"Pronto, amore! Ma che fine hai fatto? Hai avuto una lezione infinita!"

Niki si morde le labbra. È nervosa. "No, macché… Ho fatto di tutto per entrare, sono arrivata ai primi posti che mi avevano tenuto e poi è successo un casino."

"Cioè?"

"Due hanno fatto a botte e in più c'è stata l'occupazione…"

Alex sorride.

"Per un attimo pensavo che avessi fatto come Julia Roberts…"

"Cioè?" Niki si sente ancora più colpevole.

"Se scappi ti sposo… Pensavo fossi fuggita."

"No…" Vorrebbe aggiungere "Ancora no", e ripensa a quel momento di panico, ai ragazzi come lei che uscivano dall'università, leggeri…

Alex si accorge di quello strano silenzio. "Niki…"

"Sì?"

"Che c'è? Tutto bene?"

"Sì sì, scusa… Tutto bene."

Alex è un po'"teso. Cerca però di recuperare. "Mi ricordo che anche quando andavo io all'università un sacco di lezioni saltavano…"

"Sì, lo so, ma in quest'ultimo periodo sono più quelle che saltano che quelle che si riescono a fare."

Alex cerca di rassicurarla. "Vedrai che presto si sistemerà tutto. Sono i naturali riflessi del cambio al governo. E sempre così… Qualcuno muove gli studenti, o comunque gruppi importanti della nostra società, per far sembrare fragile l'intero sistema… Il guaio è che spesso chi viene mosso non sa neanche il perché sta contestando. Sai se chiedi a quei ragazzi dell'Onda il perché delle loro manifestazioni quanti ti sanno dire qualcosa di sensato?"

"Sì, questo è vero… Alcuni lo fanno perché fa moda…"

"Altri perché comunque si rimorchia…" E in quel momento a Niki viene in mente Guido. Ma Alex continua. "Com'era da noi allora… Credo che sia una di quelle cose che rimane valida per ogni generazione…"

"Già."

"E scusa, ma se è saltata la lezione, come mai non rispondevi?"

Niki arrossisce di botto, avvampa, si sente il cuore battere a duemila. E ora? Ora che faccio? Che dico? Va bè, comunque non ho fatto niente di male, giusto? "Sono andata a giocare a bowling con dei miei amici."

"Con le Onde?"

"No… Certi dell'università…" Niki chiude un attimo gli occhi poi continua. "Barbara, Sara, Marco, Luca… Insomma, quelli con cui studio."

"Ah…"

Guido. Non ho detto Guido. L'ho volutamente escluso. Perché lo hai escluso, Niki? Che stai combinando? Neanche a dire che adesso puoi recuperare dicendo: "Ah, c'era anche un certo Guido…". Suonerebbe falso, falsissimo, anzi peggio, segnerebbe la tua colpevolezza. Ma colpevolezza di che? Oh! Niki, sta passando troppo tempo… Troppo. Dì qualcosa.

"E tu che hai fatto, Alex? Tutto bene al lavoro?"

E mai come stavolta quella frase le suona strana, stonata. Come se in realtà non le interessasse veramente sapere, come se volesse

solo prendere le distanze dalla sua bugia. Bugia… Mancanza di verità completa. Cioè, ho solo escluso la presenza di Guido, nulla di più. O molto di più? Che succede, Niki? Cosa sono tutte queste domande? Cosa sta accadendo? Stai impazzendo? Non è possibile, Niki. Lo sai, vero? Per fortuna Alex riprende a parlare. Ma per Niki è come se fosse passato un secolo, una pausa lunghissima, e tutti quei pensieri, quelle elucubrazioni mentali. Come diceva quella canzone di Battisti? Me l'ha fatta conoscere proprio Alex quando abbiamo cominciato a uscire. "Confusione… mi dispiace se sei figlia della solita illusione e se fai confusione…" e anche quell'altra… "Ma io gli ho detto no e adesso torno a te con le miserie mie, con le speranze nate morte che io non ho più il coraggio di dipingere di vita…" Ma che dico? Che penso? Che c'entra? E solo in quel momento Niki si accorge che Alex sta parlando con lei al telefono.

"E quindi alla fine siamo andati a mangiare allo Zodiaco, un posto bellissimo, amore, ti ci devo portare…"

"Ah… E chi eravate?"

Alex si ferma un secondo. Rimane così, come sospeso, preoccupato. "Ma Niki, te l'ho appena detto: io, Leonardo e la nuova assistente Raffaella che mi segue in questo progetto…"

"Ah…"

Alex capisce che c'è qualcosa di strano. Magari è stanca. Ha troppi pensieri, l'università e poi la preparazione di un matrimonio. "Amore, vuoi che ci vediamo più tardi? Cerco di fare prima che posso in ufficio e poi magari usciamo. Un cinema, una cenetta fuori. Quello che vuoi tu, insomma."

Niki ci pensa su un attimo. "Grazie ma non credo. Voglio approfittare per studiare un po'"anche stasera. Se ce la faccio. Voglio avvantaggiarmi perché poi non so come proseguiranno le cose…"

"Con i due mostri?"

"Eh, già…" ride Niki. "Magari mi fanno fare un'altra settimana da super stress come questa… Arrivo al matrimonio che non mi riconosci neanche, amore. Pure domani abbiamo un appuntamento…"

"Importante?"

"Il più importante: abito da sposa… Sono preoccupatissima."

Alex sorride. "Amore… Qualunque cosa metterai, anche la più semplice, sarai bellissima…"

"Alex? Cos'hai combinato? Questa è una tipica frase da perdono…"

Alex pensa per un attimo a Raffaella, ma sì sente completamente innocente. "Hai ragione. Perdonami. Ho perso troppo tempo. Avrei dovuto chiederti di sposarmi quando sei salita in macchina la prima volta che ci siamo visti…"

"Ma se la tua unica preoccupazione era di farmi togliere i piedi dal cruscotto!"

"E certo, perché sennò ti guardavo le gambe e andavo a sbattere…"

"Bugiardo!"

"È vero! Ascolta, ci sentiamo più tardi che ora vado in riunione?"

"Ok. A dopo, amore…"

Alex chiude il telefonino. Che strano. Non mi ha chiesto com'è Raffaella. Di solito una nuova assistente preoccupa sempre una donna. "Alex…" In quel momento si materializza proprio lei sulla porta. "Posso farti vedere una cosa?"

"Certo, Raffaella, vieni…" Alex la guarda avvicinarsi alla sua scrivania. Si vede benissimo che è stata una modella. Anzi, lo è ancora. E quando Raffaella poggia dei disegni sulla scrivania e si sporge un po'"troppo in avanti, Alex non ha più dubbi. Questa nuova assistente preoccupa lui per primo. Raffaella se ne accorge ma fa finta di niente, sorride. "Ti piacciono?"

"Eh?"

"I disegni, dicevo, ti piacciono?"

"Si sì, sei bravissima. Sono perfetti." E senza volerlo arrossisce un po'.


Centotre


Susanna ha scelto etnico. Lei, Cristina, Davide e Mattia sono seduti a un tavolo dello Sawasdee, il ristorante thailandese non lontano da piazza Bologna. L'ambiente è raffinato, elegante.

"Allora, vi piace? Spero che la cucina thai vi ispiri… alcuni dicono sia afrodisiaca!" sorride Susanna. "Poi qui sono bravi. Vengono anche quelli dell'ambasciata. Fanno buono il curry rosso con pollo e bambù, si chiama Kaang Nar Mai, il maiale fritto in agrodolce, il manzo al curry. Ci sono venuta una volta…"

Cristina si guarda intorno. In effetti è un bell'ambiente.

"Certo, Davide, che avevi proprio ragione…"

Davide si gira e guarda Mattia. "In che senso?"

"Che ne valeva la pena… Sono proprio affascinanti le nostre due ospiti!" e sorride guardando Cristina che diventa rossa. Mattia è davvero bello. Muscoloso, abbronzato, con gli occhi chiari. Ha modi di fare gentili ma sicuri. Dal primo momento che l'ha visto è rimasta colpita.

"Te l'avevo detto, io sono uno esigente ed ero certo che Susanna avesse amiche belle e simpatiche almeno quanto lei!" Davide riempie i bicchieri e fanno un brindisi.

La serata procede così, serena, divertente, gustosa, piena di novità. Cristina si sente di nuovo donna, ammirata, viva. E un po'"si spaventa. E un po'"no.


Centoquattro


Olly sta lavorando all'ennesimo elenco di indirizzi. Sono le nove e lei è già lì. A un tratto squilla il telefono sulla sua scrivania. Strano. Non mi chiama mai nessuno qui. Avranno sbagliato. Prende il cordless e risponde.

"Allora?"

Olly lì per lì non riconosce la voce. Il tono è perentorio.

"Pronto? Allora?"

Olly risponde. "Sì?"

"Asilo nido, ci sei?"

Olly sbianca. Eddy. "Sì sì, ci sono. Mi dica."

"Io non devo dire… devo vedere. I tuoi disegni. Subito dopo pranzo."

Olly sbianca ancora di più. I disegni. Ma allora l'altro giorno diceva sul serio. E ora che faccio? Mica li ho fatti!

"Ehm… sì, certo. Glieli porto dopo." E attacca. E ora che combino? Apre velocemente il cassetto. Prende la cartellina. Sfoglia i disegni alla ricerca di qualcosa che possa andare bene. No. No. No. Questi non vanno, e poi ne ha già visti almeno la metà! Accidenti. Simone entra nella stanza e si accorge dell'agitazione di Olly. Lì per lì vorrebbe andarsene. È ancora un po'"deluso dal suo comportamento. Non le ha mai detto di sapere perché si trovasse di fronte al suo palazzo, quella mattina. Non voleva imbarazzarla troppo. La guarda di nuovo. È proprio in tilt. Ma che ha fatto? Decide di avvicinarsi.

"Ciao, Olly…"

Olly alza la testa di scatto. "Ah… Ciao, Simo…"

"Ma che hai?"

"È la mia fine… Eddy mi ha chiesto dei disegni l'altro giorno. Cioè non è che mi ha detto proprio che li voleva, pensavo mi stesse provocando e io non li ho fatti. Pensavo scherzasse. E invece ora ha chiamato e li vuole per dopo pranzo. Sono morta." E si mette le mani nei capelli, stropicciandosi poi gli occhi.

Simone la guarda. "Allora, vedi che voleva darti una chance?"

"Eh, sì… voleva, a quanto pare. E io ho mandato all'aria tutto."

Simone sorride. "Ma allora non sei una tipa tosta, se ti arrendi subito così… nella moda l'impossibile deve diventare possibile."

"Ma come faccio? Devo anche abbinarci i tessuti… Ho fallito" e sta per mettersi a piangere. Simone ci pensa un attimo. Poi avvicina una sedia.

"Prendi l'album…"

Olly lo guarda con gli occhi umidi. "Cioè?"

"Oh, ma stamani dormi in piedi, eh! Tira fuori l'album e le matite."

Olly ubbidisce.

"Prenderemo come spunto questi tre tuoi…" e sfila tre fogli tra quelli disegnati da Olly, "e li modificheremo. Poi andrò giù e sceglierò dei tessuti da abbinare. Dai, se cominciamo ora ce la facciamo per l'una, una e mezza."

Olly lo guarda. Poi di colpo si sporge sulla sedia e gli stampa un bacio sulla guancia. "Sei un tesoro…"

"Lo so. Solo tu non te n'eri accorta… che ti credi?" e si mette a disegnare. Anche Olly.

E dopo quattro ore di lavoro senza sosta e senza pause caffè, scambiandosi consigli, cancellando, rifacendo e poi valutando i tessuti presi da Simone in sartoria, Olly esce dall'ufficio e corre in corridoio. Bussa alla porta di Eddy. Nessuna risposta. Ci riprova. Niente. Non è possibile. Non c'è. Devo trovarlo. Non voglio che pensi che ho fatto tardi. O che magari vada via. Corre giù per le scale. Chiede alle signorine della reception. Non sanno dove sia. Cerca al bar. Niente. Va in sala riunioni. Niente. Torna su e prova a ribussare alla sua porta.

"Chi è?"

Meno male. È rientrato. "Olimpia Crocetti."

"Sì… forza. Vediamo se siamo promossi in quinta…"

Olly abbassa la maniglia, fa un respiro ed entra. Eddy è seduto sulla sua poltrona di pelle e tiene i piedi sulla scrivania. La guarda. Olly un po'"agitata inizia a parlare.

"Meno male… pensavo non ci fosse più… cioè che se ne fosse andato… cioè, sì… che poi cioè pensasse che io avevo fatto tardi… che non rispetto i patti… sì, insomma…"

"Ero semplicemente in bagno."

"Ah. Certo…" Olly rimane in piedi impalata.

"Allora, vieni avanti o mi tocca pure alzarmi?"

"No… cioè si… insomma eccomi." Olly si avvicina e si mette a

sedere. Porge a Eddy la cartella coi tre disegni. Eddy la apre controvoglia. Osserva il primo. Poi il secondo. Il terzo. Rimane impassibile.

Come sempre. Ormai Olly lo conosce. Dopo qualche minuto interminabile di silenzio in cui le mani di Olly iniziano a sudare e le orecchie a diventarle rosse, Eddy la guarda. La fissa per qualche istante. Riosserva i disegni. Poi Olly. Poi i disegni. Poi di nuovo lei.

"Ma li hai fatti tu?"

"Sì…" per un attimo vorrebbe dirgli che in realtà li ha finiti grazie a Simone, cioè che le idee sono sue, sì, ma se non c'era Simone a modificarli un po'"e finirli e scegliere i tessuti…

"Non ci si crede. Fossimo a scuola direi che hai copiato."

"Da me stessa…"

Eddy la guarda e fa una smorfia. "Pure spiritosa…" Scruta di nuovo i disegni. "Direi che sei stata promossa."

Olly non crede alle sue orecchie. Non sa che dire. Ha gli occhi spalancati e la salivazione azzerata.

"Puoi anche respirare, eh…"