L'uomo non alza gli occhi. Le fa solo cenno di avvicinarsi.

Olly titubante fa qualche passo. "Salve, buongiorno, mi chiamo Olimpia…"

Non le dà nemmeno il tempo di dire il cognome. Sempre senza guardarla dice: "Sì sì, Crocetti… lo so. Gliel'ho dato io l'appuntamento. Lo saprò chi è, no? Si sieda, su. Olimpia, che nome…".

il cuore di Olly batte sempre più forte. Ma che vuole? Olimpia che nome? Il suo invece? Bruttissima sensazione. No, no, no. Non così. Recupera. Coraggio. Respira, dai, non è nulla. È solo uno un po'"arrabbiato, magari ha dormito poco, ha mangiato male, non ha fatto l'amore stanotte, o da chissà quanto non lo fa… ma è pur sempre un uomo… Ora me lo lavoro un po'. Olly cambia espressione e veste la sua faccia col miglior sorriso possibile. Accattivante. Aperto. Sereno. Intrigante. Il sorriso di Olly all'attacco.

"Bene. Sono qui per la richiesta di stage… Sarebbe un onore per me…"

"E ti credo che sarebbe un onore per lei… siamo una delle case di moda più importanti al mondo…" e continua a digitare sulla tastiera del portatile, sempre senza guardarla.

Olly deglutisce. Stramegabruttissima sensazione. No. Qui non si tratta di una giornata storta. Questo è proprio acido di suo. Sì. Uno di quei caratteri difficili e stressati, uno di quelli che lavora troppo e sta sempre sul pezzo e non si rilassa mai. Ma ce la posso fare. Ce la devo fare.

"Verissimo. Proprio per questo ho scelto voi…"

"No, lei non ha scelto noi. Noi non veniamo scelti. Noi scegliamo" e stavolta alza gli occhi dal monitor e la fissa. Così, diretto, senza appello. Olly sente le guance che arrossiscono. E anche la punta delle orecchie. Meno male che non si è legata i capelli, altrimenti ora si vedrebbe. Fa un altro respiro più lungo. Lo odio. Lo odio. Lo odio. Ma chi è? Ma chi si crede di essere?

"Giusto. Ovviamente. Dicevo solo che…"

"Lei non deve dire. Deve farmi vedere i suoi lavori e basta. Sono loro che parleranno per lei… Dai…" e fa un gesto sbrigativo con la mano. "È qui per questo, no? Vediamo cosa sa fare… e soprattutto quanto tempo ci farà perdere."

Olly inizia a innervosirsi per davvero. Ma tiene duro. A volte bisogna saper incassare per ottenere quel che si vuole. Inutile mettersi ora a ingaggiare un testa a testa. Certo però che è proprio stronzo… Fa un altro respiro. Prende la cartellina e la apre sul tavolo. Tira fuori i suoi lavori. Vari disegni realizzati con diverse tecniche, alcuni anche di abiti. E poi fotografie. A Niki. Diletta. Erica. A estranei per strada. Ritratti. Scorci. Paesaggi. Li sfila uno a uno e li mostra a Egidio. Lui li prende, li gira, li rigira, alcuni li scarta di lato con aria annoiata. Borbotta qualcosa tra sé. Olly fa fatica a sentirlo, si sforza e si allunga un po'"sul tavolo.

"Mmm… Banale… Scontato… Orrendo… Semipassabile…" Egidio spara una serie di aggettivi in fila e sottovoce, man mano che esamina i lavori. Olly si sente morire. I suoi lavori. Il frutto di tanta fatica e fantasia, di notti insonni, di intuizioni da cogliere al volo sperando di avere a portata di mano foglio e matita o la macchina fotografica, trattato così, con sufficienza, anzi con schifo, da un tizio che si chiama Egidio e si veste di rosso e di rosa. Come un geranio. Poi arriva all'ultimo. Una rielaborazione con Photoshop di una delle ultime campagne pubblicitarie di una casa di moda. Anzi, per essere precisi, della loro casa di moda. Egidio la guarda. La osserva. La scruta. E comincia di nuovo a borbottare qualcosa sottovoce.

Eh no. Stavolta no. Olly prova a intervenire. "Questa l'ho fatta così, per sentirmi già un po'"parte di voi…"

Egidio la guarda da sopra gli occhiali. La fissa intensamente. Olly si sente in imbarazzo e distoglie lo sguardo verso la parete a destra. E lo vede. Lì, in bella mostra, sopra un mobile di legno pregiato in stile moderno. Un grande e prezioso trofeo con sotto una targa. "A Egidio Lamberti, l'Eddy della moda e del gusto. British

Fashion Awards." Guarda ancora. Sulla parete sono appesi altri riconoscimenti. Mittelmoda. Premio Miglior giovane stilista del 1995. E ancora altri diplomi e targhe. E tutti riportano il suo nome. Non Egidio. Eddy. Già va meglio. Almeno per il nome.

Olly si gira di nuovo e lo guarda. Egidio- Eddy la sta ancora fissando con la sua rielaborazione di Photoshop in mano. "Cioè, mi spieghi… Vorrebbe dirmi che lei, per sentirsi più vicina a noi, ci ruba una pubblicità? E questo sarebbe il suo concetto di creatività?"

Olly è allibita. Non riesce a ribattere. Sente solo gli occhi che le si inumidiscono. Ma resiste. Ancora una volta. Ricaccia le lacrime giù e se la ricorda. Quella frase che scriveva sempre sul diario di scuola. Ogni anno. Ricopiandola sotto l'orario del ricevimento professori. "I bravi artisti copiano, i grandi artisti rubano." E senza accorgersene la dice a voce alta.

Egidio- Eddy la guarda. Poi guarda il lavoro. Poi di nuovo Olly. "Per ora lei non è nemmeno una che copia…"

Olly, gonfia di rabbia, sta per riprendere tutti i lavori e rimetterli nella cartellina. Ma poi, senza sapere bene perché, per l'ennesima volta fa un respiro profondo e si trattiene. Guarda Egidio- Eddy negli occhi. Non si era accorta di quanto li abbia azzurri. E spara la frase quasi senza respirare. In apnea. "Allora, sono stata scelta o no per fare questo stage?"

Lui ci pensa un po'"su. Torna a guardare il monitor del portatile. Digita qualcosa. "Tra le persone che ho visionato finora, lei è comunque la meno disastrosa. Ma solo perché sembra sveglia…" Poi alza gli occhi e la guarda. "E sembra avere carattere. I suoi lavori invece sono penosi. Posso assegnarla all'ufficio marketing, dato che le piacciono tanto le nostre campagne pubblicitarie… e ovviamente all'inizio porterà solo le famose fotocopie e il caffè. E rimetterà a posto qualche archivio indirizzi per spedire inviti e pubblicità. Ma non si senta denigrata per questo. Nessuno capisce mai, specie voi ragazzetti d'oggi, quanto si può imparare ascoltando e muovendosi apparentemente ai margini del centro della scena. Dove le cose accadono. Vediamo se è abbastanza umile da resistere… poi si vedrà… Ora si riprenda questi disegni da asilo nido e vada. Ci vediamo domattina alle otto e mezza." Solleva per un'ultima volta lo sguardo fissandola negli occhi. "Puntuale."

Puntuale. Come te, pensa Olly, mentre raccoglie disegni e foto e li risistema nella cartellina. Egidio- Eddy torna a concentrarsi al suo computer.

Olly si alza. "Allora a domani, buona serata." Lui non dice altro. Olly si chiude la porta alle spalle. Appena fuori ci si appoggia. Alza gli occhi al cielo. Poi li chiude e sbuffa.

"Dura, eh?" Olly riapre gli occhi di colpo. Un ragazzo alto circa quanto lei, moro, con degli occhi verdi intensissimi, un paio d'occhiali da vista con la montatura leggera e un'espressione divertita la sta guardando. "Lo so, Eddy sembra spietato. Anzi lo è. Ma se lo convinci è fatta."

"Dici? Non so… A parte che è la prima volta che un uomo non mi guarda neanche per un attimo! Cioè, te le fa pensare tutte, ho vent'anni e già sto invecchiando? Mi sto imbruttendo… Insomma ti deprime al volo! Mi ha stroncata!"

"No, quello non c'entra… lui è così. Eccentrico. Perfezionista. Spietato. Ma anche bravissimo, geniale e soprattutto capace di scoprire talenti come nessun altro qui dentro. Ma t'ha buttata fuori o no?"

"Ha detto che domani comincio a fare fotocopie. Un bell'inizio…"

"Ma scherzi! Un bell'inizio sì! Tu non hai idea di quanta gente vorrebbe essere al tuo posto."

"Accidenti… siamo messi bene in Italia se la gente aspira a fare fotocopie. Però se è l'unico modo per imparare qualcosa di moda e disegno qui, ci sto…"

Il ragazzo sorride. "Brava! Saggia e paziente. Comunque io mi chiamo…" e mentre allunga la mano per presentarsi, i fogli che teneva sotto il braccio gli cadono per terra, sparpagliandosi da tutte le parti. Alcuni volano anche giù per la grande scalinata. Olly ride. Il ragazzo è mortificato e diventa rosso. "Mi chiamo imbranato, ecco come…" e si accuccia a raccoglierli.

Olly si inginocchia per aiutarlo. "Sì, imbranato è il cognome… ma il nome?" e gli sorride.

Il ragazzo si sente sollevato. "Simone, mi chiamo Simone… lavoro qui da due anni. Sono all'ufficio marketing."

"No, non ci credo."

"Credici… sto lì."

"Anch'io. Da domani le fotocopie che hai da fare dalle a me. Eddy ha deciso che parto da lì perché i miei disegni fanno pena."

"Ma dai! Allora ok, ti riempirò di fogli!"

"Eh! Mi sembra che hai già iniziato…" e intanto continua a raccogliere.

Simone la guarda imbarazzato. "E vero, scusami… hai ragione. Faccio io, sei stata troppo gentile. Se devi andare vai…"

Olly raccoglie altri fogli, scende qualche gradino della scala e prende quelli finiti lì. Risale e glieli dà. Poi guarda l'orologio. Accidenti. Le sette. "Ok, vado."

Simone raduna tutte le sue carte e si rialza. "Certo, immagino. Avrai tante cose da fare, guarda che da domani di tempo libero te ne rimarrà poco! Approfittane stasera!"

Olly lo saluta e scende le scale. Quella frase le sa di sentenza. Comunque che buffo. Un po'"imbranato ma buffo. Simone la guarda sfilare via sui gradini, così, di schiena. Agile, snella, tirata. Bella. Sì, davvero bella. Ed è proprio contento di rivederla il giorno dopo a fare fotocopie. Olly aspetta che la porta a vetri si apra. Saluta le due signorine. Poi esce dall'edificio. Fa qualche passo, supera il grande cancello elettrico e sta per raggiungere il motorino quando lo vede. È in auto. La sua nuova Cinquecento bianca con le bande nere laterali. Sfanala veloce. Olly alza la mano e saluta, sorridendo. Gli corre incontro. Apre al volo lo sportello.

"Ma dai, Giampi! Che ci fai qua?" E gli stampa un bacio sulla bocca. "Sono felicissima! Non me l'aspettavo!"

"Amore, sapevo che era un giorno importante per te e sono venuto a prenderti! Lascia il motorino qua, poi ti riporto io" dice Giampi inserendo la prima.

"Ok, che bello! È una di quelle volte che sono proprio felice che esisti…"

Giampi la guarda fintamente dispiaciuto. "Ma perché, le altre volte no?"

"Anche… ma stavolta avevo proprio bisogno di un po'"d'amore!"

Giampi sorride di nuovo. Anche se quella parola gli va un po'"stretta, decide di non farglielo notare. "Allora… Com'è andata?"

"Un mezzo disastro… Ma ce la devo fare…" E Olly decide di raccontargli tutto mentre si dirigono verso il centro, lasciandosi alle spalle il grande edificio.


Quattro


Niki arriva di corsa all'università. Posteggia lo scooter fuori, mette il blocco alla ruota ed entra in mezzo a tanta gente dal cancelletto che porta lungo i viali. Procede spedita tra aiuole verdi, curate, tra i lievi zampilli delle fontane ai bordi della strada, fino ad arrivare alla scalinata della sua facoltà. Alcuni ragazzi sono seduti sui gradini. Tra questi riconosce quelli del suo corso. Marco e Sara, Luca e Barbara e la sua nuova amica Giulia.

"Ehi, ma che fate qui fuori? Non siete a lezione?"

Luca gira veloce le pagine della "Repubblica" che sembra aver già letto. "C'è stata l'occupazione dell'Onda…"

Per un attimo a Niki viene da ridere. Pensa a Diletta, Erica e soprattutto a Olly. Un'onda che viene "occupata" da… chissà chi! Non sia mai! Ma poi torna di nuovo seria. Sa bene che non si tratta di una di loro.

"Anche oggi! Che palle. C'era una lezione fichissima di Letterature comparate. Quando c'è qualcosa d'interessante…"

Poi all'improvviso quella voce. Alle sue spalle. Nuova, sconosciuta, che nasconde un sorriso… ""Tu, forma silenziosa, come l'eternità tormenti e spezzi la nostra ragione.""

Quelle parole le piacciono. Si volta sorridendo, e trova un ragazzo che non aveva mai visto. Alto, magro, con i capelli lunghi un po'"ricci. Un bel sorriso. Le gira intorno quasi annusandola, perdendosi tra i suoi capelli, senza avvicinarsi troppo però, senza toccarla, sfiorandola con il respiro. E con altre parole. ""Al mondo non c'è nulla di stabile. Il tumulto è la vostra sola musica.""

Niki alza il sopracciglio. "Non è tua." Lui sorride.

"Vero. Infatti è di Keats. Ma te la darò volentieri."

Luca abbraccia Barbara. "Non ci fare caso, Niki, lui è Guido… Ci conosciamo da quando siamo piccoli. È stato fuori perché il padre è diplomatico ed è tornato l'anno scorso…"

Guido lo interrompe. "Kenya, Giappone, Brasile… Argentina.

Arrivare lì dove si congiungono questi due paesi, lì, alle cascate dell'Iguazù. Dove si formano gli arcobaleni magici. Dove vengono a bere gli stanchi capibara e i giovani giaguari, dove vivono tranquilli gli animali della foresta."