"Macché…" Alex scuote la testa. "Sei perfido…"

Proprio in quel momento suona il telefonino. È Niki. Alex sorride un po'"imbarazzato e si allontana. "Pronto, Niki!"

"Amore! Allora, com'è andata con i tuoi?"

"Benissimo…"

Niki sente uno strano silenzio. "Sul serio? Mi dici la verità?"

"Ma certo, amore, ci mancherebbe."

Niki si insospettisce. "Ma dove sei?"

"Da Pietro…"

Proprio in quel momento rientra in salotto Flavio con due valigie e diversi sacchetti.

"Ma cos'è tutto questo rumore?"

"Ci sono anche gli altri."

"Ah sì?" Niki è sempre entusiasta. "Lo hai detto anche a loro?"

"Sì…"

"E come l'hanno presa?"

Flavio intanto apre la valigia, cadono fuori alcuni maglioni, i ricordi della sua vita con Cristina. Diventa triste e fissa sconsolato gli amici. "Non ci posso credere che sia andata così…" Anche loro sono sconsolati, cercano di tenerlo su, ma Flavio è decisamente depresso. Niki insiste. "Allora? Come l'hanno presa i tuoi amici?"

Alex capisce che in certi casi conviene comunque mentire. "Non sai, sono impazziti di felicità."

"Bene! È un momento bellissimo per tutti!"

Ma nello stesso istante Flavio scoppia a piangere. "Ahhh…"

"Che succede?"

"Niente di grave, credo…"

"Ma chi è che piange così?"

Alex ci pensa su e al volo trova una scappatoia. "È Ingrid, la figlia di Enrico! Avrà fame… Niki, scusa eh, ti chiamo dopo…"

"Ma certo, sì, vai vai…"

Alex chiude la telefonata e si avvicina a Flavio. "Che c'è, che succede?"

"Aprendo la valigia ho visto questo maglione."

"E allora?"

"Me l'ha regalato lei…"

"E va bè, ma che c'è di così grave…"

"No, non puoi capire. Era la festa di San Valentino e avevamo girato tutto il giorno, e siccome parlavamo sempre di fuggire con una barca…"

"Ecco che ritorna il marinaio!"

"E dai, Pietro!"

"Avete ragione, scusate."

Flavio continua il racconto. "Quella sera abbiamo scartato i pacchi… Bè, non ci eravamo regalati tutti e due lo stesso maglione? Ma proprio lo stesso stesso, stessa marca, stesso colore…" Flavio lo tira su e lo fa vedere. "Questo!" E riprende a piangere. "Cosa starà facendo ora Cristina?"

Pietro sospira. "E cosa starà facendo ora Susanna, forse sta mettendo a letto Carolina…" Enrico sospira a sua volta. "Invece io cosa sta facendo Camilla non me lo chiedo proprio… Anzi, peggio… Lo immagino."

Alex prende in mano la situazione. "Bè, sentite, qui bisogna risollevare l'umore. Ceniamo tutti insieme come ai vecchi tempi?"

"Giapponese?"

"Old"

"Birra e pokerino?"

"Sì!" rispondono gli altri in coro.

Alex cerca di puntualizzare. "Senza fare l'alba, però, che domani ho una riunione…"

Tutti lo guardano male. "Sì, è arrivato il quasi sposato!"

E capisce perfettamente che non è il caso di insistere. "Ok… Do io le carte."

E stanno lì, attorno a quel tavolo di vetro troppo grande, vicini, amici, uniti in quel nuovo, strano momento di cameratismo, come non succedeva da tempo. E mentre le carte girano e fanno la fortuna o la sfortuna dei giocatori, mille pensieri diversi s'intrecciano sopra le loro teste. Pietro ricorda una battuta di Woody Allen: "Sono l'unico al mondo cui capita una mano di poker con cinque carte senza che ce ne siano due dello stesso seme". E tutti ridono.

"Non è il mio caso! Non sapete che punto ho…"

"Stai bluffando!"

"Vieni a vedere, se hai coraggio. Cento euro!"

E non si sa chi vincerà quella mano. Una cosa è sicura. Nessuno perderà mai quella splendida amicizia.


Sessantacinque


Olly spegne il motore della macchina. Mette tutte e due le mani sul volante. La luce del lampione la illumina. Un cane attraversa veloce la strada. Lei lo segue con gli occhi. Giampi la guarda. "È stata una bella festa, vero? E grazie d'avermi accompagnato a casa."

Olly continua a fissare davanti a sé. "Sì, carina… Niki è rimasta contenta."

Giampi si accorge che l'umore di Olly non è dei migliori. Allora le si avvicina. Le sfiora la guancia con una carezza. Olly si scosta un po'.

"Che hai, amore…"

Olly si gira e lo guarda un po'"dura un po'"triste. "Niente…"

"Niente e fai quel broncio? Dai, che c'è?"

"Ma niente… ti sei divertito tu?"

"Bè, sì… c'era gente simpatica. Pensa che addirittura in tre m'hanno offerto un passaggio per tornare a casa quando ho raccontato che eri venuta a prendermi tu per preparare insieme tutto…"

"Ah, che gentili… Anche Ilenia, immagino…"

Giampi la guarda. "Bè, sì… anche lei. E gentile. Prima ci hai lasciato un po'"al volo, potevi restare a parlare con noi. Ti sarebbe rimasta simpatica." Olly gioca nervosa con l'Arbre Magique al pino. Non dice niente. Giampi continua. "Studia Scienze infermieristiche. E poi balla. Sì, è forte. Mi piace conoscere persone interessanti."

"Immagino. Specie se sono ragazze carine."

"Che intendi?"

"Nulla. E vi siete scambiati il numero? Sennò lo chiedi a Erica, è sua amica hai detto, no?"

"Ma perché dovrei volere il suo numero? No, non ce lo siamo scambiato. Ci rivedremo a qualche altra festa tua o di Erica, se ricapiterà, così, semplicemente…" Giampi si stranisce. "Olly, ma mica sarai gelosa, eh?"

Lei resta un istante in silenzio. Poi guarda fuori dal finestrino. "Io? Macché. E perché dovrei? In fondo parli sempre con altre donne, fai il gentile e sembra che io non ti basti…"

"Olly, ricominciamo? Io amo te, sto bene con te e te l'ho dimostrato tante volte. Sono solo un ragazzo che ama parlare con la gente. Giovani, anziani, uomini o donne che siano. Mi hai conosciuto così, no? E questo che hai detto ti piace di me… E ora che dovrei fare? Fingere di essere diverso? Trattenermi? Guarda che io non ti ho mai tradita…"

Olly è combattuta. Sa bene d'aver esagerato ma non riesce a fermarsi, a tornare indietro. Lo ascolta, lo guarda e alla fine…

"Insomma basta, Giampi. Dici sempre così… ma a me sembra che t'interessino solo le belle ragazze… Così non mi porti rispetto…"

"Ma che dici, Olly! Non ti porto rispetto? Ma che ti ho fatto?"

Olly si morde le labbra, poi inizia a piangere. "Mi fai stare male, anche stasera sei rimasto sempre a parlare con quella lì…"

"Olly… veramente… ora basta. Sono mesi che va avanti così. Secondo te io ti tradisco ogni due minuti. Sei tu che non mi porti rispetto… Forse è meglio se non ci vediamo per un po'…" ed esce dalla macchina arrabbiato, sbattendo lo sportello. Olly lo vede sparire dietro il portone del suo palazzo. E rimane lì, a tirare pugni sul volante, furiosa con tutti, e soprattutto con se stessa e quella sua dannata debolezza.


Sessantasei


"Lorenzo!"

Il bambino, appena scivolato per terra, tenta un'ultima volta di colpire la palla, ma sentendo la madre urlare in quel modo decide di rinunciare.

"Ti ho detto di non giocare così!"

Si rialza pulendosi la tuta. "Ma, mamma, stiamo perdendo!"

"E non me ne frega niente! Va bene?"

"Ma a me sì!"

Lorenzo riprende a correre più scalmanato e sudato che mai, i lunghi capelli biondi quasi da svedese gli coprono gli occhi e si appiccicano alle guance, la fascia di spugna non riesce a trattenerli. Li sposta con la mano e rincorre il pallone in quel campo improvvisato nel giardino di Villa Balestra, su ai Parioli, sotto gli occhi scocciati di Susanna. Lorenzo arriva alla palla e ricomincia la sua gara. La madre scuote la testa e guarda verso Monte Mario. Poi di nuovo attorno, quel giardino a forma ellittica, i viali paralleli, le grotte scavate nel tufo a mezza costa. Poi ricorda di non aver controllato da tempo Carolina, si gira subito dove l'aveva vista l'ultima volta, cercandola.

"Ah, eccola lì."

Seduta sulla sua bicicletta, ha i piedi a penzoloni che toccano a malapena per terra, sull'asfalto di quella pista approssimativa, fatta in realtà per pattinare ma venuta male. Carolina parla con le sue amichette, ride, scherza e chiacchiera serena. E anche se tiene su il giubbotto non è sudata. Meno male, almeno lei.

Susanna prende il bitter rosso che ha davanti e finisce quell'ultimo sorso lasciato sul fondo. Mangia una patatina, poi un'oliva, poi prova a bere ancora un po'"di bitter ma non è rimasto proprio niente. Allora alza le spalle e decide di ripiegare su un'altra patatina. È particolarmente grossa e mentre la pesca Susanna ripensa al suo proposito. Cavoli, ho detto che voglio stare attenta, nessuna schifezza dopo pranzo, ginnastica, ho iniziato pure Kickboxing…

e ora scivolo sulla patatina? Mica voglio fare come quelle depresse d'amore che si consolano col cibo perché pensano che nessuno se le fili e alla fine ingrassano uno sproposito e dopo davvero non se le fila nessuno… Ma non resisto proprio. Neanche fossi Rocco Sif- fredi. E scontenta di questa battuta, almeno come di quella pubblicità che aveva visto in tv, Susanna cede e se la mangia in due morsi, soddisfatta della sua decisione. Va bè, riprendo da domani. In un giorno mica ingrasso. Non bisogna essere troppo estremi all'inizio, un po'"per volta, migliorare giorno per giorno fino a raggiungere il risultato ottimale.

"Scusi, signora, sono libere queste?"

Un ragazzo alto, con i capelli scuri un po'"ricci, occhi azzurri profondi e soprattutto un sorriso meraviglioso ha poggiato la mano sulle due sedie intorno al tavolino di Susanna. E lei senza volerlo arrossisce. "Certo, prego…"

"Grazie."

Il ragazzo le alza con facilità e le sposta a un tavolo lì vicino, dove una bella ragazza bionda con i capelli lunghi lisci lo sta aspettando. Che sciocca che sono. Sono arrossita. Susanna mangia un'oliva e poi guarda la coppia. Lo conosco bene quel ragazzo. Si chiama Giorgio Altieri. Veniva in palestra dove andavo io. Eravamo tutte pazze di lui. Sapevamo ogni cosa, scherzavamo con le mie amiche su come doveva essere a letto. Cioè, era pazzesco! Profumava anche quando sudava. Susanna lo osserva meglio. Ha sempre avuto quel bellissimo sorriso, E anche quella bellissima ragazza. Venivano tutti e due insieme in palestra. Che palle. Ma come mai questi due resistono così? Li invidio. Magari lui neanche la tradisce. Certo, se è così è proprio bravo… Perché è di un bello…

Giorgio si gira per ordinare. Cerca il cameriere tra i tavoli ma incrocia lo sguardo di Susanna. Stavolta lei non diventa rossa. Lui, curioso, la guarda un po'"meglio, poi ammicca e sorride. Ecco, lo sapevo. Susanna abbassa lo sguardo e cerca il bitter come salvezza, niente da fare, arrossisce di nuovo. Che sciocca che sono, pensa tra sé. E poi il bitter è finito!

"Scusa il ritardo!"

"Figurati!"

Arriva Cristina appena in tempo, con un bel sorriso ma leggermente stanca, ha gli occhi un po'"arrossati come se non avesse dormito.

"Vuoi ordinare qualcosa?"

"Sì, magari. Un cappuccino."

Susanna riesce a fermare al volo un cameriere che passa proprio vicino al suo tavolo. "Allora mi scusi, un cappuccino per favore…" Poi si gira verso Cristina. "Vuoi anche qualcosa da mangiare?"

"No no… Solo cappuccino."

"Allora un cappuccino, un bitter rosso e se mi porta ancora delle patatine…" Il cameriere fa per andarsene. "Ah. Anche delle olive!" Susanna guarda di nuovo in direzione di Giorgio, ma niente da fare, è lì che chiacchiera con la sua compagna, dandole le spalle. "Allora, che succede…"

"Oh, niente, perché?"

"Niente? Non sei mai passata un pomeriggio qui a Villa Balestra da quando ci vengo."

"Non è vero… Sono passata una volta."

"E quando? Non me lo ricordo…"

"Due anni fa."

"È vero! Hai ragione. Sei venuta… aspetta, perché…"

Proprio in quel momento arriva il cameriere che poggia il cappuccino e il bitter rosso con un bel piatto di patatine e olive.

"Grazie." Susanna sgranocchia subito una patatina, beve finalmente un po'"di bitter e si pulisce la bocca. "Ah sì sì… Ora mi ricordo benissimo, tu e Flavio avevate litigato… Sì, avevate discusso perché tu volevi continuare a lavorare e pensavi fosse presto per un figlio e invece lui…" Poi si gira di colpo verso Cristina. "Hai di nuovo litigato con Flavio?"

"Peggio." Cristina beve un po'"di cappuccino, poi posa con delicatezza la tazza. "Ci siamo lasciati."

"Ma che vuol dire? Sì, insomma, è un litigio più lungo, una cosa che può comunque andare a posto, no?"

"No. No, credo." Cristina si porta indietro i capelli e guarda lontano, verso la cupola della Chiesa Belle Arti, e ancora di più, verso Roma Nord, dove non ci sono più limiti, né costruzioni, solo campi e terreni coltivati. Deve però ancora nascere qualcosa. Non come la sua storia. "È finita, Susanna. Abbiamo parlato a lungo tutta l'altra notte, abbiamo pianto, ci siamo abbracciati, abbiamo detto quanto ci vogliamo bene… Poi gli ho detto una cosa importante."