nella sua stanza perché le è venuto sonno. E torna in cucina. Enrico si è messo il grembiule e i guanti di gomma.

"Ecco, dato che hai cucinato tu, io lavo e tu asciughi!"

"Sì, in effetti la lavastoviglie è vuota e questi sono pochi piatti. Meglio a mano. Oppure li lasci, li metti dentro ora e aspettiamo domani sera ad accenderla, quando è piena. Sai, è importante non sprecare acqua ed energia. Io sto molto attenta a queste cose."

Enrico sorride. "Ok ok, capo! Divento ecologico anch'io!"

"E fai bene! Il pianeta ti ringrazierà! E ti comunico che domani compro le nuove lampadine a basso consumo e te le sostituisco. Costano un po'"di più ma durano tanto e ti fanno risparmiare."

"Ok, grazie. Ti lascio i soldi sul tavolo."

"No, me li ridai poi quando ho fatto! Dai, iniziamo! E poca acqua e detersivo, eh, non ne serve un secchio!"