"Sì sì, tutto quello che prendi tu…" E continua ad ascoltare l'ordinazione di Pietro, il suo entusiasmo, la sua vitalità. "Oh, fateci mangiare bene che siamo due neosingle! A proposito, il tem- pura mica ci arriverà moscio, vero?" Poi copre il microfono. "È una donna. Lo sai che ha una voce di un sensuale… M'attira l'idea di una orientale, a te?"

Flavio fa no con la testa. Pietro allarga le braccia.

"Che tristezza che sei… A me l'idea piace!" Poi riprende a parlare al telefono. "Sì, e anche del buon riso bianco…" Sbircia di nuovo Flavio. "E che non arrivi scotto."

Flavio si versa da bere e rimane sconsolato sul divano a guardare Pietro che con il suo assurdo entusiasmo cerca di rimorchiare la donna al telefono. "Com'è che si chiama? No, non il ristorante! Lei… Come si chiama lei! Fu Tan Chi… Ah. Fu Dam Chi. Ah no. Tuta Chi? Va bè… Non fa niente…" Flavio pensa a Cristina. Che starà facendo? Con chi? Ma non è geloso. Se la immagina che gira per casa, che prepara da mangiare come ha sempre fatto per lui, tutte le sere quando tornava a casa, anche tardi, e quel brodino, quel semplice, sciocco, a volte insipido brodino, improvvisamente gli sembra il piatto più buono che abbia mai mangiato. E ritorna

indietro nel passato. Cristina. Cristina che ride. Cristina che si emoziona alla fine di un film. Cristina che dorme. Cristina che fa colazione ancora un po'"assonnata. Cristina che fa l'amore. Quella notte al mare, dopo quella bevuta, quella passeggiata, quella spiaggia, quel mare, quella luna nascosta. Quel silenzio, non c'era nessuno quella notte sulla spiaggia. Dove eravamo? In Spagna. A Ibiza. No no, quello era l'anno dopo! Eravamo in Grecia. E rivede ogni movimento, ogni sensazione, quel gioco di luci, la penombra tra le rocce… Quella donna abbandonata così tra le sue braccia, sotto di lui, quella passione che non tiene più conto di niente, come una fame improvvisa, quando non ci si controlla più, non ci si vede da fuori. E come rapito Flavio si ritrova lì, di fronte alla passione, ora nitida, forte, quasi ingombrante nella sua bellezza. Eccitato guarda nel vuoto, nel buio della notte, e sente di nuovo l'eco lontana di quei sospiri, gli affanni di quel desiderio, la splendida fame d'amore. E una tristezza inattesa lo rapisce, lo porta lontano.

"Ho ordinato tutto… eh, anche per te."

"Sì sì, grazie…" Flavio si alza, va in camera sua e chiude la porta, si stende sul letto senza neanche togliere le scarpe. Non ci posso credere. Non può essere. Non può andare così. Ma come ho fatto a non rendermene conto? O forse lo sapevo già ma non lo volevo affrontare. E come per incanto, senza alcuna ragione, senza un perché, così, per caso, gli viene in mente quella canzone. "Senza te. Senza più radici ormai. Tanti giorni in tasca tutti lì da spendere." E quei giorni di colpo gli sembrano inutili come non mai. E si chiede se avrebbe potuto fare qualcos'altro. E anche stavolta sembra il ricordo di quella canzone a dargli la risposta. "Eppure io ero stanco e apatico, non c'era soluzione, ma sì che ho fatto bene…" E poi gli viene da sorridere così, stupidamente. Ho fatto bene. Ma che dico? Non sono stato io a prendere questa decisione. Ha deciso tutto lei. Cristina, ma cos'è che improvvisamente ti ha mosso? C'è sempre qualcosa, qualcuno, un fatto, una storia, un film, un momento che diventano importanti per quello che poi accadrà, per quello che magari dopo qualche ora, un giorno, una settimana, un mese, noi decideremo. Una molla, il coraggio di qualcun altro che diventa tuo, che ti mostra quello che non volevi vedere e ti trascina via verso una nuova strada. Cos'è stato per te, Cristina? Cosa ti ha fatto fare quel passo? E poi un'altra canzone, improvvisa nella mente. "Un passo indietro ed io già so di avere torto e non ho più le parole che muovano il sole. Un

passo avanti e il cielo è blu e tutto il resto non pesa più come queste tue parole che si muovono sole." Un passo indietro. Negra- maro. A lei piacciono tanto. A volte me ne parlava, mi raccontava di un testo, una frase che l'aveva colpita, ma siccome io non li sopporto dopo un attimo la interrompevo e parlavo d'altro… Stupido. E chissà quante altre volte l'ho fatto e su quali argomenti anche importanti. Eppure a me non sembrava. Ti ho sempre amato. Ma come si fa a perdere l'amore così? E poi si sforza di capire, ricordare se proprio una delle frasi di una canzone possa essere stata la molla… Eppure non lo sa, forse non lo saprà mai. Hanno parlato tutta la notte, ha cercato in tutti i modi di convincerla. Niente. Non c'è stato niente da fare. E così Flavio si rigira dall'altra parte, si accuccia su se stesso, ritira le gambe, si rannicchia, come se avesse bisogno di protezione. E quella canzone di Battisti continua a girare nella sua testa. "Mi sento come un sacco vuoto, come un coso abbandonato." E allora si sente solo come non mai, come se avesse perso tutto, gli sembra di non avere appoggi, realtà, esistenza, casa, ufficio, lavoro, come se stesse in mezzo al mare, naufrago di se stesso. Un attacco di panico, gli manca il respiro, è in affanno, il cuore batte a un ritmo nuovo, scostante per qualche secondo. Tachicardia. Terrore. Prende il cellulare dalla tasca. Non riesce a tirarlo fuori, gli si incastra nel bordo dei pantaloni, ma alla fine ci riesce, lo apre, cerca il nome. Eccolo. Cristina cell. Ma di nuovo quella canzone gli piomba addosso. E questa volta sembra severa, dura, determinata. È come se gridasse dentro di lui. "Orgoglio e dignità! Lontano dal telefono…" E allora lo richiude. E il respiro piano piano torna normale, lentamente. "Aspetta almeno un attimo… Sennò… Si sa…." continuano le note. Sorride. Sì. Hai proprio ragione, Lucio. E si rimette il telefono in tasca mentre Pietro bussa alla porta.

"Oh oh, ci sei? Tutto bene? E arrivato il giapponese. Io sto per iniziare a mangiare."

"Ok, arrivo…"

Poco dopo Flavio esce dalla stanza, va in bagno, si lava il viso, se lo asciuga e si ritrova seduto davanti a Pietro. Inizia anche lui a mangiare.

"Buono… Però il tempura non è niente di che."

Flavio sorride. "Mi sa che uno dei due deve imparare sul serio a cucinare."

"Già…" sorride Pietro asciugandosi la bocca. "Ti ricordi La strana coppia?"

"Sì, fortissimo."

"Ecco, allora io faccio Walter Matthau, quello che ha sempre un sacco di donne, e le trovo anche per te, e tu fai Jack Lemmon, quello che sa cucinare…"

"Va bene." Flavio assaggia un altro pezzo di salmone. "Ehi… Possiamo continuare con il giapponese, il sashimi è freschissimo e molto buono!"

Pietro sorride. "Sì, ma ne dobbiamo trovare un altro. La ragazza orientale che l'ha portato era una cozza!"


Sessantotto


Tempo dopo. Notte di San Valentino. Notte d'amore. Ma anche notte divertente, di musica, di parole, di eventi. Notte artistica. Notte delle grandi menti.

"Pronto, Alex ma che fai, non mi rispondevi!" Niki si chiude l'altro orecchio per sentire meglio la sua risposta. C'è grande confusione nella sala.

"Scusa… Siamo a cena con il direttore e gli altri, avevo messo il telefonino in modalità cercapersone e stava nella giacca che ho poggiato sulla sedia, non lo sentivo…"

"Ehi troppe parole… Proprio oggi che è San Valentino! Anche se non ho voluto festeggiare perché mi piace essere controcorrente… tu così esageri,, e mi preoccupi!"

Alex si alza dal tavolo. "Scusate…" Poi si sposta e raggiunge un angolo del locale per parlare con più tranquillità. "Amore, scusami, ma sei matta a dire queste cose? Come puoi pensarlo…" E vorrebbe aggiungere: dopo quello che ti ho chiesto! Cioè ma ti rendi conto? Ti ho chiesto di sposarmi, amore! Ma preferisce ascoltare la pronta risposta di Niki.

"Ma che c'entra… Bisogna pensarlo sempre! Non ci si deve sedere mai… E comunque voglio sapere: dove sei, con chi sei e che fai!"

Alex si mette a ridere. "Ehi, Niki dittatrice! Mi fai paura così…"

"Sì sì." Ride dall'altra parte. "Intanto rispondi."

"Sono al Duke's a viale Parioli. Siamo io, Soldini, Alessia, il direttore con la moglie e una nuova assistente…"

"Ah… Soldini e Alessia mi hai detto che stanno insieme e durano felici e innamorati, giusto?"

"Sì…" Alex è preoccupato, già sa dove andrà a parare. "Il direttore e la moglie, a parte i loro sentimenti che non conosco, comunque sono il direttore e sua moglie… Giusto?"

"Anche questo è giusto…"

"C'è solo da capire chi sia questa nuova assistente."

"Ma no… Non c'è da capire molto, dobbiamo fare un nuovo tipo di lavoro, per la prima volta ci occuperemo noi direttamente della parte produttiva, e lei è una che già ha fatto queste cose."

"Insomma è una brava?"

"Molto…"

"E bella?"

Alex chiude gli occhi e stringe i denti, lo sapeva che sarebbe alla fine arrivata questa domanda. "Ma sì… Un tipo." E in questi momenti bisogna scegliere la soluzione migliore, la risposta più pronta e immediata per non cadere nella trappola della sensibilità femminile, quella capacità unica delle donne di capire tutto al volo e cogliere ogni sfumatura, specie quelle che non pensavi d'aver lasciato trapelare.

"Un tipo, eh… Ho capito. È molto bella."

"Io ho detto un tipo."

"Si, un tipo bello!"

"Va bè… come hai fatto a capirlo?"

"Ah, quindi avevo ragione! Alex?! Perché allora non me lo hai detto subito?"

"Ma no, amore, sto scherzando… Senti, per me è un tipo, poi magari qualcuno la può trovare anche bella… Ma per quanto mi riguarda ne stiamo già parlando troppo e basta."

"Uhm… Non mi convinci…"

"Vorrei essere lì con te" poi sorride, "questa ti convince?"

Anche Niki sorride. "Un po'"di più… Ma non abbastanza."

"Ti amo."

"Ecco, questo è parlar chiaro… Mi convince del tutto. Sai, è un peccato che non puoi passare. Sarà una cosa bella secondo me. C'è quello che va sempre in tv, Renato Materia, che legge dei suoi scritti…"

"Ah, ho capito chi, quello che fa finta di essere di Sinistra."

"Perché fa finta?"

"L'abbiamo chiamato per una pubblicità per una ONLUS, dove tutto andava in beneficenza, e ha chiesto un cachet altissimo, gli abbiamo offerto un po'"di meno e ha rifiutato… fuori da ogni parametro."

"Ma dai… Peccato, sembra così genuino."

"Certo… Barba incolta, maglione girocollo a pelle… Tutto per apparire in tv, dove dice di essere il portavoce del popolo, di saper ascoltare la sua rabbia e quelle cose lì… Ma prova ad aprirgli il portafoglio per una giusta causa e vedi come diventa sordo… Sono tutti

Sai quanti nomi potrei farti? Ma prima o poi verrà scoperto."

"Va bè, ciao amore. Ti lascio alla tua cena…"

"Ok, ciao, divertiti."

"Anche tu." Alex torna al tavolo. "Scusate"

"Era Niki?" Il direttore viene subito ripreso da un'occhiataccia della moglie.

Alex apre il tovagliolo e se lo mette sulle gambe. "Già."

Il direttore continua imperterrito. "Fervono i preparativi!"

"Di cosa?" Questa volta la moglie non è indispettita, solo curiosa.

"Posso?" Il direttore guarda Alex.

"Certo…" Vorrebbe aggiungere: "Ormai l'hai già detto, come posso fermarti!".

"Alex si sposa!"

"Ma dai! Che bello! Troppo forte!" Soldini gli stringe la mano. "Quella tua e di Niki è proprio una bella favola!"

"Grazie, grazie…" Alex è leggermente imbarazzato. Incrocia lo sguardo di Raffaella, l'assistente. Il "tipo" sembra sinceramente contenta. "Complimenti, la ragazza di LaLuna, vero?"

"Sì…"

"È molto bella. Sono felice per voi."

Il direttore riprende in mano la situazione. "Bene, allora ordiniamo, così poi possiamo chiacchierare anche un po'"del nostro progetto, no?"

E tutti quasi automaticamente aprono la carta del menu e cominciano curiosi e indecisi a scegliere i piatti. Confrontando quello che hanno mangiato a pranzo e cercando anche di non esagerare con le calorie. Meglio antipasto e secondo o primo e contorno? Bè, poi però alla fine un dolce me lo faccio!

"Uhm, che buono, c'è anatra ai mirtilli."

"Che cosa sono i paccheri?"

"È della pasta grossa, sono come le conchiglie ma più grandi…"

"Ah, grazie" e mentre continuano le curiosità e le indecisioni, Raffaella da dietro il menu guarda a lungo Alex. Ma lui non si accorge di niente, una serie di pensieri passa per la sua mente. Poi un sorriso e una semplicissima considerazione finale: sì, ma ancora non si è sposato. E così Raffaella chiude il menu, particolarmente soddisfatta. "Io ho scelto…"

"Che prendi?" E mentre qualcuno si interessa alla sua scelta, Alex si finge anche lui interessato. In realtà sa benissimo che lei lo sta guardando. Non c'è niente da fare, alcuni giochi sono subito chiari. Però bisogna vedere se si ha voglia di giocare o se la posta è troppo alta.