"Come primo, spaghetti alla Norma…"
"Uhm, mi sembrano buoni! Pomodoro, ricotta salata e melanzane…"
"Non è troppo pesante?"
Raffaella alza le spalle… "Ma mi piacciono troppo… Rischio!" E guarda di nuovo Alex, e questa volta è troppo tardi per sfuggire a quello sguardo.
"Ah no, io mi tengo più leggero… Vado direttamente al secondo. Una bistecca e un po'"d'insalata… Ho messo su qualche chilo…"
Raffaella sorride e non aggiunge altro, poi senza volerlo arrossisce ma per fortuna nessuno se ne accorge. Aveva avuto una bella idea su come farlo dimagrire.
Sessantanove
Il telefonino di Cristina squilla. Lei si mette un asciugamano al volo e corre in salotto, dove l'ha lasciato.
"Pronto!"
"Pronto, ma dov'eri?"
"Ciao, Susanna, ero sotto la doccia ma avevo finito. T'ho presa in tempo."
"E meno male! Senti, volevo farti una proposta… stasera è San Valentino…"
Cristina si friziona i capelli che gocciolano sul tappeto. "Lo so…"
"Certo che ci siamo lasciate proprio poco prima della festa, eh?"
"Già… direi che non abbiamo niente da festeggiare…"
"Lo dici tu, tesoro mio. Ti sto telefonando apposta. Usciamo insieme io e te, dai! Andiamo a cena e ci rilassiamo. Lascio i bambini a mia madre."
"Sì, bello… sai che divertimento vedere tutte le coppie… E poi io stavo per cenare, mettermi il pigiama e vedermi una fiction."
"A tutto sballo, eh? E dai, festeggiamo da single?"
"Ma San Faustino è domani!"
"Va bè, male che vada ci scambieranno per una coppia anche noi! C'è andata male con gli uomini, ci buttiamo sulle donne!"
Cristina sorride. Certo che Susanna è proprio forte. "Ma poi sarà già tutto prenotato…"
"Ma che ti frega! Andiamo a caso, intanto aperitivo. Dai, tra un'ora sono da te. E fatti bella, eh? Non ti voglio in tuta o sciattona. In tiro e truccata!" e butta giù senza lasciarle il tempo di rispondere. Cristina guarda il cellulare. Scrolla la testa. Poi va in camera. Apre l'armadio. Scorre velocemente gli abiti. Ne tira fuori due o tre. Si accorge che è tanto che non li mette. A Flavio piaceva questo nero. Cristina se lo appoggia addosso. Si guarda allo specchio. Poi lo fa cadere. Prende l'altro, è color lilla con dei piccoli
fiori bianchi e i polsini un po'"ripresi. Più sbarazzino. Ma sì, con gli stivali beige sotto andrà benissimo. Finisce di asciugarsi. Si veste. Poi si pettina e mette un po'"di rimmel, ombretto lilla e lucidalabbra trasparente. Ecco fatto. Si guarda. Sì, stasera voglio rilassarmi davvero.
Settanta
La musica impazza in un angolo della sala. Qualcuno balla. Ragazzi seduti lungo il corridoio chiacchierano ridendo, bevono una birra, uno rolla una sigaretta usando del tabacco, un altro poco più in là e più nascosto ne sta accendendo una dagli effetti speciali.
Nella grande aula alcuni sono seduti sui gradini o sui banchi, altri, più ligi o se non altro più puntuali, hanno già preso posto sulle sedie. La porta in fondo alla sala, al centro del piccolo palco, improvvisamente si apre ed esce Renato Materia, il giovane e aitante artista di Sinistra, almeno così si professa nel volantino ciclostilato che ha fatto il giro di tutte le università. S'impadronisce del microfono a filo poggiato sulla cattedra e inizia subito a rappare. Si muove agitando solo la testa e ogni tanto si ferma e alza il braccio a pugno chiuso, come a sottolineare la forza e la sua personale convinzione.
"Bugiardi e ladri, falsi politici, guru fanatici, da questo mondo toglietevi di torno e giù le mani dal nostro girotondo. Noi siamo quelli della sostanza, quelli che odiano la semplice apparenza, quelli che parlano uscendo dalla stanza e non si spengono nell'indifferenza. Noi siamo quelli che ci stanno dentro e le parole le rendono un tormento, noi siamo quelli che fanno sempre festa e non si vergognano mai di dire basta. Bugiardi e ladri, falsi politici, guru fanatici, piuttosto innamoratevi e andate a quel bel ponte, incatenatevi con tanto di lucchetto e con quella chiave fate voi il bagnetto… Un bel salto e giù dal parapetto. E noi liberi! Liberi! Torniamo liberi, liberi!"
Ma dal fondo dell'aula, con un megafono apparso dal nulla, si alza sicura la voce di Adriano Mei, uno di quelli duri e puri.
"Sì, liberi da te!"
È il segnale, il grido di battaglia. "All'attacco!" Da ogni lato della sala parte una pioggia di ortaggi, pomodori, sedani, ciuffi vari di verdura andata a male. Adriano Mei continua la sua personalissima lotta dal megafono. "Buffone, bugiardo, falso artista di Sinistra! Sei un venduto… non hai appoggiato un'iniziativa per beneficenza perché volevi più soldi. Sei uno sporco figlio del sistema… Levati quella barba, fatti crescere qualcos'altro, fatti riconoscere, non ti nascondere, lurido impostore."
E continuano così, allegri e divertiti a innaffiare il povero Renato Materia con ogni tipo di prodotto agricolo, fino a quando, tirato con grande precisione e forza, un uovo non lo centra in piena fronte, esplodendo sul suo viso e costringendolo a una vergognosa ritirata.
"Bastardo! Bastardo! Bastardo!" Il gruppo comandato da Adriano Mei continua a inneggiare e alla fine parte con una specie di carica, tanto che il povero Materia è costretto a fuggire nella stanza in fondo al corridoio.
Il suo pseudoagente, Aldo Lanni, sta chiacchierando con una bella ragazza.
"Ti posso far fare qualcosa d'importante in tv, noi abbiamo un sacco d'agganci…"
"Sul serio? Mi piacerebbe."
"E allora dammi il tuo numero, così ti chiamo."
Ma proprio in quel momento la porta si apre e piomba Materia tutto sporco di verdure e puzzolente di uova marce.
"Ma che t'hanno fatto?"
"Un'insalata russa, ecco che m'hanno fatto! M'hanno riempito di roba… e se ce beccano ce menano pure… Via via!"
Aldo Lanni non fa in tempo a prendere il numero della potenziale soubrette. "Ma porca miseria!" e viene tirato via per il giubbotto da Materia.
"Andiamo alla macchina, forza, dai!"
"Dove l'hai messa?"
"Ecco, sta laggiù."
Salgono al volo su una Mercedes berlina. Aldo Lanni mette in moto ma i ragazzi capitanati da Adriano Mei sbucano da quella stessa porta e gli corrono dietro.
"Eccoli! Vai vai!"
Aldo Lanni accelera ma uno dei giovani studenti ha una bottiglia in mano e la lancia con rabbia e forza, centrando in pieno il lunotto posteriore e facendolo esplodere in mille pezzi.
"Ma porca miseria, l'ho comprata due mesi fa!" Aldo Lanni curva a sinistra dirigendosi a tutta velocità verso l'uscita, ormai fuori pericolo. Materia si gira. I ragazzi hanno smesso di corrergli dietro.
"Si può sapere perché si sono incazzati così? Che hai detto?"
"Macché, non ho detto nulla! Stavo facendo il solito pezzo… quella cacata sui politici e i lucchetti…"
"Te l'ho detto che lo dovevi cambiare. Quello ormai ha stancato!"
"Ma no. Non so come hanno saputo della richiesta di soldi per quella ONLUS."
Aldo Lanni scuote la testa.
"Ti avevo detto anche questo. Dovevi accettare quello che ti avevano offerto… A Renà, hai tirato troppo la corda."
"Mi sa che c'hai ragione…" Rimane così per un po'"in silenzio. Aldo Lanni lo guarda ogni tanto con la coda dell'occhio, mentre continua a guidare. Un rivolo di chiara d'uovo cola giù dalla fronte di Renato Materia. Aldo Lanni sorride. Ben gli sta, pensa tra sé. Così impara a non accettare quello che gli avevano proposto e soprattutto a ridurre al cinque per cento la mia percentuale. Cosa crede? Che si arriva da soli ad avere successo… In tv poi! Roba da pazzi. Ha fatto bene Adriano Mei, ha usato al meglio quello che gli ho detto, niente azioni violente ma solo un po'"di paura. Così Materia si rimette in riga e continua a lavorare… per le mie tasche.
"Senti un po'"questa…" Materia si gira verso di lui. "Una Sinistra costruttiva è quella che ci serve, un uomo intelligente che lavori con la mente, non solo girotondi ma pensieri più profondi. Com'è? Eh? Com'è? Buona, vero?"
Aldo Lanni lo guarda sorridendo. "Ottimo, Renà… Fatti servire. È con roba come questa che torni a fà credere in te e nelle tue parole. Pure quell'idea dei citofoni la devi abbandonare. Ormai è vecchia."
"Hai ragione." Materia lo guarda felice. "Se non ci fossi tu… Come farei?"
Aldo Lanni annuisce e gli dà una pacca sulla gamba sinistra, l'unica zona che ha resistito spavalda e integra all'attacco di Adriano Mei e dei suoi compagni.
Piano piano, dopo qualche commento divertito, il gruppo di ragazzi rientra nella sala, la musica continua come se nulla fosse, qualcuno riprende a ballare in un angolo, qualcun altro si bacia, qualcuno ride raccontando un aneddoto divertente, qualcun'altra spizza da lontano il ragazzo che le piace tanto ma non ha il coraggio di avvicinare.
"Allora, che combiniamo?" Guido piomba alle spalle di Niki
con un bicchiere di plastica, una limonata corretta con un po'"di vodka e una foglia di menta che ci naviga allegramente.
"Ehi, mi hai fatto prendere un colpo!"
"Per così poco… Figurati… Tu sei una temeraria."
"Cioè? Perché mi dici così?"
Guido sorride e beve un sorso dalla cannuccia prendendo il tempo necessario per creare ancora più suspense. "Uhm… buono, vuoi?"
Niki guarda la cannuccia appena usata da lui. Ma ti pare? Ma che discorsi sono. È proprio cafone. Bello e cafone. E doverlo ammettere la infastidisce ancora di più. "No, grazie… vorrei invece sapere a cosa ti riferisci."
"Oh, niente… Perché, hai la coda di paglia?"
"Ma veramente no, proseguo tranquilla nella mia direzione." Poi fa un sorriso forzato. "Sei tu che di punto in bianco sei piombato tra i miei pensieri."
"Che c'è, stai pensando a quali musiche scegliere?"
Lei lo guarda e alza il sopracciglio.
"Per la cerimonia, intendevo… Ho saputo che ti sposi, no?"
E il cuore le parte a duemila e poi Niki arrossisce di colpo, neanche se la fosse scolata lei tutta d'un sorso quella vodka. Uffa, ma perché mi ha preso così? Ma che, sono cretina? Ma che è? Perché arrossisco? E non riesce a trovare nessuna spiegazione. Un vortice improvviso di pensieri, sensazioni, una bufera di emozioni che portano il suo cuore in subbuglio.
"A parte che ti ho appena conosciuto…"
"Appunto, è come se ti rifugiassi in un matrimonio improvviso."
"Ma stai scherzando? E perché mai?"
"Ma sai…" Guido si siede sul muretto e continua a sorseggiare tranquillo la sua limonata. "È sempre così, quando c'è qualcosa che uno non sa spiegarsi invece di affrontarla fugge o si nasconde."
"Io non fuggo né mi nascondo… E sinceramente trovo assurda anche questa nostra discussione."
"Discussione? Stiamo parlando… Pensavo fossi più serena nel dire a tutti che ti sposi! È una cosa che di solito per una ragazza è motivo di grande felicità, no?" e continua a bere la limonata alla vodka con la sua faccia da schiaffi.
"Infatti lo è. Ma non ne vado a parlare con il primo che capita…"
Guido si stacca dalla cannuccia sorpreso. "E chi è costui? Fammelo vedere che gliene dico due, lo prendo a calci."
Niki sorride. "Sei tu."
"Io? Uhm… Sai cosa diceva Jim Morrison? "A volte basta un attimo per scordare una vita, ma a volte non basta una vita per scordare un attimo"."
"Bella! Senti, sembri un uomo Perugina! Con dentro il foglietto per ogni occasione."
"Sì, è vero… Molte ragazze infatti mi dicono che sono dolce. Un cioccolatino… Altre, quelle che non mi hanno assaggiato, impaurite tengono le distanze."
"Guarda che io non ho paura."
"E io infatti non parlavo di te."
Niki lo guarda in cagnesco, con gli occhi sottili, affilati, semichiusi. Guido se ne accorge e realizza. "Ohi ohi… Si è arrabbiata."
Niki fa un respiro lungo, molto lungo. Guido ride. "E di brutto. Ok…" Beve l'ultimo sorso e scende dal muretto. "Senti, secondo me stiamo impostando male le cose: ogni volta che ci vediamo finiamo per litigare, c'è qualcosa che non funziona tra noi."
"Sì, tu."
"Ecco vedi, sei troppo aggressiva. Perché non usciamo una sera a cena e ne parliamo meglio? Non sei ancora sposata, no?"
"Che c'entra, potrei uscire anche da sposata."
Guido ride. "Non credo… Quanto durerebbe il vostro matrimonio?"
Niki sorride e fa le corna. "Tiè!"
"Pensa, dovrebbero portare fortuna e poi invece la maggior parte delle volte sono proprio loro che fanno finire un matrimonio: le corna!" Poi non le lascia tempo di rispondere. "Guarda, vedi laggiù…" Indica, nel gruppo sotto il palco, dei ragazzi che ballano. In mezzo a loro, leggermente fumata, c'è una ragazza che si muove divertita, lasciandosi andare, ha i capelli che le ondeggiano sulle spalle, gli occhi chiusi ed è senza scarpe, ha una sigaretta nella mano sinistra e una birra nella destra, alterna senza alcuna distinzione l'una e l'altra, con un unico desiderio, stordirsi.
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