Flavio non sa che dire. "Bè, mi vado a lavare le mani e arrivo…"
E poco dopo sono uno di fronte all'altra che mangiano. Un
silenzio pesantissimo. Ancora più pesante perché interrotto dallo zapping di Flavio. "Ci doveva essere De Gregori da Fazio…" Lo psicologo è chiaro.
Cristina beve un po'"di brodo. Ancora quelle parole. Questo rintronarsi le orecchie e la mente si chiama "tentativo di fuga". E improvvisamente si sente più serena, tranquilla, rilassata, come se un nodo interno si fosse sciolto. E un calore generale L'avvolge e non è solo quel cucchiaio di brodo caldo.
"Flavio, puoi spegnere la tv per favore?"
Lui la guarda sorpreso, ma vedendola così determinata non ci pensa un attimo e la spegne.
Cristina sorride. "Grazie… Ti prego, ascoltami e non interrompermi. Ho preso una decisione ed è quella. E se mi ami ancora o se comunque mi hai amato, ti prego di accettarla senza discutere. Per favore."
Flavio rimane in silenzio. Deglutisce e poi annuisce non trovando alcuna frase che possa andar bene per quel momento. Allora Cristina chiude gli occhi, poi li riapre. Ora finalmente è serena, ha trovato il coraggio. Affrontare un fallimento è già non essere più quel fallimento. E così, piano piano, comincia.
"Non sono più felice." Ed è come se un fiume in piena tutto a un tratto dilagasse. Esce dal suo letto, allaga le terre intorno, si spande, riempie ogni spazio, finalmente libero. Travolge tutto e tutti. E può anche fare del male. Ma lei continua, libera e incontenibile, vera e sincera. Dolorosa. "Da molto tempo non sono più felice."
Cinquantaquattro
Anna stende con delicatezza Ingrid sul fasciatoio. Inizia a cambiarla e pulirla. Enrico l'aiuta prendendo i pannolini nuovi e il borotalco. "Metto anche un po'"di crema."
"Sì, certo che è fortunata la mia Ingrid ad aver trovato te, sei bravissima."
"Ma con Ingrid è facilissimo! Troppo bella e pure buona…" Poi finisce di sistemarla, la riveste e la mette nel suo grande box pieno di pupazzetti colorati, cuscini e due copertine. "Ecco, ora sei tutta nuova e profumata!" Anna torna al fasciatoio e comincia a riordinarlo. Poi si ferma. Alza la testa. E guarda una stampa di Winnie the Pooh appesa alla parete.
"Sai, ho lasciato Rocco… Non ci si poteva ragionare. Siamo troppo diversi. Poi mi picchiava, cioè, non spesso, ma è successo, l'ho buttato fuori di casa."
"Dillo a me…" Enrico si tocca il labbro, spaccato e gonfio. "Ma io non ho fatto in tempo a cacciarlo… da casa mia se n'è andato da solo."
Anna si gira. Lo guarda con attenzione. "Cavolo… mica t'avevo visto. Ma che è successo?" e si avvicina. Gli sfiora il labbro. Si dispiace. "Ma è stato lui?"
Enrico annuisce. "Sì, è venuto qui, ha preso a calci la porta, mi ha spinto…"
"Ma è assurdo… e perché?"
"Che ne so, mi parlava di un diario, il tuo diario, diceva che avevi scritto delle cose."
Anna pensa. "Ah, sì…" e si imbarazza un po'. "Volevo vedere se lo trovava. Volevo metterlo alla prova, vedere come reagiva, e infatti ha reagito. Mi dispiace, quello che ci ha rimesso sei stato tu…"
"Ah, quindi era solo una prova." Enrico le dà una carezza. "Comunque, hai fatto bene. Non puoi stare con una persona che non ti rispetta."
E per un attimo vorrebbe essere Rambo o Rocky. Poi ripensa alla stazza di Rocco. E si ricorda una battuta di Woody Allen: "Sono stato aggredito e picchiato, ma mi sono difeso bene. A uno ho addirittura rotto una mano: mi ci è voluta tutta la faccia, ma ce l'ho fatta".
"Senti, se ti infastidisce di nuovo avvisami, qualcosa ci inventeremo…" Sorride, ma in realtà di soluzioni per il momento gliene viene in mente solo una: la fuga.
E Anna annuisce serena, capendo che, per come è fatto Enrico, quell'intenzione è già un grande sforzo. "Certo, grazie."
Cinquantacinque
La pioggia cade scrosciando poco più in là dell'ingresso. Una macchina passa e prende una piccola buca nell'asfalto. Una scia d'acqua si solleva e centra in pieno il borsone di Susanna.
"Grazie, eh!" grida Susanna in direzione dell'auto che ormai è sparita dietro l'angolo. "Sti cafoni. Guarda là, m'ha bagnata tutta.
"Ciao! Vuoi un passaggio?"
La voce di Davide arriva a tradimento alle sue spalle. Susanna sente le guance avvampare. Si gira contando sul fatto che è già quasi buio. Non se ne accorgerà.
"Oh, ciao… Oggi mi ha dato un passaggio una mia amica perché volevamo fare due chiacchiere, e ora speravo di tornare in metro. Ma piove e non ho l'ombrello per arrivare alla fermata. Di solito vengo in macchina."
"Eh, appunto, ti porto io. Abiti lontano?"
"In realtà no… cioè, qualche chilometro."
"Ok, dai, andiamo. La mia macchina è laggiù…" e indica una Smart Fortwo blu. Susanna alza il sopracciglio. Davide se ne accorge.
"Ne ho due. L'altra è una Bmw."
Susanna non dice niente. Ma poi ci ripensa: che sciocca sono, come se una bella macchina fosse importante. Anche questa è colpa di Pietro, io prima non la pensavo così. Com'è quel detto? Dietro un grande uomo c'è sempre una grande donna… Ecco, dovrei coniarne una nuova: dietro un piccolo uomo si può diventare una piccola donna. Sì, è proprio vero. Un marito riesce a peggiorarti. Ma poi sorride a Davide. Sono in tempo per riprendermi. "Carina la Smart, avrei voluto sempre farmene una ma, sai, con due figli…"
"Ah certo, quando vuoi però ti presto la mia…"
"Grazie." È incredibile. Troppo simpatico Davide. Ehi, spiegatemelo un po', ma dov'è la fregatura?
Arrivano all'auto e salgono.
"Il borsone puoi metterlo qui dietro. Sembra piccola ma non lo è. E poi ha dei sedili comodissimi…" e sorride. Accende la radio e spinge il tasto cercando una stazione, una canzone, qualcosa. Ma non è convinto e la spegne. "Preferisco parlare con te…" e la guarda.
Il cuore di Susanna comincia a battere a mille. Ma che mi succede? Era un secolo che non mi sentivo così. Le strade di Roma sfilano illuminate e bagnate. Piccole gocce si allungano, sul vetro seguendo il verso della velocità. Certo che è davvero bello. E poi sembra simpatico. Dai, Susanna. È più giovane di te. Avrà sì e no trent'anni. Forse meno. Magari otto o nove meno di te. Va bè, in tv dicono che oggi le coppie in cui lei è più grande sono comuni. Pensa a Demi Moore, a Valeria Golino. Sì, ma perché lei è famosa. O forse no… qualsiasi uomo può essere affascinato dall'idea di conquistare una donna più grande e con più esperienza. Ma che dico? Coppia? Questo mi dà solo un passaggio a casa. Susanna guarda ancora fuori dal finestrino, cercando di far scorrere via quel pensiero con la pioggia.
"Ti piace la Kickboxing?" Davide guida tenendo solo un braccio sul volante. L'altro è appoggiato sul bordo del finestrino. "Sai, è perfetta per tenersi in forma e poi, hai visto, serve anche come argomento alternativo alle parole!"
Susanna lo guarda. "Veramente…"
"No, ma mica mi devi dare spiegazioni… Se l'hai colpito si vede che non lo reggevi più. Come tuo allenatore posso solo dire che ti sto insegnando bene…"
"È una storia complicata…"
"Lo sono tutte."
Davide continua a guidare. Susanna guarda fuori. "Ehi, ci siamo. Tra due traverse vai a destra. Io abito lì."
Davide sorride. "Ok, agli ordini… sennò mi becco un pugno anch'io!"
"No, li tiro solo ai mariti! Ecco qui, puoi fermarti qui."
Davide accosta, mette le quattro frecce e spegne il motore. Susanna fa per girarsi e prendere il borsone. Per un attimo si chiede se i bambini avranno già cenato. Se sua madre ci ha pensato.
"Aspetta…"
Susanna lo guarda.
"Se esci ora ti bagnerai troppo. Purtroppo non ho nemmeno un ombrello da prestarti. Aspetta un secondo che diminuisca almeno…"
Susanna si rigira in avanti. "Tanto ormai…"
"Ormai che? Non dire mai ormai…"
È vero. Mai dire ormai. Sembra il titolo di un nuovo film di James Bond per sole donne, pensa Susanna. Ma perché il cuore continua a battermi così forte?
Davide le sorride. "È come la pioggia, no? Lo hai visto il film Il corvo?"
"No, mi dispiace…"
"Non ti devi dispiacere. Comunque diceva così: "Non può piovere per sempre". La vita è piena di sorprese, spesso bellissime… E poi non ci sono solo mariti da stendere… o meglio sì, li puoi anche stendere ma dipende come… e dove! Sul materasso è tutta un'altra cosa!" e ride. Si accorge che Susanna è rimasta un po'"stupita. Allora la scuote un po'"finché anche lei non resiste e sorride. E si sente leggera. E ricorda quando era ragazzina e qualcuno che le aveva fatto battere il cuore la riaccompagnava sotto casa, così, semplicemente, e restavano a parlare anche per due ore e magari prima di scendere, quello sguardo che incatenava, i volti sempre più vicini e…
"Guarda! Ha smesso di piovere. Se vai ora non ti bagni. Dai, ti passo il borsone…" e stavolta è lui a girarsi. Afferra il borsone e lo trascina davanti. "Ecco qua. Ci vediamo dopodomani a lezione, vero?"
"Sì, certo, e grazie del passaggio…" Poi Susanna apre lo sportello, lentamente, come se aspettasse qualcosa, se sperasse… Ma nessuno la ferma. Nessuno la trattiene. E in un attimo si ritrova fuori dalla macchina. Chiude lo sportello e fa per attraversare la strada.
"Comunque…"
Si gira e vede Davide che ha tirato giù il finestrino.
"… quando vuoi ti faccio volentieri da autista." Sorride e richiude il vetro. Susanna ricambia il sorriso e si volta di nuovo. Si accorge di aver cambiato il passo, di muoversi più fluidamente, di ancheggiare un po'. E arrossisce di nuovo, stupita di quel suo piccolo vezzo improvviso e soprattutto pensando da quanto tempo non faceva una cosa del genere.
Cinquantasei
Olly rimette a posto i bicchieri. Toglie le briciole di patatine dal tavolo. Sistema le bottiglie in frigo. Poi si siede sul divano a gambe incrociate. Sola. Le amiche sono andate via da circa mezz'ora. Niki si sposa. Non ci posso credere. E all'improvviso gli occhi le si riempiono di lacrime. Si mette a piangere. La mia amica si sposa. Diventa grande. È un po'"come se tutto finisse. Un'epoca. La nostra. L'adolescenza. Io non mi sento pronta. Mi sento così giovane ancora. E invece lei si sposa. Fa questo passo così importante. Mi sembra una vita fa quando correvamo per i corridoi del liceo a fare le sceme durante la ricreazione. E le uscite la sera. I concerti. Il diario su cui scrivere. E quando ci coprivamo a vicenda. E quando restava a dormire da me. È inutile che dica che non cambierà nulla. Cambierà tutto. Dopo nulla sarà più come prima. Avrà un marito e zero tempo per noi. E meno male che c'eravamo promesse che nessun uomo c'avrebbe mai separate. Parole. Solo parole. Di colpo si sente egoista, cattiva, piccola, indifesa. E allora orgogliosa recupera. No. Io sto sbagliando. Dovrei essere contenta per lei, mi sembrava proprio felice, e invece sto qui a dire che mi mancherà, che il matrimonio me la porterà via. Sì. Lo penso. E voglio essere sincera con me stessa. Forse la invidio. Forse ho solo paura. Ma ora, in questo istante, non ce la faccio a sorridere. Olly pensa a Giampi. Il suo Giampi. Le piace molto. Lo sposerebbe? Forse. Ma non certo ora. C'è qualcosa che la turba. Il modo in cui lui parla con le altre donne. Sembra sempre che le debba corteggiare. Le Onde le hanno detto mille volte che Giampi è solo un ragazzo gentile ed espansivo, che non dà certo l'impressione di essere uno che ci prova… un provolone! Oddio, che parola terribile… Ma Olly nulla. Non c'è niente da fare. È gelosa. Come non è mai stata in vita sua. E ora la notizia di Niki le fa mancare la terra sotto i piedi. Come se tutto quello in cui ha sempre creduto sparisse di colpo. Niki. La mia amica. In abito bianco. Niki e il coraggio di crescere. Di prendere una decisione da grande. Donna.
Matura. Diversa. Incosciente. Sì, un'incosciente, ecco cos'è, con tutto quello che si sente dire oggi sul matrimonio. Gente che si sposa e dopo un anno si separa. Famiglie sfasciate. E invece lei mi sembra così sicura. Convinta. Ma come fa? Olly si sistema meglio le gambe. Si getta un po'"indietro appoggiando la testa sul divano. Chiude gli occhi. E sente un vuoto strano allo stomaco. Come un presentimento.
Cinquantasette
Erica parcheggia sotto casa. Non è molto tardi. Nemmeno l'una. Hanno fatto presto. Ognuna coi suoi impegni per il giorno dopo. Sempre di corsa e di fretta. Non è più come una volta. Ora i ritmi sono diversi. Anche per l'amicizia. Hanno deciso di andare a letto presto dopo quella riunione inattesa convocata da Niki. Forse anche per via della notizia che ha dato. Prima di scendere dalla macchina, si mette a pensare. Ancora non ci crede. Niki che si sposa. Non mi sembra vero. Ma è pazza? Io non potrei mai. Sposarmi a vent'anni. Perdere la libertà. Impegnarmi seriamente con qualcuno. Vivere in due. Essere fedeli. Per sempre. Condividere gioie, dolori, abitudini. Cambiare tutto. Lasciare casa, genitori. E un po'"anche le amiche. Le mie amiche. La mia possibilità di fare, conoscere, decidere chi mi piace e chi no. Sposarsi significa lasciare tutto questo. Significa chiudersi al mondo. E poi a vent'anni… fallo almeno a quaranta. Ma a venti no. Quante storie si sentono di gente che si sposa presto e poi si separa dopo nemmeno due anni perché si accorge che non funziona? Perché non c'hanno pensato abbastanza. È inutile dire che tutto resterà come prima, perché non è vero. Niki un po'"ci abbandona. Sono contenta per lei, certo, se è convinta. Ma mi fa anche un po'"rabbia. Non posso fingere. Magari non glielo dirò mai. Non voglio che pensi che non sono felice per lei. È la mia amica. Però non riesco ancora a condividere la sua scelta fino in fondo. Non ci riesco. È un po'"come se ci avesse tradito. Come se la sua felicità fosse più importante del nostro stare insieme e di essere Onde. Lo so, non dovrei nemmeno pensarlo. Ma lo penso.
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